31.3.18

Non solo uova di cioccolato…


L’uovo viene universalmente considerato il simbolo della Pasqua perché nella tradizione cattolica rappresenta la rinascita mentre per secoli ha avuto il valore di un richiamo alla fertilità, per comprensibili ragioni.
È intanto importante capire cos’è un uovo. La prima immagine che viene alla mente è quella di una struttura sferica o elissoidale protetta da un guscio. In realtà questa descrizione si adatta soltanto all’uovo cosiddetto “amniotico”, caratterizzato da annessi che proteggono l’embrione dalla disidratazione e ne consentono lo sviluppo anche fuori dall’acqua. Non è così per i pesci, ovviamente legati all’ambiente sommerso, e non lo è per gli anfibi che all’acqua devono comunque tornare per riprodursi. L’uovo amniotico, comparso per la prima volta nei Rettili, ma oggi “sfruttato” anche dagli Uccelli e dai Mammiferi Monotremi (echidna e ornitorinco), ha rappresentato nella storia dell’evoluzione la più importante conquista per l’adattamento all’ambiente terrestre: senza questa rivoluzionaria struttura nessun vertebrato esisterebbe oggi sulla Terra.
L’uovo più grande. L’uovo più grande mai deposto da un uccello sembra essere stato quello di una specie di Moa (Dinornis robustus), un grande uccello simile allo struzzo alto più di due metri e pesante circa 250 kg, vissuto in Nuova Zelanda, ma estinto intorno al 1500 a opera dell’uomo. Il suo uovo misurava 17,8 x 24 cm. Quello più grande deposto da un uccello vivente è invece di uno struzzo: pesava circa 2,5 kg ed è stato segnalato nel 2008 da un allevamento in Svezia.
Tra i rettili il record spetta ovviamente a un dinosauro anche se incredibilmente questi giganteschi animali non deponevano uova particolarmente grandi, se confrontate con la loro mole. Le maggiori mai rivenute sono quelle da ben 60 cm del Gigantoraptor erlianensis, vissuto nel Cretacico circa 75 milioni di anni fa.
L’uovo più piccolo. Quello più piccolo è l’uovo deposto da un colibrì della Giamaica (Mellisuga minima), lungo appena 10 mm e del peso di soli 0,365 grammi. Tra i rettili il primato spetta probabilmente (ma non ci sono misurazioni ufficiali) al minuscolo Sphaerodactylus ariasae, un geco che può stare tranquillamente su una monetina da 10 centesimi.
La forma. Le uova non hanno tutte la stessa forma: possono essere ellittiche, ovali, appuntite, piriformi. Le varianti sono determinate sia da ragioni fisiche (la struttura del bacino delle femmine) che da motivazioni legate alle abitudini riproduttive delle varie specie: ad esempio gli uccelli marini come le Urie, le Gazze marine e i Gabbiani tridattili, che nidificano sulle falesie rocciose, depongono uova a forma di pera allungata per non rischiare che possano cadere rotolando, mentre le specie che si servono di cavità o buche possono tranquillamente restare fedeli alla forma rotonda.
Il colore. Per la colorazione delle uova un fattore determinante è il mimetismo che favorisce le tinte meglio in grado di confondersi con l’ambiente. Nei rettili, che celano le proprie uova in anfratti e nel substrato o le seppelliscono, domina il bianco. Tra gli uccelli la gamma è notevolmente più ampia: ce ne sono anche di marroni, azzurre e rosse con varie possibili sfumature e combinazioni. Qualche esempio: il Codirosso algerino (Phoenicurus moussieri) si concede uova sia bianche che azzurre anche nella stessa covata mentre l’Uccello sarto (Orthotomus sutorius) si sbizzarrisce ancora di più e le 4 uova che abitualmente depone possono essere bianche, verdi, blu-verdastro o anche rosa con maculature rosso chiaro, violetto e nero. La Pavoncella (Vanellus vanellus) e il Chiurlo (Numenius arquata) preferiscono ombreggiature marroni o un bel verde oliva macchiettato di rossiccio: ci vuole davvero occhio per individuarle nel substrato. Da questo punto di vista un vero specialista è il Fratino (Charadrius alexandrinus), che il WWF tutela lungo le coste italiane: questo trampoliere in miniatura depone uova difficilissime da distinguere nell’ambiente sabbioso in cui si riproduce. Ha un problema opposto il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) che nidifica nelle cavità scavate nei tronchi dove anche per mamma e papà è difficile muoversi: le sue uova sono infatti bianche e lucide per facilitare la localizzazione al buio.
Una curiosità. La colorazione è data da sostanze deposte sullo stato esterno del guscio: le melanine danno toni bruni e neri; i carotenoidi quelli gialli, rossi, arancio, marrone e violetto; le cianine contribuiscono alla formazione dei blu e dei verdi.
Strategie di riproduzione. Tra gli uccelli di norma i genitori hanno un comportamento amorevole verso la propria prole: prima covano le uova e poi accudiscono i piccoli mettendoli in grado di badare a se stessi prima di abbandonarli. Non mancano tuttavia le eccezioni. La più nota è quella del Cuculo (Cuculus canorus) che parassita i nidi altrui, in Italia soprattutto quelli di Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), Luì verde (Phylloscopus sibilatrix) e Pettirosso (Erithacus rubecula), favorito dalla somiglianza delle proprie uova con quelle della specie “ospite”. Alla schiusa, che avviene dopo una dozzina di giorni, il pulcino del cuculo, spingendole con il dorso, getta fuori dal nido le altre uova non ancora schiuse e, nel caso, anche gli eventuali “fratellastri” per avere per sé tutto il cibo portato dai genitori involontariamente adottivi.
Tra i rettili nella quasi totalità dei casi le uova vengono deposte in un posto caldo e lasciate al loro destino grazie al fatto che i piccoli appena nati sono nei fatti una versione in miniatura di mamma e papà: già ben formati e perfettamente in grado di badare a se stessi.

29.3.18

#BeeSafe: campagna WWF in difesa delle api e degli altri impollinatori

 
Una delle spie degli effetti negativi dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale è la drammatica diminuzione delle api domestiche e selvatiche.
Dopo l’uso massiccio dei pesticidi, i cambiamenti climatici rappresentano una delle maggiori minacce per gli impollinatori, da cui dipende oltre il 70% della produzione agricola per la nostra alimentazione.
Un primo segnale arriva dalla produzione di miele. Secondo i dati forniti da dagli apicoltori italiani dell’UNAAPI, la produzione di miele, a causa della siccità del 2017, è calata del 80%. Proprio per le conseguenze della siccità, infatti, i fiori non secernono più nettare e polline e le api, in sofferenza per il clima anomalo, non solo non producono miele, ma rischiano di non riuscire a fornire il loro determinante servizio di impollinazione alle colture agricole.Il ruolo fondamentale svolto dagli  impollinatori viene riconosciuto anche nel secondo Rapporto sul Capitale Naturale in Italia (presentato a febbraio del 2018) che ha dedicato un capitolo al servizio ecosistemico dell’impollinazione.
La relazione tra il cambiamento climatico e il rischio per api e impollinatori è stata analizzata nella “Ricerca su possibili influenze dei fenomeni climatici e ambientali quali fattori determinanti l’assottigliamento delle popolazioni apistiche mondiali” del Centro Ricerche di Bioclimatologia dell'Università di Milano che, analizzando le osservazioni meteorologiche dal 1880 e le osservazioni satellitari dal 1978, ha confermato l’impatto dei cambiamenti climatici sulle popolazioni di api domestiche e selvatiche. I risultati della ricerca coincidono con le conclusioni riportate nel 2011 dalla rivista “Good” ovvero che l’aumento della temperatura del pianeta incide negativamente sulla salute delle api e quindi sul servizio ecosistemico dell’impollinazione. A rischio però sarebbe anche la produzione di miele, che secondo i ricercatori dell’Università di Milano rischia di scomparire da qui a 100 anni.
La minore durata della stagione invernale, con temperature medie sempre più alte e con picchi decisamente anomali, ha innescato un probabile allungarsi della finestra di attività delle api, ipotizzabile in 20-30 giorni di lavoro in più l’anno. Secondo i ricercatori dell’Università di Milano l’inverno più corto e più caldo determinerebbe uno stress aggiuntivo per le api e comprometterebbe la loro salute. Lo stesso sincronismo tra la fase della fioritura e la ripresa delle attività di volo delle api dopo l’inverno potrebbe aver subito importanti sfasature. Una seconda conclusione della ricerca dell’Università di Milano riguarda l'evidenza che il ciclo vitale delle api, durante il periodo invernale, tende a bloccare le covate.
Il cambiamento climatico contribuisce così al fenomeno della moria delle api in modo determinante, secondo solo agli effetti letali dei pesticidi, in particolare gli insetticidi neonicotinoidi condannati senza appello da una recente valutazione dell’EFSA, l’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare.
 
Anche per questo il WWF ha lanciato la campagna #BeeSafe. Sul sito tutte le iniziative per la difesa delle api e degli altri impollinatori.
 
Approfondimento
GLI APICOLTORI IN ITALIA. Gli apicoltori censiti in Italia sono oltre 45.000 e di questi sono 20.000 i produttori che detengono l’80% del patrimonio apistico nazionale, pari a 1,2 milioni di alveari sparsi nelle campagne italiane. Gli apicoltori hanno da tempo lanciato l’allarme per la drastica riduzione del numero e della produttività degli alveari. I cambiamenti climatici, insieme alle pratiche agricole intensive che richiedono l’utilizzo di pesticidi pericolosi per le api e gli altri impollinatori, mettono in pericolo questo inestimabile patrimonio dell’agricoltura italiana sottoposto ad attento monitoraggio da parte del Ministero delle Politiche Agricole con il progetto “BeeNet” la Rete nazionale di monitoraggio degli alveari realizzato nell’ambito del Programma della Rete Rurale Nazionale. La rete di monitoraggio degli alveari è costituita da moduli di rilevamento ognuno dei quali è composto da 5 postazioni localizzate in siti geografici rappresentativi dei vari contesti agronomici e ambientali del territorio italiano. Le postazioni sono composte da 10 alveari. L'obiettivo della rete di monitoraggio è la sistematica raccolta d'informazioni sullo stato di salute delle famiglie di api tramite rilievi apistico-ambientali e prelievi di campioni di varie matrici (api morte, api vive, covata, miele, cera, polline, ecc.) da sottoporre ad analisi di laboratorio. Mentre è attivo un monitoraggio sulle api domestiche, per il loro interesse economico diretto, nulla sappiamo sulla perdita delle popolazioni degli imenotteri selvatici che attraverso l’impollinazione sostengono l’intera agricoltura nei nostri territori.

IL VALORE DELL’IMPOLLINAZIONE IN ITALIA. Il secondo Rapporto sul Capitale Naturale in Italia dedica un capitolo al servizio ecosistemico dell’impollinazione, riportando i dati delle ultime ricerche realizzate nel nostro Paese per una sua quantificazione economica. Nel 2012 il valore della produzione agricola di mele, pere e pesche è stata di 473,48 milioni di euro: 56,96 milioni di euro è stato valutato invece il valore economico dipendente direttamente dall’impollinazione per il settore mele, pere e pesche. In definitiva, il servizio ecosistemico d’impollinazione contribuisce a circa il 12% del valore della produzione agricola del settore preso in esame.
 
NASCE LA RETE PER DIFESA IMPOLLINATORI NEL MONDO. A livello internazionale l’IPBES (un panel di scienziati di 124 paesi che studia la perdita della biodiversità e dei servizi ecosistemici a livello globale per conto della Convenzione Internazionale sulla Diversità Biologica) ha prodotto nel 2016 un primo rapporto sulla perdita della biodiversità degli impollinatori. Dalla ricerca dell'IPBES risulta che il 16% degli insetti impollinatori selvatici a livello mondiale è a serio rischio di estinzione, in particolare il 40% delle specie di api selvatiche e farfalle risulta essere a rischio. Dopo la presentazione del rapporto dell’IPBES si è formata a livello internazionale la Coalizione dei volenterosi per la protezione gli impollinatori, costituito da un numero crescente di Governi del mondo, ispirata dalla convinzione dell’urgenza di una azione in rete per promuovere la tutela del servizio ecosistemico dell’impollinazione.

26.3.18

Dal verde al blu: escursioni 2018

 
14 Marzo 2018: A L’Aquila per ricominciare. Visita turistica di Amiternum e del centro storico Aquilano.
 
8 Aprile 2018: Eremo e Gole di San Venanzio. Escursione storico-naturalistica nella Riserva regionale delle Gole di San Venanzio.
 
20/21/22 Aprile 2018: Tuscia: la terra che fu dei vulcani. Viaggio di interesse geologico-paesaggistico.
 
6 Maggio 2018: Altipiani di confine. Escursione naturalistico-geologica sui Monti dell’alta Val di Chienti – Montelago.
 
19/20 Maggio 2018: Natura e folclore nella Daunia per la Festa patronale di San Severo. Viaggio culturale in Puglia.
 
3 Giugno 2018: Pinuccia a tutto GAS. Escursione paesaggistica nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
 
17 Giugno 2018: Nel vallone tra i due “Corvi”. Traversata geologico-paesaggistica nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
 
29/30 Giugno 1/2/3/4 Luglio 2018: Corsica, un fascino contagioso. Viaggio turistico-naturalistico nel Parco Regionale Corso e nel Parco Nazionale delle Cinque Terre.
 
16 Settembre 2018: Una cresta spettacolare. Escursione paesaggistica-naturalistica nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
 
30 Settembre 2018: Traversata in quota sulla cresta di Monte Ocre. Escursione paesaggistica nel Parco Regionale Sirente-Velino.
 
13/14 Ottobre 2018: Un “Po” di Delta tra natura, storia e arte. Viaggio storico naturalistico nel Delta del Po Ferrarese.
 
4 novembre 2018: Sulla Maiella, ma … in discesa. Escursione naturalistico-paesaggistica nel Parco Nazionale della Maiella.
 
18 Novembre 2018: A “Bacucco” per il fine programma naturalistico-culinario. Escursione naturalistica nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.

Richiedi a teramo@wwf.it il gratuito dépliant "Dal Verde al blu" con le 13 escursioni del 2018.

23.3.18

Ora della Terra 2018: tutti gli eventi in Abruzzo!

 
Conferenza stampa questa mattina, nella sede della Regione a Pescara, per presentare l’Ora della Terra (Earth Hour), la più grande mobilitazione ambientalista a livello mondiale. Come ogni anno, domani sabato 24 marzo, dalle ore 20.30 alle ore 21.30 le luci di tanti luoghi simbolo del Pianeta si spegneranno per un’ora: l’Ora della Terra sarà festeggiata attraverso milioni di gesti simbolici come lo spegnimento delle luci di monumenti, sedi di Governi e Parlamenti, luoghi di culto di tutte le religioni, abitazioni, negozi, palazzi, piazze, strade e uffici per lanciare un appello globale contro il cambiamento climatico e per la difesa del Pianeta.
Lanciata 11 anni fa dal WWF a Sidney, l’Ora della Terra ha avuto nell’edizione del 2017 l’adesione di oltre 7.000 città in quasi 190 Paesi del mondo con centinaia di milioni di persone coinvolte e 3 miliardi di azioni sui social network: una dimostrazione delle volontà globale di difendere il Pianeta al quale siamo tutti connessi. Una immensa energia positiva quest’anno sintetizzata nell’hashtag #Connect2Earth per sottolineare il legame tra la biodiversità e il nostro benessere.
«Anche quest’anno l’Abruzzo, regione verde d’Europa, sta rispondendo molto bene alla chiamata del WWF per l’Ora della Terra. Le adesioni – commenta il delegato regionale Luciano Di Tizio – sono tantissime e stanno continuando ad aumentare: in percentuale una città su sei aderirà spegnendo le luci, spesso anche organizzando eventi e comunque impegnandosi in favore della Terra. È un risultato di grandissimo rilievo che ci fa ben sperare».
Alla conferenza stampa, in rappresentanza della Regione Abruzzo, che domani spegnerà le proprie sedi istituzionali, era presente il sottosegretario Mario Mazzocca che ha chiarito il senso della sua partecipazione: «Abbiamo aderito ben volentieri all’iniziativa del WWF. Cittadini, istituzioni e imprese, spegnendo simbolicamente le luci per un’ora, testimonieranno la volontà di impegnarsi tutti insieme per cambiare in meglio il futuro. Un impegno che personalmente mi coinvolge al 100% e che da qualche anno coinvolge anche la Regione Abruzzo. Con l’aiuto di qualificati esperti e con un continuo confronto col territorio si sta definendo sin nei dettagli un Piano di adattamento ai cambiamenti climatici (PACC) che nelle mie intenzioni dovrà diventare un punto fermo di riferimento per tutte le scelte politiche del governo regionale, oggi e in futuro. L’Abruzzo, non tutti lo sanno, a causa delle sue caratteristiche geografiche, è una delle regioni dell'intero territorio italiano con la più alta vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Ben venga l’iniziativa del WWF che ci richiama tutti, ciascuno per il proprio ruolo ma tutti col massimo impegno, ad affrontare insieme questa fondamentale sfida».
 
Veniamo alle iniziative: eventi speciali sono stati organizzati a Pescara, Chieti, Teramo e Lanciano.
  • Il primo della giornata si svolgerà a Pescara dove il WWF Chieti-Pescara, insieme a WWF Young e in collaborazione con Lega Navale di Pescara, Comune, Capitaneria di Porto e Liceo Linguistico Marconi, ha organizzato dalle ore 9.30 una mattinata di pulizia a mano del “Parco naturalistico dell’ambiente della sabbia e delle dune”, la cosiddetta area del Fratino, nella zona della Madonnina.
  • L’iniziativa centrale per la nostra regione sarà a Chieti dove il WWF Chieti-Pescara, in collaborazione con WWF Young e BikeInsideTeam, ha organizzato una “Ciclopasseggiata Earth Hour vintage” che sarà aperta da biciclette e abiti d’epoca ma aperta a tutti. Dalle ore 18:30 in piazza G.B. Vico ci sarà un banchetto informativo del WWF e da qui alle 19:00 partirà la biciclettata che attraverserà tutto il centro storico. Alle ore 20:30, dopo lo spegnimento delle luci di Piazza San Giustino e Piazza Gian Battista Vico, seguirà una cena a lume di candela presso il Ristorante “Da Nino”. Sempre a Chieti ha aderito anche il Museo universitario che spegnerà le luci della sede in viale IV Novembre.
  • Una “Biciclettata per il clima” si svolgerà anche a Teramo organizzata dal WWF in collaborazione con la FIAB con partenza alle 19 da Largo Madonna delle Grazie. Le biciclette attraverseranno le vie cittadine per arrivare fino a Piazza Martiri della Libertà dove alle ore 20.30 si spegneranno le luci della piazza e del Duomo.
  • E una biciclettata per le vie cittadine è in calendario anche a Lanciano, organizzata dal WWF locale insieme alla FIAB: appuntamento alle ore 20 ai Viali per arrivare alle 20.30 a Piazza Plebiscito dove si spegneranno le luci. A seguire aperitivo cenato a lume di candela in Caffetteria.
Tante le iniziative organizzate dalle Oasi WWF presenti in Abruzzo.
  • Ad Anversa degli Abruzzi, l’Oasi WWF delle Gole del Sagittario, insieme ad Abruzzo Parks, organizza un’escursione al buio da Anversa al borgo di Castrovalva con partenza alle ore 16. Dalle ore 18 in paese ci saranno laboratori didattici per i bambini e ragazzi sull’arte del riciclo e letture a tema ambientale. Alle 20.30 poi si spegneranno le luci di Santa Maria delle Grazie in Piazza Belprato, della scalinata di accesso e dell’intero Palazzo Municipale.
  • Ad Atri, organizzata dall’Oasi WWF dei Calanchi, dopo lo spegnimento del Palazzo Ducale, ci sarà una cena a lume di candela presso l’Hosteria Zedi.
  • A Borrello l’Oasi WWF delle Cascate del Verde spegnerà le luci della sede della Riserva.
  • A Penne l’Oasi WWF del Lago di Penne spegnerà le luci del Centro di Educazione all’Ambiente “Antonio Bellini”.
 
Si svolgeranno anche incontri con le scuole.
  • A Carsoli per il progetto di alternanza scuola-lavoro ci sarà un incontro specifico sull’Ora della Terra con i ragazzi del Liceo Scientifico.
  • A Tollo alle ore 10.30 ci sarà un incontro sui cambiamenti climatici con i ragazzi della Scuola secondaria presso l’Auditorium comunale.
Hanno aderito all’Ora della Terra anche tutte le aree protette nazionali presenti in regione oltre al parco regionale.
  • Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise spegnerà le luci esterne della sede del Parco e del Centro visita a Pescasseroli.
  • Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga spegnerà le luci della sede di Assergi e dei centri visita.
  • Il Parco Nazionale della Majella spegnerà le luci della sede di Sulmona.
  • Il Parco Regionale Sirente Velino spegnerà le luci della sede di Rocca di Mezzo.
  • L’Area Marina Protetta della Torre di Cerrano spegnerà le luci della Torre.
Tante le adesioni dei Comuni, oltre quelle già citate di Chieti, Lanciano e Teramo.
Saranno spente le luci:
  • Ad Avezzano del Palazzo Municipale e della Fontana Luminosa di Piazza Orlandini.
  • A Balsorano di Piazza Scacchi e di Viale San Francesco.
  • A Bellante della pubblica illuminazione di Bellante Centro, Ripattoni, Villa Penna, San Mauro, Molino San Nicola.
  • A Carsoli di Piazza Corradino e si svolgerà una cena a lume di candela.
  • A Casoli del Castello Ducale.
  • A Cellino Attanasio del Campanile della Chiesa di San Maria La Nova.
  • A Città Sant’Angelo della Cattedrale Collegiata San Michele Arcangelo, la chiesa di Sant’Antonio Abate a Villa Cipresso, la chiesa Sant’Agostino e la Chiesa B.V. Maria della Pace.
  • A Corropoli del Palazzo comunale.
  • A Civitella Alfedena del borgo antico.
  • A Fontecchio di Palazzo Muzi.
  • A Giulianova di Piazza della Libertà.
  • A Manoppello di Piazzale Marcinelle, della Fontana degli alpini e del Monumento ai caduti a Manoppello Scalo.
  • A Lecce dei Marsi del Monumento ai Caduti.
  • Ad Oricola del borgo antico.
  • A Ortona del Castello Aragonese.
  • Ad Ovindoli del Monumento dell’Alpino.
  • A Pescara del Palazzo di città e della Torre civica.
  • A Pineto di Villa Filiani.
  • A Pizzoli si spegnerà la pubblica illuminazione dell’intero territorio comunale.
  • A Poggiofiorito si spegneranno le luci dell’intera contrada.
  • A San Giovanni Teatino quelle di Piazza San Rocco.
  • A Scoppito si spegnerà la pubblica illuminazione del Parcobaleno, del Parco di Piazza Vigili del Fuoco a Madonna della Strada, del Parco della Scultura e del Parco pubblico dell’area commerciale a Civitatomassa. Ma nel piccolo centro dell’aquilano si svolgeranno anche tante attività: esposizione di scritti, disegni e lavoretti creati dagli studenti dell’Istituto Comprensivo Comenio, animazione per bambini in collaborazione con il Gruppo Scout, accensione di un falò attorno al quale saranno lette storie e leggende sull’ambiente e sulle stelle, osservazione del cielo grazie all’Associazione Astrofili di Scoppito.
  • A Spoltore si spegneranno le luci della piazza e del campanile della Chiesa di San Panfilo.
  • A Tagliacozzo del Palazzo Ducale.
  • A Tollo del centro storico mentre si svolgerà una passeggiata a lume di candela da Piazza della Liberazione all’EnoMuseo.
  • A Tornimparte della Chiesa di San Panfilo (Villagrande) e del Corso.
  • A Vasto del Castel Caldoresco e di Palazzo d’Avalos.
Ulteriori adesioni si sono registrate fino ad ora dai comuni di Castilenti, Cortino, Fara Filiorum Petri, Fossacesia, Penna Sant’Andrea e Roseto degli Abruzzi. E altre ancora stanno arrivando in queste ore. Aderire all’Ora della Terra è semplicissimo: basta andare sul sito www.oradellaterra.org e caricare la notizia dello spegnimento o della iniziativa che si intende organizzare attraverso l’apposito form http://www.oradellaterra.org/inserisci

22.3.18

Café scientifique: nuovo appuntamento con gli Aperitivi scientifici del WWF Teramo

 
Domani, venerdì 23 marzo, nuovo appuntamento con gli Aperitivi scientifici organizzati dal WWF Teramo nell’ambito dei Café scientifique del WWF Italia.
Con il Prof. Roberto Rotella, biologo esperto di ecosistemi fluviali, tratteremo il tema “Fiumi, torrenti e fossi: l’idrografia della provincia di Teramo”.
Il Prof. Rotella illustrerà i corsi d’acqua e le falde della provincia di Teramo, evidenziando le aggressioni che questi subiscono con effetti anche sullo stato di salute del mare.
Argomento di assoluta attualità visto che proprio oggi si festeggia la Giornata mondiale dell’Acqua promossa dalle Nazioni Unite per ricordare quanto sia importante tutelare i corsi d’acqua e l’acqua in generale, un bene essenziale per la vita sul nostro Pianeta e purtroppo fortemente minacciato da inquinamento e cambiamenti climatici.
L’appuntamento è alle ore 18 presso il locale “Stagioni, bistrot all’italiana” in circonvallazione Ragusa n. 20 a Teramo.

21.3.18

Un Governo che ferma il Parco della Costa teatina e vuole l’inceneritore a tutti i costi

 
È veramente singolare che un Governo che non ha dato seguito a un atto dovuto, “dimenticando” per anni in un cassetto la perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina disegnata da un commissario ad acta appositamente nominato, si ricordi invece dell’Abruzzo dopo essere stato politicamente delegittimato dall’esito nelle votazioni con un intervento illogico e dall’aria addirittura punitiva rispetto alle aspettative della Regione e della stragrande maggioranza dei cittadini.
Non c'è altro modo per commentare l’annuncio, da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dell'intenzione di osservare la legge regionale n. 5 del 23.01.2018 “Norme a sostegno dell’economia circolare – Adeguamento del Piano Regionale di Gestione integrata dei Rifiuti (PRGR)”.
Il Governo contesta in primo luogo il fatto che il Piano sia stato approvato con una legge e non con un procedimento amministrativo, certamente meno rigido e meglio in grado di adeguarsi nel tempo alle mutate esigenze.
Una osservazione che potrebbe essere anche condivisibile se non fosse che questa prassi è da sempre in uso senza che la presidenza del Consiglio dei Ministri abbia mai avuto nulla da obiettare! Ad esempio la legge regionale 83 del 28.04.2000 ha dettato il “Testo unico in materia di gestione dei rifiuti contenente l’approvazione del piano regionale dei rifiuti” mentre la l.r. 19.12.2007 n. 45 ha previsto “Norme per la gestione integrata dei rifiuti”. Allo stesso modo ogni variazione o aggiornamento dei Piani è sempre avvenuta in Abruzzo attraverso provvedimenti legislativi. È singolare che i vari governi che si sono succeduti nel tempo e i loro solerti funzionari (alcuni in servizio da anni) se ne siano accorti solo oggi quando l’Abruzzo ha osato cancellare la previsione di un inceneritore nel territorio regionale, scelta che i palazzi romani avrebbero voluto imporre al territorio.
Non a caso la seconda osservazione riguarda proprio la decisione di non prevedere un inceneritore nel territorio regionale, imposto sulla base delle risultanze numeriche sulla quantità di rifiuti prodotti nel territorio che risultano al Ministero e che la Regione ha contestato con i propri più aggiornati rilievi.
"La prospettiva dell'economia circolare presente nel nuovo piano regionale – dichiara Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo - rappresenta la grande opportunità per rottamare definitivamente nell'immediato l'inceneritore e in prospettiva le discariche, così come l'esperienza dei comuni virtuosi nella nostra Regione ci racconta con 144 Comuni Ricicloni che superano il 65% di raccolta differenziata (il 47% del totale). Il piano, seguito nel suo intero iter e attenzionato anche nelle sue criticità con le nostre osservazioni, resta comunque l'occasione per armonizzare la gestione dei rifiuti con una maggior tutela della salute e dell’ambiente e per favorire una migliore sostenibilità economica dell’intero sistema a vantaggio dei cittadini e dei comuni. E tale condizione può essere rispettata solo valorizzando la scala gerarchica prevista dalla direttiva 2008/98/CE: prevenzione, riduzione, riutilizzo e riciclo, azioni che, seppur messe in campo faticosamente e con difficolta dalla nostra regione, oggi contrastano il decreto inceneritori e raccontano numeri diversi".
"L’incenerimento – aggiunge il delegato Abruzzo del WWF Luciano Di Tizio - non può mai essere una soluzione: i dati scientifici disponibili dicono in larghissima maggioranza che nessun filtro riesce ad azzerare i rischi per la salute che provengono da questo tipo di impianti. È da suggerire a tutti i cittadini e a tutti i pubblici amministratori la lettura del Position Paper di ISDE Italia sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. In quel resto, reperibile sul sito di ISDE-medici per l’ambiente, viene affrontato in particolare proprio il problema dell’incenerimento dei rifiuti, una pratica che, con il supporto della letteratura scientifica internazionale, viene giudicata “non soltanto antieconomica, ma anche assai pericolosa per la salute dei cittadini".
Senza dimenticare che le ceneri residuali, che rappresentano una percentuale importante del materiale bruciato, vanno comunque smaltite in una discarica speciale. Se nonostante queste evidenze si vuol puntare egualmente sugli inceneritori, vuol dire semplicemente che si hanno più a cuore gli interessi economici di chi li costruisce e gestisce che non la salute pubblica e la reale soluzione dei problemi".
Legambiente e WWF intervengono anche sulle polemiche scoppiate in questi giorni: "È a dir poco paradossale che ci sia trovati di fronte a un piano presentato dalla Regione al Governo con delle precisazioni successive avanzate da una città come Pescara, tutte amministrazioni politicamente “amiche” ma che hanno trovato difficoltà di dialogo sul lungo iter di modifica del Piano. Un iter che aveva previsto un'ampia partecipazione ma che ha riscosso una scarsa attenzione complessiva. Questo ci deve far riflettere su quanto siamo ancora culturalmente in ritardo sui temi della partecipazione e condivisione del bene comune e di quanto il mondo che ruota intorno alla gestione dei rifiuti sia articolato e ancorato a vecchie visioni e interessi che rallentano economie virtuose, ambientalmente sostenibili e generano nuova occupazione, come quella del riciclo e del recupero di materia".
Ci auguriamo - concludono le Associazioni – che tutta la politica regionale sia attenta a questi bisogni e si attivi in contrasto all'impugnativa del governo per garantire un Abruzzo libero da inceneritori e discarische, tenendo al centro le politiche dell'economia circolare. Nello stesso tempo, possa questo momento essere un ulteriore attenzionamento a quei parametri utili a far crescere le corrette filiere di gestione dei rifiuti che ci permettono una migliore qualità di vita. Il tutto in tempi rapidi per non incorrerre nell'ennesima procedura di infrazione europea".

Giornata Mondiale dell'Acqua: anche le statue chiedono trasparenza e sicurezza per l'acquifero del Gran Sasso

 
Sono passati più di 10 mesi dall’8 maggio 2017 quando, a seguito dell’ennesimo incidente, fu vietato il consumo di acqua in gran parte della provincia di Teramo.
E in questi 10 mesi non è stato fatto nessun passo avanti concreto per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso e la Regione Abruzzo non ha voluto aprire alla partecipazione la Commissione tecnica per la Gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso.
Domani si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, evento lanciato dalle Nazioni Unite nel 1992 per chiedere ai Paesi di tutto il mondo impegni concreti per la difesa dell’acqua, risorsa fondamentale per la vita sulla Terra, bene comune per eccellenza, difeso in Italia anche attraverso il referendum del giugno 2011.
E proprio in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI, ha voluto dare voce a quattro personaggi legati alla storia di Teramo e di tutto l’Abruzzo.
Questa mattina ai busti di Gabriele D’Annunzio, Melchiorre Delfico, Carino Gambacorta e Vincenzo Irelli, posti lungo i Giardini di Viale Mazzini a Teramo, sono comparsi cartelli che chiedono sicurezza e trasparenza sull’acqua.
“Acqua trasparente: sicurezza per il Gran Sasso”, “Dopo 10 mesi: nessuna messa in sicurezza” e “Acqua bene comune: sicurezza per il Gran Sasso”, sono questi gli slogan che campeggiano sui cartelli e che stanno a ricordare a tutti noi, e soprattutto ai nostri amministratori, che è giunto il tempo di mettere in sicurezza una volta per tutte l’acqua del Gran Sasso, intervenendo sui Laboratori sotterranei di Fisica Nucleare e sulle gallerie autostradali.
 
 
 

19.3.18

Ora della Terra: Biciclettata per il clima a Teramo


Mancano pochi giorni all’Ora della Terra (Earth Hour), la più grande mobilitazione contro i cambiamenti climatici organizzata dal WWF in tutto il mondo, arrivata quest’anno all’undicesima edizione.
Sabato 24 marzo dalle ore 20.30 alle ore 21.30 le luci dei più importanti monumenti, strade, piazze, sedi di governi e parlamenti, uffici, abitazioni private e locali commerciali di tutto il mondo si spegneranno per lanciare un appello globale per la difesa del Pianeta.
La parola d’ordine dell’edizione 2018 sarà #Connect2Earth, perché tutti noi siamo “connessi” alla Terra e c’è un fortissimo legame tra il nostro benessere e la tutela biodiversità del Pianeta.
A Teramo, grazie all’adesione del Comune, si spegneranno le luci di Piazza Martiri della Libertà e il WWF Teramo ha organizzato una “Biciclettata per il clima” che partirà da Largo Madonne delle Grazie alle ore 19 e attraverserà tutte le strade cittadine per concludersi in piazza Martiri della Libertà per lo spegnimento delle luci alle ore 20.30. Alla biciclettata hanno aderito anche la FIAB (Federazione Italiana Amici della Biciletta) e il Centro di Educazione Ambientale “Monti della Laga”.
Vi aspettiamo alla biciclettata sabato 24 marzo alle ore 19 in Largo Madonne delle Grazie.
E se volete creare un vs evento, aderire all’Ora della Terra è semplicissimo: basta andare sul sito www.oradellaterra.org e caricare la notizia dello spegnimento o della iniziativa che si intende organizzare attraverso l’apposito form http://www.oradellaterra.org/inserisci-evento/.

15.3.18

Foreste: per il WWF il Testo Unico in discussione è condizionato dal settore economico

 
Per il WWF l’impostazione del Testo Unico delle Foreste è stata fortemente condizionata dalla volontà di regolamentare un settore economico, sicuramente importante e su cui era necessario intervenire, trascurando, però, gli altri aspetti legati al patrimonio forestale. Per questo motivo l’Associazione ha inviato un documento al Governo nel quale si evidenziano le principali criticità del provvedimento.
Pur riconoscendo lo sforzo del nuovo Testo (che opera con una delega “stretta”) di definire questioni rimaste per anni irrisolte (come ad esempio la definizione di “bosco”) o di dotarsi di strumenti nazionali di riferimento per i sistemi regionali, il quadro complessivo, sia per motivi istituzionali che a causa di discutibili normative vigenti (nazionali e regionali), è condizionato da una visione prevalentemente produttivistica delle foreste italiane.
Il WWF osserva come nel Testo Unico non emerga con chiarezza e in modo organico quanto invece viene richiesto dalla Strategia Forestale Europea (SFE) sulla tutela delle foreste e sul miglioramento dei servizi ecosistemici:
  • le foreste offrono servizi ecosistemici e un ricchissimo patrimonio di biodiversità e richiedono una maggiore protezione perché sono esposte a numerose pressioni, tra cui vengono menzionate la frammentazione degli habitat, la diffusione delle specie alloctone invasive, i cambiamenti climatici, la scarsità d’acqua, gli incendi, le tempeste e gli organismi nocivi;
  • la protezione delle foreste dovrebbe essere volta a preservare, migliorare e ripristinare la resilienza e multifunzionalità degli ecosistemi forestali come cuore pulsante dell’infrastruttura verde dell’Unione Europea che offre servizi ambientali e materie prime.
Sempre nella Strategia Forestale Europea si chiede agli stati membri, tra l’altro, di preservare e migliorare le superficie boschive al fine di garantire la protezione del suolo e una regolamentazione quantitativa e qualitativa delle acque, grazie a pratiche sostenibili; dare attuazione al Piano strategico per la biodiversità 2011-2020; rafforzare la conservazione del patrimonio genetico delle foreste (diversità delle specie arboree) e la diversità intraspecifica e all’interno delle popolazioni. Questioni su cui Testo Unico delle Foreste non dà risposte sufficienti.
Infine il WWF osserva come, nella formazione del Testo Unico, ossia prima che il testo approdasse alle Camere, non ci sia stato un momento partecipativo adeguatamente allargato. Non è stato sufficientemente approfondito il confronto reale con i portatori di interessi generali, diversi da quelli particolari attinenti alla materia. Una maggiore partecipazione avrebbe consentito una migliore definizione degli obiettivi, aprendo così la strada ad una Strategia Forestale Nazionale capace di coniugare le fondamentali esigenze di tutela del patrimonio forestale con un suo utilizzo corretto e effettivamente sostenibile. 

Air-gun nel Mare Adriatico, una sentenza non può essere un alibi per le strategie energetiche di un Paese

 
Le tre sentenze del Consiglio di Stato che, sbloccando le valutazioni di impatto ambientale approvate dal Ministero dell’Ambiente, autorizzano la prospezione con l’air-gun per la ricerca degli idrocarburi nelle acque del Mare Adriatico non risolvono, secondo il WWF, due questioni di fondo che il nuovo Parlamento e il nuovo Governo dovranno affrontare:
  1. se il nostro Paese intenda ancora oggi, dopo l’Accordo di Parigi del 2015, favorire le fonti fossili ritardando le scelte a favore delle fonti rinnovabili e ponendo a rischio le nostre risorse naturali;
  2. se il nostro Paese voglia sottovalutare gli impatti ambientali di queste attività, continuando ad alimentare un sistema di agevolazioni e sussidi che fa dell’Italia un “paradiso fiscale” per le aziende petrolifere.
L’air-gun è la sorgente d’energia oggi più utilizzata per i rilievi sismici in mare nella fase di ricerca degli idrocarburi ed è da considerarsi tra le fonti di rumore a elevata potenza che possono provocare gravi danni fisici alle strutture dell’apparato uditivo e provocare effetti temporanei, permanenti o addirittura letali, in alcune specie sensibili a tali emissioni, quali indiscutibilmente sono i Cetacei, come è stato dimostrato sin dal 2012 da uno studio dell’ISPRA.
Anche se gli interventi di ricerca con l’air-gun dovranno avere ora autorizzazioni puntuali, per cui è necessario continuare a cercare di impedire questo scempio all’ecosistema marino, è del tutto evidente che il problema della ricerca e dell’estrazione di idrocarburi a mare è una vera e propria emergenza. Oggi il 25% della piattaforma continentale italiana è interessata da attività di sfruttamento degli idrocarburi offshore che mettono a rischio aree di pregio dal punto di vista naturalistico a fronte di un ritorno economico dalle attività di estrazione degli idrocarburi del tutto marginale: il greggio disponibile è di scarsa qualità e le riserve di petrolio presenti nei fondali marini sono molto limitate tanto che potrebbero soddisfare il fabbisogno nazionale solo per 7 settimane. In realtà le aziende petrolifere continuano a investire perché godono di un sistema di esenzioni che non fa pagare royalty sulle prime 50mila tonnellate di petrolio estratte e sui primi 80 milioni di smc di gas estratti a mare, oltre ad avere un prezzo delle concessioni risibile a cui si aggiungono tutta una serie di ulteriori sussidi.
Le servitù petrolifere, senza che esista nemmeno un Piano nazionale sulle aree dove svolgere attività di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi (cancellato dal Governo Renzi), mettono a rischio, nel solo nel versante Adriatico, il patrimonio naturale costituito da 112 aree protette dalle norme italiane e comunitarie: 6 aree marine protette, un parco nazionale, 10 parchi regionali, 31 riserve naturali statali e regionali e 65 siti della Rete Natura 2000 distribuiti nella fascia costiera e nelle acque territoriali italiane.
Le attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi a regime e durante le fasi di ricerca hanno un elevato impatto sull’ecosistema marino. Ad esempio, nel rilevare l’impatto delle attività di estrazione degli idrocarburi non vengono valutate adeguatamente le criticità geologiche: la subsidenza, la produzione di ampie depressioni del fondale marino che richiamano al largo i sedimenti favorendo l’erosione delle spiagge e lo scalzamento delle coste alte, la sismicità delle aree dove vengono localizzate le piattaforme che vengono realizzate con strutture che raramente possono resistere ad uno scuotimento sismico.
Nella fase operativa di estrazione degli idrocarburi vengono poi usati fanghi perforanti a base di acqua che contengono sostanze (argille bentoniche, solfato di bario, carbonato di calcio, ematite) alcune delle quali sono tossiche per la vita marina specialmente quando mescolate con scarti gassosi e fluidi durante la perforazione dei pozzi, oppure a seguito di reazioni chimiche che normalmente si sviluppano nella fase di perforazione. Le acque di produzione (PFW), immesse nel pozzo per aumentare la pressione del giacimento e favorire la fuoriuscita di petrolio, contengono alcuni contaminanti, come i metalli pesanti e i microinquinanti organici, che inquinano i fondali e provocano danni agli organismi marini.

11.3.18

Turismo e aree protette: il WWF lancia il passaporto delle Oasi


In una conferenza stampa tenuta questa mattina nella sede pescarese di viale Bovio della Regione, il WWF Abruzzo e l’assessore ai Parchi Donato Di Matteo hanno presentato il “Passaporto delle Oasi”, un innovativo strumento di promozione del territorio teso a valorizzare insieme le aree protette e l’economia rispettosa dell’ambiente. Presenti all’incontro anche alcuni sindaci e assessori dei Comuni coinvolti (in questa prima fase: Altino, Anversa degli Abruzzi, Atri, Borrello, Casoli e Sant’Eusanio del Sangro).
Il “passaporto” è uno strumento (un libretto) che contiene le informazioni base su, per ora, quattro delle Oasi WWF presenti in Abruzzo: Calanchi di Atri, Cascate del Verde, Gole del Sagittario e Lago di Serranella. Come raggiungerle; le strutture e i percorsi presenti; le attività che si possono svolgere; la flora e la fauna caratteristiche; i recapiti del Centro Visite e riferimenti della Riserva, ma anche notizie su ristoranti, pizzerie, osterie, alberghi, B&B, produttori/rivendite di prodotti tipici legati presenti nelle Oasi o nei territori limitrofi, all'interno dei sei Comuni coinvolti.
Il turista/visitatore viene invitato a effettuare in un anno solare la visita delle 4 Oasi e dei rispettivi 6 territori comunali, fruendo anche delle attività indicate e promosse dal Passaporto (consumando un pasto, acquistando prodotti tipici, pernottando in una struttura alberghiera o in un B&B…) e a collezionare i timbri delle 4 Oasi e di almeno 4 esercizi commerciali convenzionati. Va precisato che questi esercizi sono stati selezionati direttamente dalle Oasi e hanno aderito tramite la sottoscrizione di un accordo in base al quale garantiscono il rispetto di alcuni impegni di qualità, ma possono assumerne anche altri facoltativi per offrire ancora di più a chi andrà a visitarli.
Coloro che completeranno la visita e mostreranno il libretto con almeno 8 timbri, raccolti con le modalità già indicate, riceveranno dalla Riserva presso la quale esibiranno il passaporto completo un gadget a testimonianza del completamento del percorso e uno relativo all’Oasi nella quale si trovano.
«Un riconoscimento simbolico – spiega il delegato Abruzzo del WWF Italia Luciano Di Tizio – per quegli amici della natura che avranno scelto di trascorrere almeno qualche giorno di vacanza in armonia con l’ambiente e con le offerte di qualità delle quali il nostro territorio è ricchissimo».
«Una bella iniziativa – ha commentato l’assessore Donato Di Matteo – che viene inaugurata da quattro Oasi del WWF, l’organizzazione che ha lanciato questo progetto e lo ha condiviso con i sindaci dei comuni interessati. L’obiettivo però è quello di estendere già del prossimo anno questa idea, vincente, a tutte le Riserve regionali abruzzesi, perché la protezione della natura viaggi sempre più in sintonia con una economia capace di adeguarsi alle spinte e alle richieste del mondo contemporaneo. Proprio per questo il mio assessorato ha voluto, nelle more dell’approvazione della nuova legge quadro sulle aree protette, attualmente in discussione nelle commissioni consiliari, anticipare la nomina di un Direttorio con compiti di coordinamento e promozione. Questa nuova struttura dovrà cercare, appunto, strumenti efficaci per ottimizzare le risorse e per coniugare la tutela dell’ambiente con una economia sana e innovativa».

9.3.18

Un'ora al buio per il Pianeta

 
Un’ora riempita da centinaia di milioni di gesti simbolici come lo spegnere le luci di abitazioni, monumenti, strade per lanciare un appello globale contro il cambiamento climatico e per la difesa del Pianeta: è questa l’energia positiva dell’Ora della Terra (Earth Hour), la più grande mobilitazione globale del WWF che tornerà sabato 24 marzo dalle 20.30 alle 21.30.
Nell’edizione del 2017 l’effetto domino dell’Ora della Terra ha registrato numeri da capogiro: adesione di 7.000 città in oltre 184 paesi del mondo, centinaia di milioni di persone coinvolte e oltre 2 miliardi e mezzo di azioni sui social network.
E quest’anno si spegneranno centinaia di luoghi simbolo del nostro Pianeta, ma anche sedi istituzionali, uffici, imprese e abitazioni private di tutto il mondo con eventi e iniziative speciali sul web e nelle migliaia di città coinvolte.
La parola d’ordine dell’edizione 2018, l’undicesima da quando l’Ora della Terra fu lanciata dal WWF nella città di Sidney, sarà Connect2Earth, perché tutti noi siamo “connessi” alla Terra e c’è un fortissimo legame tra il nostro benessere e la biodiversità del Pianeta.
“Il messaggio planetario dell’Ora della Terra è straordinario”, dichiara Luciano Di Tizio, delegato del WWF Abruzzo. “Milioni e milioni di persone che si impegnano singolarmente e collettivamente nel contrasto al cambiamento climatico, una sfida che è possibile vincere soltanto unendo le forze. Una sfida che non riguarda solo i Governi nazionali e gli organismi internazionali, ma anche le realtà locali e i singoli cittadini. Lo scorso anno in Abruzzo ci furono tante adesioni. Chiediamo alla Regione, alle Province, ai Comuni, alle aree protette, a tutte le istituzioni, alle organizzazioni locali, alle imprese e ai singoli cittadini di aderire spegnendo simbolicamente per un’ora, dalle 20.30 alle 21.30 del 24 marzo, le luci di strade, monumenti, case, sedi e partecipando alle attività che il WWF organizzerà in varie città e nelle sue Oasi”.
 
Aderire all’Ora della Terra è semplicissimo.
Basta andare sul sito www.oradellaterra.org e caricare la notizia dello spegnimento o della iniziativa che si intende organizzare attraverso l’apposito form http://www.oradellaterra.org/inserisci-evento/.

1.3.18

Café scientifique: da domani tornano gli aperitivi scientifici del WWF Teramo

 
Con un viaggio nel mondo del sottobosco in compagnia del micologo Bruno De Ruvo, da domani prende il via la nuova edizione degli aperitivi scientifici del WWF Teramo, nell’ambito dei Café scientifique del WWF Italia.
“Anche quest’anno abbiamo programmato cinque appuntamenti per parlare di ambiente e scienza in maniera approfondita, ma non noiosa”, dichiara fausta Filippelli del WWF Teramo “I nostri aperitivi scientifici riprendono l’esperienza dei Café Scientifique anglosassoni, nati a Leeds nel 1998 e oggi attivi nel Regno Unito con oltre 40 esperienze sul territorio nazionale, ma diffuso ormai in molte altre città del mondo, mantenendo la stessa denominazione e il comun intento di riunirsi in luoghi ricreativi per ascoltare scienziati, scrittori e personaggi di cultura che danno vita a interessanti forum per discutere apertamente con appassionati e semplici curiosi. Il WWF in Italia sta lanciando questo nuovo modello di intrattenimento-studio con prime esperienze a Bologna, Trieste, Milano, Atri e anche Teramo dove abbiamo lanciato la prima edizione nel gennaio 2015”.
Nel programma 2018 saranno trattati temi locali, ma se ne affronteranno anche di più generali legati alla scienza.
 
Ecco i 5 appuntamenti:
  • Venerdì 2 marzo: “Viaggio nel sottobosco: il magico regno dei funghi”, con Bruno De Ruvo, micologo.
  • Venerdì 23 marzo: “Fiumi, torrenti e fossi: l’idrografia della provincia di Teramo”, con Roberto Rotella, biologo del WWF Teramo.
  • Venerdì 13 aprile: “I boschi del nostro territorio: la selvicoltura teramana dalle origini fino alle soglie del XX secolo”, con Gualberto Mancini, Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale di Teramo.
  • Venerdì 4 maggio: “Superstizione, una questione bestiale?”, con Francesco Ruggirello, criminologo, coordinatore CICAP Abruzzo-Molise, e Luciano Di Tizio, erpetologo, delegato Abruzzo del WWF Italia.
  • Venerdì 25 maggio: “Scienza vs Magia: psicologo e mentalista a confronto”, con Aristide Saggino, Dipartimento Scienze Psicologiche, Umanistiche e del Territorio dell’Università “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara e Presidente CICAP Abruzzo-Molise, e Luca Menichelli, mentalista e vice presidente CICAP Abruzzo-Molise.
Tutti gli appuntamenti sono alle ore 18 e si svolgeranno in un nuovo punto di incontro: il locale “Stagioni”, un bistrot all’italiana che si trova in circonvallazione Ragusa n. 20 a Teramo.