23.6.18

Disinteresse dei parlamentari abruzzesi al confronto sull’acqua del Gran Sasso


Ieri sera nessuno dei 21 parlamentari eletti in Abruzzo ha accettato di partecipare all’incontro sul problema della sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, organizzato dall’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso con il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Teramo.
È sconcertante che nessuno dei parlamentari abbia ritenuto utile confrontarsi su un tema che riguarda la vita di 700.000 abruzzesi. Tutti i deputati e i senatori eletti in Abruzzo hanno almeno una parte del territorio della loro circoscrizione che utilizza l’acqua dal Gran Sasso: dovrebbe essere un loro interesse primario occuparsi di un bene così importante per l’ambiente, la salute dei cittadini e lo sviluppo di un’intera regione.
Ieri sera solo l’On. Valentina Corneli del Movimento 5 Stelle aveva annunciato la sua presenza, comunicando però a pochi minuti dall’inizio dell’incontro l’impossibilità a raggiungere Teramo a causa del blocco delle strade per il maltempo. Da parte degli altri parlamentari risposte di circostanza e in diversi casi neppure quelle.
La politica nazionale è stata una delle grandi assenti del dibattito dopo l’incidente dell’8/9 maggio 2017: i parlamentari eletti nella passata legislatura non hanno assunto nessun reale ruolo e sono mancate anche le più semplici iniziative. Se le assenze di ieri sera sono un segnale di quanto avverrà anche in questa legislatura, la situazione è veramente preoccupante.
I rappresentanti delle associazioni che formano l’Osservatorio e alcuni cittadini intervenuti hanno comunque tenuto una riunione nel corso della quale si è fatto il punto sulla situazione e si sono programmate prossime azioni.
Prima fra tutte la partecipazione di una delegazione alla riunione della “Commissione tecnica per la gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso” che si terrà lunedì 25 giugno a L’Aquila. In questa riunione, dopo più un anno dall’ultimo incidente dell’8/9 maggio, dovrebbero essere presentati i progetti di messa in sicurezza richiesti all’Istituto di Fisica Nucleare e alla Strada dei Parchi. Fino ad ora la Regione si è sempre rifiutata di far partecipare come uditori i rappresentanti dell’Osservatorio alle riunioni della Commissione, nonostante la partecipazione dovrebbe essere garantita a dei portatori di interesse riconosciuti dalla Costituzione.
Lunedì l’Osservatorio sarà fisicamente presente in Regione a L’Aquila con una propria delegazione e chiederà ancora una volta di poter partecipare non essendovi alcuna plausibile ragione a questo divieto di partecipazione.
Sarà inoltre di certo riproposto dall’Osservatorio il confronto con i parlamentari perché fermamente convinti della necessità di portare a livello nazionale la problematica della sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso e perché non si ritiene che i massimi rappresentanti della collettività possano sottrarsi al confronto con i cittadini su un tema così importante.

L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso è costituito dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI.

20.6.18

L'Osservatorio invita i parlamentari abruzzesi al confronto sull'acqua

 
Venerdì 22 giugno, alle ore 18, presso al sala consiliare della Provincia in via G. Milli n. 2 l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso ha invitato tutti i parlamentari eletti in Abruzzo il 4 marzo scorso a partecipare ad un confronto pubblico sulla situazione dell’acquifero del Gran Sasso, organizzato con il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Teramo.
La politica nazionale, attraverso i deputati e i senatori eletti in Abruzzo, è stata una delle grandi assenti della vicenda dopo l’incidente dell’8/9 maggio 2017. I parlamentari eletti nella passata legislatura non hanno assunto nessun reale ruolo sulla vicenda e sono mancate anche le più semplici iniziative, se si esclude una interrogazione parlamentare presentata dall’allora deputato Sottanelli.
Con il rinnovo pressoché totale della compagine parlamentare eletta in Abruzzo, l’Osservatorio auspica una maggiore attenzione che possa tradursi in un confronto aperto sui territori e in una puntuale attività nel Parlamento e nel Governo.
Con l’attuale suddivisione dei collegi per la Camera e ancora di più per il Senato tutti i parlamentari eletti in Abruzzo hanno nel loro collegio almeno una parte di territorio che attinge acqua dall’acquifero del Gran Sasso.
“Vedremo se e quali dei nuovi parlamentari vorrà accettare il nostro invito a confrontarsi” dichiarano dall’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso. “Il tema della tutela dell’acquifero e di conseguenza il tema della difesa dell’ambiente e della salute umana dovrebbero interessare tutti, indipendente dagli schieramenti politici. Speriamo vivamente che i rappresentanti dell’Abruzzo in Parlamento vogliano cogliere questa occasione di confronto”.
Nel frattempo registriamo la scadenza dell’ultimatum dato dal Vicepresidente Lolli all’INFN e alla Strada dei Parchi SpA per presentare un progetto di messa in sicurezza dell’acquifero, come richiesto dal febbraio 2018, in vista della riunione del 25 giugno prossimo della “Commissione tecnica per la gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso”.
A distanza di più di un anno dall’ultimo incidente dell’8/9 maggio 2017 la Commissione istituita dalla Regione Abruzzo, alla quale la Regione stessa si è sempre rifiutata di far partecipare le Associazioni rappresentate nell’Osservatorio, non ha ancora fatto alcun passo avanti sulla sicurezza dell’acquifero a rischio per la presenza dei Laboratori dell’Istituto di Fisica Nucleare e per le gallerie autostradali.
Vedremo se questa volta succederà qualcosa.
 
L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso è costituito dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI.

18.6.18

O’Bellx ai Prati di Tivo: ma quando si discuterà di un rilancio basato sul turismo sostenibile?

O'Bellx sulle Alpi francesi
 
Il WWF interviene sul progetto di istallazione di dodici O’Bellx per la gestione dei rischi da valanga lungo la base della parete nord di Corno Piccolo.
Innanzitutto va osservato che, come tanti altri problemi del nostro territorio, anche quello derivante dal rischio valanghe non nasce oggi. Già nello studio eseguito nel 1974 dallo IASM (Istituto Assistenza allo Sviluppo del Mezzogiorno) sui futuri bacini sciistici abruzzesi l’area dove sorgono oggi gli impianti di Prati di Tivo veniva considerata ad alto rischio, rischio ampiamente sottovalutato dalla politica del tempo che ignorò le indicazioni dello studio. E purtroppo ci è voluta la tragedia di Rigopiano per capire che la conoscenza di rischi da valanga imporrebbe alle Amministrazioni serie azioni di prevenzione.
Entrando nel merito dell’intervento segnaliamo che dalla documentazione progettuale messa a disposizione del WWF a seguito di accesso agli atti si evidenzia una certa superficialità nell’esaminare l’impatto ambientale su ecosistemi particolarmente fragili.
Il principale problema riscontrato è che non risulta alcuna richiesta di Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) che invece è obbligatoria dato che l’intervento ricade in siti di interesse comunitario e (SIC) e zone di protezione speciale (ZPS) della Rete Natura2000 all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
La nota della Provincia n. 65/2018 del 2.01.2018 con la quale si richiedono ai vari Enti pareri, autorizzazioni e nullaosta non fa riferimento specifico, come dovrebbe, alla VINCA che spetterebbe al Comune di Pietracamela.
Se effettivamente non si è proceduto alla VINCA è evidente che nessuna valutazione del progetto potrà esservi prima di questo fondamentale passaggio.
È innegabile che gli O’Bellx producano un impatto in uno dei paesaggi maggiormente caratteristici dell’intera montagna, la parete nord di Corno Piccolo, soprattutto per il loro supporto permanente formati da sostegni metallici di circa 3,90 metri di altezza, particolarmente visibili in assenza di neve. Tale problema potrebbe essere superato dalla prescrizione di rimozione anche dell’intero supporto e non soltanto della “campana” (come è attualmente previsto): prescrizione che tecnicamente può essere realizzata, ma a cui sembra che nessun Ente chiamato ad autorizzare abbia pensato.
Si deve poi tener conto anche delle problematiche legate alla gestione di tali interventi una volta realizzati. Viste le esperienze degli ultimi decenni con continue crisi economiche dei vari gestori che hanno richiesto, come ora, impegni economici del pubblico, quali garanzie ci sono che si avrà la forza economica di manutenere e rimuovere ogni anno tali istallazioni?
Ovviamente non si può sottovalutare il rischio “valanghe” e va anche detto che il sistema ipotizzato è già applicato in molte altre stazioni sciistiche, ma la questione dell’istallazione di sistemi di protezione valanghe nella gestione dei Prati di Tivo pone al centro della discussione lo sviluppo sostenibile della montagna che va oltre il solo aspetto ambientale.
Negli ultimi anni sulla stazione sciistica di Prati di Tivo sono stati investiti per gli impianti, con diverse azioni, quasi 16 milioni di euro. È giunto il momento che il Comune di Pietracamela, la Provincia di Teramo e anche i privati coinvolti si rendano conto che non si più rincorrere lo sviluppo legato al turismo dello sci alpino: sarebbe una scelta perdente sia dal punto di vista economico che da quello ambientale.
La questione dei Prati di Tivo, quindi, necessita una lettura attenta di ciò che deve essere il futuro della stazione turistica. Nessun nuovo investimento dovrebbe essere pensato senza una riflessione ponderata sul futuro della stazione per evitare sperpero di denaro pubblico. È assurdo veder ripianare con soldi pubblici debiti di un’attività che di fatto viene svolta da privati.
Come WWF da anni sosteniamo che è arrivato il momento di definire il futuro di una serie di stazioni sciistiche regionali che, a causa dei cambiamenti climatici e della maggiore attrattività degli impianti sulle Alpi, risultano essere ormai fuori mercato, come dimostrano le continue chiusure negative dei bilanci delle società di gestione nonostante i cospicui contributi pubblici. Lo sci alpino non sarà l’elemento su cui basare lo sviluppo di questi territori che dovrebbero diversificare l’offerta puntando soprattutto sul turismo verde.
L’intervento oggi in discussione, peraltro, rappresenta solo il primo stralcio di un progetto più ampio che ne prevede anche un secondo dal titolo “Piano delle misure e degli apprestamenti per la sicurezza delle piste da sci, propedeutico alla messa in sicurezza delle attrezzature”. Sarebbe necessario capire oggi di quali interventi si tratta e se si prevedono altri impatti sul territorio.
La Provincia di Teramo dovrebbe spiegare chiaramente qual è il reale piano per i Prati di Tivo, consentendo così di valutare gli impatti ambientali complessivi sull’area.
Alla Provincia proponiamo di farsi promotrice di uno o più incontri pubblici alla presenza di tutti i portatori di interessi (particolari e generali) per illustrare attentamente il Piano e raccogliere indicazioni. Ciò, ad esempio, visto che la messa in sicurezza dalle valanghe di un comprensorio sciistico di dimensioni contenute come i Prati di Tivo può avvenire con diversi sistemi (dall’uso di elicotteri al coinvolgimento di operatori specializzati), permetterebbe anche nel caso specifico di scegliere il sistema più valido ed efficace.

16.6.18

A Pescara la campagna WWF “Spiagge e mare Plastic Free” con sit-in “Il mare del futuro?”


Con un sit-in in piazza Primo Maggio a Pescara anche l’Abruzzo è stato toccato dalla campagna “Spiagge e mare Plastic Free” lanciata dal WWF Italia per salvare il mare e le coste dalla plastica.
Questa mattina i volontari dell’Associazione hanno allestito nel centro del capoluogo adriatico la mostra “Il mare del futuro?”, una esposizione del tutto particolare frutto della raccolta simbolica di materiale spiaggiato lungo il litorale abruzzese. L’iniziativa, che ha il patrocinio della Regione Abruzzo Settore Ambiente e del Comune di Pescara, è all’interno delle azioni del progetto GenerAzioneMare che il WWF Italia ha lanciato lo scorso anno per la difesa delle coste e dei mari italiani.
“L’Italia è al centro del Mar Mediterraneo, un mare piccolo rispetto agli Oceani, appena l’1% dei mari del mondo, ricco di biodiversità, ma con un’impronta umana insostenibile per l’inquinamento da plastica: nel bacino del Mediterraneo si concentra infatti il 7% della microplastica globale”, ha dichiarato Dante Caserta, Vicepresidente del WWF Italia. “Il Mare nostrum si sta trasformando in un mare di plastica e l’impatto sulle specie marine e sulla salute umana è enorme come abbiamo testimoniato nel nuovo report “Mediterraneo in trappola: salvare il mare dalla plastica” lanciato dal WWF Italia nelle scorse settimane. Non possiamo permettere che il Mediterraneo soffochi nella plastica: i danni che stiamo facendo al mare si stanno ripercuotendo su noi stessi”.

Il report del WWF delinea un quadro estremamente grave.
In Europa viene prodotto ogni anno un enorme quantitativo di rifiuti plastici: ben 27 milioni di tonnellate di cui solo un terzo è riciclato! La metà di quelli prodotti in Italia, Francia e Spagna finisce ancora in discarica mentre una percentuale consistente è abbandonata nell’ambiente. Il risultato è che centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti invadono il Mar Mediterraneo alterando pericolosamente gli equilibri ecosistemici e la biodiversità marina.
Lungo le coste mediterranee vivono 150 milioni di persone che producono tra i maggiori quantitativi di rifiuti solidi urbani procapite al mondo (208/760 kg/anno). E con la stagione turistica si genera un aumento del 40% dell’inquinamento da plastica. I rifiuti plastici sono trasportati dai grandi fiumi come il Nilo, l’Ebro, il Rodano, il Po che sfociano in mare dopo aver attraversato aree densamente popolate.
La plastica rappresenta oggi il 95% dei rifiuti in mare aperto, sui fondali e sulle spiagge del Mediterraneo e proviene in ordine da Turchia, Spagna, Italia, Egitto e Francia. Tra le radici profonde dell’inquinamento da plastica ci sono ritardi e lacune nella gestione dei rifiuti nella gran parte dei Paesi del Mediterraneo.
La plastica è un nemico invasivo e spietato, difficile da quantificare (e quindi da sconfiggere) e che ormai è entrato nella catena alimentare.
Le microplastiche, frammenti più piccoli e insidiosi, raggiungono nel Mar Mediterraneo concentrazioni record di 1,25 milioni di frammenti per chilometro quadrato, quasi 4 volte superiori a quelle registrate nell’Isola di plastica dell’Oceano Pacifico settentrionale. Questi frammenti piccolissimi, presenti anche in moltissimi detergenti, entrano nella catena alimentare minacciando così un gran numero di specie animali e mettendo a rischio anche la salute umana.
Le macroplastiche invece feriscono, strangolano e causano spesso la morte di animali come tartarughe e uccelli marini: un grave pericolo per le 134 specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini che vivono nel Mar Mediterraneo. Nello stomaco di tutte le specie di tartarughe presenti nel bacino si ritrova la plastica con il caso limite di un individuo in cui sono stati trovati ben 150 diversi frammenti!
Inoltre la plastica galleggiante è una vera e propria spugna che assorbe i contaminanti marini, come pesticidi e ftalati, che poi rilascia nello stomaco degli organismi che la ingeriscono. Ogni singolo frammento di plastica può essere colonizzato da alghe, microrganismi e batteri, anche pericolosi come i vibrioni, tanto da creare un vero e proprio nuovo ecosistema chiamato plastisfera: il 78% di questi contaminanti è tossico, persistente e si accumula nei tessuti animali.
L’ingente presenza di plastica oltre che per la biodiversità e la salute è una grave minaccia anche per importanti settori economici del Mar Mediterraneo, soprattutto pesca e turismo. Il fenomeno costa al settore della pesca dell’Unione Europea circa 61,7 milioni di euro l’anno in quanto determina minori catture, e quindi minori entrate, danni a imbarcazioni e attrezzi da pesca, nonché riduzione della domanda da parte dei consumatori preoccupati dalla presenza di plastica nel pesce.
“Quello che accade in tutto il Mar Mediterraneo, accade anche nel mare davanti alla costa abruzzese”, dichiara Luciano Di Tizio, delegato del WWF Abruzzo. “Il materiale che abbiamo raccolto sulle nostre spiagge in questi ultimi giorni e che è alla base della mostra “Il mare del futuro?” ne è una prova. In pratica con le mareggiate e le correnti il mare ci restituisce una parte dei rifiuti che noi buttiamo. E non a caso abbiamo voluto fare questo sit-in proprio nella città più grande della regione, una dei centri più importanti del Mar Adriatico: vogliamo far vedere a tutti i danni che comportamenti sbagliati stanno producendo al nostro mare, per far capire anche quanto è importante agire subito per correre ai ripari”.
E proprio per questo il WWF ha lanciato una petizione con quattro richieste al Governo e al Parlamento:
  • impegnarsi affinché venga alla luce al più presto la Direttiva europea che vieta 10 prodotti di plastica monouso;
  • si introduca una cauzione sugli imballaggi di plastica monouso;
  • sia vietato l’uso di microplastiche in tutti i beni di consumo;
  • vengano finanziati la ricerca e il recupero delle reti da pesca di plastica fantasma che vengono tuttora abbandonate in mare.





















11.6.18

Il Fratino in bicicletta







 
Sabato scorso, in Largo San Matteo a Teramo, sono stati presentati i risultati del lavoro degli studenti che hanno partecipato al progetto multidisciplinare di educazione ambientale voluto dall'Istituto Comprensivo “D’Alessandro – Risorgimento” e dal WWF Teramo sulla mobilità sostenibile e sulla tutela della costa e delle sue specie.
Il progetto ha coinvolto quattro classi delle medie inferiori dell’Istituto, per un totale di circa 80 ragazzi, che hanno così trattato il tema della mobilità sostenibile (treno + bici) insieme a quello della protezione della biodiversità costiera.
I ragazzi hanno avuto modo di andare in sicurezza da Teramo a Giulianova in treno e da lì, percorrendo piste ciclabili, in bici fino ad Alba Adriatica, osservando i diversi ambienti costieri e le specie che li abitano a partire dal Fratino, piccolo trampoliere simbolo delle spiagge. Ad Alba Adriatica hanno infine vistato la Spiaggia del Fratino e del Giglio di mare.
Il progetto è la somma di due diversi interventi: “Il mondo del Fratino” portato avanti dall’associazione ambientalista, e “A scuola in bicicletta”, promosso dalla scuola. Gli insegnanti di scienze motorie sono stati impegnati nelle esercitazioni pratiche di educazione stradale e di tecnica di guida con la bicicletta, mentre quelli di scienze, grazie alla collaborazione dei volontari del WWF Teramo, hanno fatto conoscere la ricchezza della natura presente sul nostro litorale e i pericoli che corre.
I ragazzi hanno partecipato anche ad incontri in classe e hanno lavorato insieme alla realizzazione di cartelloni esplicativi sull'esperienza svolta, raccontando così quanto hanno potuto apprendere nel corso del progetto.
Grande entusiasmo e partecipazione da parte degli studenti coinvolti che hanno sperimentato in sicurezza due sistemi di trasporto non inquinanti, hanno svolto attività sportiva all’aria aperta e hanno conosciuto la flora e fauna del nostro litorale.

6.6.18

La vicenda dell’acquifero del Gran Sasso si tinge di giallo!

 
Lunedì 4 giugno, alle ore 21, la cassetta di posta elettronica dell’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, insieme a quelle di altri organismi, ha ricevuto da un indirizzo sconosciuto una Relazione denominata “Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN – Affidamento di incarico professionale finalizzato allo studio ed alla definizione delle possibili soluzioni alternative volte alla razionale captazione e distribuzione delle acque potabili ed all’eventuale adeguamento della rete delle acque non potabili all’interno dei laboratori sotterranei”.
La Relazione, composta di 43 pagine, è datata “Roma marzo 2018” e fa riferimento ad un incarico affidato il 28 luglio 2017.
Il documento non contiene informazioni particolarmente rilevanti: trova però piena conferma la situazione di pericolo esistente dato che si parla di “rischio elevato di inquinamento della risorsa idrica”. Vengono prospettati vari interventi da fare in tempi brevi che richiederebbero circa 10 milioni di euro mentre non ci sono impegni sulla possibilità di allontanare dai Laboratori sotterranei le sostanze pericolose stoccate.
Non sappiamo se il documento arrivato sia vero o meno, né sappiamo da chi e perché ci sia stato trasmesso. Quello che sappiamo è che gli Enti competenti dovrebbero relazionare in maniera pubblica sullo stato dell’arte essendo trascorso più di un anno dall’8 maggio 2017, quando l’ennesimo incidente provocò il divieto di consumo di acqua in gran parte della provincia di Teramo: 13 mesi e ancora non è stato presentato un vero progetto per la messa in sicurezza definitiva dell’acquifero, nonostante ormai tutti riconoscano che si sia di fronte ad una situazione di rischio poiché il sistema di captazione delle acque, legato alle opere di drenaggio delle gallerie autostradali e dei Laboratori di Fisica Nucleare, non è sicuro.
Come Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, fin dalle nostre prime uscite nel maggio 2017, abbiamo chiarito che non era nostra intenzione rincorrere l’ultimo scoop o andare alla ricerca di documenti più o meno segreti. Già in passato le Associazioni ambientaliste avevano svolto questo ruolo, portando alla luce per la prima volta all’inizio degli anni 2000, i problemi di interferenza sull’acquifero del Gran Sasso delle gallerie autostradali e dei Laboratori sotterranei dell’INFN, le quantità di materiale pericoloso stoccato nei Laboratori e una serie di incidenti verificatisi nel corso degli anni e tenuti nascosti.
Oggi, passati quasi 20 anni, riteniamo che non debbano essere le associazioni di volontariato a trasformarsi in investigatori, ma che debbano essere gli Enti competenti a fornire documenti e informazioni in maniera trasparente e tempestiva affinché i cittadini possano essere a conoscenza di quanto si sta decidendo su un bene così prezioso come l’acqua e possano essere protagonisti consapevoli delle scelte decisionali.
Purtroppo, invece, almeno fino ad oggi, ci siamo dovuti confrontare con un vero e proprio muro di gomma. La Regione Abruzzo, in particolare, non ha mai voluto consentire il confronto con la società civile, vietandoci persino la partecipazione da auditori alla “Commissione tecnica per la gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso”.
Ci attendiamo che si faccia chiarezza su questa Relazione, ma soprattutto che la Regione finalmente si apra al confronto reale con i cittadini e con quanti in questi anni hanno per primi individuato i problemi e poi hanno cercato di dare il proprio contributo in termini di partecipazione e collaborazione, coinvolgendo migliaia e migliaia di abruzzesi. 

5.6.18

Scuola e WWF, insieme per la mobilità sostenibile e la tutela degli ecosistemi costieri


La mobilità sostenibile e la tutela della costa e delle sue specie unite nel progetto di educazione ambientale che ha visto lavorare insieme il WWF Teramo e l’Istituto Comprensivo “D’Alessandro – Risorgimento”.
Un progetto multidisciplinare che è la somma di due diversi interventi: “Il mondo del Fratino” portato avanti dall’associazione ambientalista e “A scuola in bicicletta” promosso dalla scuola.
Un progetto che ha visto gli insegnanti di scienze motorie impegnati nelle esercitazioni pratiche di educazione stradale e di tecnica di guida con la bicicletta e gli insegnanti di scienze, grazie alla collaborazione dei volontari del WWF Teramo, nella promozione e conoscenza della “Spiaggia del Fratino e del Giglio di mare” di Alba Adriatica.
Le prime classi delle medie inferiori dell’Istituto hanno così avuto modo di andare in sicurezza da Teramo a Giulianova in treno e da lì, percorrendo piste ciclabili, in bici fino ad Alba Adriatica, osservando così i diversi ambienti costieri e le specie che li abitano a partire dal Fratino, piccolo trampoliere simbolo delle spiagge.
Oggi si è svolto l’evento finale del progetto in cui i ragazzi, sempre accompagnati dagli insegnanti e dai volontari del WWF, hanno visitato la “Spiaggia del Fratino e del Giglio di mare” alla presenza di rappresentanti della FIAB e dell’Associazione di albergatori “Albatour”.
Grande entusiasmo e partecipazione da parte dei ragazzi che hanno potuto sperimentare un sistema di trasporto non inquinante, hanno svolto attività sportiva all’aria aperta e hanno conosciuto la flora e fauna del nostro litorale.
 

3.6.18

Vogliamo le ciclabili!

Eravamo tante e tanti, sabato 2 giugno, per l'ottava edizione della Biciclettata Adriatica.
Da Francavilla al Mare e da San Benedetto del Tronto, da sud e dal nord siamo partiti in bici per incontrarci a Pineto. Vogliamo che la Ciclovia Adriatica diventi una realtà e vogliamo politiche concrete per la mobilità sostenibile.