29.11.19

Il WWF Italia riceve il Premio nazionale "Paolo Borsellino"


 
Anche il WWF Italia è tra i premiati della XXIV Edizione del prestigioso Premio Nazionale Paolo Borsellino, nato il 3 dicembre 1992 dalla volontà del giudice Antonino Caponnetto alla presenza di Rita Borsellino, che ne è stata la prima Presidente fino al 2002.
Il Premio, come l’Associazione “Società Civile” che l’organizza, nasce con l’intento di sollecitare il contrasto alle mafie e promuovere la cultura della legalità e della giustizia e intende testimoniare ammirazione e gratitudine verso chi si contraddistingue per impegno sociale e civile, offrendo un’azione significativa contro ogni forma di potere mafioso e contro ogni forma d’ingiustizia e di violenza. In questi anni il Premio ha dato voce ad oltre ottocento persone: scrittori, artisti, politici, magistrati, insegnanti che attraverso la loro testimonianza diretta lottano quotidianamente contro corruzione e illegalità.
Il Premio 2019 sarà consegnato sabato 30 novembre 2019, alle ore 10, nel Teatro Comunale di Teramo a personalità e associazioni che coniugano il loro impegno alla difesa del principio di legalità: tra i premiati, quindi, oltre al WWF Italia, esponenti e operatori della magistratura, delle forze di polizia, della scuola, della cultura, del giornalismo, dello spettacolo e dell’associazionismo.
“Questo riconoscimento ci riempie d’orgoglio” dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia che ritirerà il premio per l’Associazione: “Il WWF è la più grande organizzazione mondiale per la conservazione della natura che, dal 1961, lavora per costruire un futuro in cui l’uomo possa vivere in armonia con la natura. In Italia questo a volte vuol dire scontrarsi anche con la malavita organizzata, la corruzione e il malaffare che traggono profitti dalla distruzione dell’ambiente. Ringraziamo la giuria del Premio Borsellino per questo riconoscimento che è dedicato a quanti nella nostra associazione si battono con coraggio per difendere la natura e la biodiversità: al nostro attivista campano a cui hanno distrutto la macchina per le battaglie in difesa del territorio, alle nostre guardie che in tutta Italia combattono la piaga del bracconaggio e dell’abbandono dei rifiuti, e per questo subiscono intimidazioni e minacce; ai nostri avvocati che ogni giorno si confrontano nelle aule dei tribunali per far condannare gli inquinatori, ai nostri volontari che gestiscono i beni confiscati alle mafie, cercando di riportare speranza in posti difficili, al nostro ufficio legale che ogni anno segue centinaia di vertenze ambientali”.

28.11.19

Venerdì 29 novembre: di nuovo in piazza per il clima!


Venerdì 29 novembre si terrà la quarta manifestazione globale per il clima organizzata dal movimento Fridays for Future, durante la quale i partecipanti, giovani e non, chiederanno con forza ai governi la fine dell'era dei combustibili fossili e di intraprendere azioni urgenti volte a fronteggiare la crisi climatica in atto.
Il WWF YOUng, la rete di giovani attivisti del WWF estesa ormai in tutta Italia, sarà presente come sempre nelle principali piazze d’Italia, e anche nella capitale parteciperà al corteo in partenza alle 9.30 da Piazza della Repubblica per arrivare in Piazza del Popolo.
I giovani di tutto il mondo scenderanno in piazza proprio il giorno del famoso Black Friday, che in tutto il mondo segna l’inizio dello shopping natalizio sfrenato, per denunciare un modello di consumo ormai insostenibile che crea danni all’ambiente e al clima, depaupera le risorse naturali e provoca inquinamento e rifiuti.
Inoltre, in vista della COP25 che si svolgerà a Madrid nel mese di dicembre, i ragazzi e le ragazze di Fridays For Future vogliono denunciare la mancanza di azioni tempestive e adeguate dei governi e chiedere ai leader mondiali di attuare pienamente l’Accordo di Parigi, con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.
A livello italiano, le richieste rivolte al governo comprendono lo sviluppo di una strategia che preveda l’azzeramento delle emissioni di carbonio ben prima della metà del secolo, un Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima che prepari la riduzione delle emissioni di gas climalteranti del 65% entro il 2030, lo stop definitivo dei sussidi diretti e indiretti ai combustibili fossili e il varo del Piano di adattamento e delle misure di prevenzione adeguate all’aumento esponenziale dei rischi per Italia dimostrato dai recenti eventi estremi che hanno funestato la penisola.
 

25.11.19

Come sta il Fratino in Abruzzo? Presentato il Report dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano e del WWF

 
Questa mattina presso la sede della Direzione Marittima di Pescara è stato presentato il report “Il Fratino in Abruzzo” realizzato dall’Area Marina Protetta di Torre del Cerrano e dal WWF Abruzzo nell’ambito del Progetto “SalvaFratino Abruzzo” nato nel 2012 e condotto dal 2015 con monitoraggi scientifici. All’incontro hanno preso parte il Comandante della Direzione Marittima di Pescara Donato De Carolis, il comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo (CircoMare) di Giulianova Claudio Bernetti, il presidente Leone Cantarini e il direttore Fabio Vallarola dell’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano”, Luciano Di Tizio del WWF Abruzzo. I dati del Report sono stati presentati dall’ornitologo Stefano De Ritis, responsabile scientifico del Progetto.
Il Report, che sarà anche pubblicato sul prossimo numero di De Rerum Natura della COGECSTRE Edizioni, in 24 pagine descrive la situazione del Fratino nella nostra regione dal 2015 fino alla stagione 2019. Viene illustrato il trend della popolazione costantemente monitorata durante la stagione primaverile ed estiva e vengono riportate le azioni che i volontari svolgono per la tutela di questa specie. Questi risultati sono stati peraltro anche mostrati, con un poster, in un recente convegno nazionale di ornitologia a Napoli.
Purtroppo il Fratino (Charadrius alexandrinus) è in forte diminuzione in tutta Italia (-50% negli ultimi 10 anni) e anche in Abruzzo vive una situazione di difficoltà.
Rispetto al 2018, caratterizzato dai peggiori risultati mai registrati in Abruzzo, il 2019 ha segnato una piccola ripresa posizionandosi così in linea con la media degli ultimi anni.
I volontari del “Progetto SalvaFratino” hanno controllato praticamente tutte le aree dove sono stati segnalati i Fratini e ciò ha permesso di individuare 43 nidi che hanno registrato il 51% di successo di schiusa. Si tratta di un dato con ogni probabilità sottostimato perché ovviamente non è stato possibile individuare tutti i nidi sugli oltre 100 km di costa abruzzese.
Nel 2019 le aree più interessanti sono risultate la Riserva del Borsacchio con 11 nidi e quella della spiaggia libera del Foro di Ortona con 14 nidi. Si conferma l’importante ruolo svolto dalle aree naturali protette costiere nelle quali si registra, tenuto anche conto delle loro ristrette dimensioni, una densità maggiore rispetto alle aree esterne; zone tra l’altro dove le ultime mareggiate non hanno causato danni, grazie all’ecosistema dunale ancora integro. Difficoltà continuano a registrarsi nel vastese, ma soprattutto a Pescara dove quest’anno non è stato trovato alcun nido e che invece anni fa aveva avuto anche 10 nidi a stagione.
L’occupazione ormai quasi totale del litorale rappresenta il primo nemico del Fratino perché determina la diffusione della pulizia meccanica delle spiagge che comporta l’aratura e il livellamento innaturale delle stesse con conseguente distruzione dei nidi o allontanamento delle coppie nella fase del corteggiamento. Le ragioni della distruzione di nidi e uova è infatti imputabile per il 54% dei nidi nel 2018 e per 33% nel 2019, a cause antropiche (disturbo, danni non volontari e vandalismo). Problemi derivano anche dagli animali vaganti da affezione (cani e gatti) e dalla predazione naturale.
Nel 2019 sono continuate le tradizionali attività di volontariato del Progetto “SalvaFratino Abruzzo”. Si sono svolte iniziative di sensibilizzazione, educazione ambientale e attività sul campo. Ci sono state giornate di pulizia e di controllo della spiaggia. Sono stati organizzati convegni e giornate di studio anche con esperti nazionali e per la prima volta il 23 marzo a Pineto è stato assegnato il premio “Amici del Fratino” a volontari, operatori balneari, scuole e amministrazioni comunali che si sono particolarmente distinti nella tutela della specie.
Sono state inviate segnalazioni a tutti gli organi competenti ogni volta che si è individuato un nido e per la prima volta sono stati censiti e segnalati alle autorità competenti anche nidi di Corriere piccolo (Charadrius dubius), specie anch’essa protetta.
All’inizio della stagione riproduttiva, dopo la pubblicazione dell’Ordinanza balneare 2019, è stata inviata una comunicazione a tutti i comuni costieri con le buone pratiche da seguire in caso di presenza del Fratino sul territorio comunale.
Nel 2019 si è inoltre rafforzata la collaborazione con la Guardia Costiera: da sempre al fianco degli enti e delle associazioni per la conservazione di questa come delle altre specie presenti lungo i litorali, da quest’anno la Direzione Marittima e gli Uffici Circondariali hanno intensificato la propria azione di controllo intervenendo anche dietro segnalazioni dei volontari.
Fondamentale, come negli anni passati, il lavoro di monitoraggio e controllo dei volontari del WWF e di associazioni e gruppi locali come le Associazioni: Guide del Borsacchio, Gruppo Fratino Vasto, Il Foro di Ortona. Coinvolto in tante iniziative anche il Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino.
La collaborazione tra l’Area Marina Protetta, il WWF e la Guardia Costiera, con l’impegno di tanti volontari, la disponibilità dei balneatori e una crescente attenzione da parte di diversi Comuni (la presenza del Fratino tra l’altro aiuta nel conseguimento della Bandiera blu) rappresentano una speranza per migliorare la situazione.
In chiusura è stato rivolto un appello per la ricerca di nuovi volontari: chi è interessato a ricevere le informazioni sul “Salvafratino Abruzzo” può scrivere a teramo@wwf.it.
 
SCHEDA
Il Fratino (denominazione scientifica Charadrius alexandrinus; nome comune abruzzese “curri curri”) è un piccolo trampoliere che nidifica sulle spiagge da fine febbraio a fine luglio. I suoi nidi sono fossette scavate nella sabbia dove depone di solito 3 uova fortemente mimetiche covate a turno da entrambi i genitori per circa 28 giorni. I piccoli (pulli) appena nati lasciano il nido e conducono vita autonoma sorvegliati dai genitori sino all’involo: dal momento della schiusa a quello di piena autonomia dei giovani fratini trascorrono circa 40 giorni. La specie è considerata a rischio di estinzione (“Endangered”) nella lista rossa dell’IUCN, l’Unione mondiale per la conservazione della natura ed è inserita nell’Allegato II della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE) dell’Unione Europa, dove sono elencate le specie a maggior rischio.

20.11.19

Corso di formazione WWF “Viva il Lupo”!

 
Il WWF Teramo lancia il Corso di formazione “Viva il Lupo” rivolto a insegnanti, educatori ambientali, guide escursionistiche e appassionati.
Il corso è parte del Progetto “Viva il Lupo, valorizzazione della biodiversità per una pedagogia della natura tra conflitto e resilienza” che si è classificato primo al bando del Ministero dell’Ambiente sull'educazione ambientale nei parchi nazionali. Il progetto, presentato dal WWF Italia e da attuarsi presso il Centro di Educazione all’Ambiente WWF “Monti della Laga” a Cortino (TE) nel Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, oltre ad occuparsi della convivenza sullo stesso territorio del Lupo con le attività umane, ha anche l’importante obiettivo di rilanciare le attività di educazione ambientale nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, colpiti dai terremoti del 2016, attraverso la valorizzazione di due Centri di Educazione Ambientale del WWF attivi in queste aree naturali protette. Per la provincia di Teramo il progetto vede la collaborazione dell’Istituto Scolastico di Civitella del Tronto e la convinta adesione dell’Ente Parco.
Il corso di formazione si articola in tre incontri:
  • Mercoledì 27 novembre – Ore 15/18 presso la Sala dell’Ordine degli Architetti in Corso De Michetti n. 35 a Teramo: “Vita da Lupi. Biologia ed ecologia del Lupo e delle sue prede” con Pierluigi Ricci, Settore educazione WWF Teramo.
  • Domenica 1° dicembre – Ore 9/16 presso il Centro di Educazione all’Ambiente WWF “Monti della Laga” a Cortino (TE): “Laboratorio didattico nel Parco” con Massimo Fraticelli, Settore educazione WWF Teramo, Andrea Gallizia, Project Wolf Ethology, Elsa Olivieri, Parco Nazionale Gran Sasso-Laga, Pierluigi Ricci, Settore educazione WWF Teramo.
  • Mercoledì 4 dicembre – Ore 15/18 presso la Sala Ordine degli Architetti in Corso De Michetti n. 35 a Teramo: “Aree naturali protette, conservazione ed educazione ambientale” con Massimo Fraticelli, Settore educazione WWF Teramo.
Il WWF Italia è ente accreditato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per la formazione dei docenti e il corso è organizzato nell’ambito del Protocollo d’intesa MIUR/WWF Italia del 20/12/2017. Vale tre crediti per Guide AIGAE e verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
La partecipazione è gratuita con iscrizione obbligatoria all’indirizzo email: teramo@wwf.it.
 

19.11.19

Non si chiude la vicenda dell’ampliamento della discarica Santa Lucia di Atri

 
Il WWF Teramo esprime tutto il suo sconcerto per come la Regione Abruzzo sta gestendo la conclusione del procedimento sulla valutazione di impatto ambientale del progetto di ampliamento della discarica Santa Lucia di Atri.
Dopo il pronunciamento negativo del Comitato VIA della Regione Abruzzo, la vicenda sembrava finalmente conclusa, ma evidentemente non è così perché sono stati concessi 90 giorni di proroga al Consorzio Piomba-Fino per presentare proprie controdeduzioni alle motivazioni del rigetto. Sarà bene riassumere la vicenda.
Il 30 settembre scorso il Comitato VIA ha bocciato il progetto dell’ampliamento della discarica, inviando al Consorzio Piomba Fino il preavviso di rigetto, ai sensi dell’art. 10bis della Legge n. 241/90. L’articolo recita: "Nei procedimenti ad istanza di parte il responsabile del procedimento o l’autorità competente, prima della formale adozione di un provvedimento negativo, comunica tempestivamente agli istanti i motivi che ostano all'accoglimento della domanda. Entro il termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, gli istanti hanno il diritto di presentare per iscritto le loro osservazioni, eventualmente corredate da documenti...".
Il Consorzio Piomba-Fino, non solo fa decorrere il termine dei dieci giorni, non presentando controdeduzioni, ma il giorno 11 ottobre chiede una proroga di 45 giorni che poi reitera il 22 ottobre chiedendo ulteriori 45 giorni. Quindi chiede complessivamente 90 giorni che la Regione Abruzzo, che in realtà già l’11 ottobre avrebbe dovuto concludere in maniera negativa il procedimento, inspiegabilmente concede, rinviando la decisione a fine gennaio 2020.
A parte l’anomala procedura seguita, è paradossale che nel 2019 si concedano ulteriori tre mesi per superare le motivazioni del rigetto di un progetto che ha iniziato il suo iter nel 2009: dieci anni non sono stati sufficienti al Consorzio Piomba-Fino per produrre tutti i documenti e gli studi necessari a far prendere una decisione.
La cosa più assurda, però, è che la Regione assecondi tale comportamento, senza decidersi a mettere un punto fermo ad una vicenda lunga 10 anni.
Nel frattempo il Consorzio avrebbe potuto mettere in atto azioni utili al suo territorio adottando politiche per la riduzione della produzione dei rifiuti, migliorando la raccolta differenziata, offrendo servizi migliori ai comuni aderenti e, non ultimo, occupandosi della bonifica dei vecchi invasi.
Il WWF chiederà al Presidente Marsilio e all’Assessore Campitelli un incontro da svolgere insieme al Comune di Atri, al Comitato di cittadini e alla Riserva Naturale Regionale dei Calanchi di Atri per conoscere le reali volontà della Regione rispetto all’ampliamento, alla bonifica dei due vecchi invasi, che continuano a costituire una “bomba ecologica” per il territorio e per i cittadini, e alla costituzione dell’AGIR (Autorità Gestione Integrata dei Rifiuti Urbani). Il Consorzio Piomba-Fino, infatti, nelle more della costituzione dell’AGIR, è stato commissariato proprio per avviare la sua definitiva chiusura. Sarebbe opportuno che un Ente destinato a “scomparire” non decidesse del futuro di un intero comprensorio condizionando così lo sviluppo e la salute di oltre 10.000 cittadini.
 
Approfondimento sulle motivazioni del rigetto del Comitato VIA.
Le motivazione del rigetto del Comitato VIA del 30 settembre 2019 sono di notevole importanza e hanno accolto in buona parte le osservazioni presentate nella fase di consultazione dal WWF Abruzzo e dall’Oasi WWF - Riserva regionale dei Calanchi di Atri, oltre che da diversi altri organismi.
  • Il progetto presentato è in contrasto con i criteri localizzativi del Piano Regionale Gestione Rifiuti (PRGR) approvato con Delibera del Consiglio Regionale n. 110/8 del 2 luglio 2018.
  • L’area interessata rientra in parte tra le aree sottoposte a vincolo idrogeologico (R.D.L. n. 3267/23, D.1. 27/7/84, L.R. 3/2014).
  • L’area interessata rientra tra le aree di pregio agricolo (D.Lgs. n. 228/2001; L.R. 36/13): è ricompresa, infatti, tra le zone indicate dai Disciplinari di produzione delle uve destinate alla produzione di vini IGT “Colli Aprutini” e DOC “Montepulciano Colline Teramane DOCG” (criterio escludente per il PRGR).
  • L’area interessata rientra tra le aree a rischio idrogeologico: l’opera di progetto ricade in parte in un’area a rischio moderato RI e in parte in una a pericolosità elevata P2 (criterio escludente per il PRGR).
  • L’area interessata dista solo 400 m dal sito di interesse comunitario della Rete Natura2000 “Calanchi di Atri” (SIC codice IT7120083).
L’area interessata è parzialmente contenuta nella fascia di rispetto dei 150 m dal Fosso Campratone.
Inoltre il Comitato VIA ha individuato una carenza negli studi idrogeologici e li ha ritenuti "non idonei a dimostrare l’assenza di falda nonché il franco di tre metri dal piano di imposta dei rifiuti rispetto alla massima escursione della falda come indicato nel D.Lgs. 36/2003".

16.11.19

Erosione della costa: paghiamo gli errori di ieri, di oggi... e di domani?


Quanto è accaduto nei giorni scorsi sulla costa abruzzese non rappresenta una novità. Sono anni che l’erosione interessa larghi tratti del nostro litorale. È naturale che il mare avanzi o indietreggi nel corso degli anni. Gli effetti di questo fenomeno sono però amplificati dal fatto che si è costruito lungo tutta la costa e che si sono realizzati interventi puntuali su determinati tratti che hanno finito per danneggiarne altri.
Il dato della “occupazione” costiera è evidente dall’esame degli studi condotti in questi ultimi anni a partire dal Rapporto ISPRA pubblicato nel 2018 che poneva l’Abruzzo tra le regioni maggiormente colpite dalla cementificazione: 91 km risultano urbanizzati, il 63% della costa è stato comunque modificato e un terzo lo è stato in maniera pesante con una infrastrutturazione ormai irreversibile. Entro 300 metri dalla linea di costa (la fascia che per la Legge Galasso del 1985 dovrebbe essere tutelata) abbiamo già cementificato il 36,6% del nostro territorio.
L’ingessatura della costa non fa altro che aumentare i problemi di erosione che già riguardano il 61% del litorale e d’altra parte l’avanzamento del mare produce danni sempre maggiori sulle costruzioni che vengono autorizzate in luoghi che invece dovrebbe essere lasciati liberi.
Le ragioni di quanto sta accadendo sono note.
In primo luogo la gestione scriteriata dei corsi d’acqua che vengono deviati, captati e imbrigliati. Costruiamo dighe e traverse che modificano radicalmente il flusso naturale delle acque e di conseguenza tutto il territorio a valle fino a mare. Si continua a consentire il prelievo di sabbia e pietre dai fiumi. Paghiamo per decenni di una gestione scellerata di fiumi, torrenti e fossi che continua tuttora. Si spendono milioni di euro per mettere in sicurezza opere costruite negli alvei che dovrebbero essere lasciati totalmente liberi. Invece di intervenire in maniera mirata e razionale, ancora oggi si procede con il taglio a raso di tutta la vegetazione spondale determinando, in caso di piena, la velocizzazione del flusso di acqua che arriva a valle con effetti peggiori. Centrali idroelettriche e cementificazione delle sponde determinano una diminuzione del materiale solido trasportato con conseguente aumento dell’azione erosiva. I problemi del mare iniziano molto più a monte della fascia costiera ed è lì che si dovrebbe intervenire in maniera più oculata facendo meno chiacchiere e convegni e più azioni di rinaturalizzazione per ricreare le condizioni ottimali di apporto alla linea di costa.
Gli interventi che invece si continuano a portare avanti con la creazione di barriere frangiflutti e pennelli risolvono (in parte) i problemi del tratto in cui si interviene, ma aumentano quelli dei tratti vicini. Procedere in questo modo è sbagliato, come dimostra proprio quello che sta accadendo in questi giorni, a meno che non si voglia creare una barriera lungo tutta il litorale con costi insostenibili per la collettività di centinaia e centinaia di milioni di euro e con effetti comunque totalmente negativi sulla balneabilità per il mancato ricambio di acqua verso il mare aperto.
Con i cambiamenti climatici in atto queste situazioni di repentino peggioramento con forti precipitazioni e mareggiate improvvise tenderanno a diventare sempre più frequenti. Manca una politica di adattamento a quanto ormai stiamo vivendo sulla nostra pelle. Per non parlare poi del fenomeno di innalzamento del livello del mare che potrà diventare un problema reale nel giro di pochi anni e che secondo gli studi dell’ENEA colpirà pesantemente anche la fascia adriatica.
In questi giorni – e questo è un dato sul quale si dovrebbe riflettere - i pochi tratti di costa abruzzese meno invasi dall’uomo hanno resistito meglio alla forza del mare. Mentre crollavano stabilimenti e piste ciclabili, la spiaggia dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, dove c’è la duna con una vegetazione retrodunale, dove i fondali del tratto di mare antistante presentano ancora delle secche e non vengono “arati” dalle turbosoffianti delle vongolare, non è stata intaccata. Simili situazioni si registrano a Ortona nel tratto di litorale dove sono presenti ancora le dune, ad Alba Adriatica alla Spiaggia del Fratino e del Giglio di mare o a Martinsicuro. In tutti i tratti meno cementificati dove si è mantenuto un minimo di naturalità il sistema trova un suo punto di equilibrio e i danni diminuiscono.
Una politica oculata da questo dovrebbe ripartire. Dovrebbe essere capace di mettere da parte le emozioni del momento e avviare in tempi rapidi un piano di tutela della costa, di adattamento ai cambiamenti climatici, di pianificazione territoriale e di rinaturalizzazione che si discosti totalmente dagli errori del passato e che possa aiutare a gestire un territorio ormai fragilissimo.
Ma le dichiarazioni che si sentono in questi giorni, purtroppo, non fanno ben sperare…


14.11.19

Sabato 16 novembre ad Alba Adriatica una giornata dedicata all’educazione ambientale e alla tutela della costa

Sabato 16 novembre ad Alba Adriatica si terrà presso la Biblioteca Comunale di Villa Flaiani la manifestazione “Un giorno per l’ambiente” organizzata dal WWF Teramo in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e la Biblioteca comunale e con il supporto delle Guide del Borsacchio, il Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino, l’Associazione Albatour e la ProLoco Spiaggia d’Argento.
La mattina dalle ore 10 sarà dedicata ad un laboratorio di educazione ambientale “Botanico in erba”: un percorso didattico alla scoperta delle erbe spontanee rivolto ai bambini dagli 8 agli 11 anni per conoscere la ricchezza floristica delle aree costiere.
Nel pomeriggio, invece, alle ore 16 si terrà una tavola rotonda dal titolo “La difesa della costa: 5 esperienze di tutela costiera si confrontano”. L’incontro sarà aperto dai saluti del Sindaco Antonietta Casciotti e dell’Assessore all’ambiente Nicolino Colonnelli e vedrà le relazioni di Corrado Battisti della Stazione di ricerca LTER Torre Flavia della Città Metropolitana di Roma Capitale, Marco Borgatti Presidente dell’associazione Guide del Borsacchio, Fabiola Carusi Responsabile WWF per il Progetto Salvafratino Abruzzo e referente del Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino, Stefano De Ritis Responsabile scientifico del Progetto Salvafratino Abruzzo e Claudio Sebastianelli Presidente dell’Associazione ARCA di Senigallia.
La tavola rotonda, di grande attualità in questo momento, è l’evento finale dell’edizione 2019 del Progetto “Il mondo del Fratino” che per il terzo anno consecutivo ha visto il WWF Teramo e il Comune di Alba Adriatica collaborare per la promozione della Spiaggia del Fratino e del Giglio di mare, un piccolo tratto di costa albense lasciato libero e gestito insieme da WWF e Comune.
Durante la giornata sarà anche esposta una mostra di disegni naturalistici dell'artista Gaspare Zichittella.
Entrambi gli eventi sono gratuiti (necessaria la prenotazione al 3497594945 per il laboratorio didattico della mattina) e si svolgeranno presso la Biblioteca Comunale a Villa Flaiani in via Roma n. 32 ad Alba Adriatica.

12.11.19

A due anni dalla Manifestazione per l’Acqua Trasparente cosa è cambiato per l’acqua del Gran Sasso?

 
Sono trascorsi due anni dalla grande Manifestazione per l’Acqua Trasparente che l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI e Italia Nostra, organizzò l’11 novembre del 2017.
Fu una delle più grandi manifestazioni mai fatte a Teramo con circa 3.500 partecipanti e l’adesione della Provincia di Teramo, dell’Assemblea dei Sindaci dei Comuni della provincia di Teramo e di decine e decine di associazioni, comitati, sindacati e forze politiche che attraversarono in modo pacifico e colorato il centro cittadino dai Tigli fino a piazza Sant’Anna.
Dal palco e durante il corteo furono ribadite le richieste dell’Osservatorio e della comunità abruzzese:
  • Sicurezza per l’acqua. L’interferenza tra acquifero/autostrada/laboratori è un potenziale pericolo per oltre 700.000 abruzzesi che bevono l’acqua del Gran Sasso, per l’ambiente, ma anche per l’economia di questo territorio. Sono anni che questa situazione è conosciuta, ma ancora non si sono fatte le scelte necessarie per risolverla.
  • Azzeramento del rischio. Una volta individuata, la soluzione definitiva per la messa in sicurezza richiederà tempo per essere attuata. Nel frattempo va azzerato il rischio di incidente. Vanno aumentate la qualità e la quantità dei controlli, ma soprattutto, non si può continuare a mantenere il carico di materiale pericoloso, fatto transitare, immagazzinato e utilizzato sotto il Gran Sasso.
  • Trasparenza e partecipazione. I cittadini vogliono essere partecipi del processo decisionale. Vogliono essere informati in maniera tempestiva e non vogliono subire le scelte di altri. Tutta la vicenda dell’acqua del Gran Sasso è stata caratterizzata dalla mancanza di informazione e partecipazione. È stato negato all’Osservatorio di partecipare come uditore al tavolo regionale per la gestione della problematica dell’acqua del Gran Sasso.
Rispetto a queste richieste, cosa è stato fatto di concreto in questi due anni? Poco o nulla, purtroppo.
Non un solo metro quadro dei Laboratori o delle gallerie autostradali è stato messo in sicurezza.
Il Comitato creato dalla Regione per individuare gli interventi necessari ha messo a punto un programma, ma quanto previsto non è stato neppure progettato.
È stata dichiarata una nuova emergenza (emergenza ventennale!), ma da luglio ancora non è stato nominato il commissario straordinario che dovrebbe gestire la messa in sicurezza dell’acquifero.
Su partecipazione e informazione non è stato fatto nessun passo avanti e ancora una volta la società civile non è stata concretamente coinvolta.
Lo stesso processo davanti al Tribunale di Teramo per l’incidente del maggio 2017 a distanza di più di due anni e mezzo ancora non è effettivamente partito.
La politica locale, regionale e nazionale sembra essersi completamente dimenticata della questione.
Le Associazioni che compongono l’Osservatorio continuano a essere presenti in tutte le sedi dove è possibile far sentire la propria voce in difesa dell’acqua e della partecipazione.
Ma viene realmente da chiedersi cos’altro si può fare di fronte a questo muro di gomma. 

11.11.19

Corcorso per l'Orso Bruno marsicano

 
Cinquanta è più o meno il numero di orsi marsicani rimasti sulle montagne dell’Appennino, un numero esiguo di individui per una popolazione tanto preziosa. Infatti, l’Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) è una sottospecie di Orso bruno unica al mondo, che vive solamente in Italia, tra il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il Parco Nazionale della Majella e le aree appenniniche limitrofe. Più piccolo del “cugino” alpino ed europeo, adattato dopo secoli di isolamento a una stretta convivenza con l’uomo, recenti studi ne hanno confermato l’unicità genetica, ecologica e comportamentale. Sembra, infatti, che la coesistenza millenaria con l’uomo e le sue attività abbiano addirittura plasmato il comportamento particolarmente mansueto di questi orsi. Purtroppo, questa popolazione conta oggi solamente poco più di 50 individui, è considerata “in pericolo critico” dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) e rischia seriamente l’estinzione.
L’Orso marsicano continua inoltre a morire a causa dell’uomo: negli ultimi 25 anni il 63% dei decessi è stato determinato direttamente o indirettamente da azioni umane, addirittura il 40% da bracconaggio.
«Fin dalla sua nascita, nel 1966, – ricorda il vicepresidente nazionale Dante Caserta - il WWF Italia ha sempre portato avanti azioni per la salvaguardia dell’Orso bruno marsicano. Prima dell’estate abbiamo lanciato la campagna Orso 2x50 con l’ambizioso obiettivo di raddoppiare il numero di individui di Orso marsicano entro il 2050. Questo sarà ovviamente possibile solo collaborando con tutte le amministrazioni che si occupano della tutela dell’Orso, a partire dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise grazie al quale l’Orso è potuto sopravvivere fino ad oggi. Questo concorso per le scuole rientra tra le azioni di sensibilizzazioni che stiamo conducendo anche attraverso campi di volontariato con giovani provenienti da tutta Italia. Attraverso l’Oasi WWF delle Gole del Sagittario di Anversa degli Abruzzi (AQ) stiamo agendo direttamente anche sul campo con la distribuzione e l’allestimento di recinti a protezione di apiari, campi coltivati e allevamenti per evitare i conflitti tra le attività umane e la presenza dell’orso e portiamo avanti anche una forte azione di lobby nelle sedi politiche e istituzionali, oltre che una attività nei tribunali per impugnare tutti quegli atti che possono anche potenzialmente mettere in pericolo la specie».
In un simile contesto è fondamentale anche diffondere il più possibile la conoscenza di questo straordinario animale e rendere sempre più persone consapevoli della necessità di attente politiche di conservazione. «È per questo che il WWF lancia un concorso dedicato ai più piccoli - dichiara Filomena Ricci, delegato del WWF Abruzzo. - Vogliamo incoraggiare i bambini a fare un disegno per l’Orso che si sveglia dal letargo, un regalo per farlo sentire amato e rispettato: 50 disegni, uno per ogni Orso, verranno pubblicati sul sito del WWF e valorizzati dall’associazione».
Gli elaborati scelti saranno i più belli e quelli che avranno coinvolto l’intera scuola e le famiglie dei bambini. Oltre al disegno si chiede alle classi di organizzare una mostra a scuola invitando i genitori.
La proposta si rivolge alle oltre 20.000 istituzioni scolastiche pubbliche e private dell’infanzia e ai primi due anni della scuola primaria. Tutte le informazioni possono essere reperite sul sito del concorso.

6.11.19

Il parcheggio non è un diritto

 
Una riflessione di Raffaele Di Marcello, Presidente dell'Ordine degli Architetti di Teramo, pubblicata nella rubrica "Il ventre dell'architetto" sul sito ekuonews.it.
 
“Tutti vogliono tornare alla natura… ma nessuno ci vuole andare a piedi”.
L’onda Greta Thunberg ha travolto anche i teramani. Adulti e ragazzi, tutti insieme, contro i cambiamenti climatici che, nei prossimi anni, potrebbero (in molti lo danno per certo) cambiare le nostre vite in peggio.
Professori e studenti, anziani e ragazzini, professionisti ed operai… tutti vogliono più ambiente, più energie rinnovabili, stili di vita più aderenti ai cicli naturali… a patto, però, di non cambiare una virgola dei nostri comportamenti attuali.
A chiacchiere, infatti, siamo tutti “ambientalisti”, ma quando occorre fare qualche piccolo sacrificio, o modificare i nostri stili di vita, la storia cambia.
E’, quindi, normale chiedere parcheggi gratuiti sotto casa, sotto il posto di lavoro, sotto il negozio. Era già successo per l'ospedale, ed ora sono i docenti del Liceo classico ad alzare la voce: “il parcheggio è un diritto, e lo vogliamo ad ogni ora, gratis, sotto la scuola”.
Peccato che, in una città con un tasso di motorizzazione pari a 899,49 vetture ogni 1.000 abitanti, con 54.957 abitanti abbiamo circa 49.400 vetture circolanti, più quelle che vengono da fuori comune e, quindi, avrebbe bisogno di oltre 60.000 parcheggi e più per accontentare ogni singolo impiegato, ogni singolo professore, ogni singolo commerciante, ogni singolo studente, che volesse recarsi a lavoro, o a scuola, con il proprio mezzo privato.
Parcheggi che, considerando un area di occupazione di mq 12,5 per posto auto, avrebbero bisogno di 750.000 mq di aree pubbliche per accontentare tutti.
75 ettari di spazio pubblico che potrebbe essere destinato a piazze, giardini, aree giochi, luoghi di socializzazione.
Ma l’auto, in Italia, e Teramo non fa eccezione, è sacra, e si è ancora convinti che sia il mezzo migliore per spostarsi.
Eppure un’auto rimane parcheggiata, in media, per il 92% del suo utilizzo. E soprattutto chi si reca a lavoro con la sua vettura la lascia, ferma, dalle 6 alle 10 ore, ad occupare spazio pubblico. Posteggio che nulla porta al commercio, né alle altre attività produttive, perché è un parcheggio di stazionamento, spesso di un veicolo che ha trasportato un solo individuo.
E mantenere un’autovettura costa, in media, oltre 4.000 euro l’anno!!!
Quindi sarebbe opportuno non chiedere più parcheggi per tutti, ma mezzi pubblici più efficienti, una mobilità pedonale e ciclabile reale, la possibilità di non essere obbligatoriamente legati all’uso dell’automobile.
“Un Paese è sviluppato non quando i poveri posseggono automobili, ma quando i ricchi usano mezzi pubblici e biciclette”. Lo ha detto l’ex sindaco di Bogotà, Gustavo Petro… e dovrebbe farci riflettere, ogni giorno.