31.3.20

L'Ora della Terra 2020: per la salute del Pianeta


Va in archivio l’edizione 2020 di Earth Hour, l’Ora della Terra, grande mobilitazione mondiale del WWF con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni e cittadini sulla crisi climatica, attraverso il gesto simbolico dello spegnimento per un’ora di monumenti e private abitazioni.
L’evento, celebrato sabato 28 marzo, è arrivato nel pieno di una pandemia che sta sconvolgendo l’intero pianeta. Non ci sono state, ovviamente, manifestazioni di piazza né mobilitazioni con centinaia di partecipanti, com’era avvenuto nelle passate edizioni.
“Una edizione – sottolinea Dante Caserta, vice presidente del WWF Italia – celebrata sul web: per tutta la giornata di sabato su tutti i canali web del WWF Italia con gli hashtag #EartHour #UnOraPerItalia sono stati trasmessi foto e video degli spegnimenti dei luoghi simbolo delle principali città del mondo; si sono inoltre alternati contributi musicali di artisti, gruppi e musicisti che hanno interpretato brani (propri o cover) ispirati alla natura. Nonostante l’emergenza in atto sono state tantissime le città italiane che hanno risposto all’appello. Ha commosso tutti l’adesione del Comune di Bergamo, che ha spento virtualmente l’illuminazione delle Mura Veneziane: un segnale di attenzione dal grande valore simbolico considerato il momento drammatico che la città sta vivendo in questi giorni”.
L’Abruzzo non ha fatto mancare la propria partecipazione: hanno aderito i Comuni di Alba Adriatica, Altino, Anversa degli Abruzzi, Arsita, Casoli, Chieti, Corropoli, Cortino, Lanciano, Mosciano Sant’Angelo, Ovindoli, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Sant’Eusanio del Sangro, Silvi, Spoltore, Torano Nuovo, Tortoreto, Tossicia e Vasto. Il Parco Nazionale della Majella ha aderito alla campagna promuovendo l’evento social. Hanno partecipato anche il Centro di Educazione Ambientale “Monte Pallano” di Tornareccio, il Centro di Educazione Ambientale “Monti della Laga” di Cortino, la Coop. Gaia di Atessa, la Coop. Ecotur di Pescasseroli e l’Istituto scolastico Alessandrini di Teramo.
“Sono stati davvero tanti - dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo – gli abruzzesi che hanno aderito all’iniziativa stando a casa, spegnendo le luci delle abitazioni dalle 20:30 alle 21:30 e raccontando la loro giornata e le loro azioni per il clima. Foto e video sono stati pubblicati nella piazza virtuale dei social, un modo diverso per vedersi, per partecipare, per dire che anche in questo difficile momento il pensiero va alla tutela della nostra Terra, che poi garantisce anche la tutela della nostra salute”.
I record negativi sul clima continuano infatti ad accumularsi, e con essi anche gli eventi estremi correlati. Il 2019 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, con un aumento medio della temperatura globale di circa +1,1°C rispetto all’era pre-industriale. La comunità scientifica è pressoché unanime nell’indicare le attività umane come corresponsabili di questa crisi climatica, in particolare dell’aumento dei gas serra.
Earth Hour, quest’anno più che mai, ci dà l’occasione di fermarci e di pensare al futuro con un nuovo approccio. Dalla crisi globale che stiamo vivendo bisognerà ripartire al più presto, ma non si potranno usare gli stessi parametri di ieri e la crisi economica non potrà giustificare ulteriori attacchi alle risorse naturali.
“La questione ambientale – conclude Filomena Ricci - non può essere considerata un’appendice, quasi un fastidioso aggravio, ma deve divenire prioritaria in ogni decisione. Il benessere dell’umanità non può prescindere da quello della Natura. Da più parti in questi giorni leggiamo che un ambiente integro ci protegge anche da malattie e pandemie, lo ha fatto emergere chiaramente il report del WWF Italia, “Pandemie, l’effetto Boomerang della distruzione degli ecosistemi”, che tutti dovremmo leggere e rileggere con attenzione: un ambiente e una società resilienti sono più capaci di rispondere alle emergenze e alle crisi. Le crisi impongono cambiamenti di rotta, il momento di mettere la Natura al centro delle nostre scelte non è più rimandabile”.

26.3.20

Un'Ora per la Terra, un'Ora per l'Italia


Sabato 28 marzo alle ore 20:30 torna l’Ora della Terra, Earth Hour, evento globale del WWF che punta a sensibilizzare l’opinione pubblica su crisi climatica e riscaldamento globale, attraverso lo spegnimento per un’ora dei principali monumenti nel mondo, ma anche a coinvolgere direttamente i cittadini attraverso un gesto semplice come spegnere la luce della propria abitazione per un’ora.
L’Earth Hour 2020 arriva però in un momento particolare, caratterizzato dall’emergenza legata al contagio da Covid-19 che impone a tutti i cittadini italiani e a quelli di moltissimi altri Paesi misure di sicurezza straordinarie.
Così quest’anno non potranno esserci piazze gioiose ed eventi popolari come nelle scorse edizioni, ma ugualmente si farà sentire la richiesta di invertire la rotta e puntare con decisione verso un futuro sostenibile. È giunto il momento di prendersi cura del nostro Pianeta contrastando chi continua a inquinare contribuendo ad accelerare i cambiamenti climatici, chi distrugge la biodiversità e la natura, chi mette in pericolo la salute della Terra così come la salute di tutti gli esseri umani. Dalla salute del Pianeta, infatti, dipende la salute dell’umanità: come ha messo in luce l'ultimo report del WWF Italia “Pandemie, l’effetto Boomerang della distruzione degli ecosistemi” esiste una stretta relazione tra la perdita di Natura e le epidemie e il cambiamento climatico in atto è tra le principali cause di perdita di biodiversità.
Il WWF Italia ha deciso di trasformare la consueta festa di piazza dell’Ora della Terra in una grande attivazione digitale alla quale tutti sono chiamati a partecipare.

“UN’ORA PER LA TERRA, UN’ORA PER L’ITALIA”: è questo il titolo della mobilitazione che caratterizzerà la giornata del 28 marzo e al quale tutti i cittadini possono partecipare postando sui propri profili social il video della propria giornata per il clima con gli hastag #EarthHour e #UnOraPerItalia.
Alla maratona parteciperanno tanti amici del WWF con un messaggio di speranza per superare al più presto questo momento di grande difficoltà per il nostro Paese e contribuire tutti insieme a difendere la Terra.
Dalle prime ore della mattina di sabato 28 marzo sui canali web e social del WWF Italia con gli hashtag #EartHour e #UnOraPerItalia saranno trasmessi foto e video degli spegnimenti dei luoghi simbolo delle principali città del mondo. Nel corso dell’intera giornata agli spegnimenti si alterneranno contributi musicali di noti artisti e musicisti italiani che interpreteranno brani ispirati alla natura: Giovanni Caccamo, Manuel Aspidi, Danilo Rea e Oona Rea, la Stradabanda della Scuola Popolare di Testaccio di Roma, Fanfaroma della scuola Controchiave, Paola Iezzi, Nicola Zucchi, Syria, Lo Stato Sociale, The Bluebeaters, Michele Merlo, Valentina Georgia Pegorer, Viito e Marianne Mirage.
Tra gli artisti coinvolti ci sarà anche il cantautore abruzzese Filippo Graziani.
A questi si uniranno giovani artisti emergenti che sono invitati a pubblicare un proprio contributo usando gli hashtag della giornata #EarthHour e #UnOraPerItalia e taggando i profili social del WWF Italia (Instagram: @wwfitalia, Facebook: @wwfitalia e Twitter: @WWFItalia).
Dalle 20:30 alle 21:30 poi in tutta Italia si spegneranno le luci dei principali luoghi simbolo delle nostre città a partire da Roma Capitale dove si spegneranno le luci del Colosseo e della Basilica di San Pietro.
In quell’ora, dalle 20:30 alle 21:30 i canali social del WWF Italia trasmetteranno il contributo musicale di Danilo Rea e Oona Rea che si esibiranno con il nuovo brano “Peace” dedicato al WWF proprio in occasione dell’Earth Hour 2020 e di Giovanni Caccamo che suonerà due suoi brani “Silenzio” ed “Eterno” più un omaggio a Franco Battiato con “La cura”.
“Nonostante il momento veramente difficile, abbiamo voluto far sentire ugualmente la voce del Pianeta”, ha dichiarato Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo. “E come sempre l’Abruzzo ha risposto. Tanti Comuni avevano già dato la loro adesione prima del blocco totale. Anche se sappiamo che non per tutti sarà possibile spegnere realmente le luci di piazze e monumenti è importante che ci sia stata questa adesione alla più grande mobilitazione mondiale contro i cambiamenti climatici. Vogliamo ringraziare i sindaci che hanno dimostrato la loro attenzione verso il Pianeta, anche se li sappiamo impegnati da settimane senza sosta: a tutti esprimiamo la piena vicinanza in questo momento così difficile”.
In Abruzzo hanno aderito i Comuni di Alba Adriatica, Altino, Anversa degli Abruzzi, Arsita, Casoli, Chieti, Corropoli, Cortino, Lanciano, Mosciano Sant’Angelo, Ovindoli, Roseto degli Abruzzi, Sant’Eusanio del Sangro, Silvi, Spoltore, Torano Nuovo, Tortoreto e Tossicia.
Adesioni si sono registrate anche da parte del Centro di Educazione Ambientale “Monte Pallano” di Tornareccio, del Centro di Educazione Ambientale “Monti della Laga” di Cortino, della Coop. Gaia di Atessa, della Coop. Ecotur di Pescasseroli, dell’Istituto scolastico Alessandrini di Teramo.
Un impegno particolare c’è anche per far passare in maniera serena, per quanto possibile, questo periodo difficile ai più piccoli: sulla pagina web e sui canali digitali del WWF vengono proposti nuovi e divertenti EcoTips per aiutare i bambini a trascorrere in modo più interessante le giornate a casa divertendosi e imparando nuove cose sui cambiamenti climatici e sulla sostenibilità. Si potrà fare un esperimento per scoprire come si “produce” l’effetto serra o scoprire facili, ma importanti consigli per risparmiare energia; per invogliare alla manualità ci saranno inoltre le indicazioni per costruire un originale forno solare e degli origami sulle specie simbolo del cambiamento climatico: orso polare e pinguino.
I giovani volontari del WWF YOUng hanno cercato di coniugare l’esigenza di rimanere a casa con la promozione di attività sostenibili, incentivando la condivisione di idee e promuovendo l’inclusione di tutti i volontari nella realizzazione di contenuti sui social. Ecco che così è nata la rubrica “Aspettando Earth Hour” dove ogni giorno i ragazzi propongono idee per limitare l’impatto ambientale anche a casa e per passare il tempo osservando la natura: dal disegno naturalistico all’osservazione delle stelle dal balcone e alle ricette sostenibili per non buttare gli scarti. Il 28 marzo invece verrà lanciato il contest #EarthHourChallenge: tutti potranno partecipare postando sui propri profili social le proprie idee sostenibili per trascorrere Earth Hour taggando @WWFYOUng e la più originale ed efficace verrà premiata.
Significativamente, pur in questa situazione di emergenza, all’Ora della Terra 2020 è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica e sono stati riconosciuti patrocini del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’ANCI - Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.

20.3.20

Natura e sostenibilità: l'antidoto WWF alla reclusione forzata


L'emergenza Coronavirus obbliga ciascuno di noi a restare a casa. Per superare insieme questo momento difficile abbiamo raccolto consigli e approfondimenti su natura e sostenibilità.
Uno sguardo diverso sul mondo che ci circonda per combattere la noia da reclusione forzata.
Visita il nostro sito

17.3.20

Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi



Esiste un legame strettissimo tra le malattie che stanno terrorizzando il Pianeta e le dimensioni epocali della perdita di natura. Virus, batteri e altri microrganismi nella maggior parte dei casi sono innocui, anzi, spesso essenziali per gli ecosistemi e l’uomo. Tuttavia, alcuni di essi, come il coronavirus SARS-CoV-2 all’origine del CoViD-19, possono provocare impatti estremamente negativi sulla salute umana, sui sistemi sociali ed economici, come quelli a cui stiamo assistendo nell’attuale emergenza sanitaria che ha raggiunto la portata di una vera e propria pandemia, avendo già colpito oltre 129 paesi in ogni continente con oltre 5.000 vittime. Quella provocata dal Coronavirus fa parte delle cosiddette “malattie emergenti” - come ad esempio Ebola, AIDS, SARS, influenza aviaria o suina - che non sono catastrofi del tutto casuali ma mostrano numerosi elementi comuni. Spesso infatti le zoonosi, ovvero le malattie trasmesse dagli animali all’uomo (esattamente come il CoViD-19), sono conseguenza di nostri comportamenti errati tra cui il commercio illegale o non controllato di specie selvatiche e, più in generale, l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi naturali.
Partendo dall’emergenza coronavirus, che sta mettendo in ginocchio un mondo sempre più globalizzato, un nuovo report del WWF Italia, dal titolo “Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi - Tutelare la salute umana conservando la biodiversità”, prova a mettere in evidenza proprio i collegamenti nascosti che esistono fra le azioni dell’uomo e alcune malattie che hanno un fortissimo impatto non solo sulla salute delle persone, ma anche sull’economia e sui rapporti sociali.
Dagli animali all’uomo. Alla base dell’origine del nuovo coronavirus c’è il fenomeno dello “spillover”, titolo di un libro di successo del giornalista scientifico USA David Quammen (2012) che racconta proprio come alla base di epidemie come l'ebola ci sia la distruzione degli ecosistemi, in particolare quelli forestali, i più complessi e ricchi di biodiversità. Spillover significa “salto interspecifico”, il momento in cui un patogeno passa da una specie ospite a un’altra, in questo caso da animale a uomo. Fra i più probabili serbatoi del virus SARS-CoV-2 ci sono alcune specie di chirotteri (pipistrelli), ma rimane aperta anche l’ipotesi che a facilitarne la diffusione come ‘ospiti intermedi’ siano stati i pangolini. Questi piccoli mammiferi insettivori, le cui 8 specie esistenti sono tutte a rischio estinzione secondo la IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, sono gli animali più contrabbandati al mondo per via delle infondate credenze sui poteri curativi delle loro scaglie, ma anche per la loro carne.
Ad oggi non sappiamo ancora quale sia stata l’origine del SARS-CoV2, ma è molto probabile che dietro la sua diffusione si nasconda il commercio legale e illegale di animali selvatici vivi o di loro parti. Il commercio di animali selvatici è infatti un comprovato veicolo di vecchie e nuove zoonosi, che ogni anno causano circa un miliardo di casi di malattia e milioni di morti. Il 75% delle malattie umane fino ad oggi conosciute, infatti, deriva da animali, così come il 60% delle malattie emergenti viene trasmesso da animali selvatici.
Gli ecosistemi naturali hanno un ruolo cruciale nel sostenere e alimentare la vita, compresa quella della nostra specie, ma svolgono anche un ruolo fondamentale nel regolare la trasmissione e la diffusione di malattie infettive come le zoonosi. La distruzione di habitat e di biodiversità provocata dall’uomo rompe gli equilibri ecologici in grado di contrastare i microrganismi responsabili di alcune malattie e crea condizioni favorevoli alla loro diffusione. In aggiunta la realizzazione di habitat artificiali o di ambienti poveri di natura e con un’alta densità umana possono ulteriormente facilitare la diffusione di patogeni. Le periferie degradate e senza verde di tante metropoli tropicali, ad esempio, sono la culla perfetta per malattie pericolose e per la trasmissione di zoonosi, mentre la diffusione in paesi tropicali di sistemi d’irrigazione, canalizzazioni e dighe permette la riproduzione di vettori come alcune specie di zanzare.
Foreste, il nostro antivirus. I cambiamenti di uso del suolo e la distruzione di habitat naturali come le foreste sono responsabili dell’insorgenza di almeno la metà delle zoonosi emergenti. La distruzione delle foreste può quindi esporre l’uomo a nuove forme di contatto con microbi e con specie selvatiche che li ospitano. Nelle foreste incontaminate dell’Africa occidentale, ad esempio, vivono alcuni pipistrelli portatori del virus Ebola. Il cambiamento di uso del territorio come le strade di accesso alla foresta, l’espansione di territori di caccia e la raccolta di carne di animali selvatici (bushmeat), lo sviluppo di villaggi e altri insediamenti in territori prima selvaggi, hanno portato la popolazione umana a un contatto più stretto con nuovi virus, favorendo l’insorgenza di nuove epidemie. Lo stesso è accaduto con patologie come la febbre gialla (che viene trasmessa, attraverso le zanzare, da scimmie infette), la leishmaniosi o l’HIV, che si è adattato all’uomo a partire dalla variante presente nelle scimmie delle foreste dell’Africa Centrale. Il consumo di bushmeat è in drammatica crescita in diverse parti del mondo - non solo in Africa - e mette terribilmente a rischio la salute umana, così come il commercio di fauna selvatica o di parti di essa (wildlife trafficking) che, oltre ad essere causa primaria di perdita di biodiversità, amplifica potenzialmente la diffusione di patogeni.
L’IPBES, Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’ONU, nel 2019 ha segnalato che l’azione distruttiva dell’uomo verso la natura ha raggiunto livelli senza precedenti. Il 75% dell’ambiente terrestre e circa il 66% di quello marino sono stati modificati in modo significativo e circa 1 milione di specie animali e vegetali, come mai prima si era verificato nella storia dell’umanità, rischiano l’estinzione; mentre secondo i dati del Living Planet Report redatto dal WWF nel 2018, in poco più di 40 anni il pianeta ha perso in media il 60% delle popolazioni di vertebrati.
In 50 anni la popolazione mondiale è raddoppiata, così come dal 1980 sono raddoppiate le emissioni di gas serra, provocando un aumento delle temperature medie globali di un 1°C rispetto all’epoca preindustriale e causando un aumento del livello medio globale del mare tra i 16 e i 21 centimetri dal 1900. Oggi inoltre abbiamo perso circa il 50% della superficie delle foreste, che ospitano circa l’80% della biodiversità terrestre, contribuiscono alla lotta al cambiamento climatico, proteggono la nostra salute e garantiscono la nostra sopravvivenza: secondo dati più recenti, infatti, le foreste pluviali producono da sole oltre il 40% dell’ossigeno atmosferico.
Costi umani ed economici. Come è possibile vedere dalla mappa, le principali minacce alla salute non solo hanno un bilancio pesante in termini di vite umane, ma rappresentano anche un costo economico altissimo. Oltre alla portata sanitaria e alla conseguente mortalità dovuta a queste zoonosi, il cui valore è chiaramente incalcolabile, è infatti indicativo valutare anche il loro impatto socio-economico. Ad esempio, a fronte di circa 8.000 persone infette, la perdita economica dovuta all’esplosione della SARS nel 2003 è costata all’economia globale tra i 30 e i 50 miliardi di dollari. Altre zoonosi, meno prese in considerazione dai media, come ad esempio l’echinococco (che viene trasmesso all’uomo dai cani e che ha alcuni ungulati come ospiti intermedi), costa ogni anno in analisi e farmaci ben 4 miliardi di dollari. Cifre che l’emergenza legata ai contagi del SARS-CoV-2, per gli effetti sulla salute pubblica, l’economia e la finanza, sembra avere già superato in maniera significaPurtroppo, è ormai evidente che l’impatto crescente dell’uomo su ecosistemi e specie selvatiche, amplificato dagli effetti dei cambiamenti climatici, aumenta la nostra esposizione a rischi come quelli che stiamo vivendo con l’emergenza del Coronavirus: è quindi fondamentale agire subito per fermare la perdita di natura che ha subito una drammatica accelerazione negli ultimi 50 anni.

"L’emergenza del Coronavirus ha sconvolto le nostre vite modificando il nostro lavoro, il nostro tempo libero, le nostre passioni e i nostri affetti. Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte seguendo le indicazioni del Governo e restando a casa per limitare il più possibile il contagio. Ma intanto noi del WWF vogliamo approfondire il legame che esiste tra la perdita di natura e le malattie che, come questa mettono in serio pericolo l'umanità. La nostra analisi nasce con questo scopo: è fondamentare riuscire a proteggere gli ecosistemi naturali, conservare le aree incontaminate del pianeta, contrastare il consumo e il traffico di specie selvatiche, ricostruire gli equilibri degli ecosistemi danneggiati, arrestare i cambiamenti climatici". Dichiara la Presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che aggiunge: "Per poter immaginare un futuro globale abbiamo bisogno di un New Deal for Nature e People, che permetta di dimezzare la nostra impronta, arrestare la perdita degli habitat naturali e delle specie viventi. Iniziare a ricostruire gli ecosistemi distrutti, che sono la rete di protezione naturale da epidemie e catastrofi, è il primo passo da fare. Tutti insieme riusciremo a vincere questa sfida e a invertire la rotta che sta portando al collasso il Pianeta".

Riserva del Borsacchio: Guardia di Finanza sequestra autodemolizione “abusiva”


La Guardia di Finanza, nell’ambito di un’attività di prevenzione e repressione di violazioni in materia di polizia ambientale, ha provveduto a sequestrare un’area in piena Riserva naturale del Borsacchio per esercizio “abusivo” di attività di autodemolizione.
Su questo “impianto” erano state sollevate forti contrarietà da parte dei volontari della Riserva. Questo intervento delle Forze dell’Ordine è opportuno e conferma le preoccupazioni espresse più volte dalle associazioni che operano nell’area protetta.
Oltre all’aspetto giudiziario, che seguirà il suo corso anche per individuare le responsabilità, sarà necessario capire l’entità dei danni e procedere a bonificare l’area.
Nella zona antistante è stato delimitato da poco un tratto di spiaggia a tutela delle dune e delle specie, sia di flora che di fauna, che vivono in Riserva: la “Spiaggia del fratino e delle dune del Borsacchio”, nata grazie al permesso del Comune di Roseto degli Abruzzi e al lavoro dei volontari delle Guide del Borsacchio e WWF che hanno operato prima del blocco delle attività per il Covid-19.
Purtroppo nella Riserva esistono altre situazioni potenzialmente pericolose più volte segnalate, a partire dalle oltre 70 micro-discariche censite e comunicate agli organi competenti. Ma finora mancano gli interventi, mentre gli abbandoni di rifiuti proseguono.
Perdura l’ingresso di auto, moto e fuoristrada sul litorale con conseguente danneggiamento dell’habitat costiero.
Non manca l’abbandono di fusti di concimi e pesticidi nelle aree agricole e in alcune aree sono presenti stock di vernici e solventi abbandonati.
In altre aree minori, a poca distanza dal luogo del sequestro, ci sono auto e rottami abbandonati.
Il tutto è ancora più grave se si pensa che la legge istitutiva della Riserva Borsacchio, datata 8 febbraio 2005, fissa in 90 giorni il termine per avviare la gestione e adottare il Piano di Assetto Naturalistico (PAN), strumento essenziale per le attività di tutela e promozione dell’area protetta.
Esiste un PAN dal 2016, ma non è stato ancora presentato ufficialmente, mentre il Comitato di gestione nominato dal Commissario regionale, stante l’inerzia del Comune di Roseto degli Abruzzi, non è mai stato riunito per entrare in carica.
A dicembre è scaduto il bando per un “affidamento provvisorio”, in attesa del PAN, a cui hanno partecipato le Guide del Borsacchio con un progetto di rete con il WWF e altre associazioni, ma a distanza di oltre tre mesi non è stato ancora affidato l’esercizio provvisorio.
La Riserva Borsacchio ha la fortuna di avere una rete di volontari invidiabile, ma una scarsa attenzione delle istituzioni.
Ora, in questo periodo di difficoltà, si pagano le “non scelte” passate in materia ambientale: uno stallo così lungo ha penalizzato una collettività, a partire da chi vive e opera in riserva.
Si sono persi in questi 15 anni finanziamenti e progetti di sviluppo e tutela: un danno considerevole per Roseto degli Abruzzi e per tutta la costa.
Ora serve una svolta. Serve che il Comune proceda subito all’affidamento provvisorio per far superare almeno la stagione estiva, quanto mai difficile nell’attuale situazione emergenziale, e chiuda il procedimento di adozione del PAN avviando così una vera e propria gestione.
Il tempo delle chiacchiere è finito. Ora è il momento delle scelte: ogni attesa ulteriore è un danno per la collettività e per l’ambiente.

11.3.20

Ennesimo parcheggio a fianco del Liceo Classico Melchiorre Delfico a Teramo?

 
L’area adiacente il Liceo Classico “Melchiorre Delfico” di Teramo, recentemente liberata dal parcheggio selvaggio e ripulita, dovrebbe essere destinata, secondo un progetto della Provincia di Teramo, a parcheggio permanente per 59 posti auto, probabilmente a servizio della scuola.
“Se la notizia fosse confermata - sottolineano FIAB e WWF - si tratterebbe dell’ennesima sottrazione di spazio pubblico all’utilizzo collettivo per destinarlo a deposito di autovetture, eliminando, nel caso specifico, uno spazio che potrebbe essere destinato a supporto dell’attività didattica”.
Le due Associazioni ambientaliste hanno inviato una nota al Presidente della Provincia di Teramo, al Sindaco di Teramo e al Dirigente dell’Istituto scolastico, ricordando che “le linee guida ministeriali per la realizzazione degli edifici scolastici evidenziano la necessità di prevedere aree scoperte per la pratica sportiva e aree esterne, definite come parte integrante del progetto, da curare e attrezzare con prati, orti didattici, giochi, ecc.”.
Se si realizzasse l’ennesimo parcheggio, peraltro adiacente al parcheggio multipiano di Piazza Dante (che già ha sottratto spazio pubblico alla città), si perderebbe la possibilità di ritrasformare un’area oggi degradata in un ambiente significativo per il gioco e il movimento, utile per creare piccoli ecosistemi locali che alimenterebbero biodiversità e processi naturali anche all’interno di luoghi urbanizzati. Ma soprattutto si rinuncerebbe ad un sito che potrebbe essere utilizzato per sviluppare la socialità degli studenti, la loro crescita fisica e intellettuale, il loro benessere psicofisico, nonché per stimolare curiosità, attività di gruppo, immaginazione, voglia di esplorare, senso di avventura e, non ultima, meraviglia per le scoperte che si possono fare.
FIAB e WWF chiedono quindi alla Provincia di Teramo rassicurazioni: se esiste un progetto del genere, va fermato. L’area va trasformata in una zona a servizio dei ragazzi e della collettività, con la realizzazione di un’area gioco all’aperto (campo multifunzionale basket-pallavolo-calcio), di un’area verde con adeguate piantumazioni, anche a fini didattici, e di un parcheggio per le biciclette, favorendo altresì, in collaborazione con il dirigente scolastico, sistemi di spostamento casa-scuola e casa-lavoro alternativi all’uso dell’automobile individuale (trasporti pubblici, car pooling, bicicletta e pedonalità), attivando, nel contempo, una convenzione con il vicino parcheggio di Piazza Dante che permetta tariffe agevolate al personale scolastico e studenti.
L’esperienza urbanistica degli ultimi decenni insegna che realizzare nuovi parcheggi nei centri urbani aumenta la congestione del traffico e non risolve il problema della sosta. Per questo FIAB e WWF tornano a chiedere per Teramo un deciso cambio di rotta per rivoluzionare il sistema della mobilità.

5.3.20

Annullate le iniziative Salvafratino Abruzzo previste per questo finesettimana ad Alba Adriatica e Roseto degli Abruzzi

A causa delle disposizioni per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-19, ai sensi del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo 2020, gli eventi “Un aiuto alla Spiaggia del Fratino e del Giglio di mare” previsto ad Alba Adriatica per sabato 7 marzo e “Dunando. Le Regine delle dune” previsto a Roseto degli Abruzzi per domenica 8 marzo, sono annullati.
I due eventi, promossi da WWF Teramo, Albatour, Guide del Borsacchio, IAAP (Istituto Abruzzese per le Aree Protette) e Naturamo, con il patrocinio del Comune di Alba Adriatica e di Roseto degli Abruzzi, erano organizzati nell’ambito del Salvafratino Abruzzo 2020, il progetto per la tutela del Fratino sulla costa abruzzese promosso dall’Area Marina Protetta Torre del Cerrano e dal WWF Abruzzo e che vede coinvolti appassionati, associazioni e gruppi locali.
Anche se momentaneamente non è possibile svolgere le attività pubbliche programmate, i volontari del progetto salvafratino continuano le attività: nei giorni scorsi sono state incontrate le Amministrazioni comunali di Alba Adriatica, Martinsicuro e Roseto degli Abruzzi per consegnare il dossier “Il Fratino in Abruzzo” che contiene i dati dei monitoraggi condotti sulla specie dal 2015 al 2019. Nel corso degli incontri sono avanzate proposte per la tutela del Fratino e per la valorizzazione del litorale.
“Il Progetto Salvafratino Abruzzo sta crescendo di anno in anno e coinvolge sempre più realtà” spiega Fabiola Carusi, referente per il Progetto del WWF Abruzzo. “Gli incontri con le Amministrazioni comunali sono molto importanti per spiegare l’importanza della tutela del Fratino, attività peraltro utile anche a conseguire la Bandiera Blu. Non appena sarà possibile riprenderemo con le attività di volontariato aperte a tutti, organizzando anche minicorsi di formazione per nuovi volontari”.
Tutti coloro che sono interessati a ricevere informazioni su come diventare volontari del Progetto Salvafratino Abruzzo 2020 possono scrivere a teramo@wwf.it
 
Foto di Angelo Stama