26.6.13

Doppio KO per la Regione Abruzzo sulla caccia

L'uno-due subito in questi giorni dalla Regione Abruzzo in materia di caccia è clamoroso. La Corte Costituzionale e il TAR Abruzzo depositano, rispettivamente, giovedì 20 giugno e venerdì 21 giugno 2013, due diverse sentenze destinate a rivoluzionare l'attività venatoria nella regione.
Tutto nasce dai ricorsi presentati da WWF, Animalisti Italiani e altre associazioni che hanno affidato all'Avv. Michele Pezone il compito di ricorrere sui calendari venatori 2009/10 e 2010/11 della Regione Abruzzo, evidenziando fortissime criticità e illogicità nelle scelte filo-venatorie.
Nel ricorso sul calendario 2010/11 si contestava, tra l'altro, anche l'incostituzionalità della norma contenuta nella Legge Regionale n. 10/2004 che riammetteva il cosiddetto “nomadismo venatorio”, perimetrando un Comparto Unico regionale sulla Migratoria e rendendo così possibile lo spostamento dei cacciatori da una parte all'altra dell'Abruzzo.
Il TAR L'Aquila, giudicando non manifestamente infondata l'eccezione di costituzionalità, aveva quindi sollevato il caso davanti alla Corte Costituzionale. Quest'ultima con una sentenza di cristallina chiarezza ha sancito che la Legge Regionale n. 10/2004 ha violato le normative nazionali che regolamentano il prelievo venatorio. La Corte ricorda nella sentenza che uno dei capisaldi della Legge nazionale sulla caccia (Legge n. 157/92) è il legame tra cacciatori e territorio attraverso la perimetrazione di ambiti di caccia di carattere sub-provinciale. Invece la Regione Abruzzo aveva concesso ai cacciatori per diversi mesi all'anno di potersi spostare da un capo all'altro della regione, definita, come detto, “comparto unico per la migratoria”.
Il TAR di L'Aquila, invece, ha depositato la sentenza relativa ad un ricorso presentato da Aninalisti Italiani e L.A.C. sul calendario venatorio 2009/10, dopo aver accolto l'allora la richiesta di sospensiva. Nonostante il tempo trascorso il TAR ha ritenuto opportuno entrare comunque nel merito perché la Giunta Regionale deve riproporre ogni anno il calendario venatorio. Era dunque importante definire la causa per evitare il ripresentarsi degli stessi vizi in futuro.
I giudici del Tribunale amministrativo aquilano hanno fatto crollare l'esile difesa regionale con commenti durissimi sull'operato della Giunta Regionale che aveva varato un calendario venatorio che si distaccava dal parere dell'ISPRA ampliando i periodi di caccia per diverse specie. Tutto ciò nonostante gli uffici regionali fossero completamente privi dei necessari dati relativi all'abbondanza e alla distribuzione delle diverse specie in Abruzzo. Il TAR ha altresì censurato il comportamento del Dirigente della Direzione Agricoltura che si era sostituito alla Giunta nel riscrivere il calendario venatorio dopo l'accoglimento da parte dei giudici amministrativi della richiesta di sospensiva avanzata dalle associazioni.
WWF e Animalisti Italiani ringraziano l'Avv.Michele Pezone, il rappresentante delle associazioni in Consulta venatoria Regionale Augusto De Sanctis ed i diversi attivisti che hanno contribuito a queste importantissime vittorie.
Resta invece il rammarico per il comportamento della Giunta Regionale e della Direzione Agricoltura che, nonostante i tempestivi appelli al buon senso ed al rispetto delle leggi inviati dalle associazioni ambientaliste, hanno voluto difendere strenuamente una linea di estremismo venatorio che li ha portati ad una vera e propria Caporetto.
Peccato per le decine di migliaia di animali che sono stati uccisi dal 2004 ad oggi a causa di una norma rivelatasi ora anticostituzionale, un attacco al patrimonio faunistico in piena regola che testimonia la totale insostenibilità del prelievo venatorio in Abruzzo. Auspichiamo un immediato cambio di rotta.

21.6.13

Fiumi, in Abruzzo sempre peggio


Il WWF ha presentato il “Dossier fiumi 2013: in Abruzzo sempre peggio” da cui emerge che i fiumi abruzzesi fanno un ulteriore passo verso il disastro, allontanandosi dagli obiettivi di qualità fissati dalla Commissione Europea nel 2000 con la Direttiva 2000/60/CE “Acque”. Il dossier del WWF è basato su elaborazioni svolte sugli ultimi dati recentemente resi disponibili dall'ARTA (campagna di monitoraggio 2011).
L’ARTA monitora dal 2004 oltre 100 stazioni lungo i corsi d'acqua ed i tratti fluviali vengono divisi in 5 classi di qualità: pessimo, scadente, sufficiente, buono ed elevato.
L’obiettivo di raggiungere lo stato “buono” entro il 2015 imposto dalla Direttiva “Acque” si sta allontanando sempre di più, visto che il trend è in peggioramento. Ormai il 68% delle stazioni di campionamento non è nella classe “buono” in quanto rientranti nel 2011 nelle classi “pessimo”, “scadente” o “sufficiente”. Tra l’altro anche il precedente obiettivo che bisognava raggiungere entro il 2008 (far rientrare i fiumi almeno nella classe “sufficiente”) non è colto con oltre il 35% dei punti di campionamento al di sotto di tale classe (quindi pessimo o scadente).
Rispetto al 2009, prendendo in esame le 88 stazioni campionate in entrambi gli anni, il 38% è stato declassato mentre solo il 4% ha visto migliorare la categoria di qualità, in palese contrasto con le norme comunitarie che impongono almeno di non peggiorare.
Nel 2011 l’Abruzzo ha visto aumentare in modo vertiginoso i casi classificati nella categoria peggiore sulle 5 possibili. Infatti, ben il 10% (12 su 118) delle stazioni monitorate nel 2011 è risultato nella classe “pessimo”. Nel 2009 erano 3 e nel 2008 solo 1.
Le 12 stazioni classificate come “pessime” riguardano 9 corsi d’acqua: in Provincia di Teramo il Calvano, il Cerrano, il Piomba e il Vibrata (due stazioni); in provincia di Chieti il Feltrino (due stazioni) e l’Arielli; in provincia di L'Aquila il Turano (due stazioni), l’Imele ed il Fosso La Raffia. Tra il 2009 e il 2011 i due principali fiumi abruzzesi, il Sangro e l'Aterno-Pescara, hanno visto peggiorare la loro qualità, il primo da “buono” a “sufficiente” e “scadente” (significativamente il tratto che scorre nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise) ed il secondo da “sufficiente” a “scadente” (tranne una sola stazione nella classe “sufficiente”).
Nel dossier si evidenzia che questa situazione colpisce anche ben 16 aree di elevato valore naturalistico incluse nella Rete Natura2000 (Siti di Interesse Comunitario, SIC e Zone di Protezione Speciale, ZPS), tra cui i grandi parchi della regione.
Osservando la situazione provincia per provincia si scopre che quella di L’Aquila presenta la percentuale maggiore di non conformità rispetto agli obiettivi del 2015 (il 75%), seguita dalla provincia di Chieti con il 74%, da quella di Pescara con il 63% e da quella di Teramo con il 58%. Quest'ultima, però, è quella che ha peggiorato di più rispetto al 2009, con il 57% delle stazioni declassate (Chieti il 39%, L'Aquila il 32% e Pescara il 18%).
Dichiara Luciano Di Tizio, Presidente del WWF Abruzzo: “La situazione che i dati ARTA descrivono evidenzia il fallimento di un’intera classe dirigente, sia a livello delle strutture regionali sia per quanto riguarda le aziende chiamate a gestire il Servizio Idrico Integrato, depurazione compresa. Queste ultime, nonostante non abbiano investito quasi nulla rispetto alle previsioni dei relativi Piani d’Ambito, hanno accumulato debiti per centinaia di milioni di euro. Lo stato pietoso di molti fiumi nelle aree a maggior valore turistico della Regione (Parco d’Abruzzo, costa teramana e chietina) è potenzialmente foriero di un gravissimo impatto sull’economia regionale. Tra gli altri, il Commissario dell’ATO Caputi, che è anche storico dirigente regionale responsabile proprio del settore acque, ed il Commissario per l’emergenza dell’Aterno-Pescara Goio ad oggi non paiono poter vantare risultati gestionali positivi. È sorprendente che in tale contesto, la Giunta Regionale nel 2010 abbia varato, tra le fortissime contestazioni dei soli ambientalisti e di pochi comuni - Fossacesia e Farindola - e sostanzialmente senza un dibattito nella società abruzzese e nel Consiglio regionale, un Piano di Tutela delle Acque dai contenuti del tutto inaccettabili sia per le norme palesemente dilatorie per il raggiungimento della stato di qualità “buono”, per molti fiumi rimandate al 2027, sia per quelle vantaggiose per i grandi concessionari dell'idroelettrico a scapito degli interessi dell’ambiente e del comparto turistico. Tale Piano ha visto incredibilmente il passaggio favorevole per la Valutazione di Incidenza Ambientale in Comitato CCR-V.I.A. nonostante la chiara insufficienza delle norme ivi previste per la tutela dei corsi d’acqua a maggiore importanza naturalistica della Regione. Clamoroso è il comportamento degli uffici del Genio Civile e dell’Autorità di Bacino che continuano ad istruire, anche con pareri positivi, procedure amministrative per la concessione di nuove derivazioni e captazioni, anche su fiumi ormai ridotti praticamente al collasso. Infine, appare desolante il comportamento di molti comuni preposti alla pianificazione urbanistica che continuano ad ignorare l’effetto dirompente della diffusione capillare di insediamenti abitati e aree artigianali/industriali sull’effettiva capacità di erogare i servizi di base come la depurazione. Per queste ragioni riteniamo ormai necessario rinnovare alla radice la classe dirigente regionale e delle strutture connesse alla gestione delle acque”.
Non va poi sottovalutato che la qualità dei fiumi ha un impatto impressionante sull’economia turistica della regione. L’Abruzzo secondo il Rapporto 2013 sulle acque di balneazione del Ministero della Salute è la regione italiana con maggiori criticità. La stragrande maggioranza delle foci fluviali ha presentato superamenti per i parametri di legge. Si tratta dei seguenti corsi d’acqua: Fossso S. Lorenzo a Francavilla, Lebba, Sangro, Pescara, Feltrino, Cintioni, Peticcio, Arielli, Foro, Concio, Foggetta, Calvano, Vomano, Tordino, Borsacchio, Salinello, Vallelunga, Feltrino.
Per Augusto De Sanctis, referente acque del WWF Abruzzo, “la situazione dei fiumi abruzzesi è ormai un'emergenza che si fonda sui problemi connessi alla mancata depurazione degli scarichi e sull’eccessiva captazione delle acqua per scopi irrigui, idroelettrici e industriali. Per cambiare rotta è necessario procedere immediatamente alla radicale revisione ed approvazione in consiglio regionale del Piano di Tutela, recependo le osservazioni delle Associazioni ambientaliste sul Deflusso Minimo Vitale, hydropeaking, concessioni, ecc.. Bisogna attuare una verifica delle concessioni già esistenti al fine di migliorare la situazione dei tratti fluviali compromessi assicurando un maggiore rilascio assicurando una adeguata tutela delle aree Natura2000 attraverso misure specifiche da inserire nei redigenti Piani di Gestione di SIC e ZPS. Serve adottare una norma di salvaguardia specifica per bloccare lo diffusione di edifici nelle aree agricole e fermare lo sprawl urbano, vietando l’installazione di strutture produttive in aree artigianali/industriali non servite da adeguati servizi di depurazione (impianti dedicati). Riteniamo opportuno integrare il Comitato CCR-VIA e la struttura che redige le istruttorie con personale di chiara fama internazionale per quanto riguarda l’impegno per la tutela delle acque. Di fondamentale importanza assicurare un costante aggiornamento, circolazione e pubblicizzazione dei dati raccolti dalle varie strutture competenti (ARTA, ASL, ecc.), pubblicando anche sui siti WEB, come prevede una legge da noi promossa del 2008, i dati sui risultati dei prelievi ai depuratori. È importante approvare la legge regionale proposta dai movimenti per l’acqua pubblica sulla riorganizzazione del Servizio Idrico Integrato, promuovendo ogni forma di partecipazione pubblica per quanto attiene le associazioni, cittadini, enti locali nella formazione dei Piani di gestione che riguardano l’acqua. Infine sarebbe utile bloccare gli interventi di manutenzione idraulica che prevedono l’asportazione della vegetazione ripariale in quanto sono inutili per la sicurezza e determinano un grave peggioramento delle condizioni ambientali dei fiumi”.
In considerazione della gravissima situazione riscontrata il WWF ha deciso di chiedere un intervento alla Commissione Europea affinché persegua l'Italia per la situazione dei fiumi abruzzesi e la mancanza di un’adeguata gestione della depurazione nonché di una corretta gestione delle procedure connesse al rilascio delle concessioni di derivazione delle acque. Inoltre, dopo aver inviato già un esposto sulla situazione economica-finanziaria delle aziende di gestione delle acque a tutte le procure, verrà inviato alla Magistratura un esposto specifico allegando il dossier affinché si valutino le eventuali responsabilità delle diverse situazioni specifiche.
Il dossier può essere chiesto a: abruzzo@wwf.it.

17.6.13

Italy Bike Hotels

Il Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano (CCiclAT), nel prendere atto della notizia, riportata in questi giorni, sul progetto di legge regionale della Regione Abruzzo sull'albergo diffuso, lancia un appello agli organi regionali affinchè, nella proposta di legge in questione, o con apposita norma autonoma, vengano incentivati anche i cosiddetti bike hotels, strutture ricettive predisposte per l'accoglienza dei turisti in bicicletta.
“In Italia – sottolinea il Coordinamento – esistono numerose strutture ricettive dedicate alle diverse tipologie di cicloturisti, un segmento del mercato in costante crescita anche nella nostra Regione. Le strutture classificate Albergabici in Italia sono oltre 2.000, di cui 51 in Abruzzo, distinte tra attività alberghiere ed extralberghiere, mentre quelle appartenenti alla rete Italy Bike Hotels sono in constante aumento e, in particolar modo, in Abruzzo, si sta sviluppando, a cura di un consorzio locale di operatori, una rete di hotel dedicati ai turisti in bicicletta”.
Il Coordinamento chiede, pertanto, che, come già fatto dalla vicina Regione Marche, si valorizzi, oltre al sistema degli alberghi diffusi, anche quello delle strutture ricettive per turisti in bicicletta, stanziando contributi economici per le strutture che vogliano adeguarsi per l'ottimale accoglimento di questa tipologia di turisti, siano essi sportivi, itineranti o semplici appassionati delle due ruote che vogliano affiancare alle vacanze tradizionali giri turistici in bicicletta alla scoperta del territorio.
Questo anche alla luce della recente legge regionale n. 8 del 2013, entrata in vigore il 4 aprile scorso, che si propone di promuovere la mobilità ciclistica, sia per gli spostamenti quotidiani che per il turismo, e dei recenti finanziamenti regionali per il completamento delle ciclabili costiere abruzzesi.
“Si tratterebbe – conclude il Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano – di una somma tutto sommato modesta che potrebbe, però, porre l'attenzione dei nostri operatori su un settore di mercato ancora misconosciuto, ma dalle enormi potenzialità”.

4.6.13

Il popolo della bicicletta chiede strada!



Nel giorno della festa della Repubblica centinaia di ciclisti hanno pedalato sulla costa adriatica per una mobilità sostenibile.
Il tempo incerto non ha bloccato i tantissimi ciclisti che domenica 2 giugno hanno partecipato alla terza edizione della Biciclettata Adriatica.
La manifestazione è, volutamente, coincisa con l'ultimo giorno della Settimana Europea dei Parchi e con il Bicitalia Day, per sottolineare l'importanza come una rete diffusa di percorsi ciclabili sia importante per la tutela dell'ambiente, il turismo e la mobilità urbana.
A darsi appuntamento sono state persone di tutte le età, ciclisti sportivi e urbani, cicloviaggiatori e ciclisti della domenica, ma soprattutto intere famiglie, anche con bimbi piccoli, tutti in sella alle loro bici (non sono mancati tandem, carrellini e bici cargo) con partenza da San Benedetto del Tronto, Val Vomano, Castelnuovo Vomano e Francavilla al Mare, e varie tappe lungo il percorso, dove si sono aggregate altre decine di ciclisti, per chiedere una via verde pedonale e ciclabile ininterrotta da Ravenna fino a Santa Maria di Leuca (Lecce). In contemporanea un gruppo di camminatori ha percorso la costa teatina, dove dovrebbe sorgere la “via verde”, itinerario ciclopedonale da realizzare sull'ex tracciato ferroviario, che attraverserebbe luoghi di rara bellezza.
Contemporaneamente, in altre regioni della costa Adriatica, dalla Romagna alla Puglia, ma anche in zone interne dell’Abruzzo, gruppi di ciclisti hanno percorso chilometri con lo stesso intento. Eventi e manifestazioni sono stati organizzati ad ogni tappa dell’iniziativa, con spettacoli, raccolte firme per una mobilità sostenibile (come a Montesilvano), acrobazie in bici (a Giulianova), punti di ristoro, ecc. Presenti numerosi amministratori, molti dei quali hanno pedalato insieme al gruppo per lunghi tratti, se non addirittura per tutto il percorso. Presenti anche delegazioni da Sulmona e da Avezzano ed un ciclista solitario da Lecce, per portare il saluto della costa pugliese ai pedalatori abruzzesi e marchigiani.
Svariate realtà hanno contribuito alla riuscita della manifestazione: l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, i Comuni di Pineto, San Benedetto del Tronto, Castellalto, l'Unione dei Comuni Colline del Medio Vomano, oltre a 70 associazioni sportive, di promozione della ciclabilità (come FIAB e Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano), di volontariato, ambientaliste (tra cui WWF e Legambiente). Lungo il tragitto i ciclisti sono stati scortati dalle polizie municipali dei diversi comuni e dai carabinieri, con il supporto di diverse pattuglie in bicicletta della Croce Rossa Italiana.
Le diverse carovane sono arrivate a Pineto verso le 13 .30 e, dopo una sosta per il pranzo, numerose persone si sono trasferite a Torre Cerrano per le visite guidate gratuite alla Torre ed al Museo del Mare. I ciclisti hanno anche potuto visitare gli stand della fiera del Gusto, organizzata dall'associazione commercianti pinetesi, e una mostra di biciclette e cargo bike, oltre a visionare i progetti degli studenti della Facoltà di Architettura di Pescara che stanno lavorando su di un progetto di percorso ciclabile sul fiume Vomano.
A margine della giornata il Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano, coordinatore dell'evento, nel sottolineare l'importanza di azioni più concrete, da parte delle Amministrazioni, per la mobilità ciclistica in ambito urbano ed extraurbano, ha dichiarato: “La giornata di oggi serve anche a fare il punto, annualmente, sui passi avanti che in nostri territori hanno fatto per quanto riguarda le infrastrutture per la ciclabilità. La Regione Abruzzo, nelle prossime settimane, renderà noti i progetti di completamento della ciclabile costiera abruzzese, mentre stiamo aspettando l'accordo con le Ferrovie per il trasporto gratuito delle biciclette sui treni”.
Il percorso, quindi, è, per usare un termine “ciclistico”, ancora in salita, e occorre pedalare ancora per raggiungere risultati apprezzabili. Ma i movimenti, le associazioni ed i cittadini continueranno nella loro azione di sensibilizzazione e di sprono. Il Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano, per il prossimo anno, annuncia nuove iniziative e l'assegnazione di una simbolica maglia rosa alle Amministrazioni che più si distingueranno per azioni a favore della mobilità ciclistica e di maglie nere per quelle che, invece, saranno rimaste inerti.