Con una lettera inviata alla Commissione europea, Animalisti italiani, Cabs Italia, Enpa, Lac, Lav, Lipu e WWF Italia denunciano lo smantellamento del sistema di vigilanza ambientale e venatoria che il Governo sta producendo nell'ambito della riforma della pubblica amministrazione. Scelte inaudite e irresponsabili che forse non sono state pienamente valutate nei loro effetti negativi e che vanno in direzione esattamente opposta a quanto chiesto dall'Europa.
Lo scorso autunno, per fare solo un esempio, la Commissione europea ha avviato una pre-procedura di infrazione (EU PILOT 6955/14/ENVI), con cui evidenziava diverse criticità rispetto alla gestione della caccia in Italia, tra le quali proprio il tema della vigilanza venatoria, chiedendo nello specifico di ottenere informazioni sul numero dei controlli, la loro frequenza, i risultati ottenuti e le relative sanzioni. Il timore paventato dalla Commissione era cioè quello di una condizione insufficiente di vigilanza, tale da non garantire l'effettiva tutela della biodiversità e la corretta applicazione del diritto comunitario.
Un timore più che fondato, che oggi diventa vera e propria emergenza di fronte agli ultimi provvedimenti del Governo che, nel contesto della riforma della pubblica amministrazione, è intervenuto in modo brutale sulle uniche due forze di polizia ambientale esistenti in Italia.
Da un lato, il previsto assorbimento tramite la legge delega sul riordino delle pubbliche amministrazioni di gran parte del Corpo Forestale nell'arma dei Carabinieri, con incerti effetti sulle sue funzioni di controllo, in particolare ambientale. Dall'altro, il vero e proprio "spezzatino" di cui sarà oggetto la Polizia provinciale per effetto del DL "enti locali", divisa tra la parziale destinazione in province e città metropolitane, una vaga assegnazione di una quota a qualche regione, e col rimanente personale da destinare scelleratamente alle polizie municipali".
Tutto ciò, a danno di quella vigilanza ambientale che sta per essere eliminata completamente, con la conseguenza dell'assenza pressoché totale di controlli sull'attività di caccia, di danni gravissimi alla biodiversità e all'ambiente e della certezza di nuove infrazioni comunitarie.
Per questo, le associazioni hanno scritto alla Commissione europea, chiedendo di valutare subito un intervento che si dimostra urgentissimo.
"Abbiamo informato la Commissione europea - affermano le associazioni - sui problemi ambientali che si verificherebbero con la sostanziale cancellazione della vigilanza in Italia, e in particolare sul pericolo che già a partire dalla prossima stagione venatoria si determini l'assoluta mancanza degli organi deputati ai controlli, con il sicuro aumento dei casi di bracconaggio ai danni di rapaci, piccoli uccelli migratori, aironi e trampolieri. La speranza è che Governo e Parlamento si rendano conto delle conseguenze ambientali delle loro scelte o che, in alternativa, l'Europa intervenga subito e li costringa a farlo".