31.8.10

Come era limpido il Torrente Vibrata...

Dal nostro consigliere regionale, Piero Angelini, un breve ricordo di come era il Vibrata, oggi tristemente all'onore della cronaca.

Nei primi Anni 50, durante le vacanze estive, seguivo mio padre sul duro seggiolino posteriore di una "125 James", moto da lui acquistata come residuato bellico e già appartenuta ad un porta-ordini delle truppe inglesi che vittoriose risalivano il povero stivale.
Andavo con lui per imparare il mestiere complesso e ricercato di montatore di cabine di trasformazione elettrica, in muratura, della Società Elettrica UNES. Le famose cabine a torretta, a due piani, di cui esistono ancora alcune superstiti sparse nella provincia.
Fu in una di quelle occasioni che, scendendo verso Nereto, dopo aver superato la tratta Maltignano-Sant'Egidio, ancora imbrecciata, con le terribili scalinature, indicibile tortura per il mio magrissimo fondoschiena di diciassettenne, ascoltai per la prima volta il canto dei mietitori nei pressi di Nereto che intonavano “Vola, vola”.
Il canto fluttuava come le spighe di grano al vento, andava e veniva, mentre in discesa scivolavamo, verso l’adriatico a motore spento, per risparmiare miscela…
Ricordo che in una di quelle occasioni andavamo diretti all’Abbazia di Corropoli, dove ci attendeva l’elettricista del posto (per la UNES, Operaio di Centro), il Sig. Capolli, buon’anima, che, generosamente, oltre all’aiuto nei lavori più pesanti, si peritava di non farci mancare niente durante il pranzo che ci portavamo da casa, quanto a vino, frutta e acqua.
Per l’acqua il povero Capolli con convinzione ci invitava a bere quella freschissima attinta da un pozzo sul Vibrata, replicando a mio padre diffidente che era più buona e fresca (all’epoca non c’erano ancora i frigoriferi) di quella del Ruzzo.

28.8.10

Torrente Vibrata: corso d'acqua in abbandono e danni economici oltre che ambientali

Questa mattina a Teramo, il WWF ha illustrato i contenuti di un dossier inviato a magistratura ed enti sulla situazione del torrente Vibrata.
Il documento è ricco di dati tratti da pubblicazioni scientifiche che dimostrano in maniera incontrovertibile come l’inquinamento da scarichi fognari non trattati sia una delle cause più frequenti delle enteriti virali, anche da rotavirus.
Al contrario di quanto dichiarato alla stampa da autorevoli rappresentanti di Amministrazioni pubbliche, questi studi, pubblicati sulle migliori riviste scientifiche di microbiologia ed epidemiologia, rilevano come l’inquinamento delle acque da scarichi non trattati sia una delle cause più frequenti degli episodi epidemici in quanto i rotavirus si associano alle forme di contaminazione fecale delle acque.
Ad esempio, nel lavoro Human enteric viruses in the water environment: a minireview, del Dr. Albert Bosch, Dipartimento di Microbiologia dell'Università di Barcellona, pubblicato sulla prestigiosa rivista International Microbiology si può leggere: “I virus enterici umani entrano nell’ambiente acquatico attraverso lo scarico di acque di scolo contaminate”. E ancora: “Il tipo di trattamento determinerà la concentrazione di patogeni e il relativo rischio associato allo smaltimento. I virus sono presenti in numeri elevati nelle acque di scarico non trattate e i trattamenti correnti falliscono nell'assicurare la completa rimozione dei patogeni virali; di conseguenza i virus diventano inquinanti ambientali”. Sempre questo studio rileva come l’80% dei casi di epidemie associate a patogeni dell’acqua sia legato a deficienze nel sistema di trattamento delle acque.
Oltre a queste pubblicazioni, il WWF segnala il documento dell’Istituto Superiore di Sanità “Virus nell'acqua e le malattie idrotrasmesse" in cui si può leggere: “Si definiscono malattie virali idrotrasmesse tutte quelle patologie infettive dell’uomo e degli animali associate all’uso diretto o indiretto dell’acqua. I virus enterici sono sempre stati la causa principale di malattie infettive associate al consumo di acqua contaminata da materiale fecale. Le epidemie di origine idrica, o tecnicamente waterborne diseases, sono sicuramente sottostimate per la mancanza di adeguati programmi di sorveglianza epidemiologica. I virus enterici responsabili di epidemie di gastroenteriti di origine idrica sono: enterovirus, norovirus, adenovirus, virus dell’epatite E e dell’epatite A, rotavirus. I virus enterici sono responsabili di un vasto spettro di patologie, tra cui le più note sono le paralisi flaccidi permanenti o transitorie, gastroenteriti, meningiti asettiche, encefaliti, miocarditi e pericarditi”. Più avanti si può leggere: “L'epidemiologia di patogeni responsabili di malattie waterborne è complessa e la potabilizzazione dell'acqua da bere e un adeguato trattamento dei liquami grezzi, sono gli unici mezzi per il controllo e prevenzione di malattie derivanti dalla contaminazione virologica dell'acqua.”
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, proprio nel documento sulla gestione delle acque di balneazione (Application of guidelines and management options for safe recreational water use), nel capitolo capitolo 4 (Faecal pollution and water quality) ricorda come i rotavirus presenti in scarichi non trattati siano associati a gastroenteriti.
Per queste ragioni il WWF chiede di sapere se sono stati effettivamente monitorati i rotavirus nelle acque del Vibrata e nel mare attorno alla foce durante il fenomeno di inquinamento e durante l'epidemia, se siano state indagate altre possibili fonti di contaminazione e se l’azione di prevenzione dei rischi sanitari sia stata adeguata anche rispetto alle linee guida dell’OMS sopra citate.
Il dossier del WWF si sofferma su altri due punti chiave per la gestione del Vibrata e delle strutture connesse alla depurazione delle acque: investimenti nel Servizio Idrico Integrato e pianificazione nella politica di gestione delle acque.
Ha dichiarato Pino Furia, responsabile del WWF di Teramo: “Per quanto riguarda gli investimenti, il WWF ricorda come una quota parte della tariffa dell’acqua che pagano tutti i cittadini deve essere obbligatoriamente accantonata per gli investimenti. Dai dati della stessa regione Abruzzo emergono enormi scostamenti tra investimenti programmati dagli Ambiti Territoriali Ottimali e interventi realmente realizzati, dell’ordine di decine di milioni di euro per il solo ATO Teramano (per la precisione 35,2 milioni di euro solo negli anni 2002-2006). Quali sono le cause connesse ai minori investimenti? Quanto denaro è stato effettivamente accantonato dalle tariffe riscosse dalla società di gestione e come è stato speso?”.
Per quanto riguarda la pianificazione e le politiche di gestione, i dati relativi alla situazione della qualità delle acque del Fiume Vibrata dimostrano come questo corso d'acqua sia tra i più inquinati della regione, almeno dal 2004.
La Direttiva 2000/60/CE sulla tutela delle acque aveva individuato il 2008 quale anno limite per il raggiungimento dello stato di qualità delle acque fluviali nella categoria “sufficiente” per tutti i fiumi (e la categoria “buono” entro il 2015).
La Regione Abruzzo ha adottato il Piano di Tutela delle Acque solo poche settimane or sono, con anni di ritardo rispetto a quanto fissato dalla legge. In realtà, anche in relazione agli obiettivi comunitari, questo stato di forte criticità del Vibrata avrebbe richiesto un'azione non solo ordinaria, ma anche straordinaria, come, ad esempio, il rilascio di maggiori quantitativi di acqua nel fiume rispetto alle captazioni assentite, visto che gli Enti concessionari possono per motivate ragioni ambientali e sanitarie, modificare gli atti concessori. Si ricorda che l'ARTA aveva individuato tra le cause dei problemi proprio la scarsità di acqua nel fiume a causa delle captazioni. Per l’OMS la presenza di scarichi non trattati associata a elevata concentrazione umana e alla scarsità di portata corrisponde alla situazione di maggiore rischio a livello sanitario. Alla magistratura e agli enti il WWF ha chiesto quindi di valutare se questa situazione relativa all'adozione di investimenti e provvedimenti volti alla tutela delle acque previsti dalla legge possa aver in qualche modo influenzato gli avvenimenti di questi giorni, anche in ragione della conclamata esistenza di situazioni di potenziale pericolo per la salute della popolazione testimoniati dai dati dell'ARTA.
Per Augusto De Sanctis, referente acque del WWF Abruzzo, “bisogna lavorare per individuare responsabilità e punti di criticità. Il WWF ha inviato il dossier alla magistratura, agli inquirenti e a tutti gli enti pubblici a vario titolo interessati. Ovviamente ci costituiremo parte civile in caso di processo. In ogni caso riteniamo ancora più grave il fatto che gli innumerevoli allarmi che abbiamo lanciato in questi anni proprio sulla situazione del Vibrata siano caduti nel vuoto. In questi mesi, nel silenzio di amministratori che solo ora stanno prendendo posizione a vario titolo su questa vicenda, abbiamo dovuto contrastare il tentativo dell’Assessorato ai Lavori Pubblici della Regione di varare un Piano di Tutela delle Acque del tutto inaccettabile perché permetteva deroghe su deroghe, anche per il Vibrata, proprio sugli obiettivi comunitari di qualità e, addirittura, sul deflusso minimo vitale dei fiumi. Un piano che non ha visto una discussione ampia nella società abruzzese e per il quale non è stata garantita la partecipazione dal basso attraverso la Valutazione Ambientale Strategica. Ora attendiamo di verificare quanto ha deciso la Giunta Regionale che ha comunque inteso adottare il Piano di Tutela delle Acque poche settimane fa. Appena sarà pubblicata sul sito della Regione la versione adottata – ora vi è ancora quella in bozza - scopriremo se le nostre proposte sono state recepite oppure se dovremo constatare, contemplando il disastro del Vibrata, che il futuro dei fiumi non sta a cuore ai nostri amministratori. Una situazione che, dopo quanto accaduto, rischia di essere surreale e per questo faccio un appello a tutti gli amministratori, ai balneatori, agli operatori turistici, ai pescatori di leggere attentamente il Piano di Tutela delle acque adottato, di informarsi e, nel caso sia insoddisfacente, di presentare con noi osservazioni alla regione per ottenere, durante l'iter di definitiva approvazione, un piano rigoroso nelle norme e negli obiettivi. E' lì che bisogna guardare per evitare che nel futuro si ripetano situazioni simili”.

13.8.10

Il WWF contro il calendario venatorio 2010/11 della Regione Abruzzo

Per la prima volta nella storia della Regione Abruzzo il calendario venatorio non è stato approvato con una delibera di Giunta regionale, come prevede la legge regionale sulla caccia del 2004, ma attraverso una legge regionale.
L’obiettivo di chi ha proposto questa “novità” è chiaro: mettersi al riparo da ricorsi amministrativi, dopo le due “batoste” rimediate al TAR Abruzzo dall’Assessore Febbo con il calendario venatorio dello scorso anno (due volte impugnato e due volte bocciato dal giudice amministrativo). Approvando il calendario per legge la Regione ha pensato di sottrarsi al giudizio della magistratura, poiché le leggi regionali, a differenza delle delibere di Giunta regionale, non sono, di regola, impugnabili.
Il ricorso ad una legge regionale consente poi di eludere ogni giustificazione tecnico-scientifica che dovrebbe essere alla base delle scelte sui prelievi venatori. E l’approvazione per legge di un calendario venatorio è ancora più grave in una regione come l’Abruzzo dove non è presente neppure l’altro strumento indicato dalla legge per la gestione della caccia, il Piano faunistico-venatorio che è scaduto nel 2005!
In realtà il testo di legge originario predisposto dall’Assessore Febbo e dal consigliere Giuliante prevedeva un tale elenco di illegittimità che lo stesso Ufficio legislativo della Regione Abruzzo con il parere del 2 agosto 2010 aveva evidenziato insuperabili problematiche che, peraltro, il WWF aveva già sollevato con tre note indirizzate alla Regione.
La proposta di legge originaria, infatti, prevedeva l’approvazione di un calendario venatorio della durata di 3 anni! Non solo: delegava alle province la possibilità di stabilire una preapertura del periodo di caccia, predeterminando così un enorme caos gestionale e faceva un gran regalo ai bracconieri consentendo l’ingresso ed il trasporto di armi all’interno dei parchi nazionali in aperto contrasto con la normativa italiana sulle aree naturali (solo l’Ente parco interessato, attraverso appositi regolamenti, può normare il trasporto di armi nei parchi).
A fronte di queste evidenti violazioni delle normative vigenti, il Consiglio regionale, nella seduta del 3 agosto 2010, ha stralciato completamente queste parti, smentendo così lo stesso Assessore Febbo che due giorni prima aveva attaccato il WWF, difendendo le proprie scelte.
I tagli introdotti dal Consiglio, comunque, non hanno eliminato tutte le pesanti irregolarità del calendario venatorio 2010/11 della Regione Abruzzo.
Innanzitutto il calendario è stato approvato senza essere stato prima sottoposto ai pareri obbligatori dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, organismo nazionale delegato, tra l’altro, al controllo della programmazione venatoria) e del Comitato regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale e per la Valutazione di Incidenza.
Gli Uffici della Regione Abruzzo, infatti, a dimostrazione del caos che regna nel settore, hanno richiesto detti pareri su una loro versione del calendario diverso da quello poi proposto “politicamente” da Febbo e Giuliante in consiglio regionale.
È stata violata la legge nazionale sulla caccia laddove, recependo la normativa comunitaria, prevede che il prelievo venatorio sia subordinato alla necessità di assicurare la conservazione delle specie. Gli Stati sono obbligati ad adeguare il prelievo alla situazione delle singole specie, fino ad arrivare al divieto di prelievo per quelle specie che hanno uno status sfavorevole di conservazione.
A tal fine le Regioni devono seguire le indicazioni del documento dell’ISPRA “Sintesi dello stato di conservazione delle specie oggetto di prelievo venatorio ai sensi della legge 11 febbraio 1992 n. 157 e successive modificazioni, Gennaio 2009”.
Senza preoccuparsi affatto di tali prescrizioni, la legge regionale approvata il 3 agosto scorso consente la caccia a quattro specie in declino in Europa (Coturnice, Moretta, Moriglione e Pavoncella) e ad altre 11 con stato di conservazione sfavorevole (Starna, Canapiglia, Marzaiola, Codone, Mestolone, Beccaccino, Frullino, Quaglia, Beccaccia, Tortora, Allodola): in pratica 15 delle 30 specie dichiarate cacciabili dalla Regione Abruzzo avrebbero richiesto particolari precauzioni che invece non ci sono state.
È stata violata la legge nazionale sulla caccia laddove prevede che l’avifauna venga protetta sia “durante il ritorno al luogo di nidificazione” sia “durante il periodo della nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza”.
A tal fine la Commissione Europea ha adottato nel 2001 un documento tecnico (Key Concepts of articles 7(4) of Directive 79/409/EEC on Period of Reproduction and prenuptial Migration of huntable bird Species in the EU) che evidenzia per ciascuna specie cacciabile i periodi di caccia a cui le regioni devono attenersi.
La legge regionale approvata il 3 agosto, su 30 specie cacciabili, per ben 12 prevede periodi di caccia più lunghi rispetto a quanto dettato dalla Commissione Europea.
Se poi si confronta la legge approvata il 3 agosto scorso con i periodi di caccia indicati nel Documento ISPRA del 28 luglio 2010 “Guida per la stesura dei calendari venatori ai sensi della Legge n. 157/92, così come modificata dalla Legge Comunitaria 2009, art. 42” si può osservare che solo in 1 caso vi è conformità.
È stata violata la legge nazionale sulla caccia in quanto la legge regionale approvata il 3 agosto scorso prevede la possibilità di istituire un “comparto unico sulla migratoria”, derogando alle norme nazionali sia per il periodo (prolungato di un mese: da ottobre-novembre ad ottobre-dicembre) sia per le modalità di caccia (non solo da appostamento, ma anche con cane).
Sull’addestramento cani sono state violate sia la legge nazionale sulla caccia, che affida la disciplina di tale attività al Piano faunistico-venatorio e non ad una legge, sia la legge quadro regionale sulla caccia che indica in trenta giorni il periodo per l’addestramento cani mentre la legge regionale approvata il 3 agosto scorso prevede l’avvio dell’addestramento cani dal primo di agosto (se non fosse impossibile, varrebbe retroattivamente!) al giovedì precedente l’apertura (fissata a domenica 19 settembre), prolungando così il periodo di oltre 10 giorni.
Cosa farà il WWF?
È già al lavoro per inviare una nota al Governo italiano affinché bocci la legge regionale approvata il 3 agosto 2010.
Sta predisponendo un esposto all’Unione Europea evidenziando le palesi violazioni della normativa comunitaria contenute nella legge regionale.
Valuterà la possibilità di impugnare davanti al Tribunale Amministrativo Regionale la stessa legge approvata il 3 agosto 2010 poiché, trattandosi di legge-provvedimento esiste giurisprudenza in materia possibilista sull’impugnativa di atti legislativi che palesemente disattendono le procedure di approvazione previste. In ogni caso il WWF è pronto ad impugnare qualsiasi atto amministrativo discendente dalla legge regionale.
Ancora una volta va evidenziato come la classe politico-amministrativa di questa Regione (e questa volta nella sua massima rappresentanza, il Consiglio regionale) abbia legiferato a vantaggio di una ristretta minoranza di soggetti, esponendo il resto degli abruzzesi agli effetti negativi che tali decisioni avranno.

10.8.10

Le ragioni degli Abruzzesi

Confindustria e le industrie petrolifere presenti in Abruzzo hanno pubblicato alcuni giorni fa delle pagine a pagamento sui principali quotidiani abruzzesi per farci sapere quale grande futuro ci aspetta grazie al petrolio!
Non si è fatta attendere la risposta delle principali associazioni ambientaliste, e non solo, che domenica 8 agosto hanno acquistato una pagina a pagamento su Il Centro per ristabilire la verità.

5.8.10

Appuntamento con le stelle

La Riserva Naturale Regionale Oasi WWF Calanchi di Atri anche quest'anno ha inserito nel programma degli eventi estivi una serata dedicata agli astri.
Domani, 6 agosto, alle ore 22, appuntamento presso il centro visite dell'Oasi WWF, in località Colle della Giustizia: grandi e piccini, tutti con il naso all'insù!
"Ci sembra importante, oltre che di grande interesse, offrire la possibilità di conoscere la volta celeste. È sempre più raro poter fruire della loro sfolgorante bellezza, velata dalla potenza dell'illuminazione notturna", dichiara il direttore dell'Oasi Adriano De Ascentiis.
Quest'anno, per la prima volta, collaborano alla riuscita dell'iniziativa I Maghimatici che con i loro esperimenti ci guideranno alla scoperta delle stelle.
Info: tel.: 085.8780088 - 338.9743199 - 329.4725038. E-mail: info@riservacalanchidiatri.it

2.8.10

A pagare è sempre l'ambiente

Una manovra correttiva, quella approvata definitivamente con il voto di fiducia dalla Camera dei deputati, iniqua anche dal punto di vista ambientale che tenta di rendere impotenti le amministrazioni preposte alla tutela dell’ambiente e del paesaggio e fornisce una serie di strumenti alle cricche ed ai furbetti che vogliono depredare il territorio e contribuire ad imbruttire ancora di più il nostro Bel Paese.
Sono almeno 6 i grimaldelli per i ladri di territorio segnalati dal WWF:
1) i tagli ai parchi;
2) l’accatastamento delle case fantasma, che rischia di aprire la porta al terzo condono edilizio;
3) le conferenze di servizi con il silenzio-assenso mascherato anche per la pronuncia delle autorità ambientali;
4) la messa all’angolo dei soprintendenti sulle autorizzazioni paesaggistiche;
5) la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA);
6) le Zone a burocrazia zero nel Mezzogiorno che, azzerando i controlli, rischiano di amplificare i meccanismi, già esistenti, di anarchia territoriale.
Messi insieme fanno sì che con l’effetto-manovra l’Italia diventi un Paese non solo meno ricco dal punto di vista economico-finanziario, ma anche dal punto di vista ambientale.
Nello specifico, gli atti “contro natura” contenuti nel decreto legge 78/2010 prevedono:
Tagli ai parchi. Ammonta a circa 54 milioni di euro il finanziamento destinato prima della manovra ai 23 parchi nazionali e alle 13 riserve naturali dello Stato. Con il dimezzamento dei finanziamenti per gli enti vigilati dallo Stato gli enti parco non potranno presidiare più il territorio tutelato e garantire l’integrità a difesa della biodiversità dagli attentati degli speculatori e dei bracconieri. Il WWF Italia chiede nel primo provvedimento utile di reintegrare il finanziamento previsto per il 2010, come auspicato e richiesto dallo stesso Ministro Prestigiacomo.
Case fantasma. Sono 2.868.000, secondo l’ultimo censimento dell’Agenzia del Territorio le unità immobiliari non accatastate e solo meno del 10% sarebbero in regola dal punto di vista urbanistico. Il Governo non spiega cosa succederà a coloro che a fine anno, avendo compiuto un abuso sostanziale in violazione delle nome urbanistiche, accederanno, autodenunciandosi, alla sanatoria fiscale. Il meccanismo innescato dal Governo rischia di costringere l’autorità pubblica a concedere l’ennesimo condono edilizio annunciato. Il WWF chiede di chiarire che gli abusi non sono tollerati e che questi vengano abbattuti.
La museruola alla tutela. Se le amministrazioni preposte alla tutela dell’ambiente, della pubblica incolumità e della salute non rendono il proprio parere esplicito nei tempi ristretti delle conferenze dei servizi, tale silenzio sarà interpretato come tacito consenso ed i Soprintendenti, già impotenti da anni per i tagli del personale, dovranno fornire l’autorizzazione paesistica a comando. Per il WWF erano più che sufficienti le norme di semplificazione vigenti (legge n. 241/1990), a fronte delle necessità ineludibile di controllo e vigilanza sul territorio per tutelare adeguatamente i diritti alla salute e all’ambiente garantiti dalla Costituzione.
Mano libera sul territorio. Il passaggio dalla DIA (Dichiarazione di Inizio Attività) alla SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) consente al cittadino, eliminando anche il filtro della validazione di un professionista, di procedere in totale autonomia eludendo qualsiasi autorizzazione pubblica e, quindi, ogni controllo preventivo. Diventa quindi illusorio, visto lo stato dei controlli in Italia, verificare ex-post cosa sia realmente avvenuto (anche se sulla carta si escludono le aree vincolate). Ciò è valido anche per le Zone a burocrazia zero situate, tra l’altro, in un’area a rischio come il Mezzogiorno. Per questo il WWF ha sostenuto e sostiene che era più che sufficiente la DIA.

Nuovo stop al Lotto Zero

Il Comune di Teramo riapprova lo stesso svincolo con la stessa procedura? Ed il TAR lo boccia di nuovo.
Come era facile prevedere il TAR ha accolto la richiesta di sospensiva presentata da un comitato cittadino contro lo svincolo della Gammarana del Lotto Zero.
Avendo fatto un atto fotocopia, il Comune doveva attendersi un'ordinanza fotocopia da parte del giudice amministrativo.
Sul punto, il WWF si era già espresso tempo fa.
Il Lotto Zero, oltre ad essere la strada più inutile che sia mai stata progettata a Teramo, continua ad essere anche la più sfigata! Una sorta di maledizione che giustamente accompagna questa falsa tangenziale visti il danno ambientale che ha provocato al fiume Tordino ed al parco fluviale ed il danno economico che ha determinato per tutti coloro che pagano le tasse.