30.12.19

Il WWF Abruzzo presenta il bilancio ambientale 2019


Questa mattina a Pescara si è svolta la tradizionale conferenza stampa di fine anno del WWF. È stata l’occasione per tracciare il bilancio per l’ambiente e per la natura abruzzesi dell’anno che si sta chiudendo.
Come sempre è stato un anno di grande impegno per le quattro organizzazioni locali, le sei Oasi, i Centri di Educazione Ambientale e i nuclei di vigilanza del WWF presenti nella nostra regione. Diversi obiettivi importanti sono stati centrati, ma permangono questioni di fondo irrisolte, mentre continua a mancare un impegno reale e concreto nella lotta ai cambiamenti climatici e verso uno sviluppo veramente sostenibile.
Il bilancio non può non iniziare da uno dei simboli della nostra regione: l’Orso bruno marsicano. Il 2019 è stato l’anno del lancio, con un convegno nazionale a Roma, della campagna WWF “Orso 2x50” che punta al raddoppio dell’esigua popolazione di orso marsicano entro il 2050. Il WWF ha organizzato nuovi campi di volontariato durante l’estate con il patrocinio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e con base operativa nell’Oasi WWF delle Gole del Sagittario: sette le amministrazioni comunali che hanno ospitato le attività, migliaia le persone incontrate, diverse le associazioni coinvolte. Ai campi hanno partecipato ragazzi volontari provenienti da tutta Italia che hanno deciso di impiegare alcuni giorni delle proprie vacanze estive per svolgere azioni in favore dell’Orso, come, ad esempio, osservazioni e raccolta dei segni di presenza, potatura meli e arbusti, posizionamento di recinzioni elettriche, animazione e giochi per bambini, incontri pubblici. Siamo stati presenti soprattutto in zone marginali e al confine del Parco dove però si registra un’espansione dell’Orso e dove si deve lavorare di più per sperimentare azioni volte alla corretta e pacifica convivenza. Grazie ai fondi della campagna “Orso 2x50” e della Regione Abruzzo il personale dell’Oasi WWF Gole del Sagittario e i nostri volontari hanno messo in opera nuovi recinti elettrificati che costituiscono una delle azioni di prevenzione maggiormente consolidate: non solo per la “messa in sicurezza” di allevamenti, pollai, apiari, frutteti, ma anche quale occasione di incontro e formazione per i proprietari stessi e per tutta la comunità. E sempre durante la bella stagione sono state anche messe in sicurezza tre vasche potenzialmente pericolose per rischio annegamento del plantigrado, nei comuni di Anversa degli Abruzzi e Ortona dei Marsi. Proprio negli ultimi giorni dell’anno, però, la morte di un’orsa sulla strada, col dramma vissuto dal suo cucciolo ora solo ad affrontare l’inverno, ha dimostrato che non si fa ancora abbastanza. A fronte di una situazione eccezionalmente grave occorrono provvedimenti eccezionali che coinvolgano tutti i gestori del territorio, ciascuno per il proprio livello. Il WWF e i Parchi faranno, come sempre, la loro parte insieme ad altre associazioni e ai volontari ma occorre un impegno vero e costante a livello istituzionale.
Gli interventi ipotizzati per il prossimo futuro sulle principali montagne abruzzesi vanno invece in tutt’altra direzione: nuovi impianti di risalata e piste da sci, ad esempio, nei Campi della Magnola (Comune di Ovindoli, Zona di Protezione Speciale “Sirente Velino”), per i quali la Regione ha recentemente dato parere positivo per la valutazione di impatto ambientale, nonostante dalla lettura dei documenti appaiano evidenti le criticità ambientali sollevate da più parti, compreso il Parco regionale. È inoltre in cantiere un progetto che avrebbe quale obiettivo quello di collegare le piste situate a Passo Lanciano con quelle di località Mammarosa fino ai 1995 metri della cima della Majelletta. Il tutto in aree di enorme pregio ambientale tutelate sia da un Parco nazionale che dalla Rete Natura2000 dell’Unione Europea. Come se non bastasse si ipotizza anche di riprendere lo sviluppo dei bacini sciistici sul Gran Sasso in pieno Parco! «Come sempre – ha commentato il vice presidente del WWF Italia Dante Caserta - si tratta di progetti a totale costo pubblico che vanno a distruggere ambienti preziosi per realizzare impianti perennemente in perdita. Solo per gli interventi nel Parco della Majella si parla di molti milioni. Ma come è possibile continuare a sperperare soldi della collettività in impianti di risalita in un territorio che, inevitabilmente, nei prossimi anni sarà sempre meno innevato in conseguenza dei cambiamenti climatici già in atto? Anche chi propone questi impianti è del resto evidentemente consapevole di questa criticità, tant’è vero che prevede la realizzazione di impianti di innevamento artificiale. Sottrarre beni comuni come il suolo o l’acqua per opere che non hanno alcun interesse pubblico né reali benefici per la comunità, in nome di una visione antica e superata dello sviluppo della montagna, non può essere in alcun modo condivisibile. La gestione delle aree montane richiede interventi e linee di programmazione e di investimento legate all’unico bene certo di questi territori: l’attrattività ambientale che peraltro può portare turismo tutto l’anno».
Dalla montagna alla costa per parlare di un altro simbolo della natura abruzzese: il Fratino, piccolo trampoliere che sopravvive sul litorale della nostra regione minacciato dalle attività dell’uomo sempre più invasive. Nel 2019 è proseguito il progetto Salvafratino Abruzzo promosso dall’Area Marina Protetta Torre del Cerrano e dal WWF Abruzzo. Tantissime le attività di promozione e conservazione a favore della specie che ha segnato nel 2019 un miglioramento rispetto all’anno precedente: 43 nidi individuati lungo gli oltre 100 km di costa con un successo di schiusa del 51%. Numeri tuttavia ancora troppo bassi che impongono anche nei prossimi anni un lavoro sempre più intenso.
Ma la ricchezza faunistica dell’Abruzzo non è rappresentata solo da Orso e Fratino. E per proteggere tutto questo patrimonio naturalistico che da sempre il WWF si batte contro una delle principali cause di impoverimento della fauna: la caccia. Quest’anno la Regione Abruzzo ha “pasticciato” non poco con il calendario venatorio, proponendone versioni diverse, spesso contrastanti. Il WWF ha chiesto alla Giunta Marsilio-Imprudente di ritirare le assurde disposizioni previste come la preapertura al 1° settembre (anche alla tortora, una specie gravemente minacciata), l’anticipo e l’estensione del periodo di caccia per quasi tutte le specie, la cancellazione di molti limiti relativi ai carnieri e la scarsa incidenza delle misure per la conservazione dell’Orso bruno marsicano. La Regione non ha tenuto in alcuna considerazione le nostre osservazioni e siamo stati costretti a ricorrere al TAR che ancora una volta ha bocciato il provvedimento regionale. Tra l’altro nel calendario sono state riproposte scelte già censurate negli anni scorsi dal TAR: dieci anni di sconfitte giudiziarie evidentemente non hanno convinto la nuova Giunta Regionale ad avviare un cambio di rotta a favore della tutela della fauna del nostro territorio. Si continua ostinatamente a servire gli interessi della parte più retriva del mondo venatorio piuttosto che quelli della fauna e dell’ambiente. Lo dimostra anche l’ultimo recentissimo “regalo” che la giunta Marsilio-Imprudente ha fatto ai cacciatori, complice il parere favorevole dell'ISPRA, dando la possibilità di sparare anche a gennaio alla beccaccia nonostante la sentenza del TAR Abruzzo che aveva disposto la chiusura al 31 dicembre.
Sul fronte delle aree naturali protette le novità sono state sicuramente le tanto attese nomine del presidente e del direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e del presidente del Parco della Majella (quest’ultimo però ha ancora un direttore facente funzioni). La speranza è che ora si possa lavorare al meglio e che i parchi nazionali possano costituire l’ossatura principale di un vero e proprio sistema di aree naturali protette nella nostra regione.
Purtroppo permane invece la situazione di commissariamento del Parco Regionale Sirente-Velino che va avanti dal giugno del 2015! Una inspiegabile vergogna seconda solo al mancato avvio del Parco nazionale della Costa Teatina istituito nel 2001, perimetrato nel 2015, ma tuttora non attivato.
Solite difficoltà per i finanziamenti delle riserve regionali nonostante uno studio dell’Università del Molise che ha coinvolto quattro aree protette abruzzesi (tra cui due Oasi WWF) abbia dimostrato l’importanza di puntare su queste zone tutelate che restituiscono alla collettività in termini di servizi eco sistemici molto di più di quanto investito.
Nelle aree interne è proseguita la battaglia sul metanodotto SNAM e sulla centrale di Sulmona. Purtroppo il ricorso al TAR delle Amministrazioni comunali e delle Associazioni ambientaliste è stato rigettato, mentre l’istruttoria per il rilascio dell’AIA è attualmente in svolgimento. Nella fase istruttoria, tuttora in corso, vi sono state molteplici evidenze della necessità di riaprire la procedura di VIA, in quanto quella già effettuata è ormai vecchia, superata dalle ulteriori conoscenze acquisite, nonché realizzata in modo frammentario perché riferita alle singole tratte e non a tutta l’opera.
Nel 2019 il WWF ha inoltre consolidato la propria rete di guardie volontarie. Dopo il corso regionale di formazione svolto nel 2018 le nuove guardie stanno diventando operative man mano che vengono rilasciate le varie autorizzazioni da parte degli Enti coinvolti. Un lavoro che proseguirà anche nel 2020 con l’obiettivo di avere nuclei di vigilanza WWF in tutte le quattro province abruzzesi.
Nell’anno che si sta chiudendo sono proseguite anche le grandi battaglie ambientali che hanno caratterizzato gli ultimi anni in Abruzzo.
Prima fra tutte quella per la tutela dell’acquifero del Gran Sasso che rifornisce d’acqua oltre 700.000 abruzzesi e che è minacciato dalle sostanze utilizzate nei Laboratori sotterranei dell’INFN e dalle gallerie autostradali. Anche il 2019 è passato senza che si facesse nulla di concreto per la messa in sicurezza del sistema. A fine anno è arrivata, in ritardo di mesi, la nomina del nuovo commissario straordinario. Nel frattempo, anche qui con ritardi e false partenze, si sta avviando il processo davanti al Tribunale di Teramo per l’incidente del maggio 2017 che vede tra gli imputati i vertici della Strada dei Parchi SpA, della Ruzzo Reti SpA e dei Laboratori dell’INFN. L’impegno del WWF, che opera anche attraverso l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, è quello di arrivare nel 2020 allo spostamento delle sostanze pericolose dai Laboratori e all’avvio della messa in sicurezza definitiva del sistema Gran Sasso.
Ferma anche la bonifica del sito di Bussi sul Tirino, una situazione evidenziata ormai ben 12 anni fa e per la quale non si sono fatti concreti passi in avanti neppure nel 2019.
Resta assurda, a fronte delle alluvioni che si ripetono in ogni angolo d’Italia, la situazione dell’area del centro commerciale Megalò a due passi dal fiume Pescara a Chieti. Si continua infatti a insistere con progetti per le nuove costruzioni nonostante le evidenti problematiche. Il WWF continua a contrastare ogni nuova proposta in tutte le sedi, a iniziare delle aule dei tribunali.
Uguale impegno contro la realizzazione della terza discarica in contrada Santa Lucia ad Atri mentre ancora si attende la messa in sicurezza dei due lotti già realizzati.
Non sono stati risolti i problemi di inquinamento ed erosione dei corsi d’acqua così come quella dell’operatività di tanti depuratori. Promesse e primi investimenti sembrano andare nella direzione giusta, ma i dati dell’ARTA continuano ad presentarci un quadro allarmante e molto lontano dall’obiettivo del buono stato di tutti i corsi d’acqua che avrebbe dovuto essere ottenuto già da anni.
Nelle ultime settimane dell’anno le mareggiate hanno inoltre messo a nudo la fragilità della costa. I fenomeni erosivi vengono aggravati dalla cattiva gestione dei fiumi che non trasportano più materiale solido nelle quantità necessarie a ricreare la spiaggia e dalla costante occupazione del litorale con nuove costruzioni. Il WWF continua a denunciare come la realizzazione di pennelli o di barriere frangiflutti lungo alcuni tratti di mare, ma anche i rinascimenti una tantum senza criterio sono solo interventi molto costosi che non risolvono il problema, ma anzi finiscono per aggravarlo.
Tante altre sono state le vertenze che hanno visto impegnato il WWF abruzzese nel 2019 e ancora di più le attività di promozione, formazione ed educazione ambientale. Sommando tutte le iniziative, possiamo dire con orgoglio che sono stati organizzati almeno due o tre eventi a settimana: convegni, incontri pubblici, giornate di pulizia delle spiagge, laboratori didattici, corsi di formazione, escursioni, viste guidate, attività di campo.
Il tutto svolto grazie al lavoro dei volontari, che nel corso della conferenza stampa di fine anno sono stati ancora una volta ringraziati: «Senza i presidenti delle sezioni locali e gli altri quadri del WWF Abruzzo, ma soprattutto senza gli attivisti – ha sottolineato Caserta – non potremmo fare tutto quello che da anni realizziamo in questa regione. Per questo possiamo ben dire, con orgoglio, volontari del WWF: una forza della natura».

19.12.19

Impianto trattamento rifiuti liquidi a Nereto: un'area già compromessa merita altri interventi

 
Domani il Comitato VIA tornerà ad occuparsi del progetto per la realizzazione di una piattaforma di rifiuti liquidi non pericolosi nella zona industriale di Nereto (TE), intervenendo anche sulle concessioni di derivazioni di acque.
Il procedimento autorizzatorio è stato avviato ad ottobre 2017 e già questo indica un primo grosso problema: tra stop, rinvii, integrazioni e riavvi sono due anni che la questione va avanti nonostante le procedure per le valutazioni ambientali prevedano tempi certi per prendere decisioni nell’interesse di tutta la collettività.
Il secondo aspetto problematico è proprio quello dell’interesse collettivo. Contro la realizzazione di questo intervento si sono pronunciati tantissimi cittadini e molte istituzioni ad iniziare dall’amministrazione comunale sul cui territorio dovrebbe sorgere l’impianto. È assurdo che la costruzione di un impianto destinato al trattamento di 36.000 mc di rifiuti liquidi venga pianificata senza che si sia svolta preventivamente una fase di ascolto e confronto con le popolazioni interessate affinché si possa giungere ad una serena valutazione dell’opera e delle sue ricadute ambientali, sanitarie e sociali.
L’aspetto ambientale è altrettanto problematico: l’impianto ricadrebbe in un’area che comunque viene individuata come una delle più compromesse dal punto di vista ambientale dell’intera provincia. Secondo i dati dell’ARTA riferiti al triennio 2015/17 il torrente Vibrata, che sorge a poche decine di metri dall’impianto, presenta tratti classificati in stato “pessimo” mentre la falda della zona si trova in stato “scadente”.
Una simile situazione dell’ecosistema fluviale ha ripercussioni su tutta l’area fino alla costa e al mare e dovrebbe spingere ad avviare una decisa azione per ricercare le fonti inquinanti, ridurre gli apporti di origine industriale e agricola che determinano tale compromissione ambientale, mettere in atto interventi di bonifica per ricreare condizioni di naturalità minime.
Sul sito interessato, peraltro, sono stati segnalati ulteriori problemi legati al rischio di esondazione e al rischio sismico.
Alla luce di queste considerazioni il WWF Teramo auspica che il Comitato VIA e tutti gli enti ancora chiamati ad esprimere i loro pareri vogliano dare un segnale di attenzione all’ambiente e alla salute dei cittadini non autorizzando la realizzazione di questa piattaforma di rifiuti liquidi.

13.12.19

Con il freddo pensiamo anche ai nostri amici pennuti!


La quota neve non si è ancora abbassata a livelli collinari, ma il mese di dicembre è caratterizzato in ogni angolo della regione da temperature particolarmente rigide che stanno mettendo in difficoltà la vita degli animali selvatici, compresi quelli che popolano i nostri giardini e le nostre città. È ben noto del resto che, ad esempio, la mortalità degli uccelli in inverno è più alta che non nel resto dell'anno. In questa stagione il WWF ricorda a tutti che è il momento giusto per dare un aiuto ai nostri amici pennuti che tanto ci donano con la loro presenza e i loro gradevoli gorgheggi, migliorando la qualità della nostra vita quotidiana. Sistemare una mangiatoia in giardino, sul balcone o su un davanzale, oltre che rappresentare un valido e concreto aiuto per gli animali in difficoltà, ci permetterà di rilassarci praticando un comodo birdwatching casalingo, ci consentirà di saperne di più sugli uccelli che frequentano la nostra zona e ci darà l'occasione per scattare qualche bella foto.
 
 
Le mangiatoie potranno essere acquistate con una modica spesa presso qualsiasi rivendita di cibo per animali e in altri negozi di settore ma se abbiamo un po’ di tempo ci potremmo anche dilettare nella costruzione faidate: on line si possono trovare parecchi tutorial che ci guidano nella tutt’altro che difficile impresa. Un passatempo piacevole che ci consentirà di dare libero sfogo alla creatività, magari usando materiale di recupero (vedi foto allegate), con ulteriori vantaggi per l’ambiente.
Se poi non vogliamo né spendere pochi spicci né impegnare tempo nel lavoro manuale, potremo anche limitarci ad appendere al ramo di un albero una collanina di arachidi realizzata facendo passare all’interno delle noccioline dello spago o del fil di ferro. Una scelta che ad esempio le cinciarelle, spesso molto confidenti, certamente gradiranno. Tutti i granivori apprezzeranno invece alcune spighe di panico intrecciate adagiate sui rami o una mangiatoia, naturale al 100%, realizzata con la buccia di un arancio tagliata a coppa poggiata o appesa colmata con una bella miscela di semi, di quelle che si comprano di solito per i canarini.
Circa il cibo da offrire, oltre le miscele di cui s’è appena detto (tra gli altri canapa, miglio e avena), tra le sementi più apprezzate possiamo annoverare i semi di girasole, di cui esiste anche una cultivar nera tipica abruzzese. Come frutti si potranno utilizzare invece quelli che ci offre la stagione come cachi, pere, mele e datteri ma anche frutta secca sbriciolata, molto gradita a esempio dai pettirossi. È anche possibile fare di più realizzando delle mini tortine impastando strutto o margarina con briciole dolci e semi misti, da mettere poi a disposizione degli uccellini nelle retine delle confezioni dei limoni appese al ramo di un albero. Una offerta certamente molto gradita. Se poi non abbiamo tempo di metterci a impastare ma non vogliamo rinunciare al piacere di offrire un pasto energetico ai nostri amici alati, sappiate che le tortine si possono anche acquistare presso i negozi di prodotti per animali; in casa inoltre ci saranno con ogni probabilità qualche biscotto o altri dolcetti… Dobbiamo invece evitare le inadatte briciole di pane e nel modo più assoluto i semi salati.
 
 
Infine qualche consiglio di carattere generale: le mangiatoie vanno tenute sempre pulite per evitare che il cibo ammuffisca; può essere utile, specie per i modelli senza copertura a tetto, realizzare sul fondo qualche foro per il drenaggio dell'acqua piovana; la collocazione migliore è in un punto tranquillo del giardino, magari protetto dalla vegetazione, dove la fauna selvatica di senta al riparo, ma che al contempo ci permetta l'osservazione e lo studio delle specie che vorranno farci visita. Importantissimo sarà offrire il cibo a una altezza tale da garantire la sicurezza degli uccelli. Ricordiamoci anche del fatto che i gatti sono i maggiori predatori degli uccelli nelle aree urbane: tenerli in casa nei giorni di maggiore freddo e ancor più quando c’è neve sarà una preziosa accortezza per l’avifauna. Passeri, cince, cinciarelle, cinciallegre, merli, storni, pettirossi, tortore, fringuelli ma anche il picchio muratore e tantissime altre specie meno comuni vi ringrazieranno e vi faranno compagnia per un inverno un po’ meno freddo, in armonia con la natura.

10.12.19

Servizi ecosistemici da milioni di euro grazie alle Riserve Regionali!

 
Quattro riserve regionali abruzzesi valgono oltre due milioni di euro in termini di servizi ecosistemici “forniti”. È quanto emerge da uno studio elaborato nell’ambito di un progetto coordinato dal Prof. Davide Marino dell’Università degli Studi del Molise, esperto di contabilità ambientale e servizi ecosistemici, che sarà presentato in un incontro pubblico che si terrà presso la sala convegni della Stazione di Pescara Centrale giovedì 12 dicembre dalle ore 9.30.
Il convegno, promosso dall’Istituto Abruzzese per le Aree Protette (IAAP), Legambiente Abruzzo e WWF Abruzzo, vedrà la partecipazione tra i relatori del Vice Presidente della Regione, Emanuele Imprudente, del Vice Presidente del WWF Italia, Dante Caserta, del Presidente di Legambiente Abruzzo, Giuseppe Di Marco, e del Responsabile dell’Ufficio Aree Protette, Igino Chiuchiarelli.
Durante i lavori saranno illustrati i risultati del progetto pilota che ha definito una proposta per un modello di valutazione dell’efficacia e dell’efficienza di gestione delle riserve regionali che potrà fornire elementi per monitorare il raggiungimento degli obiettivi delle riserve, migliorandone così la gestione.
Lo studio, condotto su 4 riserve naturali abruzzesi (Calanchi di Atri, Gole del Sagittario, Monte Genzana e Lecceta di Torino di Sangro), ne ha calcolato il valore in termini di servizi ecosistemici, vale a dire di benefici multipli forniti dagli ecosistemi all’uomo (servizi di supporto quali formazione del suolo e produzione primaria, di approvvigionamento di cibo, acqua e materie prime, di mitigazione dei cambiamenti climatici, di contenimento dell’erosione, ma anche di promozione territoriale e culturale come turismo, cultura, ecc.).
È così emersa, in maniera evidente, l’importanza delle aree naturali protette, capaci di fornire enormi benefici a fronte di piccoli investimenti: ogni euro impiegato dalla Regione Abruzzo nelle sue riserve regionali ne produce 5.958 in benefici ecosistemici, tanto che le quattro riserve prese in considerazione, ad una prima valutazione, valgono da questo punto di vista complessivamente ben 2.216.739.806 euro.
Lo studio ribadisce la necessità di individuare standard minimi e obiettivi di conservazione, tramite linee guida regionali, introducendo degli indicatori e una metodologia che aiuti a valutare efficacia ed efficienza della gestione e a programmare su tempi medio-lunghi.
Ciò che appare indispensabile è però garantire maggiori risorse alle aree protette regionali. Negli ultimi anni, infatti, il numero delle riserve è cresciuto mentre sono rimasti fermi i finanziamenti stanziati.
Senza considerare, poi, che alcune delle riserve regionali sono diventate anche dei modelli di sviluppo sostenibile affiancando alla finalità principale della conservazione quella della crescita socio-economica delle aree interne o marginali, spesso svantaggiate dai modelli di sviluppo tradizionali. Anche per questo è necessario garantire finanziamenti adeguati a quelle realtà che hanno avviato un percorso virtuoso facendo nascere piccole, ma significative economie locali capaci di dare occupazione e contrastare quindi lo spopolamento delle aree interne.Lo studio mette poi in evidenza come il deficit tra finanziamenti e attività da svolgere viene colmato con il volontariato per il 40% tramite reti di associazioni e volontari legate alle Riserve che coprono attività che altrimenti non sarebbero svolte. Il lavoro dei volontari, preziosissimo, diventa indispensabile e rappresenta una risorsa aggiuntiva su cui però gli enti gestori non possono effettuare una programmazione pluriennale.
Emerge la necessità di dare pertanto stabilità al personale delle Riserve Regionali che vive nella precarietà più estrema legata di anno in anno alle disponibilità di bilancio e che rende difficile la programmazione.
A ben guardare i fondi ordinari non sono sufficienti neanche per dare attuazione agli interventi previsti nei Piani d’Assetto Naturalistici approvati dalla stessa Regione che sempre di più dovrà destinare in maniera funzionale e diretta parte dei fondi comunitari (PSR, POR ecc.) legandoli anche alla programmazione e alla progettazione per intercettare ulteriori finanziamenti della Rete Natura2000 dell’Unione Europea.
La proposta rivolta alla Regione è quella di avviare un percorso di governance che coinvolga tutti gli attori in campo, per attuare efficacemente la salvaguardia della biodiversità, garantire il flusso dei servizi ecosistemici, assicurare finanziamenti adeguati alle realtà consolidate e nuovi finanziamenti a quelle nascenti, risolvendo le criticità e l’attuale precarietà nell’ottica di avere un vero e proprio sistema di aree protette regionali, efficace ed efficiente secondo le indicazioni dell’Unione Internazionale della Conservazione della Natura (IUCN).

8.12.19

A Natale regalati o regala l'iscrizione al WWF!


Cara/o Amica/o,
il 2019 sta finendo ed è tempo di bilanci.
I volontari del WWF Teramo hanno portato avanti tante iniziative in difesa dell'ambiente della nostra provincia. Decine e decine di attività, incontri, eventi, manifestazioni... (su questo nostro blog puoi avere un'idea di quello che facciamo).
Ti chiediamo di essere dalla nostra parte e di aiutarci.
A Natale iscriviti o regala un'iscrizione al WWF!
E quest'anno hai anche un'ottima ragione in più per farlo: ai nuovi soci che si iscriveranno entro il 31 dicembre 2019 regaleremo (fino a esaurimento scorte) un buonissimo panettone artigianale realizzato appositamente per noi.
Non perdere questa occasione.
Per informazioni, scrivi a teramo@wwf.it.

4.12.19

Che fine ha fatto la Dichiarazione di emergenza climatica del Comune di Teramo?


Il 27 giugno scorso il Consiglio comunale di Teramo, seguendo l’esempio di tante altre amministrazioni e richiamando l’azione del movimento “Global Strike for Future” lanciato da Greta Thunberg in tutto il mondo, ha approvato una mozione con la “Dichiarazione di emergenza climatica ed ambientale”.
Nei 6 mesi successivi il Comune avrebbe dovuto predisporre iniziative per la riduzione delle emissioni e per la promozione delle energie rinnovabili, per l’incentivo del risparmio energetico nella pianificazione urbana, mobilità, riscaldamento e raffreddamento degli edifici, nonché per la riforestazione in città. Il tutto si sarebbe dovuto fare attraverso il coinvolgimento attivo di cittadini e associazioni.
Il WWF Teramo apprezzò molto, anche pubblicamente, l’azione del Consiglio comunale che si era fatto carico di un problema globale.
Siamo però entrati nell’ultimo dei sei mesi previsti per fare (o almeno iniziare a fare) quanto promesso e purtroppo non risulta che sia stato compiuto nessun atto concreto, a meno che non si vogliano considerare le piante messe a dimora recentemente in occasione della Festa dell’albero (che probabilmente non pareggiano neppure il conto con quelle tagliate nel frattempo).
Non è stato neppure convocato un primo incontro per illustrare le iniziative che si intendono prendere o per raccogliere i contributi di idee e proposte da parte della cittadinanza.
Quella contro i cambiamenti climatici è la principale battaglia che il Pianeta si trova ad affrontare e una “Dichiarazione di emergenza climatica ed ambientale” non può rimanere sulla carta: è un impegno serio a cui devono necessariamente seguire atti concreti.
Questa inattività da parte del Comune è inspiegabile e molto deludente.
Il WWF Teramo conferma di essere pronto a collaborare con l’Amministrazione e con i cittadini per creare un vero e proprio laboratorio di idee per la sostenibilità ambientale e climatica nella nostra città a cui far seguire provvedimenti concreti. E, vista l’importanza della posta in gioco, non può che auspicare che l’Amministrazione Comunale voglia rimediare a questo passo falso (meglio: a questa mancanza di passi!) e promuovere da subito una strategia di contrasto, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici facendosi promotore di un confronto per e con tutta la città. 

29.11.19

Il WWF Italia riceve il Premio nazionale "Paolo Borsellino"


 
Anche il WWF Italia è tra i premiati della XXIV Edizione del prestigioso Premio Nazionale Paolo Borsellino, nato il 3 dicembre 1992 dalla volontà del giudice Antonino Caponnetto alla presenza di Rita Borsellino, che ne è stata la prima Presidente fino al 2002.
Il Premio, come l’Associazione “Società Civile” che l’organizza, nasce con l’intento di sollecitare il contrasto alle mafie e promuovere la cultura della legalità e della giustizia e intende testimoniare ammirazione e gratitudine verso chi si contraddistingue per impegno sociale e civile, offrendo un’azione significativa contro ogni forma di potere mafioso e contro ogni forma d’ingiustizia e di violenza. In questi anni il Premio ha dato voce ad oltre ottocento persone: scrittori, artisti, politici, magistrati, insegnanti che attraverso la loro testimonianza diretta lottano quotidianamente contro corruzione e illegalità.
Il Premio 2019 sarà consegnato sabato 30 novembre 2019, alle ore 10, nel Teatro Comunale di Teramo a personalità e associazioni che coniugano il loro impegno alla difesa del principio di legalità: tra i premiati, quindi, oltre al WWF Italia, esponenti e operatori della magistratura, delle forze di polizia, della scuola, della cultura, del giornalismo, dello spettacolo e dell’associazionismo.
“Questo riconoscimento ci riempie d’orgoglio” dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia che ritirerà il premio per l’Associazione: “Il WWF è la più grande organizzazione mondiale per la conservazione della natura che, dal 1961, lavora per costruire un futuro in cui l’uomo possa vivere in armonia con la natura. In Italia questo a volte vuol dire scontrarsi anche con la malavita organizzata, la corruzione e il malaffare che traggono profitti dalla distruzione dell’ambiente. Ringraziamo la giuria del Premio Borsellino per questo riconoscimento che è dedicato a quanti nella nostra associazione si battono con coraggio per difendere la natura e la biodiversità: al nostro attivista campano a cui hanno distrutto la macchina per le battaglie in difesa del territorio, alle nostre guardie che in tutta Italia combattono la piaga del bracconaggio e dell’abbandono dei rifiuti, e per questo subiscono intimidazioni e minacce; ai nostri avvocati che ogni giorno si confrontano nelle aule dei tribunali per far condannare gli inquinatori, ai nostri volontari che gestiscono i beni confiscati alle mafie, cercando di riportare speranza in posti difficili, al nostro ufficio legale che ogni anno segue centinaia di vertenze ambientali”.

28.11.19

Venerdì 29 novembre: di nuovo in piazza per il clima!


Venerdì 29 novembre si terrà la quarta manifestazione globale per il clima organizzata dal movimento Fridays for Future, durante la quale i partecipanti, giovani e non, chiederanno con forza ai governi la fine dell'era dei combustibili fossili e di intraprendere azioni urgenti volte a fronteggiare la crisi climatica in atto.
Il WWF YOUng, la rete di giovani attivisti del WWF estesa ormai in tutta Italia, sarà presente come sempre nelle principali piazze d’Italia, e anche nella capitale parteciperà al corteo in partenza alle 9.30 da Piazza della Repubblica per arrivare in Piazza del Popolo.
I giovani di tutto il mondo scenderanno in piazza proprio il giorno del famoso Black Friday, che in tutto il mondo segna l’inizio dello shopping natalizio sfrenato, per denunciare un modello di consumo ormai insostenibile che crea danni all’ambiente e al clima, depaupera le risorse naturali e provoca inquinamento e rifiuti.
Inoltre, in vista della COP25 che si svolgerà a Madrid nel mese di dicembre, i ragazzi e le ragazze di Fridays For Future vogliono denunciare la mancanza di azioni tempestive e adeguate dei governi e chiedere ai leader mondiali di attuare pienamente l’Accordo di Parigi, con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.
A livello italiano, le richieste rivolte al governo comprendono lo sviluppo di una strategia che preveda l’azzeramento delle emissioni di carbonio ben prima della metà del secolo, un Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima che prepari la riduzione delle emissioni di gas climalteranti del 65% entro il 2030, lo stop definitivo dei sussidi diretti e indiretti ai combustibili fossili e il varo del Piano di adattamento e delle misure di prevenzione adeguate all’aumento esponenziale dei rischi per Italia dimostrato dai recenti eventi estremi che hanno funestato la penisola.
 

25.11.19

Come sta il Fratino in Abruzzo? Presentato il Report dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano e del WWF

 
Questa mattina presso la sede della Direzione Marittima di Pescara è stato presentato il report “Il Fratino in Abruzzo” realizzato dall’Area Marina Protetta di Torre del Cerrano e dal WWF Abruzzo nell’ambito del Progetto “SalvaFratino Abruzzo” nato nel 2012 e condotto dal 2015 con monitoraggi scientifici. All’incontro hanno preso parte il Comandante della Direzione Marittima di Pescara Donato De Carolis, il comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo (CircoMare) di Giulianova Claudio Bernetti, il presidente Leone Cantarini e il direttore Fabio Vallarola dell’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano”, Luciano Di Tizio del WWF Abruzzo. I dati del Report sono stati presentati dall’ornitologo Stefano De Ritis, responsabile scientifico del Progetto.
Il Report, che sarà anche pubblicato sul prossimo numero di De Rerum Natura della COGECSTRE Edizioni, in 24 pagine descrive la situazione del Fratino nella nostra regione dal 2015 fino alla stagione 2019. Viene illustrato il trend della popolazione costantemente monitorata durante la stagione primaverile ed estiva e vengono riportate le azioni che i volontari svolgono per la tutela di questa specie. Questi risultati sono stati peraltro anche mostrati, con un poster, in un recente convegno nazionale di ornitologia a Napoli.
Purtroppo il Fratino (Charadrius alexandrinus) è in forte diminuzione in tutta Italia (-50% negli ultimi 10 anni) e anche in Abruzzo vive una situazione di difficoltà.
Rispetto al 2018, caratterizzato dai peggiori risultati mai registrati in Abruzzo, il 2019 ha segnato una piccola ripresa posizionandosi così in linea con la media degli ultimi anni.
I volontari del “Progetto SalvaFratino” hanno controllato praticamente tutte le aree dove sono stati segnalati i Fratini e ciò ha permesso di individuare 43 nidi che hanno registrato il 51% di successo di schiusa. Si tratta di un dato con ogni probabilità sottostimato perché ovviamente non è stato possibile individuare tutti i nidi sugli oltre 100 km di costa abruzzese.
Nel 2019 le aree più interessanti sono risultate la Riserva del Borsacchio con 11 nidi e quella della spiaggia libera del Foro di Ortona con 14 nidi. Si conferma l’importante ruolo svolto dalle aree naturali protette costiere nelle quali si registra, tenuto anche conto delle loro ristrette dimensioni, una densità maggiore rispetto alle aree esterne; zone tra l’altro dove le ultime mareggiate non hanno causato danni, grazie all’ecosistema dunale ancora integro. Difficoltà continuano a registrarsi nel vastese, ma soprattutto a Pescara dove quest’anno non è stato trovato alcun nido e che invece anni fa aveva avuto anche 10 nidi a stagione.
L’occupazione ormai quasi totale del litorale rappresenta il primo nemico del Fratino perché determina la diffusione della pulizia meccanica delle spiagge che comporta l’aratura e il livellamento innaturale delle stesse con conseguente distruzione dei nidi o allontanamento delle coppie nella fase del corteggiamento. Le ragioni della distruzione di nidi e uova è infatti imputabile per il 54% dei nidi nel 2018 e per 33% nel 2019, a cause antropiche (disturbo, danni non volontari e vandalismo). Problemi derivano anche dagli animali vaganti da affezione (cani e gatti) e dalla predazione naturale.
Nel 2019 sono continuate le tradizionali attività di volontariato del Progetto “SalvaFratino Abruzzo”. Si sono svolte iniziative di sensibilizzazione, educazione ambientale e attività sul campo. Ci sono state giornate di pulizia e di controllo della spiaggia. Sono stati organizzati convegni e giornate di studio anche con esperti nazionali e per la prima volta il 23 marzo a Pineto è stato assegnato il premio “Amici del Fratino” a volontari, operatori balneari, scuole e amministrazioni comunali che si sono particolarmente distinti nella tutela della specie.
Sono state inviate segnalazioni a tutti gli organi competenti ogni volta che si è individuato un nido e per la prima volta sono stati censiti e segnalati alle autorità competenti anche nidi di Corriere piccolo (Charadrius dubius), specie anch’essa protetta.
All’inizio della stagione riproduttiva, dopo la pubblicazione dell’Ordinanza balneare 2019, è stata inviata una comunicazione a tutti i comuni costieri con le buone pratiche da seguire in caso di presenza del Fratino sul territorio comunale.
Nel 2019 si è inoltre rafforzata la collaborazione con la Guardia Costiera: da sempre al fianco degli enti e delle associazioni per la conservazione di questa come delle altre specie presenti lungo i litorali, da quest’anno la Direzione Marittima e gli Uffici Circondariali hanno intensificato la propria azione di controllo intervenendo anche dietro segnalazioni dei volontari.
Fondamentale, come negli anni passati, il lavoro di monitoraggio e controllo dei volontari del WWF e di associazioni e gruppi locali come le Associazioni: Guide del Borsacchio, Gruppo Fratino Vasto, Il Foro di Ortona. Coinvolto in tante iniziative anche il Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino.
La collaborazione tra l’Area Marina Protetta, il WWF e la Guardia Costiera, con l’impegno di tanti volontari, la disponibilità dei balneatori e una crescente attenzione da parte di diversi Comuni (la presenza del Fratino tra l’altro aiuta nel conseguimento della Bandiera blu) rappresentano una speranza per migliorare la situazione.
In chiusura è stato rivolto un appello per la ricerca di nuovi volontari: chi è interessato a ricevere le informazioni sul “Salvafratino Abruzzo” può scrivere a teramo@wwf.it.
 
SCHEDA
Il Fratino (denominazione scientifica Charadrius alexandrinus; nome comune abruzzese “curri curri”) è un piccolo trampoliere che nidifica sulle spiagge da fine febbraio a fine luglio. I suoi nidi sono fossette scavate nella sabbia dove depone di solito 3 uova fortemente mimetiche covate a turno da entrambi i genitori per circa 28 giorni. I piccoli (pulli) appena nati lasciano il nido e conducono vita autonoma sorvegliati dai genitori sino all’involo: dal momento della schiusa a quello di piena autonomia dei giovani fratini trascorrono circa 40 giorni. La specie è considerata a rischio di estinzione (“Endangered”) nella lista rossa dell’IUCN, l’Unione mondiale per la conservazione della natura ed è inserita nell’Allegato II della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE) dell’Unione Europa, dove sono elencate le specie a maggior rischio.

20.11.19

Corso di formazione WWF “Viva il Lupo”!

 
Il WWF Teramo lancia il Corso di formazione “Viva il Lupo” rivolto a insegnanti, educatori ambientali, guide escursionistiche e appassionati.
Il corso è parte del Progetto “Viva il Lupo, valorizzazione della biodiversità per una pedagogia della natura tra conflitto e resilienza” che si è classificato primo al bando del Ministero dell’Ambiente sull'educazione ambientale nei parchi nazionali. Il progetto, presentato dal WWF Italia e da attuarsi presso il Centro di Educazione all’Ambiente WWF “Monti della Laga” a Cortino (TE) nel Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, oltre ad occuparsi della convivenza sullo stesso territorio del Lupo con le attività umane, ha anche l’importante obiettivo di rilanciare le attività di educazione ambientale nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, colpiti dai terremoti del 2016, attraverso la valorizzazione di due Centri di Educazione Ambientale del WWF attivi in queste aree naturali protette. Per la provincia di Teramo il progetto vede la collaborazione dell’Istituto Scolastico di Civitella del Tronto e la convinta adesione dell’Ente Parco.
Il corso di formazione si articola in tre incontri:
  • Mercoledì 27 novembre – Ore 15/18 presso la Sala dell’Ordine degli Architetti in Corso De Michetti n. 35 a Teramo: “Vita da Lupi. Biologia ed ecologia del Lupo e delle sue prede” con Pierluigi Ricci, Settore educazione WWF Teramo.
  • Domenica 1° dicembre – Ore 9/16 presso il Centro di Educazione all’Ambiente WWF “Monti della Laga” a Cortino (TE): “Laboratorio didattico nel Parco” con Massimo Fraticelli, Settore educazione WWF Teramo, Andrea Gallizia, Project Wolf Ethology, Elsa Olivieri, Parco Nazionale Gran Sasso-Laga, Pierluigi Ricci, Settore educazione WWF Teramo.
  • Mercoledì 4 dicembre – Ore 15/18 presso la Sala Ordine degli Architetti in Corso De Michetti n. 35 a Teramo: “Aree naturali protette, conservazione ed educazione ambientale” con Massimo Fraticelli, Settore educazione WWF Teramo.
Il WWF Italia è ente accreditato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per la formazione dei docenti e il corso è organizzato nell’ambito del Protocollo d’intesa MIUR/WWF Italia del 20/12/2017. Vale tre crediti per Guide AIGAE e verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
La partecipazione è gratuita con iscrizione obbligatoria all’indirizzo email: teramo@wwf.it.
 

19.11.19

Non si chiude la vicenda dell’ampliamento della discarica Santa Lucia di Atri

 
Il WWF Teramo esprime tutto il suo sconcerto per come la Regione Abruzzo sta gestendo la conclusione del procedimento sulla valutazione di impatto ambientale del progetto di ampliamento della discarica Santa Lucia di Atri.
Dopo il pronunciamento negativo del Comitato VIA della Regione Abruzzo, la vicenda sembrava finalmente conclusa, ma evidentemente non è così perché sono stati concessi 90 giorni di proroga al Consorzio Piomba-Fino per presentare proprie controdeduzioni alle motivazioni del rigetto. Sarà bene riassumere la vicenda.
Il 30 settembre scorso il Comitato VIA ha bocciato il progetto dell’ampliamento della discarica, inviando al Consorzio Piomba Fino il preavviso di rigetto, ai sensi dell’art. 10bis della Legge n. 241/90. L’articolo recita: "Nei procedimenti ad istanza di parte il responsabile del procedimento o l’autorità competente, prima della formale adozione di un provvedimento negativo, comunica tempestivamente agli istanti i motivi che ostano all'accoglimento della domanda. Entro il termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, gli istanti hanno il diritto di presentare per iscritto le loro osservazioni, eventualmente corredate da documenti...".
Il Consorzio Piomba-Fino, non solo fa decorrere il termine dei dieci giorni, non presentando controdeduzioni, ma il giorno 11 ottobre chiede una proroga di 45 giorni che poi reitera il 22 ottobre chiedendo ulteriori 45 giorni. Quindi chiede complessivamente 90 giorni che la Regione Abruzzo, che in realtà già l’11 ottobre avrebbe dovuto concludere in maniera negativa il procedimento, inspiegabilmente concede, rinviando la decisione a fine gennaio 2020.
A parte l’anomala procedura seguita, è paradossale che nel 2019 si concedano ulteriori tre mesi per superare le motivazioni del rigetto di un progetto che ha iniziato il suo iter nel 2009: dieci anni non sono stati sufficienti al Consorzio Piomba-Fino per produrre tutti i documenti e gli studi necessari a far prendere una decisione.
La cosa più assurda, però, è che la Regione assecondi tale comportamento, senza decidersi a mettere un punto fermo ad una vicenda lunga 10 anni.
Nel frattempo il Consorzio avrebbe potuto mettere in atto azioni utili al suo territorio adottando politiche per la riduzione della produzione dei rifiuti, migliorando la raccolta differenziata, offrendo servizi migliori ai comuni aderenti e, non ultimo, occupandosi della bonifica dei vecchi invasi.
Il WWF chiederà al Presidente Marsilio e all’Assessore Campitelli un incontro da svolgere insieme al Comune di Atri, al Comitato di cittadini e alla Riserva Naturale Regionale dei Calanchi di Atri per conoscere le reali volontà della Regione rispetto all’ampliamento, alla bonifica dei due vecchi invasi, che continuano a costituire una “bomba ecologica” per il territorio e per i cittadini, e alla costituzione dell’AGIR (Autorità Gestione Integrata dei Rifiuti Urbani). Il Consorzio Piomba-Fino, infatti, nelle more della costituzione dell’AGIR, è stato commissariato proprio per avviare la sua definitiva chiusura. Sarebbe opportuno che un Ente destinato a “scomparire” non decidesse del futuro di un intero comprensorio condizionando così lo sviluppo e la salute di oltre 10.000 cittadini.
 
Approfondimento sulle motivazioni del rigetto del Comitato VIA.
Le motivazione del rigetto del Comitato VIA del 30 settembre 2019 sono di notevole importanza e hanno accolto in buona parte le osservazioni presentate nella fase di consultazione dal WWF Abruzzo e dall’Oasi WWF - Riserva regionale dei Calanchi di Atri, oltre che da diversi altri organismi.
  • Il progetto presentato è in contrasto con i criteri localizzativi del Piano Regionale Gestione Rifiuti (PRGR) approvato con Delibera del Consiglio Regionale n. 110/8 del 2 luglio 2018.
  • L’area interessata rientra in parte tra le aree sottoposte a vincolo idrogeologico (R.D.L. n. 3267/23, D.1. 27/7/84, L.R. 3/2014).
  • L’area interessata rientra tra le aree di pregio agricolo (D.Lgs. n. 228/2001; L.R. 36/13): è ricompresa, infatti, tra le zone indicate dai Disciplinari di produzione delle uve destinate alla produzione di vini IGT “Colli Aprutini” e DOC “Montepulciano Colline Teramane DOCG” (criterio escludente per il PRGR).
  • L’area interessata rientra tra le aree a rischio idrogeologico: l’opera di progetto ricade in parte in un’area a rischio moderato RI e in parte in una a pericolosità elevata P2 (criterio escludente per il PRGR).
  • L’area interessata dista solo 400 m dal sito di interesse comunitario della Rete Natura2000 “Calanchi di Atri” (SIC codice IT7120083).
L’area interessata è parzialmente contenuta nella fascia di rispetto dei 150 m dal Fosso Campratone.
Inoltre il Comitato VIA ha individuato una carenza negli studi idrogeologici e li ha ritenuti "non idonei a dimostrare l’assenza di falda nonché il franco di tre metri dal piano di imposta dei rifiuti rispetto alla massima escursione della falda come indicato nel D.Lgs. 36/2003".

16.11.19

Erosione della costa: paghiamo gli errori di ieri, di oggi... e di domani?


Quanto è accaduto nei giorni scorsi sulla costa abruzzese non rappresenta una novità. Sono anni che l’erosione interessa larghi tratti del nostro litorale. È naturale che il mare avanzi o indietreggi nel corso degli anni. Gli effetti di questo fenomeno sono però amplificati dal fatto che si è costruito lungo tutta la costa e che si sono realizzati interventi puntuali su determinati tratti che hanno finito per danneggiarne altri.
Il dato della “occupazione” costiera è evidente dall’esame degli studi condotti in questi ultimi anni a partire dal Rapporto ISPRA pubblicato nel 2018 che poneva l’Abruzzo tra le regioni maggiormente colpite dalla cementificazione: 91 km risultano urbanizzati, il 63% della costa è stato comunque modificato e un terzo lo è stato in maniera pesante con una infrastrutturazione ormai irreversibile. Entro 300 metri dalla linea di costa (la fascia che per la Legge Galasso del 1985 dovrebbe essere tutelata) abbiamo già cementificato il 36,6% del nostro territorio.
L’ingessatura della costa non fa altro che aumentare i problemi di erosione che già riguardano il 61% del litorale e d’altra parte l’avanzamento del mare produce danni sempre maggiori sulle costruzioni che vengono autorizzate in luoghi che invece dovrebbe essere lasciati liberi.
Le ragioni di quanto sta accadendo sono note.
In primo luogo la gestione scriteriata dei corsi d’acqua che vengono deviati, captati e imbrigliati. Costruiamo dighe e traverse che modificano radicalmente il flusso naturale delle acque e di conseguenza tutto il territorio a valle fino a mare. Si continua a consentire il prelievo di sabbia e pietre dai fiumi. Paghiamo per decenni di una gestione scellerata di fiumi, torrenti e fossi che continua tuttora. Si spendono milioni di euro per mettere in sicurezza opere costruite negli alvei che dovrebbero essere lasciati totalmente liberi. Invece di intervenire in maniera mirata e razionale, ancora oggi si procede con il taglio a raso di tutta la vegetazione spondale determinando, in caso di piena, la velocizzazione del flusso di acqua che arriva a valle con effetti peggiori. Centrali idroelettriche e cementificazione delle sponde determinano una diminuzione del materiale solido trasportato con conseguente aumento dell’azione erosiva. I problemi del mare iniziano molto più a monte della fascia costiera ed è lì che si dovrebbe intervenire in maniera più oculata facendo meno chiacchiere e convegni e più azioni di rinaturalizzazione per ricreare le condizioni ottimali di apporto alla linea di costa.
Gli interventi che invece si continuano a portare avanti con la creazione di barriere frangiflutti e pennelli risolvono (in parte) i problemi del tratto in cui si interviene, ma aumentano quelli dei tratti vicini. Procedere in questo modo è sbagliato, come dimostra proprio quello che sta accadendo in questi giorni, a meno che non si voglia creare una barriera lungo tutta il litorale con costi insostenibili per la collettività di centinaia e centinaia di milioni di euro e con effetti comunque totalmente negativi sulla balneabilità per il mancato ricambio di acqua verso il mare aperto.
Con i cambiamenti climatici in atto queste situazioni di repentino peggioramento con forti precipitazioni e mareggiate improvvise tenderanno a diventare sempre più frequenti. Manca una politica di adattamento a quanto ormai stiamo vivendo sulla nostra pelle. Per non parlare poi del fenomeno di innalzamento del livello del mare che potrà diventare un problema reale nel giro di pochi anni e che secondo gli studi dell’ENEA colpirà pesantemente anche la fascia adriatica.
In questi giorni – e questo è un dato sul quale si dovrebbe riflettere - i pochi tratti di costa abruzzese meno invasi dall’uomo hanno resistito meglio alla forza del mare. Mentre crollavano stabilimenti e piste ciclabili, la spiaggia dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, dove c’è la duna con una vegetazione retrodunale, dove i fondali del tratto di mare antistante presentano ancora delle secche e non vengono “arati” dalle turbosoffianti delle vongolare, non è stata intaccata. Simili situazioni si registrano a Ortona nel tratto di litorale dove sono presenti ancora le dune, ad Alba Adriatica alla Spiaggia del Fratino e del Giglio di mare o a Martinsicuro. In tutti i tratti meno cementificati dove si è mantenuto un minimo di naturalità il sistema trova un suo punto di equilibrio e i danni diminuiscono.
Una politica oculata da questo dovrebbe ripartire. Dovrebbe essere capace di mettere da parte le emozioni del momento e avviare in tempi rapidi un piano di tutela della costa, di adattamento ai cambiamenti climatici, di pianificazione territoriale e di rinaturalizzazione che si discosti totalmente dagli errori del passato e che possa aiutare a gestire un territorio ormai fragilissimo.
Ma le dichiarazioni che si sentono in questi giorni, purtroppo, non fanno ben sperare…


14.11.19

Sabato 16 novembre ad Alba Adriatica una giornata dedicata all’educazione ambientale e alla tutela della costa

Sabato 16 novembre ad Alba Adriatica si terrà presso la Biblioteca Comunale di Villa Flaiani la manifestazione “Un giorno per l’ambiente” organizzata dal WWF Teramo in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e la Biblioteca comunale e con il supporto delle Guide del Borsacchio, il Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino, l’Associazione Albatour e la ProLoco Spiaggia d’Argento.
La mattina dalle ore 10 sarà dedicata ad un laboratorio di educazione ambientale “Botanico in erba”: un percorso didattico alla scoperta delle erbe spontanee rivolto ai bambini dagli 8 agli 11 anni per conoscere la ricchezza floristica delle aree costiere.
Nel pomeriggio, invece, alle ore 16 si terrà una tavola rotonda dal titolo “La difesa della costa: 5 esperienze di tutela costiera si confrontano”. L’incontro sarà aperto dai saluti del Sindaco Antonietta Casciotti e dell’Assessore all’ambiente Nicolino Colonnelli e vedrà le relazioni di Corrado Battisti della Stazione di ricerca LTER Torre Flavia della Città Metropolitana di Roma Capitale, Marco Borgatti Presidente dell’associazione Guide del Borsacchio, Fabiola Carusi Responsabile WWF per il Progetto Salvafratino Abruzzo e referente del Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino, Stefano De Ritis Responsabile scientifico del Progetto Salvafratino Abruzzo e Claudio Sebastianelli Presidente dell’Associazione ARCA di Senigallia.
La tavola rotonda, di grande attualità in questo momento, è l’evento finale dell’edizione 2019 del Progetto “Il mondo del Fratino” che per il terzo anno consecutivo ha visto il WWF Teramo e il Comune di Alba Adriatica collaborare per la promozione della Spiaggia del Fratino e del Giglio di mare, un piccolo tratto di costa albense lasciato libero e gestito insieme da WWF e Comune.
Durante la giornata sarà anche esposta una mostra di disegni naturalistici dell'artista Gaspare Zichittella.
Entrambi gli eventi sono gratuiti (necessaria la prenotazione al 3497594945 per il laboratorio didattico della mattina) e si svolgeranno presso la Biblioteca Comunale a Villa Flaiani in via Roma n. 32 ad Alba Adriatica.

12.11.19

A due anni dalla Manifestazione per l’Acqua Trasparente cosa è cambiato per l’acqua del Gran Sasso?

 
Sono trascorsi due anni dalla grande Manifestazione per l’Acqua Trasparente che l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI e Italia Nostra, organizzò l’11 novembre del 2017.
Fu una delle più grandi manifestazioni mai fatte a Teramo con circa 3.500 partecipanti e l’adesione della Provincia di Teramo, dell’Assemblea dei Sindaci dei Comuni della provincia di Teramo e di decine e decine di associazioni, comitati, sindacati e forze politiche che attraversarono in modo pacifico e colorato il centro cittadino dai Tigli fino a piazza Sant’Anna.
Dal palco e durante il corteo furono ribadite le richieste dell’Osservatorio e della comunità abruzzese:
  • Sicurezza per l’acqua. L’interferenza tra acquifero/autostrada/laboratori è un potenziale pericolo per oltre 700.000 abruzzesi che bevono l’acqua del Gran Sasso, per l’ambiente, ma anche per l’economia di questo territorio. Sono anni che questa situazione è conosciuta, ma ancora non si sono fatte le scelte necessarie per risolverla.
  • Azzeramento del rischio. Una volta individuata, la soluzione definitiva per la messa in sicurezza richiederà tempo per essere attuata. Nel frattempo va azzerato il rischio di incidente. Vanno aumentate la qualità e la quantità dei controlli, ma soprattutto, non si può continuare a mantenere il carico di materiale pericoloso, fatto transitare, immagazzinato e utilizzato sotto il Gran Sasso.
  • Trasparenza e partecipazione. I cittadini vogliono essere partecipi del processo decisionale. Vogliono essere informati in maniera tempestiva e non vogliono subire le scelte di altri. Tutta la vicenda dell’acqua del Gran Sasso è stata caratterizzata dalla mancanza di informazione e partecipazione. È stato negato all’Osservatorio di partecipare come uditore al tavolo regionale per la gestione della problematica dell’acqua del Gran Sasso.
Rispetto a queste richieste, cosa è stato fatto di concreto in questi due anni? Poco o nulla, purtroppo.
Non un solo metro quadro dei Laboratori o delle gallerie autostradali è stato messo in sicurezza.
Il Comitato creato dalla Regione per individuare gli interventi necessari ha messo a punto un programma, ma quanto previsto non è stato neppure progettato.
È stata dichiarata una nuova emergenza (emergenza ventennale!), ma da luglio ancora non è stato nominato il commissario straordinario che dovrebbe gestire la messa in sicurezza dell’acquifero.
Su partecipazione e informazione non è stato fatto nessun passo avanti e ancora una volta la società civile non è stata concretamente coinvolta.
Lo stesso processo davanti al Tribunale di Teramo per l’incidente del maggio 2017 a distanza di più di due anni e mezzo ancora non è effettivamente partito.
La politica locale, regionale e nazionale sembra essersi completamente dimenticata della questione.
Le Associazioni che compongono l’Osservatorio continuano a essere presenti in tutte le sedi dove è possibile far sentire la propria voce in difesa dell’acqua e della partecipazione.
Ma viene realmente da chiedersi cos’altro si può fare di fronte a questo muro di gomma. 

11.11.19

Corcorso per l'Orso Bruno marsicano

 
Cinquanta è più o meno il numero di orsi marsicani rimasti sulle montagne dell’Appennino, un numero esiguo di individui per una popolazione tanto preziosa. Infatti, l’Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) è una sottospecie di Orso bruno unica al mondo, che vive solamente in Italia, tra il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il Parco Nazionale della Majella e le aree appenniniche limitrofe. Più piccolo del “cugino” alpino ed europeo, adattato dopo secoli di isolamento a una stretta convivenza con l’uomo, recenti studi ne hanno confermato l’unicità genetica, ecologica e comportamentale. Sembra, infatti, che la coesistenza millenaria con l’uomo e le sue attività abbiano addirittura plasmato il comportamento particolarmente mansueto di questi orsi. Purtroppo, questa popolazione conta oggi solamente poco più di 50 individui, è considerata “in pericolo critico” dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) e rischia seriamente l’estinzione.
L’Orso marsicano continua inoltre a morire a causa dell’uomo: negli ultimi 25 anni il 63% dei decessi è stato determinato direttamente o indirettamente da azioni umane, addirittura il 40% da bracconaggio.
«Fin dalla sua nascita, nel 1966, – ricorda il vicepresidente nazionale Dante Caserta - il WWF Italia ha sempre portato avanti azioni per la salvaguardia dell’Orso bruno marsicano. Prima dell’estate abbiamo lanciato la campagna Orso 2x50 con l’ambizioso obiettivo di raddoppiare il numero di individui di Orso marsicano entro il 2050. Questo sarà ovviamente possibile solo collaborando con tutte le amministrazioni che si occupano della tutela dell’Orso, a partire dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise grazie al quale l’Orso è potuto sopravvivere fino ad oggi. Questo concorso per le scuole rientra tra le azioni di sensibilizzazioni che stiamo conducendo anche attraverso campi di volontariato con giovani provenienti da tutta Italia. Attraverso l’Oasi WWF delle Gole del Sagittario di Anversa degli Abruzzi (AQ) stiamo agendo direttamente anche sul campo con la distribuzione e l’allestimento di recinti a protezione di apiari, campi coltivati e allevamenti per evitare i conflitti tra le attività umane e la presenza dell’orso e portiamo avanti anche una forte azione di lobby nelle sedi politiche e istituzionali, oltre che una attività nei tribunali per impugnare tutti quegli atti che possono anche potenzialmente mettere in pericolo la specie».
In un simile contesto è fondamentale anche diffondere il più possibile la conoscenza di questo straordinario animale e rendere sempre più persone consapevoli della necessità di attente politiche di conservazione. «È per questo che il WWF lancia un concorso dedicato ai più piccoli - dichiara Filomena Ricci, delegato del WWF Abruzzo. - Vogliamo incoraggiare i bambini a fare un disegno per l’Orso che si sveglia dal letargo, un regalo per farlo sentire amato e rispettato: 50 disegni, uno per ogni Orso, verranno pubblicati sul sito del WWF e valorizzati dall’associazione».
Gli elaborati scelti saranno i più belli e quelli che avranno coinvolto l’intera scuola e le famiglie dei bambini. Oltre al disegno si chiede alle classi di organizzare una mostra a scuola invitando i genitori.
La proposta si rivolge alle oltre 20.000 istituzioni scolastiche pubbliche e private dell’infanzia e ai primi due anni della scuola primaria. Tutte le informazioni possono essere reperite sul sito del concorso.

6.11.19

Il parcheggio non è un diritto

 
Una riflessione di Raffaele Di Marcello, Presidente dell'Ordine degli Architetti di Teramo, pubblicata nella rubrica "Il ventre dell'architetto" sul sito ekuonews.it.
 
“Tutti vogliono tornare alla natura… ma nessuno ci vuole andare a piedi”.
L’onda Greta Thunberg ha travolto anche i teramani. Adulti e ragazzi, tutti insieme, contro i cambiamenti climatici che, nei prossimi anni, potrebbero (in molti lo danno per certo) cambiare le nostre vite in peggio.
Professori e studenti, anziani e ragazzini, professionisti ed operai… tutti vogliono più ambiente, più energie rinnovabili, stili di vita più aderenti ai cicli naturali… a patto, però, di non cambiare una virgola dei nostri comportamenti attuali.
A chiacchiere, infatti, siamo tutti “ambientalisti”, ma quando occorre fare qualche piccolo sacrificio, o modificare i nostri stili di vita, la storia cambia.
E’, quindi, normale chiedere parcheggi gratuiti sotto casa, sotto il posto di lavoro, sotto il negozio. Era già successo per l'ospedale, ed ora sono i docenti del Liceo classico ad alzare la voce: “il parcheggio è un diritto, e lo vogliamo ad ogni ora, gratis, sotto la scuola”.
Peccato che, in una città con un tasso di motorizzazione pari a 899,49 vetture ogni 1.000 abitanti, con 54.957 abitanti abbiamo circa 49.400 vetture circolanti, più quelle che vengono da fuori comune e, quindi, avrebbe bisogno di oltre 60.000 parcheggi e più per accontentare ogni singolo impiegato, ogni singolo professore, ogni singolo commerciante, ogni singolo studente, che volesse recarsi a lavoro, o a scuola, con il proprio mezzo privato.
Parcheggi che, considerando un area di occupazione di mq 12,5 per posto auto, avrebbero bisogno di 750.000 mq di aree pubbliche per accontentare tutti.
75 ettari di spazio pubblico che potrebbe essere destinato a piazze, giardini, aree giochi, luoghi di socializzazione.
Ma l’auto, in Italia, e Teramo non fa eccezione, è sacra, e si è ancora convinti che sia il mezzo migliore per spostarsi.
Eppure un’auto rimane parcheggiata, in media, per il 92% del suo utilizzo. E soprattutto chi si reca a lavoro con la sua vettura la lascia, ferma, dalle 6 alle 10 ore, ad occupare spazio pubblico. Posteggio che nulla porta al commercio, né alle altre attività produttive, perché è un parcheggio di stazionamento, spesso di un veicolo che ha trasportato un solo individuo.
E mantenere un’autovettura costa, in media, oltre 4.000 euro l’anno!!!
Quindi sarebbe opportuno non chiedere più parcheggi per tutti, ma mezzi pubblici più efficienti, una mobilità pedonale e ciclabile reale, la possibilità di non essere obbligatoriamente legati all’uso dell’automobile.
“Un Paese è sviluppato non quando i poveri posseggono automobili, ma quando i ricchi usano mezzi pubblici e biciclette”. Lo ha detto l’ex sindaco di Bogotà, Gustavo Petro… e dovrebbe farci riflettere, ogni giorno.

29.10.19

Al via il Master in Diritto dell'energia e dell'ambiente

 
Parte nel corrente anno accademico il nuovo Master di 2° livello dell’Università di Teramo in Diritto dell’Energia e dell’Ambiente, coordinato dal costituzionalista Enzo Di Salvatore.
Il Master è articolato su 400 ore di didattica, che prevedono anche seminari pratici che studieranno le grandi emergenze ambientali, tra cui quelle che negli ultimi anni hanno riguardato e riguardano l’Abruzzo: Bussi, Ombrina Mare, Sisma dell’Aquila e Acquedotto del Gran Sasso. Ma lo stesso approfondimento sarà riservato ai casi Ilva, Deep Water Horizon, Tap e processo Eternit.
Segno distintivo della struttura del Master di 2° livello in Diritto dell’Energia e dell’Ambiente è la sua interdisciplinarietà che lo pone al centro di una vasta platea di utenti. Potranno infatti iscriversi laureati che spaziano dall’Architettura del paesaggio alla Giurisprudenza, dall’Ingegneria energetica e nucleare alle Scienze della comunicazione pubblica e alle Relazioni internazionali, dalle Scienze e tecnologie geologiche alle Scienze economiche aziendali per citarne solo alcune tra le oltre 20 lauree magistrali previste per l’accesso al Master.
Il Master quindi si propone di fornire competenze giuridiche di eccellenza in materia di energia e di ambiente, attraverso lo studio teorico-pratico dei settori nei quali si declinano, con l’obiettivo di formare professionisti dinamici e altamente qualificati in tali ambiti, sempre più richiesti sia nel settore pubblico che in quello privato.
Hanno dato la propria adesione al Master il Comune e la Provincia di Teramo, l’Anci Abruzzo, Legambiente Onlus, la Procura della Repubblica di Teramo, WWF Italia, Arta Abruzzo, CO.SVE.GA srl e il TAR Abruzzo.
Potete trovare la pagina ufficiale del Master qui.

17.10.19

PAN Pesticidi: misure ancora troppo deboli

 
Martedì 15 ottobre si è chiusa la consultazione pubblica sulla proposta governativa del nuovo Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (cd PAN Pesticidi).
La proposta su cui si è svolta la consultazione è stata giudicata assolutamente insufficiente da un cartello delle maggiori Associazioni nazionali ambientaliste e dell’agricoltura biologica (Accademia Kronos, AIAB, Associazione Italiana Agricoltura Biodinamica, FederBio, FIRAB, Greenpeace, Legambiente, Lipu-Birdlife, ISDE, ProNatura, WWF Italia): il testo proposto dal Governo, infatti, non è in grado di assicurare concretamente né la riduzione della dipendenza dell’agricoltura e della gestione del verde urbano dai prodotti fitosanitari, né, di conseguenza, un loro utilizzo sostenibile come richiesto dalla Direttiva 2009/128/CE.
Le 11 Associazioni, che hanno anche lanciato proprio martedì anche un “twitter storm” rivolto ai tre Ministri competenti per l’approvazione del nuovo PAN Pesticidi (Teresa Bellanova Ministro dell’Agricoltura, Sergio Costa Ministro dell’Ambiente e Roberto Speranza Ministro della Salute), chiedono la giusta attenzione sulle osservazioni che hanno presentato affinché il nuovo PAN rappresenti una svolta per l’utilizzo dei pesticidi nel nostro Paese a partire dall’eliminazione dei sussidi pubblici a chi persiste nell’utilizzo di principi attivi di sintesi che avvelenano cibo, suolo, acqua e aria, distruggendo la biodiversità degli agroecosistemi.
Con le osservazioni inviate, il WWF e le altre associazioni chiedono modifiche sostanziali alla bozza del nuovo Piano al fine di garantire regole certe e cogenti per:
  • dare effettiva priorità all’agricoltura biologica e individuare obiettivi quantitativi più ambiziosi in termini di percentuali di riduzione di tutti i prodotti fitosanitari: solo così si avrà un reale effetto sulla salute e sull’ambiente;
  • ridurre i rischi per i residenti nelle aree rurali e per gli agricoltori e i loro familiari fissando distanze minime di sicurezza dalle abitazioni e dalle coltivazioni biologiche non inferiori a 15 metri per difenderle dal rischio di una possibile contaminazione accidentale;
  • vietare l’utilizzo di pesticidi pericolosi per gli habitat e le specie selvatiche nei siti della Rete Natura 2000 (SIC, ZPS e ZSC) e nelle altre aree naturali protette, adottando misure di conservazione della biodiversità regolamentari vincolanti;
  • vietare l’uso dei pesticidi in città adottando tecniche biologiche per la manutenzione delle aree non agricole, rete viaria e ferroviaria, con particolare attenzione al verde pubblico e privato e manutenzione degli spazi utilizzati dalla popolazione residente nelle città;
  • prevedere il divieto totale del glifosate in Italia entro il 2022, escludendo qualsiasi ipotesi di rinnovo dell’autorizzazione di 5 anni concessa dall’Unione Europea il 27 novembre 2017;
  • prevedere il divieto di utilizzo di concimi e pesticidi chimici nelle aree di rispetto dei punti di captazione di acque da destinare al consumo umano (Piani ex art. 94 D.Lgs. n. 152/2006), consentendo esclusivamente metodi di coltivazione e utilizzo di prodotti consentiti dai disciplinari dell’agricoltura biologica;
  • rafforzare i sistemi di monitoraggio e controllo sulla presenza di pesticidi nelle acque superficiali e sotterranee, nel suolo e nel cibo e rafforzare il sistema sanzionatorio, attribuendo competenze specifiche all’ISPRA e ai Carabinieri Forestali.
“Il nuovo PAN Pesticidi deve creare le condizioni affinché il ricorso ai pesticidi tossici e nocivi sia consentito solo dopo avere adottato pratiche agroecologiche alternative all’uso dei prodotti chimici di sintesi, come già avviene in agricoltura biologica”, sottolinea Filomena Ricci, Delegato WWF Abruzzo. “Ormai il mercato si confronta sulla qualità del prodotto e non sulla quantità. Il PAN Pesticidi regolerà la gestione dei fitofarmaci in agricoltura, ma anche nelle nostre città per i prossimi 5 anni. È un’occasione da non perdere per dare concretezza alla più volte sbandierata volontà dell’attuale Governo di attuare anche nel settore agricolo quel Green New Deal per una concreta transizione ecologica dell’economia. Auspichiamo che il governo regionale e tutti i parlamentari eletti in Abruzzo facciano sentire la loro voce per arrivare a un PAN Pesticidi che tuteli la salute umana e gli ecosistemi che garantiscono la nostra stessa vita”.

Le aree contigue ai Parchi vanno istituite subito

“Assolutamente inadeguato ed eccessivamente limitante risulterebbe introdurre, in un territorio come quello abruzzese, le cosiddette aree contigue”: queste dichiarazioni del consigliere regionale Sandro Mariani della Lista Abruzzo in Comune, diffuse nei giorni scorsi, offrono lo spunto per una riflessione.
È innanzitutto paradossale che un rappresentante delle Istituzioni chieda la non applicazione di una legge. L’istituzione delle “aree contigue” è prevista infatti dalla legge quadro sulle aree naturali protette del 1991 e quindi dovrebbero essere operative da quasi 30 anni. La lobby dei cacciatori e la totale accondiscendenza della classe politica regionale alle loro richieste hanno di fatto impedito l’applicazione di questo strumento, fondamentale per assicurare una corretta gestione della fauna (ma non solo) nelle fasce di rispetto intorno ai tre grandi parchi nazionali presenti nella nostra regione. All’interno delle aree contigue, infatti, possono andare a caccia solo i residenti. Si tratta di una misura importante dal punto di vista faunistico perché limita la pressione venatoria sulle aree a margine di quelle tutelate, ma anche auspicata dai cacciatori dell’entroterra che vedono in qualche modo compensato il fatto che le aree protette, dove la caccia è vietata, si trovano quasi tutte nelle zone interne. Chiederne la non istituzione vuol dire cercare di tutelare gli interessi dei cacciatori della costa e delle città che evidentemente per qualcuno rappresentano un target elettorale interessante.
Il consigliere Mariani racconta poi dei cinghiali che mangiano nei bidoni di immondizia dei centri urbani e da questo fa discendere l’esigenza di aumentarne ancora di più la caccia. Nulla di più sbagliato come dimostrano i fatti e le ricerche scientifiche condotte in tutta Europa. I cacciatori sono infatti i principali responsabili dell’aumento del numero dei cinghiali, sia perché sono stati coloro che li hanno introdotti in gran parte d’Italia a scopo venatorio (peraltro facendoli arrivare dall’est Europa e immettendoli senza alcun protocollo scientifico), sia perché è proprio l’attività venatoria a creare dispersione nei branchi con il conseguente aumento del numero dei nati ogni anno. Il problema dei cinghiali, che riguarda effettivamente alcune aree della nostra regione, non si risolve aumentando la caccia, ma anzi limitandola e procedendo caso mai a catture mirate che vadano a ridurre i danni alle colture e a incidere direttamente sulle dinamiche riproduttive. Del resto non si capisce di quanto si voglia ulteriormente aumentare l’attività venatoria sul cinghiale visto che ormai tra la stagione ordinaria e la gestione della caccia di selezione del cosiddetto selecontrollo, che tutto è tranne che un controllo selezionato, il cinghiale viene cacciato praticamente tutto l’anno.
In ultimo una cosa il consigliere Mariani la dice giusta: l’Abruzzo ha bisogno di un piano faunistico-venatorio. Fa piacere che anche il consigliere Mariani se ne sia accorto. Aggiungiamo solamente che sarebbe stato sicuramente più utile se il consigliere Mariani lo avesse detto nei 5 anni in cui è stato al governo della Regione e se lo avesse fatto approvare quando era nelle sue facoltà. Detto questo il WWF auspica che il nuovo piano nasca nell’interesse del patrimonio faunistico regionale, che appartiene a tutti, e non nell’interesse dei cacciatori. Se la Giunta regionale vorrà lavorare nella direzione dell’interesse collettivo e non a tutela di quello particolare, come WWF saremo pronti a dare il nostro contribuito al confronto.
 
Per eventuali approfondimenti sulla gestione dei cinghiali, anche in relazione alla dimostrata inutilità della pratica venatoria per il loro contenimento, si segnalano, tra i tanti disponibili, i seguenti studi:
  • Apollonio M., R. Putman, S. Grignolio & L. Bartoš 2011. Hunting seasons in relation to biological breeding seasons and the implications for the control or regulation of ungulate populations. In: M. Apollonio, R. Andersen & R. Putman (eds.), Ungulate management in Europe: Problems and practices, Cambridge University Press, London, UK: 80-105.
  • Kaminski G., S. Brandt, E. Baubet & C. Baudoin 2005. Life-history patterns in female wild boars (Sus scrofa): mother-daughter postweaning associations. Canadian Journal of Zoology 83: 474-480.
  • Rosell C., F. Navás, S. Romero & I. de Dalmases 2004. Activity patterns and social organization of wild boar (Sus scrofa, L.) in a wetland environment: preliminary data on the effects of shooting individuals. In: C. Fonseca, J. Herrero, A. Luís & A. M. V. M. Soares (eds.), Wild boar research 2002, 4th International wild boar symposium, Galemys, 16 (n° especial): 157-166.
  • Santilli F. 2002. I danni da cinghiale. In: F. Santilli, L. Galardi, P. Banti, P. Cavallini & L. Mori, La prevenzione dei danni alle colture da fauna selvatica, gli ungulati: metodi ed esperienze, Arsia, Firenze: 9-18.
  • Santilli F., L. Galardi & C. Russo 2005. Corn appetibility reduction in wild boar (Sus scrofa L.) in relationship to the use of commercial repellents. Annali Fac. Med. Vet. 58: 213-218.
  • https://autori.fanpage.it/occorre-abbattere-i-cinghiali-per-limitarne-i-danni/​

14.10.19

Terza escursione del programma "Le stagioni del CEA"


Ieri terza uscita del programma escursionistico del WWF Teramo "Le stagioni del CEA".
Partenza dal Centro di Educazione Ambientale WWF "Monti della Laga" e arrivo all'abetina di Cortino per vedere uno dei boschi di abete bianco più meridionale d'Italia nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Prossimo appuntamento con l'escursione invernale per domenica 24 febbraio 2020.