29.1.19

Elezioni regionali: Vota per la Natura!

 
Il WWF Abruzzo lancia oggi sui social network la sua campagna elettorale con cinque manifesti che invitano i candidati Presidente della Regione a impegnarsi nella tutela dell’ambiente e della natura della nostra regione.
Il Fratino e la costa, l’Orso marsicano e il suo ambiente, i fiumi puliti e un mare libero da trivelle, l’aria pulita e la mobilità sostenibile, le aree naturali protette: sono questi i cinque temi scelti per la campagna del WWF.
“Abbiamo scelto cinque simboli dell’impegno per la tutela ambientale e per la salute umana”, dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia. “Sono argomenti che riguardano la nostra vita perché ci parlano di acqua che beviamo, di aria che respiriamo, di capitale naturale che ci permette di vivere. È un modo per richiamare i candidati alla carica di presidente regionale ad occuparsi di cose concrete e sviluppare idee e progettualità per tutelare l’ambiente di una regione che è al centro dell’ecoregione mediterranea e che ha avuto ed ha ancora oggi un ruolo fondamentale per la tutela del patrimonio naturale del nostro Paese”.
“Salvo qualche lodevole eccezione, fino ad oggi i temi ambientali sono stati quasi del tutto assenti nel dibattito elettorale”, aggiunge Luciano Di Tizio, delegato WWF Abruzzo. “Eppure sono temi che attengono alla qualità della nostra vita: solo un ambiente sano ci permette di sviluppare un’economia forte e sostenibile. La distruzione del territorio ha costi altissimi per la collettività: basti pensare ai danni per frane e alluvioni o alla crescita della spesa pubblica per la sanità che risente molto anche di tante patologie legate all’inquinamento. Dai candidati alla prima carica regionale e da tutti coloro che in questi giorni si presentano all’elettorato per chiedere di essere chiamati a ricoprire il ruolo di consigliere regionale ci aspettiamo un maggiore attenzione per l’ambiente. Per questo abbiamo anche elaborato un documento in 10 punti che presenteremo a giorni in vista della chiusura della campagna elettorale e con il quale avanziamo le richieste del WWF ai candidati”.
 



28.1.19

Gestione e vigilanza sulla caccia, la Regione “dimentica” anche gli obblighi di legge

 
Il WWF ha richiesto ufficialmente alla Regione Abruzzo i dati dal 2015 al 2018 sullo stato dei servizi preposti alla vigilanza in materia di caccia e il numero di accertamenti; informazioni necessarie per avere un quadro aggiornato sullo stato della vigilanza venatoria nel territorio. Sono state richieste informazioni anche sull’attuale pianificazione faunistico-venatoria e in particolare i dati sugli abbattimenti, la consistenza numerica dei cacciatori e numeri aggiornati sulle immissioni di selvaggina. Il risultato è semplicemente desolante sia dal punto di vista della quantità e qualità dei dati in possesso dell’Ente regionale, sia in merito alla vigilanza venatoria in Abruzzo.
La Regione Abruzzo non possiede i dati e le informazioni minime sulla fauna selvatica, sulla caccia e sulla vigilanza venatoria, neppure quelli che dovrebbe avere secondo quanto disposto dalle normative nazionali e regionali. Il WWF ha chiesto i “rapporti informativi sulla vigilanza nelle diverse province” delle ultime 3 annualità. La raccolta di questi dati è prevista dalla L. 157/92 e dalla L.R. 10/2004. La Regione ha comunicato al WWF solo i dati del 2015 o, in altri casi, solo i dati del 2016. Informazioni peraltro incomplete: in alcuni casi mancano il numero delle unità addette o quello delle giornate di servizio o il numero dei verbali redatti.
Ancora. La Regione scrive al WWF di non essere in possesso della “relazione illustrativa delle immissioni di selvaggina” (relazione prevista dalla stessa legge regionale che evidentemente l’ente per primo non rispetta) e ci chiede di rivolgerci agli Ambiti Territoriali di Caccia (AATTCC) per ottenere queste informazioni. A questo punto c’è da chiedersi come faccia la Regione a effettuare la funzione ispettiva sulla gestione degli AATTCC se non conosce come vengono fatte le immissioni di selvaggina che rappresentano la voce più importante dei bilanci degli Ambiti?
Le Polizie Provinciali, di fatto smantellate dalla disastrosa recente riforma di quegli enti, non svolgono oramai quasi più la vigilanza venatoria a causa del forte ridimensionamento degli organici e dello spostamento ad altre mansioni. Dai dati forniti dalla Regione Abruzzo emerge che la Polizia Provinciale di Teramo nel 2015 ha riscontrato un solo illecito amministrativo e 2 penali. La Provincia di Pescara è riuscita a fare peggio: in quasi 2 anni (da gennaio 2015 ad ottobre 2016) ha riscontrato zero illeciti penali e zero amministrativi! Le altre due province abruzzesi sin sono invece mostrate più attive nel campo della vigilanza venatoria: la Polizia Provinciale di Chieti nel 2016 ha irrogato 26 sanzioni amministrative e 8 penali mentre quella de L’Aquila 75 sanzioni amministrative e nessun penale.
Nel complesso anche in questa circostanza la Regione ha dimostrato le proprie gravissime carenze nella gestione faunistico venatoria fino al punto limite di non avere a disposizione neppure i rapporti informativi sulla vigilanza venatoria che, per legge, dovrebbe procurarsi dalle Province e trasmettere, ogni anno, al Ministero delle Politiche Agricole.
Già nel 2016 del resto l’Abruzzo era tra quelle Regioni che, secondo il rapporto dell’Ispra “Analisi dei dati dei tesserini venatori”, non avevano fornito i dati necessari ad assicurare il rispetto dei principi di rigorosa verifica e di costante monitoraggio del prelievo venatorio degli uccelli, imposti dalle Direttive dell’Unione Europea.
«L’auspicio del WWF – sottolinea il coordinatore regionale delle guardie WWF Claudio Allegrino - è che il prossimo Presidente della Regione e la prossima giunta regionale rispettino e facciano rispettare le leggi in materia di caccia e di tutela della fauna e risolvano la grave e non più tollerabile carenza relativa alla vigilanza venatoria».

22.1.19

L'Università D'Annunzio rinuncia alla scienza e promuove le fake news?

 
Mercoledì 23 gennaio al Campus dell'Università "Gabriele d'Annunzio" a Chieti si terrà la presentazione del libro "Clima: basta catastrofismi. Riflessioni scientifiche su passato e futuro".
Incredibilmente l'Ateneo abruzzese offre ospitalità ai negazionisti del clima con tanto di saluti iniziali da parte del Magnifico Rettore. Senza prevedere alcun contraddittorio, una frangia talmente minoritaria da essere fuori da qualsiasi discussione scientifica mondiale, potrà così illustrare in una sede universitaria dati che sono stati confutati migliaia di volte.
I cambiamenti climatici sono una realtà ormai acclarata, così come è acclarato il ruolo delle attività antropiche in questi cambiamenti. Non passa giorno senza che i più autorevoli istituti di ricerca a livello mondiale richiamino l'attenzione di cittadini, imprese e istituzioni sulla necessità di operare subito per impedire l'innalzamento della temperatura. Il cambiamento climatico è un pericolo costante già oggi. I suoi effetti li stiamo già vivendo con la morte di migliaia e migliaia di persone, la distruzione dell'ambiente e anche con danni economici rilevanti.
L'Università dovrebbe essere un luogo di ricerca e studio, di crescita culturale e confronto tra ricercatori e scienziati. Questa volta la “Gabriele d'Annunzio” ha preferito dare spazio ai negazionisti del cambiamento climatico. Ci aspettiamo nelle prossime settimane un convegno promosso dai terrapiattisti e poi un seminario sugli unicorni!

Nuove guardie del WWF in Abruzzo

Questa mattina negli uffici regionali di via Conte di Ruvo 74, a Pescara, presso il Dipartimento per la Salute e il Welfare, si è proceduto all’assegnazione della qualifica di Guardia Zoofila Volontaria agli attivisti che hanno partecipato al corso di formazione organizzato dal WWF e che hanno superato l’esame finale di fronte alla commissione nominata dalla Regione presieduta dal dr. Corrado Sorgi. Le determinazioni regionali sono state consegnate dal dirigente dr. Giuseppe Bucciarelli e dai funzionari del Servizio Sanità Veterinaria, Igiene e Sicurezza degli Alimenti.
Al corso hanno partecipato oltre 30 aspiranti guardie, 24 delle quali hanno acquisito titoli adeguati per la nomina. Le lezioni, che si sono protratte per circa 5 mesi, hanno permesso ai partecipanti di ricevere una puntuale formazione su tutti i settori della vigilanza ambientale con particolare riguardo a quella zoofila, appunto, ma anche a quella ittica e venatoria.
«Attualmente la vigilanza ambientale del WWF in Abruzzo è articolata con due nuclei a Pescara e Chieti», spiega Luciano Di Tizio, delegato WWF Abruzzo. «L'arrivo di nuove guardie anche nella altre due province ci consentirà di aumentare i controlli sul territorio. Episodi come quelli del cervo ritrovato ucciso tra Introdacqua e Bugnara dimostrano come la piaga del bracconaggio sia ormai dilagante e richieda un maggior impegno anche sul fronte della repressione. Un adeguato gruppo di volontari potrà essere molto utile anche alle Forze dell'Ordine con le quali i nuclei di vigilanza ambientale del WWF collaborano da sempre. Le nostre guardie potranno svolgere attività in vari settori contribuendo così a rendere il nostro ambiente più protetto».
Le guardie WWF sono dei volontari molto speciali, collaboratori preziosi per le attività giudiziarie e legali che ogni giorno il WWF svolge in tutta Italia. Nate all'inizio degli anni Novanta, le guardie del Panda in Italia sono oggi oltre 300, organizzate in cinquanta nuclei distribuiti su quasi tutte le regioni. Ogni anno offrono in maniera disinteressata e gratuita complessivamente 55mila ore di servizio in difesa della natura.
Migliaia sono gli accertamenti di violazione effettuati in questi anni: dall’uccisione di specie protette al bracconaggio, dagli abusi edilizi all’abbandono di rifiuti, dal maltrattamento degli animali al commercio illegale di fauna e flora, dall’inquinamento di fiumi e mari, alla pesca illegale, dalle attività industriali inquinanti, agli scarichi abusivi e agli incendi.

Acqua del Gran Sasso: appello ai candidati Presidenti di Regione


Dopo oltre 20 mesi dall’incidente dell’8 e 9 maggio 2017, nella seduta del 21 dicembre 2018, la Regione Abruzzo ha depositato una bozza di delibera di giunta che dovrebbe definire le attività urgenti e indifferibili che l’INFN, la Strada dei Parchi SpA e l’ERSI dovrebbero adottare.
Se la bozza di delibera allegata al verbale della riunione dovesse essere confermata ed effettivamente votata ci si troverebbe di fronte ad alcune prese di posizione da parte della Regione che potrebbero aiutare a fare chiarezza.
Sicuramente è importante che la Regione ritenga “urgente ed indifferibile” che l’INFN proceda entro tre mesi dall’approvazione della delibera di giunta alla redazione di un piano per la dismissione degli esperimenti che comportano l’utilizzo di sostanze pericolose oltre la soglia del DLgs n. 105/2015 (Direttiva Seveso 3) e che detto piano debba poi essere realizzato entro e non oltre il 31 dicembre 2019.
È una indicazione importante, purtroppo arrivata con forte ritardo perché è dai primi anni 2000 che le associazioni ambientaliste chiedono di allontanare dai Laboratori quegli esperimenti inconciliabili (e contra legem!) con la presenza dell’acquifero del Gran Sasso. Questo fa apparire ancora più assurda la richiesta dell’INFN, riportata nel verbale, di postcipare la data alla fine del 2020: il 31 dicembre 2019 è già un termine fin troppo generoso e concedere un’ulteriore dilazione sarebbe estremamente grave e priva di qualsiasi fondamento tecnico-legale visto che la situazione è nota da anni.
Allo stesso modo è importante l’affermazione circa la necessità di procedere alla preventiva valutazione di incidenza ambientale per tutti gli interventi e gli esperimenti che si andranno a fare sotto il Gran Sasso. Anche in questo caso ci si chiede perché per anni si è consentito di non rispettare un preciso obbligo di legge.
Del tutto risibile la richiesta che, secondo il verbale sarebbe stata ribadita dalla Strada dei Parchi SpA e dal Ministero dei Trasporti, di realizzare una nuova galleria per le infrastrutture potabili. Gli abruzzesi hanno già rispedito al mittente qualsiasi ipotesi di “terza canna” e di nuova aggressione all’acquifero e chiunque continui ad avanzare simili idee dimostra di non conoscere né l’acquifero, né la storia della nostra regione!
Sullo specifico degli interventi prospettati per l’impermeabilizzazione dei Laboratori e delle conduttore, nonché per la sostituzione delle vecchie canaline di raccolta delle acque, l’Osservatorio si riserva di fare le proprie valutazioni tecniche una volta che la Giunta regionale avrà approvato realmente la bozza di delibera presentata, ma fin da ora ci si chiede perché alcuni interventi sono stati indicati come “urgenti ed indifferibili”, mentre su altri ci si sia limitati a chiedere una valutazione di fattibilità tecnica con specifica analisi costi-benefici senza indicare i tempi entro cui concluderla e soprattutto chi dovrà effettivamente procedere a tale valutazione.
Dubbi pesanti che sono l’ovvia conseguenza dell’atteggiamento avuto dalla Regione Abruzzo in questi due anni: la Giunta regionale, infatti, si è sempre rifiutata di far partecipare i rappresentanti dell’Osservatorio alla Commissione tecnica per la gestione del Rischio nel sistema idrico del Gran Sasso, dimostrando così uno scarso se non nullo rispetto versa i criteri di trasparenza e partecipazione che dovrebbero caratterizzare la gestione della cosa pubblica. E questo nonostante una precisa presa di posizione favorevole da parte della competente Commissione consiliare del Consiglio regionale.
Proprio per questo, l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, costituito dalle Associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI, rivolge un appello ai candidati alla carica di Presidente della Regione Abruzzo che si confronteranno nelle prossime elezioni del 10 febbraio.
A tutti i candidati l’Osservatorio chiede di prendere un impegno concreto con gli abruzzesi: chiunque sarà eletto dovrà lavorare dal giorno dopo la sua proclamazione per risolvere subito e in maniera definitiva la grave situazione di pericolo dell’acquifero del Gran Sasso d’Italia che rifornisce di acqua oltre 700.000 abruzzesi.
Ma non solo: ai candidati l’Osservatorio chiede anche di impegnarsi a fare della trasparenza e della partecipazione elementi fondanti della loro azione di governo affinché le scelte su un tema come quello della tutela della principale risorsa idrica della nostra regione non sia nella mani di poche persone, ma possano essere condivise da tutte le cittadine e tutti i cittadini abruzzesi.

14.1.19

Caccia: la Lega all'assalto della tutela della fauna



“Uno stravolgimento della Legge nazionale n. 157/1992 sulla tutela della fauna e la riapertura di contenziosi europei, risolti dopo anni di lavoro e condanne della Corte di Giustizia: a questo porterebbero gli emendamenti al Decreto Semplificazioni. Bocciarli subito come inammissibili e mettere al sicuro la tutela della fauna”.
Lo dichiarano le associazioni Enpa, Lac, Lav, Lipu e WWF Italia a proposito degli emendamenti presentati da alcuni senatori leghisti al decreto sulla Semplificazione per le imprese, in discussione in questi giorni al Senato della Repubblica.
"Gli emendamenti permetterebbero di autorizzare con legge regionale la caccia in deroga a specie non cacciabili e la cattura degli uccelli a fini di richiamo vivo, vietata dalla direttiva comunitaria. I pareri sui calendari venatori passerebbero dall’Ispra, l’autorità scientifica nazionale, agli osservatori regionali, con la conseguenza formale che le Regioni si darebbero il via libera da sole e la conseguenza sostanziale di calendari venatori più permissivi e stagioni di caccia più lunghe. Verrebbe raggirata la norma nazionale di annotazione immediata dei capi abbattuti (la stessa modifica che il Governo solo un mese fa ha invece ritenuto incostituzionale per una norma regionale), essenziale per evitare gli abbattimenti oltre i limiti consentiti. La caccia di controllo verrebbe affidata ai cacciatori, riattivando un circolo vizioso che va invece definitivamente spezzato. Sarebbero ripristinate le vecchie riserve di caccia a scopo di lucro, a differenza delle attuali aziende faunistico-venatorie, in cui oggi non si può guadagnare abbattendo uccelli migratori, che sono patrimonio internazionale".
Questo e altro, negli emendamenti presentati dai senatori leghisti, con il solito detestabile trucco di tentare l’assalto alle tutele degli animali selvatici utilizzando provvedimenti che nulla vi hanno a che vedere. Più che semplificare, le proposte determinerebbero un vero e proprio caos gestionale, esattamente il contrario di quanto si prefigge il decreto in oggetto.
Non solo: va considerato che ai gravi danni che verrebbero inferti agli animali selvatici si aggiungerebbe la riapertura di contenziosi con l’Unione europea che negli anni scorsi hanno portato a inchieste, procedure di infrazione e condanne per l'Italia da parte della Corte di Giustizia e hanno trovato soluzione solo dopo un lungo e faticoso lavoro, durato anni, dei governi, del Parlamento e delle stesse associazioni.
“A questa azione così clamorosamente irresponsabile" concludono le Associazioni "è necessario che il Governo e lo stesso Parlamento rispondano con fermezza e rapidità, ciascuno per proprio conto, a cominciare dalla dichiarazione della loro chiara e completa inammissibilità, e mettano politicamente al sicuro la tutela della fauna selvatica, togliendola dalle mani di chi la distrugge abitualmente”.

11.1.19

Fratino, una specie in difficoltà

La conferenza stampa di presentazione dei dati Salvafratino 2018

Sono stati complessivamente 29 i nidi di Fratino (Charadrius alexandrinus) censiti nel 2018 in Abruzzo. Tra questi 16 (il 55%) sono andati a buon fine con l’involo dei pulli mentre in 13 casi l’esito è stato negativo. È questo il dato di sintesi più importante del report 2018 presentato questa mattina in una conferenza stampa nella sede della Direzione Marittima di Pescara dal comandante Donato De Carolis, dal vertice dell’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” (il presidente Leone Cantarini e il direttore Fabio Vallarola) e dal delegato regionale WWF Luciano Di Tizio.
Nonostante siano ormai diversi anni che, attraverso il Progetto Salvafratino, l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano e il WWF Abruzzo, anche attraverso una rete di volontari che operano in realtà locali, portano avanti azioni di tutela e monitoraggio dei nidi di Fratino lungo la costa abruzzese, il 2018, è stato spiegato, è un po’ l’anno zero per la tutela del piccolo trampoliere. Grazie all’impegno dell’AMP che ha siglato un rapporto di collaborazione con il WWF, e grazie all’azione di tanti volontari, è stato possibile raccogliere dati in maniera meglio organizzata rispetto al recente passato. A presentare il report è stato l’ornitologo Stefano De Ritis, cui è stato affidato il coordinamento scientifico dell’azione.

I risultati del 2018 saranno la base di partenza per tutti i futuri studi. Sono stati ovviamente utilizzati anche per valutare l’andamento delle nidificazioni in Abruzzo. I comuni interessati sono stati 8 (42%) sui 19 presenti lungo la costa abruzzese e il numero complessivo dei nidi appare in diminuzione (solo 29 contro una media di 44 registrata negli ultimi anni), in linea con quanto sta accadendo a livello mondiale per la specie, ovunque in forte declino. Quest’anno per la prima volta non ci sono stati eventi riproduttivi a Vasto e a San Salvo, ed è certamente anche questo un dato allarmante, anche se la tendenza alla diminuzione era già evidente negli anni scorsi e potrebbe comunque trattarsi di una stagione eccezionalmente negativa. Consola invece il fatto che la densità dei nidi (numero per km) sia notevolmente maggiore all’interno delle aree protette, dove evidentemente gli animali sono più al sicuro grazie alla maggiore attenzione da parte di operatori balneari, cittadini e turisti consapevoli di trovarsi in un territorio speciale. Del resto appare illuminante il fatto che tra i nidi finiti male nel 53,8% dei casi la colpa sia da ricercare nelle attività dell’uomo (disturbo o vandalismo).
La situazione di evidente difficoltà che sta incontrando la specie deve spingere tutti ad un maggiore impegno. Se è vero che la specie è purtroppo in fortissimo declino in tutta Europa, è altrettanto vero che in Abruzzo aree dove fino a pochi anni fa il Fratino nidificava e si riproduceva, oggi sono ormai prive di una qualsiasi presenza. Ciò è avvenuto per l’occupazione ormai totale del litorale; per la diffusione della pulizia meccanica delle spiagge che produce una aratura e un livellamento innaturali con conseguente distruzione dei nidi; per la presenza di cani senza guinzaglio e in alcuni casi di colonie feline o singoli gatti randagi che finiscono per predare le uova e i piccoli appena nati. A questo si aggiunge anche una predazione naturale, ad esempio da parte di cornacchie, in aumento in determinate aree.
Il Fratino troverà d’ora in poi un nuovo alleato anche nelle donne e negli uomini della Guardia Costiera, da sempre al fianco degli enti e delle associazioni per la conservazione di questa come delle altre specie presenti lungo i litorali, ma che dal 2019 aumenterà la propria azione di controllo.
La collaborazione tra AMP, WWF e Guardia Costiera, con l’impegno di tanti volontari, la disponibilità dei balneatori e la crescente attenzioni dei Comuni (la presenza del Fratino tra l’altro aiuta nel conseguimento delle bandiere blu) consentono di sperare in un miglioramento della situazione anche se non mancano resistenze, in gran parte legate – è stato spiegato questa mattina – alla errata percezione che il piccolo trampoliere possa rappresentare un ostacolo per le attività umane sulla spiaggia mentre al contrario, adottando alcuni semplici accorgimenti nel breve periodo della cova, il Fratino rappresenta, oltre che un indicatore della qualità ecologica di un territorio, una risorsa importante, anche per comunicare un’immagine positiva che garantisce ai tratti del litorale nei quali sceglie di nidificare.
Nel corso della conferenza è stato anche anticipato che il 25 gennaio prossimo a Pescara si terrà un importante convegno sulla tutela de, Fratino che vedrà la partecipazione di qualificati esperti e degli enti impegnati nella conservazione della specie.

SCHEDA
Il Fratino (denominazione scientifica Charadrius alexandrinus; nome comune abruzzese “curri curri”) è un piccolo trampoliere che nidifica sulla spiagge da fine febbraio a fine luglio. I suoi nidi sono fossette scavate nella sabbia dove depone di solito 3 uova fortemente mimetiche covate a turno da entrambi i genitori per circa 28 giorni. I piccoli (pulli) appena nati lasciano il nido e conducono vita autonoma sorvegliati dai genitori sino all’involo: dal momento della schiusa a quello nel quale i giovani fratini hanno piena autonomia trascorrono circa altri 40 giorni. La specie è considerata a rischio di estinzione (“Endangered”) nella lista rossa dell’IUCN, l’Unione mondiale per la conservazione della natura.

Niente auto nelle aree pedonali!


Il WWF Italia si unisce alle critiche verso il comma 103 dell’art. 1 della Legge di Stabilità (Legge n. 145/2018) che lascia liberi i comuni di consentire l’accesso libero ai veicoli a propulsione elettrica o ibrida nelle aree pedonali e nelle ZTL.
Alle critiche sono seguite smentite e controsmentite da parte del Governo e di varie forze politiche che hanno reso la situazione molto confusa.
Consentire l’ingresso alle auto elettriche o ibride nelle aree finora vietate al transito veicolare privato è un errore. Le auto elettriche rappresentano un passo avanti necessario per il contenimento delle emissioni, ma è altrettanto importante che alla promozione dell’innovazione tecnologica corrisponda un’idea di città non congestionata dalle auto e, in questo senso, non si può certo rinunciare agli spazi riservati ai mezzi pubblici, ai pedoni e alle biciclette, che vanno anzi ampliati. Lo scopo delle aree pedonali e delle ZTL è (e deve rimanere) anche quello di rendere più sicure le città per pedoni e ciclisti e non lasciare tutti gli spazi a ingorghi e parcheggi selvaggi.
Riaprire al traffico privato le poche zone urbane che sono state a fatica sottratte alle auto rappresenta un passo indietro verso la trasformazione delle città in luoghi vivibili per tutti a partire dai bambini e dagli anziani. Inoltre, si finisce per sconfessare le politiche di incentivazione al trasporto pubblico che invece il governo giustamente dichiara di voler perseguire.
Il WWF pertanto auspica un convinto cambio di rotta e la rapida abrogazione della norma introdotta dalla Legge di Stabilità.
 

Diciannove tartarughe spiaggiate sulla costa di Abruzzo e Molise nei giorni dell’Epifania

 
Era già accaduto due anni fa, in questo stesso periodo dell’anno: allora le tartarughe coinvolte furono nove, tutte della specie Caretta caretta, otto delle quali (88,9%) morte, tutte trovate sulle spiagge abruzzesi nella giornata del 7 gennaio. Quest’anno il fenomeno si è ripetuto, con numeri ancora peggiori: nella prima settimana del 2019, più esattamente dal 4 al 6 gennaio, segnalate da privati cittadini e dal personale della Guardia Costiera, lungo le coste d’Abruzzo e Molise sono state rinvenute in totale 19 tartarughe, 14 decedute (73,7%) e 5 in vita.
Su 4 animali sono stati riscontrati i segni di interazioni antropiche quali intrappolamento e lesioni dovute a eliche o ami. Gli spiaggiamenti sono avvenuti durante una perturbazione meteorologica che ha causato forti mareggiate, che individui giovani e in difficoltà non sono stati in grado di fronteggiare. Come previsto dalla rete regionale per lo spiaggiamento di cetacei e tartarughe, gli interventi sono stati condotti dal personale del Centro Studi Cetacei, in collaborazione con i Servizi Veterinari delle ASL e dell’ASREM, la Guardia Costiera e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise.
I volontari del CSC, con la collaborazione di esperti della Societas Herpetologica Italica, hanno eseguito i rilievi biometrici su tutte le tartarughe segnalate, e trasferito quelle ancora vive al Centro Recupero Tartarughe Marine “L. Cagnolaro” di Pescara. Gli animali ricoverati sono stati visitati dal personale medico veterinario del Centro e hanno ricevuto le prime immediate cure; posti sotto osservazione, sono stati poi soggetti ad analisi ematiche e radiologiche. Le 5 tartarughe attualmente presso il CRTM sono una subadulta e quattro giovanissime, due delle quali presentano segni di interazione con strumenti di pesca.
Non sono numeri da record assoluto, ma si tratta comunque di cifre significative. La spiegazione è sempre la stessa: «Le tartarughe - chiarisce Vincenzo Olivieri, direttore del Centro Studi Cetacei di Pescara, che si occupa appunto di cetacei e di tartarughe marine - sono state vittime dell’intenso sforzo di pesca che ha caratterizzato le giornate che hanno preceduto le feste di fine anno. Il mare grosso di questi giorni ha fatto sì che le onde abbiano trasportato a riva gli individui in cattive condizioni fisiche e quelli deceduti, che non sono ovviamente in grado di resistere alla violenza delle mareggiate. Un fenomeno purtroppo non inconsueto: soprattutto in Adriatico il nostro Centro registra da anni una intensificazione dei ritrovamenti nelle fasi di maggiore pressione della pesca».
La casistica del resto parla chiaro: gran parte delle tartarughe ritrovate morte sulle spiagge italiane hanno perso la vita perché restano impigliate nelle reti (sia quelle da pesca attiva sia quelle “fantasma” che abbondano sui fondali) e non riescono a tornare in superficie per respirare. In altri casi inghiottono ami o si cibano di materiali plastici scambiati per cibo mentre non sono infrequenti gli urti accidentali con i natanti.
Nel caso della moria dell’Epifania, come sono stati definiti l’evento del 2017 e quello dei giorni scorsi, la causa più probabile resta la pesca. Le tartarughe senza vita spinte a terra dal mare grosso saranno, quanto meno gli esemplari meglio conservate, sottoposte ad esame necroscopico per accertare le cause di morte, ma secondo gli esperti non ci sono molti dubbi. I cinque individui trovati vivi sono oggi ricoverati nelle vasche del Centro recupero, in cura, in attesa del ritorno in mare nei prossimi mesi.
«Caretta caretta – osserva il delegato regionale del WWF Luciano Di Tizio – è una specie prioritaria inserita nella Direttiva Habitat e protetta da diverse convenzioni internazionali. Invochiamo da anni che venga varata una normativa nazionale idonea a valorizzare e premiare gli sforzi dei tanti volontari che si danno da fare per la salvezza delle tartarughe marine e che preveda linee guida obbligatorie per la tutela di questo magnifico gigante dei mari, anche normando la pesca, come anche molti professionisti del settore ormai chiedono a gran voce, per tutelare il mare e alla lunga la loro stessa attività, nell’interesse di tutti». 

6.1.19

Salviamo i Tigli di Martinsicuro


Questa mattina il WWF Teramo ha aderito al sit-in "La befana dei tigli", organizzato lungo la strada provinciale 259 nei pressi del centro commerciale “Il Grillo”.
Lo scopo della manifestazione è difendere dall'abbattimento i tigli storici dell’arteria stradale.
Le giuste esigenze della sicurezza non possono rappresentare la scusa per la distruzione di tutti i viali alberati della nostra provincia. Non è chiaro per quale motivo gli alberi debbano essere abbattuti mentre possono continuare a insistere lungo le strade pali di ogni genere, cartelloni pubblicitari e insegne luminose.
Il WWF auspica che, con il coinvolgimento di Sindaci, ANAS, Provincia e Regione, si possa trovare una soluzione alternativa all’abbattimento degli 80 tigli rimasti.
Il WWF sta lavorando per inviare una formale segnalazione agli uffici competenti per tutelare questi filari come storici e di rilevante pregio, in base all'art. 7 della Legge 14 gennaio 2013, n. 10 che dà disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale.











4.1.19

I consigli del WWF Abruzzo per aiutare la piccola fauna in difficoltà per il freddo

Un pettirosso fotografato in giardino (foto Luciano Di Tizio – archivio WWF)
Con l’inizio di gennaio neve e temperature rigide stanno interessando ogni angolo d’Abruzzo. Una situazione che rende difficoltosa la vita degli animali selvatici, compresi quelli che popolano i nostri giardini e le nostre città. È un dato di fatto che, ad esempio, la mortalità degli uccelli in inverno è più alta che non nel resto dell'anno. I questi giorni ogni anno il WWF ricorda a tutti che è questo il momento giusto per dare un aiuto ai nostri amici pennuti che tanto ci donano con la loro presenza e i loro gradevoli gorgheggi, migliorando la qualità della nostra vita quotidiana. Sistemare una mangiatoia in giardino, sul balcone o su un davanzale, oltre che rappresentare un valido e concreto aiuto per la fauna in difficoltà, ci permetterà di rilassarci praticando un comodo birdwatching casalingo, ci consentirà di saperne di più sugli uccelli che frequentano la nostra zona e ci darà l'occasione per scattare qualche bella foto.
Le mangiatoie potranno essere acquistate con una modica spesa presso qualsiasi rivendita di cibo per animali e in altri negozi di settore ma se abbiamo un po’ di tempo ci potremmo anche dilettare nella costruzione fai-da-te: on line si possono trovare parecchi tutors che ci guidano nella tutt’altro che difficile impresa. Un passatempo piacevole che ci consentirà di dare libero sfogo alla creatività, magari usando materiale di recupero, con ulteriori vantaggi per l’ambiente.
Se poi non vogliamo né spendere pochi spicci né impegnare tempo nel lavoro manuale, potremo anche limitarci ad appendere al ramo di un albero una collanina di arachidi realizzata facendo passare all’interno delle noccioline dello spago o del fil di ferro. Una scelta che ad esempio le cinciarelle, spesso molto confidenti, certamente gradiranno. Tutti i granivori apprezzeranno invece alcune spighe di panico intrecciate adagiate sui rami o una mangiatoia, naturale al 100%, realizzata con la buccia di un arancio tagliata a coppa e appesa o poggiata colmata con una bella miscela di semi, di quelle che si comprano di solito per i canarini.
Circa il cibo da offrire, oltre le miscele di cui s’è appena detto (tra gli altri canapa, miglio e avena), tra le sementi più apprezzate possiamo annoverare i semi di girasole, di cui esiste anche una cultivar nera tipica abruzzese. Come frutti si potranno utilizzare invece quelli che ci offre la stagione come cachi, pere, mele e datteri ma anche frutta secca sbriciolata, molto gradita a esempio dai pettirossi. È anche possibile fare di più realizzando delle mini tortine impastando strutto o margarina con briciole dolci e semi misti, da mettere poi a disposizione degli uccellini nelle retine delle confezioni dei limoni appese al ramo di un albero. Una offerta certamente molto gradita. Se poi non abbiamo tempo di metterci a impastare ma non vogliamo rinunciare al piacere di offrire un pasto energetico ai nostri amici alati, sappiate che le tortine si possono anche acquistare presso i negozi di prodotti per animali; in casa inoltre ci saranno con ogni probabilità ancora avanzi di panettone, qualche biscotto o altri dolcetti… Dobbiamo invece evitare le inadatte briciole di pane e nel modo più assoluto i semi salati.
Infine qualche consiglio di carattere generale: le mangiatoie vanno tenute sempre pulite per evitare che il cibo ammuffisca; può essere utile, specie per i modelli senza copertura a tetto, realizzare sul fondo qualche foro per il drenaggio dell'acqua piovana; la collocazione migliore è in un punto tranquillo del giardino, magari protetto dalla vegetazione, dove la fauna selvatica di senta al riparo, ma che al contempo ci permetta l'osservazione e lo studio delle specie che vorranno farci visita. Importantissimo sarà offrire il cibo a una altezza tale da garantire la sicurezza degli uccelli. Ricordiamoci anche del fatto che i gatti sono i maggiori predatori degli uccelli nelle aree urbane: tenerli in casa nei giorni di neve sarà una preziosa accortezza per l’avifauna. Passeri, cince, cinciarelle, cinciallegre, merli, storni, pettirossi, tortore, fringuelli ma anche il picchio muratore e tantissime altre specie meno comuni vi ringrazieranno e vi faranno compagnia per un inverno un po’ meno freddo, in armonia con la natura.

2.1.19

E ripartiamo dal Borsacchio!

Sabato 5 gennaio ripartiamo dalla Riserva regionale del Borsacchio. Un'escursione nuova, d'inverno per scoprire l'area protetta costiera della nostra provincia con uno sguardo diverso.
Non mancate!


Buon 2019!

A tutte/i voi un buon 2019, ricordando quello che abbiamo fatto insieme nel 2018!