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Il parere dell’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, trasmesso al Ministero dell’Ambiente e da questo all’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano” lo scorso 17 luglio, mette definitivamente la parola “fine” sulla sceneggiata del “rastrello vibrante”, uno strumento per la pesca delle vongole che si sarebbe voluto far passare per “artigianale” nell’AMP, nonostante nel resto d’Italia venga utilizzato per la pesca industriale.
Uno strumento che da subito il WWF aveva evidenziato essere impattante sull’ambiente marino, in particolare sui fondali, e perciò incompatibile con il grado di tutela che deve essere garantito in un’area marina protetta.
Il parere dell’ISPRA evidenzia come la relazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Abruzzo e Molise, realizzata su incarico del Consorzio di Gestione dei vongolari (COGEVO), non fornisca “alcuna informazione sull’impatto che l’attrezzo arreca ai popolamenti bentonici né tantomeno sui diversi effetti che esso provoca in relazione alle differenti tipologie di biocenosi”, per cui l’ISPRA conclude di ritenere che “detto attrezzo non possa essere consentito all’interno dell’AMP Torre di Cerrano”, aggiungendo che eventuali attività di sperimentazione dell’attrezzo dovrebbero essere comunque condotte in tratti di costa esterna al di fuori dell’area protetta e dopo aver ricreato in detti tratti le condizioni raggiunte dalle biocenosi all’interno del Parco marino.
Una bocciatura su tutta la linea che conferma quanto da sempre sostenuto dal WWF e ribadito nell’ultimo documento inviato a tutti gli organi competenti lo scorso 8 luglio.
Ora sarebbe il caso di mettere da parte chi da anni racconta “frottole” su questa vicenda, peraltro organizzando violazioni del perimetro del Parco Marino, e avviare un confronto serio per trovare soluzioni agli eventuali problemi che i vongolari avrebbero subìto dopo la chiusura alla pesca del tratto di mare dell’AMP Torre di Cerrano (chiusura peraltro limitatissima, riguardando un tratto di 7 km sugli oltre 130 della costa abruzzese).
Il WWF da anni chiede un confronto serio per verificare, dati alla mano, il reale impatto economico della chiusura alle vongolare del tratto di mare interessato dall’AMP, per rivedere le dimensioni dei due comparti di pesca abruzzesi, per avviare procedure per la rottamazione delle vongolare con eventuali incentivi e/o indennizzi o per la conversione in attività di pesca-turismo.
Se finalmente, dopo che si è perso un altro anno dietro al ”rastrello vibrante”, si vuole iniziare a lavorare sul serio per trovare delle soluzioni, ovviamente sempre nel pieno rispetto delle normative di tutela, il WWF è pronto a fare la sua parte.