30.12.20

2020, per il WWF Abruzzo un anno dalla parte della Natura!



L’anno che si chiude è stato senza dubbio del tutto particolare a causa della pandemia Covid-19 che ci ha costretto a modificare le nostre abitudini: lo stesso appuntamento di questa mattina si è svolto all’aperto proprio per favorire distanziamento e misure di sicurezza. Nonostante ciò il WWF Abruzzo ha continuato nel grande impegno per la protezione della natura, grazie all’azione delle 4 organizzazioni locali, delle 6 Oasi, dei Centri di Educazione Ambientale e dei nuclei di vigilanza del WWF presenti nella nostra regione.
Nel corso della conferenza è stata anche ricordata Fabrizia Arduini, Presidente del WWF Zona Frentana e Costa Teatina e referente a livello regionale e nazionale per l’energia, scomparsa l’estate scorsa per una terribile malattia. Il WWF Abruzzo ha voluto ricordare il suo grande impegno per la difesa della natura e dell’Abruzzo sottolineando come ancora oggi la sua azione continui a portare frutti: è anche grazie a lei che è stata scongiurata la realizzazione dell’impianto GPL “Seastock” da 25.000 mc a Ortona.
Nella prima parte dell’anno, in relazione proprio alla diffusione del Corona-virus, il WWF Italia ha prodotto due dossier “Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi” e “Malattie trasmissibili e cambiamento climatico”, che hanno rappresentato una occasione per riflettere, anche a livello locale, su come il rapporto con la natura sia fondamentale per garantire anche il nostro benessere e la nostra salute. È emerso con forza come le cosiddette malattie emergenti non sono eventi catastrofici casuali, ma la diretta conseguenza del nostro impatto sugli ecosistemi naturali: la crisi che stiamo tuttora vivendo non ci avrà insegnato nulla se continueremo a proporre gli stessi modelli economici, basati sul profitto e non sulle persone e sulla natura. È proprio con questa grande consapevolezza e senso di responsabilità, che i volontari del WWF hanno affrontato la pandemia e hanno continuato nella loro azione di volontariato in difesa della natura, riepilogata durante la conferenza stampa in sei macro-argomenti.

L’impegno per tre specie simbolo della nostra Regione: il Fratino, l’Orso bruno marsicano e il Lupo.
Non si è fermato il progetto “Salvafratino Abruzzo”, promosso dall’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” e dal WWF Abruzzo. Il Progetto, che vede il coinvolgimento di associazioni e comitati locali e di singoli volontari, consente da alcuni anni di monitorare coppie e nidi. Il lockdown della primavera scorsa ha complicato le cose ma per fortuna, grazie alla collaborazione della Guardia Costiera, un numero ristretto di volontari, in sicurezza e col pieno rispetto delle regole, ha potuto svolgere uscite sul campo anche durante la fase di chiusura. Sono stati censiti 43 nidi (lo stesso numero dello scorso anno), 29 all’interno di aree protette e 14 al di fuori. Il successo nelle nascite è stato intorno al 50% (come nel 2019). I numeri però sono ancora troppo bassi e confermano anche in Abruzzo la crisi che si registra in tutta Italia dove negli ultimi 10 anni si parla di una riduzione di oltre il 50% delle coppie censite.
Continuo è stato l’impegno per l’Orso bruno marsicano nell’ambito della campagna WWF “Orso 2x50” che punta al raddoppio dell’esigua popolazione del plantigrado entro il 2050 e vede centrale l’azione dell’Oasi WWF e Riserva regionale “Gole del Sagittario” di Anversa degli Abruzzi (AQ). Quest’anno non è stato possibile svolgere i consueti campi, ma sono state organizzate singole giornate di volontariato per mettere in pratica buone pratiche di convivenza. All’appello del WWF Abruzzo hanno risposto giovani e meno giovani da tutta Italia che durante l’estate e fino all’inizio dell’autunno, in 21 giornate di lavoro, sono intervenuti in vari comuni dell’Abruzzo e del Lazio per istallare 14 recinzioni elettrificate a protezione di apiari, frutteti e piccoli allevamenti e recuperare attraverso interventi di potatura decine di piante da frutta, utili per potenziare la disponibilità trofica per l’Orso. Non sono cessate nemmeno le attività di sensibilizzazione verso cittadini e turisti. Nell’Oasi “Gole del Sagittario” sono state realizzate e distribuite gratuitamente a bar e ristoranti di Anversa degli Abruzzi, 10.000 tovagliette con immagini e testi che aiutano a conoscere l’Orso: un modo diverso per comunicare informazioni e buone norme di comportamento da tenere nel caso di un incontro con il plantigrado. La grafica delle tovagliette è stata realizzata nell’ambito della campagna Orso 2X50 del WWF Italia, mentre le prime stampe sono state possibili grazie a fondi che la Regione Abruzzo ha affidato alla Riserva per attività di prevenzione.
Ad agosto l’Oasi WWF delle Gole del Sagittario ha inoltre ospitato, con la sua famiglia, Alessandro, il ragazzo del Trentino protagonista di un incontro ravvicinato con un Orso bruno, apparso a pochi metri da lui durante un’escursione in montagna. Un “gemellaggio” voluto per ricordare come ognuno di noi, con le proprie azioni, può fare tantissimo per la conservazione della Natura.
Nel 2020 si è pure chiusa la vicenda dell’Orso ucciso a Pettorano sul Gizio nel 2014 con l’accertamento della responsabilità civile dell’imputato, sancita con la sentenza della Corte d’Appello di L’Aquila del 22 luglio. Ora esiste un colpevole per l’Orso ucciso e l’imputato dovrà risarcire i danni alle Associazioni che si sono costituite parti civili (come il WWF): una sentenza destinata a creare un precedente giurisprudenziale importante in tema di uccisione di animali selvatici.
L’impegno profuso da istituzioni, enti e associazioni per la tutela di questa specie è indiscutibile, ma occorre fare ancora di più per garantirne la salvezza. Sono tuttora troppi gli attacchi e le minacce alla sua sopravvivenza: la mortalità dovuta a cause antropiche resta elevata ed è evidente la necessità di un impegno vero e costante a livello istituzionale che porti ad effettuare scelte chiare sul territorio quali ad esempio l’istituzione delle aree contigue dei parchi e l’abbandono di progetti impattanti sulle nostre montagne come i nuovi impianti di risalita. Il 2020 è stato infine l’anno che ci ha regolato l’eccezionale cucciolata dell’orsa Amarena con i suoi 4 orsetti: una concreta speranza per il futuro di questa specie.
Il Lupo è una specie in forte espansione che sta progressivamente riconquistando spazi dai quali era da decenni scomparso per mano dell’uomo, anche in aree di pianura e litoranee, spesso prossime a nuclei urbani. Continue segnalazioni arrivano da tanti centri abitati a partire dalla Val Pescara e dalle aree peri-urbane di Chieti. Il WWF ha rilevato l’esigenza di informare sui buoni comportamenti chi non è abituato a questa presenza e ha predisposto un vademecum diffuso sui social e a disposizione di chiunque voglia avere consigli sui comportamenti da attuare per una convivenza possibile con il grande carnivoro.

Aree protette. 
Nel 2020, purtroppo, è stata necessaria una nuova mobilitazione per il Parco regionale Sirente Velino. È in discussione infatti una proposta di legge regionale che, oltre a rivedere l’articolato della disciplina del Parco, ne prevede anche una riduzione del perimetro per circa 8000 ettari. Il WWF Abruzzo, insieme a molte altre Associazioni, sta animando una grande mobilitazione per chiedere alla Regione e al presidente Marco Marsilio di pensare a un vero rilancio dell’unico Parco regionale d’Abruzzo. Una richiesta largamente condivisa: una petizione on line lanciata delle Associazioni ha raggiunto le 87.000 firme (e il numero continua a crescere); cinquanta personalità della scienza e della cultura hanno firmato un appello per scongiurare la riduzione; è nato un comitato locale di cittadini che non vogliono uscire dal Parco né vederlo ridotto; il Comune di Tione degli Abruzzi ha chiesto alla Regione di restare con il proprio territorio all’interno dell’area protetta. A supporto della proposta di riduzione la Regione Abruzzo ha prodotto uno studio di sole tre pagine, confutato punto per punto delle osservazioni del WWF Abruzzo e di altre associazioni. «Quella del Sirente-Velino è un’area estremamente importante per le connessioni ecologiche tra i Parchi nazionali dell’Appennino centrale – ha commentato Filomena Ricci, delegato del WWF Abruzzo, - ospita specie e habitat di pregio tutelate da normative nazionali e internazionali. Il nuovo perimetro lascerebbe fuori dell’area protetta siti noti di nidificazione dell’Aquila reale, del Lanario, del Falco pellegrino, del Gufo reale, aree con presenza di nuclei riproduttivi di Lupo, zone di presenza e di connessione per l’Orso marsicano e andrebbe a interferire con la metapopolazione di ittiofauna del fiume e del bacino idrico interessati e con le numerose specie di Anfibi, Rettili e Chirotteri presenti». Il pericolo della riduzione non è stato sventato: la proposta di legge è infatti tuttora in discussione e il WWF continua a chiedere con forza al governo regionale di rilanciare il Parco nell’interesse del territorio e dei cittadini.
Gli attacchi alle aree protette sono purtroppo, anche altri: nuovi impianti di risalita e piste da sci sono in progetto su diverse aree montane della nostra Regione, nei Campi della Magnola (Comune di Ovindoli, Zona di Protezione Speciale “Sirente Velino”), per i quali la Regione ha dato parere positivo per la valutazione di impatto ambientale, nonostante dalla lettura dei documenti appaiano evidenti le criticità ambientali sollevate da più parti, compreso il Parco regionale. È inoltre in cantiere un progetto che avrebbe quale obiettivo quello di collegare le piste situate a Passo Lanciano con quelle di località Mammarosa fino ai 1995 metri della cima della Majelletta. Il tutto in aree di enorme pregio ambientale tutelate sia da un Parco nazionale che dalla Rete Natura2000 dell’Unione Europea. «Si parla di molti milioni di euro – interviene il vice presidente del WWF Italia Dante Caserta – per realizzare opere ormai datate nel loro impianto progettuale e con una visione superata della gestione del territorio. Le aree montane saranno sempre meno innevate, per via dei cambiamenti climatici in atto, e infatti gli impianti proposti sono sempre corredati da strutture per l’innevamento artificiale. Interventi di questo tipo compromettono habitat naturali prioritari sottraendo beni comuni come acqua e suolo e risorse alla comunità. La gestione delle aree montane richiederebbe invece programmi e investimenti legati all’unico bene certo di questi territori: l’attrattività ambientale che peraltro può portare turismo tutto l’anno».
Criticità si riscontrano ancora nella governance delle aree protette. La recente nomina del Presidente dell’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” è stata sospesa dopo un ricorso al TAR dell’amministrazione comunale di Pineto e da più parti sono state sollevate riserve per la composizione tutta al maschile del Consiglio direttivo. Il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise è ancora privo di Consiglio direttivo, mentre per il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga la nomina del Consiglio è stata fatta di recente (peraltro indicando anche il nome di una persona defunta). Al Parco Nazionale della Majella manca un Direttore regolarmente nominato, mentre il Parco regionale del Sirente-Velino è commissariato dal 2015. Il Parco Nazionale della Costa teatina, individuato nel 1997, istituito nel 2001, perimetrato nel 2015 grazie all’azione di un commissario ad acta, tuttora non esiste per cui tutto resta fermo aprendo la strada a speculazioni e gestioni discutibili della Via Verde che del Parco dovrebbe costituire un’attrattiva.
In Abruzzo sono presenti 6 Oasi WWF che sono anche Riserve Regionali e in altre quattro aree si stanno sperimentando iniziative di gestione insieme ad altre Associazioni e/o gruppi locali. Come in molti settori, anche nelle Oasi le perdite dovute al periodo di lockdown sono state importanti, visto che molti degli operatori lavorano con le visite guidate e con i gruppi scolastici. Non si è voluto rinunciare alla Giornata Oasi, che grazie al supporto dello IAAP (Istituto Abruzzese Aree Protette), che collabora nella gestione di 4 delle 6 Oasi WWF, è stata organizzata come evento social con collegamenti dalle Oasi da parte del personale. In ogni caso durante l’estate nelle Oasi si è registrata una altissima frequenza di visitatori, anche superiore a quella degli anni precedenti. Le persone, sospeso l’isolamento da pandemia, hanno scelto la natura come meta per passare le proprie giornate estive. «Le nostre Oasi – ricorda Dante Caserta – sono laboratori di sperimentazione di modelli di gestione, di buone pratiche di convivenza con i grandi carnivori, di ricerca scientifica, ma anche di collaborazione con gli Enti comunali, che gestiscono le riserve che ci ospitano. Possono rappresentare esempi dove provare a immaginare una ripartenza che sia basata sulla consapevolezza dell’importanza del capitale naturale che le aree protette custodiscono».

Piano Faunistico Venatorio e Caccia.
Nei mesi scorsi è stato approvato il Piano Faunistico Venatorio uno strumento che si attendeva da anni, fondamentale per la gestione e la programmazione delle azioni volte alla conservazione della fauna abruzzese. Il WWF Abruzzo ha però evidenziato molteplici e gravi carenze: un’occasione persa per realizzare un documento completo sulla tutela della fauna (si pensi che molte specie importanti non sono state neppure prese in considerazione!) e per definire indirizzi di gestione finalizzati alla conservazione e non solo alla pianificazione venatoria. L’approvazione del PFRV ha comunque aperto una importante possibilità: veder riconosciuto il diritto dei cittadini a vietare la caccia sul proprio terreno. Per questo il WWF ha condotto una campagna per diffondere una corretta informazione verso una Giunta regionale decisamente sbilanciata in favore dei cacciatori, com’è dimostrato, tra l’altro, dall’ennesima assurda concessione di potersi muovere al di fuori dei propri confini comunali mentre a tutti gli altri cittadini viene chiesto di attenersi scrupolosamente alle norme anti-Covid. Sulla questione è intervenuto anche il WWF Italia insieme ad altre Associazioni con una nota al Presidente del Consiglio e ai Ministri competenti.

Mare e Costa.
Come ogni anno le mareggiate hanno messo a nudo la fragilità del nostro litorale. Si attendeva un Piano per la Costa che potesse avere una visione lungimirante e puntare alla risoluzione delle tante criticità presenti, invece, il “Piano di difesa della costa dall’erosione, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dagli inquinamenti” della Regione Abruzzo si è dimostrato uno strumento che nasce vecchio e che punta ancora una volta sulla infrastrutturazione dell’ecosistema costiero. Il WWF Abruzzo, attraverso le proprie osservazioni, chiede una profonda revisione del Piano, con interventi innovativi e davvero risolutivi: la realizzazione di pennelli o di barriere frangiflutti lungo alcuni tratti di mare, così come i ripascimenti una tantum senza criterio sono interventi costosi che non risolvono il problema e anzi finiscono per aggravarlo. I fenomeni erosivi vengono invece aggravati dalla cattiva gestione dei fiumi e dalla crescente occupazione del litorale con nuove costruzioni.
Analoga impostazione per le osservazioni prodotte dal WWF al “Regolamento di gestione” della via Verde della Costa dei Trabocchi, documento che l’Associazione non condivide né nell’approccio normativo né nella sostanza delle proposte. È ora di dire basta a scelte che continuano a cementificare il territorio, peraltro appropriandosi di idee e parole nate e sviluppatesi con tutt’altri obiettivi!
Nonostante la pandemia e sempre nel rispetto delle norme, i volontari del WWF Abruzzo hanno organizzato diverse giornate di pulizia a mano delle spiagge dai rifiuti e in particolare dalla plastica che continua a essere una delle principali minacce per l’ecosistema acquatico. Nella giornata dell’8 agosto gli oggetti più inconsueti trovati lungo le spiagge sono stati esposti creando a Pescara un evento regionale di sensibilizzazione nell’ambito della campagna del WWF Italia “GenerAzioneMare”.

Educazione ambientale.
Dal 3 al 10 settembre è stata organizzata la prima Settimana dell’Educazione Ambientale WWF in Abruzzo: i Centri di Educazione Ambientale (CEA) WWF hanno organizzato, nel pieno rispetto della normativa anti-Covid, incontri di formazione rivolti ai docenti. Tutti gli appuntamenti sono stati molto seguiti, fino ad arrivare alla massima capienza dei posti: in totale ci sono stati oltre 80 partecipanti tra insegnanti ed educatori ambientali. Visto il successo riscontrato, l’iniziativa diventerà un evento fisso: all’inizio di ogni anno scolastico verrà proposto un momento formativo per gli insegnanti nei CEA e nelle strutture territoriali del WWF. Oltre ai contenuti, le proposte dei CEA del WWF sono caratterizzate da sempre da: ricerca innovativa sulle metodologie didattiche, attività laboratoriali, l’imparare facendo.

Tutela del Territorio.
Anche nel 2020 è proseguito l’impegno del WWF per la tutela del territorio attraverso battaglie su vertenze storiche: dalla messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso minacciato dall’interferenza dei laboratori sotterranei di fisica nucleare e delle gallerie autostradali alla bonifica nel sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino; dalla tutela dei territori attraversati dal metanodotto SNAM e della centrale di Sulmona e al contrasto al terzo ampliamento della discarica di rifiuti di Atri posta nella vicinanza dell’Oasi WWF dei Calanchi; dall’opposizione ai nuovi centri commerciali in zona Megalò alla lottizzazione di una delle aree costiere libere a Pineto…

«Nonostante le difficoltà dell’anno che si sta per concludere - sottolinea Filomena Ricci - abbiamo svolto molteplici iniziative: incontri pubblici, giornate di pulizia delle spiagge, laboratori didattici, corsi di formazione, escursioni, viste guidate, attività di campo... Tante, inoltre, sono state le osservazioni del WWF Abruzzo su Piani e progetti presentati da Enti e da privati e le vertenze che ci hanno visto impegnati in prima linea, grazie anche alla crescente attività della rete delle guardie volontarie accentuata dopo il corso di formazione organizzato un paio di anni fa. Cresce anche la nostra presenza a livello territoriale con il consolidamento delle sezioni locali e la creazione di un nuovo gruppo di volontari a L’Aquila, dove la presenza fissa del WWF mancava da qualche anno. Continua la collaborazione con i Carabinieri forestali con i quali sono state organizzate giornate di sensibilizzazione, a cominciare da Urban nature, e momenti di informazione come la campagna per il recupero degli animali selvatici. Una azione intensa, possibile solo grazie alle tante persone che con spirito di servizio dedicano il loro tempo alla difesa della natura e alla loro capacità di lavorare insieme, come accade oggi, ad esempio, con la consolidata e proficua collaborazione tra guardie e strutture territoriali del WWF. Ai presidenti delle sezioni locali, ai referenti dei gruppi tematici, ai direttori e al personale delle Oasi, alle guardie, agli avvocati che tanto fanno per noi e per l’ambiente, e a tutti gli attivisti va la gratitudine e il riconoscimento per i risultati raggiunti. Proprio per loro abbiamo realizzato il video dei volontari WWF, visibile da oggi sulla pagina Facebook del WWF Abruzzo: un modo per celebrare l’impegno di tante e tanti abruzzesi in difesa della natura della nostra meravigliosa regione».

22.12.20

I consigli WWF per un Natale sostenibile e l’auspicio di un regalo per la nostra regione


L’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19 è ancora protagonista delle nostre vite e il Natale che ci aspetta sarà diverso da quelli passati.
Anche in questa situazione difficile è però adottare delle soluzioni sostenibili che rispettano le tradizioni, tutelando l’ambiente. In vista delle feste natalizie il WWF ha aggiornato anche la pagina Ecotips, dove ci sono tanti consigli su cibo, scelte e abitudini, da seguire per proteggere il Pianeta con i nostri piccoli e semplici gesti quotidiani.
Per le feste 2020/21 il WWF propone cinque semplici consigli per rendere più sostenibili anche i giorni di festa e l’auspicio di un regalo per la nostra regione.

Consiglio n. 1: un menù buono e sostenibile.
Quest’anno a tavola non potremo essere tantissimi, ma sicuramente non mancherà la tradizione del pranzo. Per realizzarlo esistono piatti della cucina tradizionale italiana, oltre a quelli strettamente vegetariani, perfetti per bilanciare il gusto e il rispetto della natura. Fra questi le zuppe di legumi, i tortelli di zucca, i carciofi alla romana o fritti, un’insalata di rinforzo campana. Potete anche preparare ricette “green” sostituendo, ad esempio, il ragù di carne con verdure o legumi. Per il pesce preferite specie meno conosciute e poco richieste, come il sugarello, il tonnetto allitterato, il tombarello, lo zerro, il muggine, il pesce serra. Per non sbagliare a tavola seguite 3 principi fondamentali: prodotti di stagione, locali, zero sprechi di cibo con l’aggiunta della taglia giusta per il pesce! E per approfondire consultate la guida al consumo di pesce sostenibile sul sito pescesostenibile.wwf.it

Consiglio n. 2: lumi e addobbi a basso impatto ambientale.
Esistono luminarie salva-clima per l’albero o il presepe. Scegliete luci e luminarie a Led evitando quelle ad incandescenza. Le luci a Led sono un po’ più costose delle altre, ma durano di più e consentono un sicuro ammortamento nel tempo dell’investimento grazie anche ad un risparmio in bolletta di circa il 40%. Minor consumo di energia vuol dire meno emissioni di CO2 nell’atmosfera, quindi minori impatti sul clima. Sono inoltre più sicure in quanto generano poco calore, minimizzando il rischio di incendi dovuti al surriscaldamento. Per l’esterno scegliete luminarie dotate di un pannello fotovoltaico: basta 1 ora di sole per averne 10 di luce! Per gli addobbi natalizi esistono materiali riciclati, ecosostenibili e addirittura decorazioni commestibili realizzate con frutta e verdura di stagione in pieno stile natural-chic: ghirlande di foglie secche, ghiande e rametti dai colori autunnali per il centrotavola, pigne naturali e tappi di sughero usati come segnaposto. Lasciate invece in natura muschio, agrifoglio, vischio (tutte specie protette), felci e fiori invernali.

Consiglio n. 3: un albero sempre verde.
La cosa migliore da fare è addobbare piante che già possedete o acquistare un sempreverde nostrano (ginepro, corbezzolo, agrume) adatto ai nostri climi. Se volete l’abete, prendetelo in un vivaio locale, controllando la provenienza e la presenza di un idoneo pane di terra e di radici vitali. Trattatelo con cura e dopo le feste trasferitelo in un vaso più grande, posizionato in una zona fresca e umida del terrazzo o del giardino. Per essere più creativi potreste optare per un albero “fai da te” con materiali di riciclo o di recupero. Per gli addobbi, scegliete decorazioni di vetro, legno, oppure di pasta di sale colorata, magari da realizzare con i bambini. Un’altra soluzione è la frutta secca, il marzapane o catenelle di popcorn che, trascorso il Natale, potrete mettere sul terrazzo per rifocillare gli uccelli infreddoliti.

Consiglio n. 4: regali… mettendoci il cuore!
Pacchetti originali recuperando giornali, spartiti musicali, fumetti, ma anche tessuti o carta riciclata. Evitate la carta metallizzata, non riciclabile. Per decorare il pacco utilizzate rafia, corda, bastoncini di spezie, al posto dei nastri di plastica. Niente regali provenienti dal traffico illegale di specie, scialli di shahtoosh, gioielli di carapace di tartaruga o denti di squalo, pelli e artigli di grandi felini, ossa di cetacei intarsiate, zanne e pelli di elefante, coralli e conchiglie. Non regalate animali esotici ed eventualmente prendete animali domestici da canili e gattili dopo aver appurato l’effettiva disponibilità ad accudirli nel rispetto delle loro specifiche esigenze. Una scelta bella e originale, potrebbe essere quella di aderire alla campagna WWF “A Natale mettici il cuore”, regalando o regalandosi l’adozione di una specie fra le più minacciate e vittime di fenomeni come la distruzione di habitat e il commercio illegale. Sul sito wwf.it/adozioni è possibile adottare simbolicamente uno dei tanti animali a rischio e in questo modo si sosterranno i progetti WWF a loro tutela. Scegliendo il kit di adozione digitale, poi, il regalo sarà a impatto zero!

Consiglio n. 5: facciamo meno rifiuti.
I rifiuti nel periodo delle feste di Natale aumentano in media del 30%: diventiamo tutti super-consumatori rispetto ad altri giorni dell’anno. Non aggiungete altro inquinamento a quello già pressante che ha visto un largo utilizzo del monouso per esigenze sanitarie. Per un Natale #plasticfree occhio agli imballaggi, scatole, bottiglie. Usate piatti e bicchieri del “servizio buono” per pranzi e cenoni. Se proprio avete necessità di usare contenitori monouso, adoperate quelli in bioplastica, carta o bambù che smaltirete, anche sporchi, con gli scarti alimentari. Cercate di fare acquisti quanto più possibile di prodotti sfusi e artigianali di qualità. Riducete il volume degli imballaggi prima di buttarli, separate il più possibile le varie componenti di un imballaggio e fate sempre la raccolta differenziata.

E infine, un regalo per l’Abruzzo!
Ci piacerebbe che il Natale di questo anno difficile portasse in dono una maggiore attenzione per l’ambiente che mai come in questo momento storico, è indice anche di attenzione verso la salute umana. E allora un gesto importante per la nostra regione sarebbe quello di mettere da parte il progetto di tagliare 8.000 ettari dal Parco regionale Sirente-Velino: unico parco regionale abruzzese dove vivono orsi e lupi, camosci e aquile e dove è possibile realizzare progetti di sviluppo sostenibile che consentano a chi ancora resiste su questi territori di avere un futuro. Sarebbe un bel segnale di attenzione verso biodiversità abruzzese, vero nostro capitale naturale a cui dobbiamo acqua, aria e terra pulita e che può offrirci infinite opportunità di crescita sociale e economica.

13.12.20

Marsilio e la caccia in Abruzzo al tempo del CoViD-19



Con l’Ordinanza n.108 del 12/12/2020 “Misure di gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 in area arancione”, il Presidente della Giunta regionale Marco Marsilio e l’Assessore Emanuele Imprudente dispongono la possibilità per i cacciatori di muoversi anche al di fuori del proprio comune di residenza, domicilio o abitazione per svolgere l’attività venatoria.
Nessuno può andare in montagna a fare una passeggiata o un’escursione, ma ai cacciatori si consentirà di girare liberamente in gruppo per uccidere gli animali. Non si può andare a trovare un parente o un amico in un comune limitrofo a quello di residenza, ma ai cacciatori si consente di percorrere decine e decine di km per recarsi in comuni molto lontani dalla propria residenza considerato che gli Ambiti Territoriali di Caccia entro cui si possono muovere sono estesi e ricomprendono anche metà territorio provinciale.
In un momento critico come quello che stiamo vivendo, quando diversi esercizi commerciali hanno dovuto sospendere l’attività, alcuni ordini di scuola stanno tuttora svolgendo la didattica a distanza e a tutti i cittadini è chiesto di attenersi scrupolosamente alle indicazioni, a un gruppo limitato di persone viene concesso di derogare alle norme nazionali e spostarsi a piacimento sul territorio.
“Quello che contestiamo fortemente – dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo – è l’assunto secondo il quale l’attività venatoria rappresenterebbe uno stato di necessità per conseguire l'equilibrio faunistico venatorio e limitare il pericolo potenziale per la pubblica incolumità come si legge nell’Ordinanza. In realtà è esattamente il contrario: la caccia sta facendo crescere il numero di cinghiali e i danni alle colture. La Giunta regionale continua a fare certe esternazioni non supportate da alcuna evidenza scientifica né dato oggettivo: basta constatare come la popolazione di cinghiali, nonostante subisca una pressione venatoria ormai costante tutto l’anno tra caccia ordinaria e di selezione e ora anche durante il lockdown, non si riesce affatto a controllare. Si pensi a intervenire, anche con canali di finanziamento dedicati, alla messa in sicurezza delle colture e delle infrastrutture viarie, gli interventi da effettuare sono ormai noti nella copiosa bibliografia di riferimento. Al di là degli aspetti legali della vicenda che saranno comunque valutati dai nostri legali, il dato che rimane è sempre il solito: la classe politica regionale ha più a cuore gli interessi particolari di una categoria come quella dei cacciatori che gli interessi generali”.

12.12.20

Perché non si fanno le nomine nelle Aree naturali protette abruzzesi?


Non un caso isolato, ma il segno di una persistente, chiamiamola così, grave disattenzione nei confronti delle aree protette presenti in Abruzzo. Il WWF commenta così le recenti vicende legate al rinnovo di consiglio direttivo e Presidente dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, punta dell’iceberg rispetto al problema più generale delle nomine per gli organi di gestione, nodo che riguarda anche altri Parchi.
Il TAR Abruzzo, su ricorso dell’Amministrazione Comunale di Pineto, che ritiene che sia stato violato la Statuto dell’Ente, ha sospeso la nomina del Presidente dell’AMP appena votato mentre sulla stessa composizione del Consiglio sono state sollevate riserve da più parti, attesa la totale assenza di donne tra i cinque componenti nominati dai Comuni di Pineto e Silvi, dalla Provincia di Teramo e dalla Regione. Va aggiunto che nell’Area Marina opera un direttore facente funzioni rinnovato da ultimo per soli due mesi: il direttore precedente ha lasciato l’incarico nel dicembre 2019 e, nonostante a gennaio 2020 sia stato approvato un bando per la scelta del suo successore, la procedura è ferma e non è stata completata.
I problemi, si diceva, non sono limitati alla area Torre del Cerrano. In alcune delle altre grandi aree naturali protette presenti in Abruzzo, la situazione per certi versi è ancora più grave. Il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise è privo di un Consiglio Direttivo da aprile 2020 e opera solo attraverso un Presidente. Stessa situazione nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga dove il Consiglio Direttivo manca dal gennaio 2020. Anche qui la governance dell’Ente è affidata al solo Presidente. Va meglio nel Parco Nazionale della Majella nel quale sono in carica un Presidente e un Consiglio Direttivo, ma dove dal 2018 opera un direttore facente funzioni che ne ha sostituito uno part-time (in “condivisione” per quattro anni con il Parco Regionale Sirente-Velino), a differenza dei Parchi d’Abruzzo e del Gran Sasso dove un direttore regolarmente nominato c’è.
Del tutto paradossale invece proprio la situazione del Parco Regionale Sirente-Velino commissariato dal 2015: una condizione ingiustificabile, contraria alle leggi nazionali e regionali sulla composizione dei consigli direttivi dei parchi e aggravata dal fatto che in Regione è in discussione una legge che vorrebbe tagliare 8.000 ettari di parco.
Concludiamo con il Parco Nazionale della Costa Teatina: qui non solo manca la governance, ma manca proprio il Parco nonostante sia stato istituito nel lontano 2001 e un commissario di Governo, nominato appositamente, abbia predisposto una perimetrazione nel 2015. Da allora è tutto fermo.
«Come WWF - dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia - non entriamo nel merito sulle scelte del Ministero dell’Ambiente, della Regione e degli enti locali riguardo presidenti, consigli di gestione e direttori: ci limitiamo a chiedere che vengano nominate persone con competenze ed esperienze legate alle aree naturali protette, alla tutela della biodiversità e allo sviluppo sostenibile dei territori. Nel caso dei parchi abruzzesi ci troviamo però di fronte alla mancanza di scelte che in alcuni casi si trascina da anni! Senza nulla togliere a chi sta ricomprendo ruoli con impegno e competenza, è evidente che il rispetto di quanto prevede la legge in merito alla nomina e alla composizione di presidenze, consigli direttivi e direttori dovrebbe essere un obiettivo della politica nazionale, regionale e locale. I parchi non devono diventare terreno di scontro tra le varie compagini politiche, ma al contrario devono essere laboratori gestionali dove porre al primo posto il bene comune, qual è l’ambiente in cui viviamo. Determinati ritardi, oltre che essere ingiustificabili da punto di vista legale e amministrativo, non facilitano l’importante lavoro che le aree protette devono svolgere, sia dal preminente punto di vista della conservazione che da quello della corretta valorizzazione dei territori».

11.12.20

Il Governo impugna la riforma della legge regionale sull'urbanistica



Com’era prevedibile il Governo ha deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge n. 29 dello scorso ottobre con la quale la Regione aveva modificato, peggiorandola, la legge urbanistica. Che il provvedimento fosse impugnabile era stato segnalato in tutti i modi alla maggioranza regionale da più parti, compresi le rappresentanze di categoria.
Come WWF Abruzzo facemmo notare, in una lettera inviata a tutti i consiglieri regionali, quanto la legge di riforma fosse sbagliata nel metodo, nei contenuti e nei tempi.
Soprattutto era sbagliato intervenire in una materia così delicata come la pianificazione urbanistica attraverso provvedimenti spot: su questa materia sono necessari confronto e condivisione per giungere a riforme di settore serie che tengano conto degli effetti di quanto si intende autorizzare. Ipotizzare soluzioni temporanee – che poi temporanee sono solo all’apparenza – in un settore che trasforma lo spazio fisico è di per sé una contraddizione.
La “penosa” scusa dell’emergenza COVID per autorizzare le ennesime deroghe alla tutela dell’ambiente rappresentava un vero controsenso, quasi offensivo per chi ha pagato un prezzo altissimo in questa fase.
La Regione ora avrebbe la possibilità di rivedere questo modo di agire, aprendosi al confronto e impostando una giusta riforma del settore, attesa da anni, ma che non è possibile garantire con interventi del genere.
La maggioranza che siede in consiglio regionale fino ad oggi è stata sorda a queste richieste. Lo sarà anche ora?

10.12.20

L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati

Ieri, mercoledì 9 dicembre, l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso da WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, GADIT, FIAB, CAI e Italia Nostra, è stato ascoltato dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati nel corso di un’audizione on line sulla situazione dell’acquifero del Gran Sasso. Sono state così ribadite le preoccupazioni per la mancata messa in sicurezza dell’acquifero rispetto alle due potenziali fonti di inquinamento delle gallerie autostradali dell’A24 e dei Laboratori sotterranei dell’INFN.
I rappresentanti dell’Osservatorio intervenuti hanno evidenziato la situazione paradossale per cui, dopo circa due decenni da quando le associazioni ambientaliste portarono all’attenzione dell’opinione pubblica la situazione di pericolo in cui versa l’acquifero che rifornisce 700.000 abruzzesi, per ammissione dello stesso Commissario Gisonni, siamo ancora al punto della ricostruzione della fitta rete di canali di drenaggio dell’acqua del Gran Sasso.
Si è poi evidenziato come finora sia sempre stata sempre negata la partecipazione dell’Osservatorio, formato da associazioni nazionali riconosciute quali portatrici di interessi generali, nei tavoli di confronto: prima nel Tavolo tecnico e poi nella Cabina di coordinamento, la politica ha impedito la partecipazione della società civile rendendo di fatto impossibile esercitare una funzione utile ed efficace e costringendo a ricostruire fatti e decisioni tramite indiscrezioni: disattendo così il principio costituzionale enunciato nell’art. 118 (Principio di sussidiarietà) e riaffermato nella Riforma del Terzo Settore (D.Lgs. n. 117/2017) dove legislatore ha ribadito la necessità di facilitare processi di co-programmazione e addirittura di co-progettazione.
È stata anche evidenziata la gravità della perdita di 100 litri di acqua al secondo poiché, per mancanza di sicurezza, da anni si devono mettere a scarico le acque raccolte dai sistemi di drenaggio intorno ai Laboratori dell’INFN. Così come è altrettanto grave che gli interventi che si sono dovuti mettere in campo da parte degli acquedotti per implementare il monitoraggio e i controlli sull’acqua siano scaricati sui contribuenti attraverso le bollette, aggiungendo così la beffa al danno.
Si è ricordato come, secondo quanto previsto nella delibera della Giunta Regionale n. 33/2019, entro il 31 dicembre 2020 le sostanze pericolose stoccate nei Laboratori dell’INFN dovrebbero essere rimosse. Ma ad oggi si sa soltanto che è stata completata favorevolmente la procedura di valutazione ambientale sul progetto di rimozione, ma non si hanno informazioni circa lo stato della rimozione. Nelle fasi di rimozione delle sostanze pericolose, devono essere sempre tenuti presenti e definiti scenari di rischio di incidente e le relative azioni di intervento, prevedendo misure di contenimento e di ristoro dell’eventuale danno all’ambiente e alla popolazione. Esiste infatti un problema legato alla gestione, anche economica, di un incidente. Devono essere previsti un fondo economico e un piano di distribuzione dell’acqua potabile che non potrà essere a carico della collettività perché non è possibile far gravare sui cittadini un’ulteriore spesa per l’approvvigionamento di un bene primario come l’acqua potabile.
Da ultimo l’Osservatorio ha ricordato come abbiano destato molta preoccupazione alcuni fatti verificatisi recentemente a partire dal tentativo della Strada dei Parchi SpA di non svolgere la procedura di Valutazione di incidenza ambientale (VINCA) relativamente agli interventi di pulizia delle gallerie autostradali A24, nonostante sia chiaro che sugli interventi da effettuare nelle gallerie e nei Laboratori, atteso il loro potenziale impatto sull’acquifero, si devono rispettare tutte le normative poste a tutela della salute umana e dell’ambiente naturale, a partire da quelle sulla VINCA: ci si trova, infatti, in un parco nazionale che ospita siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale (proposti dalla Regione Abruzzo, designati dallo Stato italiano e istituiti dall’Unione Europea).
Uguale preoccupazione destano le dichiarazioni su possibili integrazioni ai poteri straordinari del Commissario che dovrebbero superare alcune normative poste a tutela dell’ambiente e, di conseguenza, della salute dei cittadini, nonché su possibili modifiche al Protocollo del 2017 su comunicazione, autorizzazione e allerta da seguire preventivamente alla realizzazione di interventi che possano comportare il rischio di pregiudicare la qualità delle acque del sistema idrico del Gran Sasso. Anche facendo seguito alle dichiarazioni fornite durante l’audizione del Commissario Corrado Gisonni dell’ottobre scorso presso la Commissione Ambiente della Camera, l’Osservatorio ha evidenziato come il problema dell’acquifero del Gran Sasso non siano certo le normative poste a tutela dell’ambiente e quindi della salute di tutti noi. I veri problemi sono legati al non essere intervenuti concretamente, nonostante i milioni di euro già spesi anche durante la precedente gestione commissariale, mettendo in sicurezza l’acquifero tenendo sempre presente che non dovrà essere questo ad adattarsi alle esigenze dei laboratori dell’INFN e delle gallerie autostradali A24, ma viceversa!

7.12.20

Pineto: no a nuovo cemento sulla costa, sì a un parco cittadino! La proposta di Italia Nostra e WWF

Costruire qui?

Italia Nostra e WWF hanno inviato una richiesta all’Amministrazione Comunale di Pineto di “prendere atto” della proposta delle due Associazioni di creare nell’area “Zona Piano” tra Scerne e Pineto un Parco cittadino costiero, esattamente come è stato fatto con la deliberazione della Giunta Comunale n. 145 del 25 novembre scorso che ha “preso atto” dell’ipotesi edificatoria del Consorzio Ecopolis.
Le due Associazioni ricordano che l’area in questione fino ad oggi è fortunatamente rimasta libera da costruzioni e lottizzazioni, anche perché è interessata da numerosi provvedimenti di tutela a partire da due Decreti del Ministro della Pubblica Istruzione, di concerto con il Ministro per la Marina Mercantile, del 24 maggio 1963 e del 18 marzo 1969 che la individuano come area di notevole interesse pubblico e quindi tutelata ai sensi della n. 1497/1939. Ulteriori vincoli sono posti dal Piano Stralcio relativo a “Difesa dalle Alluvioni”, dal Piano Territoriale Provinciale e dalle pianificazioni urbanistiche comunali.
Inoltre lo stesso Comune di Pineto ha espresso il proprio voto favorevole nella delibera n. 24 del 7 dicembre 2017 dell’Assemblea del Consorzio di Gestione dell’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” sulla proposta di istituire sull’area una Zona di Protezione Speciale ai sensi della Direttiva 79/409/CEE relativa alla conservazione degli uccelli selvatici.
L’area, peraltro, è sottoposta a pesanti e continui stress ambientali con dinamiche litorali che causano forti modificazioni della linea di costa come testimonia anche il dato che qui erano presenti le antiche risaie atriane, segno evidente che l’area è da sempre sottoposta ad allagamento. Senza considerare poi che i cambiamenti climatici ormai in atto lasciano presagire l’innalzamento del livello del mare anche lungo la costa adriatica per cui i fenomeni di arretramento della linea di costa degli ultimi anni sono destinati ad aumentare e non certo a ridursi. Del resto l’Amministrazione Comunale di Pineto e gli altri Enti competenti sono già oggi fortemente impegnati nel tentare di difendere – peraltro con scarsi risultati, nonostante le ingenti risorse economiche pubbliche impiegate negli anni – la zona costiera a nord della foce del Calvano per far fronte a pesanti fenomeni erosivi che stanno mettendo a forte rischio anche gli edifici realizzati a ridosso della costa.
Per Italia Nostra e WWF, invece di procedere ad un’ulteriore cementificazione costiera, sarebbe il caso di avanzare nuove proposte di valorizzazione territoriale.
Per questo le due Associazioni propongono all’Amministrazione Comunale di Pineto di creare il Parco costiero cittadino “Le antiche Scerni”, quale sito di rinaturazione costiera. Un vero e proprio progetto di marketing territoriale basato sul turismo naturalistico legato alla presenza della vicina Area Marina Protetta “Torre di Cerrano” e allo sviluppo di uno dei tratti più belli della ciclovia adriatica anche al fine di diversificare e destagionalizzare l’offerta turistica del territorio di Pineto e più in generale delle Terre del Cerrano. Un progetto finalizzato alla tutela e alla valorizzazione dell’area e dei servizi ecosistemici offerti dall’ecosistema costiero, anche recuperando la proposta di creare lungo la costa pinetese una Zona di Protezione Speciale, basato su:
  1. prolungamento della pineta storica;
  2. creazione di una serie aree umide di importanza naturalistica anche con funzioni di area di esondazione ed erosione al fine di meglio proteggere le altre aree già urbanizzate;
  3. creazione di coltivi tradizionali e orti biologici da affidare ad associazioni, comitati e singoli cittadini che ne faranno richiesta;
  4. creazione di aree sosta con chioschi ristoro per la ciclovia adriatica, aree attrezzate per attività sportive all’aperto, aree giochi per bambini e aree attrezzate per animali da affezione; punti di osservazione dell’avifauna.
Italia Nostra e WWF ribadiscono che l’area in oggetto non può essere oggetto di una lottizzazione e auspicano che il Comune di Pineto voglia aprire in città una fase di dibattito sul destino dell’area evitando di giungere ad un’ulteriore cementificazione della costa che trasformi in maniera irreversibile il territorio prima di aver consentito confronto tra i portatori di interesse, privati, ma anche collettivi.

30.11.20

Legge regionale economia circolare: una proposta ancora schiava di logiche passate


La proposta di progetto di legge dal titolo “Norme a sostegno dell’economia circolare e di gestione sostenibile dei rifiuti” che arriva al voto domani in Consiglio regionale risulta essere ancora debole e incompleta rispetto alla grande sfida che si propone di raccogliere. Certamente alcuni contenuti inseriti sono apprezzabili e attesi da diversi anni ma, a nostro avviso, risultano essere ancora frammentati e schiavi delle problematiche legate alle singole discariche/consorzi della nostra regione.
Non si avverte in questa proposta la forza di un cambiamento che è già in atto e che non può più attendere, ovvero la transizione dall’economia lineare a quella circolare che si regge su nuovi modelli ed impianti di gestione integrata dei rifiuti.
In Abruzzo cresce la raccolta differenziata, un passo positivo e propedeutico ma non sufficiente per superare i vecchi sistemi di smaltimento che resistono. Affinché gli sforzi, l’impegno e gli importanti risultati conseguiti dalle nostre comunità siano ripagati, occorre lavorare alacremente sulla chiusura del ciclo, sul riciclo e sull’utilizzo della materia prima seconda che ne deriva.
Ci saremmo aspettati un’azione più marcata e decisa in questa direzione dentro questa proposta di legge.
Si continua a discutere sulle volumetrie delle discariche ma non si entra nel merito degli impianti virtuosi da realizzare necessari a tutto ciò, a partire dal recupero della frazione organica. Senza un’adeguata rete impiantistica a supporto dell’economia circolare dei rifiuti, continueremo ad assistere alla mancata chiusura del ciclo, al ricorso alle discariche e ad un trasferimento dei rifiuti raccolti verso altre regioni o all’estero, come accade oggi.
Registriamo come il lavoro svolto in Commissione, anche grazie alle audizioni alle quali abbiamo preso parte insieme alle altre associazioni e portatori di interesse, sia stato in parte migliorativo della proposta: la cancellazione della norma “trasforma cave” ne è l’esempio più sbandierato. Ma non convince la norma che inserisce la ri-programmazione delle volumetrie degli impianti/discariche previste come provvedimento urgente con la ridistribuzione sul altri territori, seppur entro i volumi massimi previsti dal piano regionale dei rifiuti vigente. Innanzitutto, perché non è superabile la non assoggettabilità a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e poi perché tutte le provincie dovrebbero essere autonome nella gestione dei rifiuti per evitare ulteriori carichi sull’ambiente con il già richiamato “turismo dei rifiuti”. Questo è la ri-prova della rincorsa alle emergenze del territorio e della mancanza di una visione chiara sui modelli di economia circolare su cui operare. 
Come non convincono alcune modifiche della L.R. 45 del 2007 sui termini e sulle differenze tra varianti sostanziali e non degli impianti che sembrano rafforzare questa tendenza.
Allo stesso tempo, chiediamo attenzione al Consiglio anche laddove nella proposta si introducono i nuovi temi della “raccolta differenziata di qualità”, “beni si scarto post-consumo” e “materie prime seconde”.
Contenuti funzionali ai modelli di economia circolare ma che necessitano di attenta formulazione al fine di evitare che l’articolato previsto possa potenzialmente trasformarsi in una sorta di deregulation dei rifiuti, favorendo in modo improprio chi è tenuto alla loro corretta gestione e smaltimento. Non del tutto chiara è la norma introdotta nella proposta che consente di utilizzare il fondo di rotazione nel ripristino e recupero ambientale di cave qualora si riscontri l’impossibilità da parte del gestore che è tenuto per legge a farlo. Una formulazione sul quale chiediamo un’attenzione massima, onde evitare che cittadini alla fine paghino al posto di chi si sottrae a quest’impegno. Come è arrivato il momento di cambiare l’ecotassa per lo smaltimento in discarica per tartassare questo vecchio sistema di gestione dei rifiuti.
Particolare attenzione va posta all’articolo che inserisce modifiche all’istituzione dell’Autorità di Gestione Integrata dei Rifiuti Urbani (AGIR) che si attende dal 2013 e che dovrebbe assolvere alla funzione di riorganizzazione. Le modifiche inserite, vanno verso una velocizzazione della sua operatività ed una semplificazione. Riteniamo questo importante per dare credibilità e certezze al sistema ma che avvenga con i dovuti strumenti e garanzie di controllo. Una diffusa rete impiantistica, con un corretto ciclo dei rifiuti basato sulla produzione di materia prima seconda, non può prescindere da un adeguato sistema di controllo pubblico ambientale.
Riteniamo comunque positiva la posizione sul definitivo abbandono della realizzazione di inceneritori e l’azione rivolta ad implementare sul territorio abruzzese le politiche di riduzione della produzione dei rifiuti ed in particolare la riduzione della plastica, l’attenzione al recupero delle eccedenze alimentari e alle politiche sulla applicazione della tariffa puntuale e la spinta sul mercato degli acquisti verdi, attuando quanto previsto dalla normativa sul Green Public Procurement (GPP). Positivo anche l’inserimento di una governance che favorisce la partecipazione e lo stimolo di corrette politiche di programmazione: il forum regionale per l’economia circolare.
“Auspichiamo che si apra in Abruzzo una nuova stagione nella gestione dei rifiuti - dichiara Filomena Ricci, delegata regionale del WWF - che presti sempre più attenzione a politiche concrete di riduzione e riciclo necessarie e che questa norma prova a mettere in campo. Troppo spesso capita che i buoni principi restino tali, senza alcuna applicazione reale o accumulando enormi ritardi ma la sfida in atto non può essere persa o rimandata.”
“Togliamo le discariche dal centro della discussione e ragioniamo insieme sull’intero sistema impiantistico necessario all’economia circolare dei rifiuti - conclude Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo - Questo è il vero nodo del sistema di gestione regionale, l’ultimo miglio che manca ancora all’Abruzzo per fare il salto di qualità. È fondamentale costruire nuovi impianti di riuso e riciclo dei rifiuti (es. piattaforme di raccolta, centri del riuso, ecc.), spesso osteggiati come se fossero impianti inquinanti, e di completamento della filiera dell’organico a partire dai biodigestori. Sbaglia chi pensa che l’opzione rifiuti zero in discarica corrisponda alla costruzione di zero impianti, quando in realtà se ne devono costruire nuovi, tecnologicamente avanzati, utili al territorio ed in modo partecipato e nel rispetto delle norme ambientali. Facciamo in modo che la programmazione dei nuovi fondi strutturali sia funzionale anche a questo percorso, così da accompagnare la fase di transizione e riconversione e garantire: lavoro, salute e ambiente”.

23.11.20

Abruzzo zona rossa, ma i cacciatori voglio sparare


Apprendiamo dagli organi di stampa che un gruppo di cacciatori pretenderebbe dalla Regione di poter continuare l’attività venatoria anche nel momento drammatico che stiamo vivendo. Sarebbe addirittura in programma una manifestazione davanti alla sede del Consiglio regionale durante la quale i caposquadra cinghialai chiederebbero la chiusura delle scuole e la riapertura della caccia. Varie attività sono chiuse, non ci è permesso fare visita agli affetti più cari né di muoverci liberamente sul territorio, ma per i cacciatori quello che conta è andare a sparare. La giustificazione sarebbe quella di intervenire sulla popolazione di cinghiali che a loro avviso sarebbe causa di ingenti danni all’agricoltura e di incidenti stradali. Vale la pena di ricordare che la responsabilità della eccessiva presenza dei cinghiali in tante parti d'Italia, Abruzzo compreso, è proprio dei cacciatori che chiesero e ottennero negli anni passati pesanti immissioni a scopo venatorio di animali provenienti dall'est europeo stravolgendo totalmente gli equilibri.
"Più volte siamo intervenuti sulla questione – dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo - portando dati e citazioni basati su qualificati studi scientifici che sottolineano come l’attività venatoria, andando a colpire soprattutto gli adulti al contrario della mortalità naturale che incide in particolare sulle classi giovanili, innesca nei cinghiali risposte compensative che addirittura ne accrescono la presenza. Le popolazioni vengono destrutturate e questo comporta riproduzione precoce delle femmine, maggior numero di nati e aumento del tasso di dispersione tra i giovani, come ben noto a chi affronta il problema basandosi su evidenze scientifiche e non su percezioni e impressioni non di rado interessate”.
Basterebbe un’analisi oggettiva e scientificamente rigorosa dei dati per far emergere come la caccia non sia la soluzione per il contenimento delle popolazioni di cinghiali, che infatti crescono anche dove l’attività venatoria, con le varie forme di caccia ordinaria e di selezione, è praticamente permessa tutto l’anno. Come sarebbe utile confrontare i dati di riduzione dei danni da fauna selvatica alle colture in presenza di adeguati sistemi di protezione come le recinzioni elettrificate. La Regione Abruzzo con una comunicazione del 19 novembre, ha già previsto l’intervento per attività di controllo delle popolazioni di cinghiali della Polizia provinciale, delle Guardie Venatorie Volontarie e dei proprietari e conduttori dei fondi autorizzati per il controllo, che potranno intervenire in terreni in conduzione o di proprietà anche al di fuori del territorio comunale e anche dopo le 22:00, considerando l’attività quale “intervento di pubblica utilità”, definizione peraltro assolutamente priva di riscontro visti i risultati.
“Si continuano a proporre soluzioni semplicistiche per la gestione delle popolazioni di cinghiali che hanno un effetto puramente propagandistico e non certo risolutivo del problema – dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia. - La strategia che attribuisce ai cacciatori il compito di contrastare un problema che loro stessi hanno determinato è inutile e spesso dannosa, ad esempio quando si autorizza la braccata con i cani, che arreca disturbo a tutta la fauna, anche quella protetta e preziosa (basterà citare l’Orso marsicano), e contribuisce ad aumentare il tasso di dispersione dei cinghiali e di conseguenza produce un aumento proprio di quei danni, alle coltivazioni e alla sicurezza stradale, che si vorrebbero contenere”.
Il WWF chiede, dunque, alla Regione Abruzzo di mantenere il divieto all’attività venatoria che vige in zona rossa non cercando scorciatoie per concedere a un piccolo gruppo di persone la possibilità di muoversi nel territorio, aumentando il rischio di contagio, quando a tutta la popolazione viene chiesto di attenersi scrupolosamente alle limitazioni.

18.11.20

Bilancio Salvafratino Abruzzo 2020: la tutela del simbolo delle spiagge al tempo del CoViD-19

Foto di Matteo Ferretti

Nonostante le difficoltà anche nel 2020 il Salvafratino Abruzzo, il progetto di volontariato promosso dall’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” e dal WWF Abruzzo per la tutela del Fratino sulla costa abruzzese, è andato avanti.
Il Progetto, che vede il coinvolgimento di associazioni e comitati locali e di singoli volontari, consente da alcuni anni di monitorare le coppie e i nidi presenti durante la stagione di nidificazione della specie che, in Abruzzo, parte indicativamente dalla fine di marzo e termina alla fine di luglio.
Il 2020 è stato un anno particolare. Il blocco della circolazione dalla metà di marzo a causa delle disposizioni nazionali e regionali per fronteggiare l’emergenza CoViD-19 ha di fatto reso più difficile il monitoraggio per i volontari che, non potendo uscire, non hanno potuto individuare e seguire i nidi in particolare nella prima fase della stagione fino al mese di maggio. Fortunatamente si è potuto contare sulla collaborazione della Guardia Costiera che, in sicurezza e dietro comunicazione ai comuni competenti, ha accompagnato un numero ristretto di volontari in uscite sul campo anche durante la fase di chiusura.
Anche quest’anno, poi, nonostante le limitazioni, sono state messe in atto tante azioni di monitoraggio e sensibilizzazione non appena è stato possibile, organizzando eventi pubblici in diversi centri costieri.
I dati 2020, sistematizzati dall’ornitologo Stefano De Ritis, referente scientifico del Progetto, sono in linea con quelli degli anni precedenti e confermano anche per l’Abruzzo la situazione di difficoltà che si registra in tutta Italia dove negli ultimi 10 si parla di una riduzione di oltre il 50% delle coppie censite.
Nel 2020 in Abruzzo sono stati censiti 43 nidi (lo stesso numero del 2019), 29 all’interno di aree naturali protette e 14 al di fuori. Ben 16 nidi nella Riserva regionale del Borsacchio a Roseto degli Abruzzi, 13 a Pineto nell’Area Marina Protetta Torre di Cerrano, 9 ad Ortona in zona Foro, 3 a Giulianova e 2 ad Alba Adriatica. Si registra quindi una polarizzazione delle presenze a Roseto degli Abruzzi, Pineto e Ortona anche se è probabile che il divieto di svolgere monitoraggi, al di fuori di quelli autorizzati con la Guardia Costiera, per quasi metà della stagione riproduttiva non abbia consentito di individuare tutti i nidi presenti.
Il successo nelle nascite è stato del 51% (anche questo in linea con il 2019), con punte di circa il 75% a Roseto degli Abruzzi e Ortona. Purtroppo si sono registrate perdite molto elevate nell’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano” per predazione naturale da parte di una volpe nonostante una serie di misure di tutela.
Le cause dei fallimenti dei nidi sono svariate: il 37% sono riconducibili a predazione da volpi, seguite da situazioni legate ad avverse condizioni atmosferiche come mareggiate (16%) o temporali (5%), poi predazioni di corvidi (10%) e disturbo antropico (10%) e persino calpestio da parte di cinghiali (5%). Nel 15% dei casi non è stato possibile accertare le cause del fallimento. Quest’anno si è comunque registrato un forte aumento della perdita di nidi per cause naturali, cosa che pone spunti di riflessione sull’opportunità o meno di pianificare interventi di tutela in queste specifiche situazioni. Sicuramente le operazioni di pulizia meccaniche delle spiagge avviate nella fase di transizione tra il blocco della circolazione e il riavvio delle attività hanno poi impedito la formazione di nidi o possono averne causato la distruzione prima della loro individuazione.
Il Progetto Salvafratino Abruzzo continua a crescere anno dopo anno. Quest’anno sono state avviate nuove collaborazioni con amministrazioni locali che potrebbero portare alla creazione di nuovi tratti di spiaggia tutelati per la conservazione della specie e dei suoi habitat. Al tempo stesso si è ricercata un’interlocuzione con le associazioni dei balneatori che possono svolgere un ruolo importante per la segnalazione e la protezione die nidi.
“Il sistema di individuazione dei nidi, comunicazione alle autorità competenti secondo una procedura standard e, quando necessario, protezione del nido con cordoli o piccole gabbiette, è ormai rodato da anni di attività e consente di avere una serie di informazioni ed esperienze molto utili”, ha dichiarato Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia. “Particolarmente interessante è stata l’apposizione per la prima volta di foto/video-trappole nei nidi dell’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano” grazie alla collaborazione della Cooperativa COGECSTRE e del WWF Abruzzo. Si è potuto seguire l’andamento di alcuni nidi ed è stata registrata l’assoluta particolarità di un doppio nido con sei uova covate alternativamente da due femmine. Una documentazione fotografica e video di straordinario valore da cui si potranno ricavare numerose informazioni che vogliamo portare a conoscenza di appassionati e studiosi non appena sarà possibile farlo”.
Le attività del Progetto Salvafratino Abruzzo 2020 sono state possibili grazie all’attività delle seguenti associazioni e comitati, coordinati da Fabiola Carusi, referente del Progetto del WWF Abruzzo e responsabile regionale del Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino: Associazione Guide del Borsacchio; Associazione Guide del Cerrano; Associazione Il Foro di Ortona; Associazione Paliurus; Comitato Dune bene comune; Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino; Coop. Clematis; Coop. COGECSTRE; Gruppo Fratino Vasto; Istituto Abruzzese Aree Protette; Lega Navale di Pescara; Nucleo di vigilanza WWF Abruzzo; WWF Chieti-Pescara; WWF Teramo; WWF Zona Frentana e Costa teatina.

11.11.20

Tre anni la Manifestazione per l'Acqua Trasparente: cosa è stato fatto per la messa in sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso?


Tre anni fa – l’11 novembre 2017 – l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso da WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI e Italia Nostra, organizzò la Manifestazione per l’Acqua Trasparente, una delle più grandi mai organizzate a Teramo con la partecipazione di migliaia di cittadini e l’adesione di quasi tutti i Comuni della nostra provincia.
Un corteo colorato e pacifico percorse le vie cittadine dai Giardini dei Tigli fino a Piazza Sant’Anna per chiedere tre cose:
1. Trasparenza e partecipazione per far conoscere ai cittadini cosa accade sotto il Gran Sasso nelle Gallerie autostradali e nei Laboratori sotterranei dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
2. Sicurezza per l’acqua che arriva nelle nostre case. 
3. Azzeramento del rischio incidenti con la rimozione dei materiali pericolosi dai Laboratori sotterranei dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Cosa si è fatto concretamente per rispondere a queste richieste?
Quando arriverà la soluzione definitiva al problema dell’interferenza dei Laboratori e delle gallerie autostradali con l’acquifero denunciato per la prima volta ormai 20 anni fa?

7.11.20

Progetto Salvafratino Abruzzo 2020: la costa teramana fondamentale per la tutela del Fratino



I dati 2020 del Salvafratino Abruzzo, progetto promosso dall’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano” e WWF Abruzzo per la tutela del Fratino, confermano quanto la costa teramana sia fondamentale per la conservazione della specie in Abruzzo.
Dei 43 nidi riscontrati nella stagione 2020, ben 34 sono stati individuati dai volontari in provincia di Teramo: 16 nidi nella Riserva regionale del Borsacchio a Roseto degli Abruzzi, 13 a Pineto nell’Area Marina Protetta Torre di Cerrano, 3 a Giulianova e 2 ad Alba Adriatica. Ed è molto probabile che i nidi siano stati anche di più (e questo vale per tutta la costa abruzzese), considerate le difficoltà che quest’anno i volontari hanno avuto a muoversi per i monitoraggi durante il lockdown. Fondamentale è stato il contributo della Guardia Costiera che ha consentito di effettuare dei controlli anche durante la fase di chiusura, grazie all’interessamento del Comandante Claudio Bernetti, a capo della Capitaneria di Porto di Giulianova fino allo scorso luglio.
I dati 2020 segnalano l’importanza della costa teramana, ma caricano anche di responsabilità gli amministratori comunali chiamati a mettere in atto tutte le misure necessarie per garantire la conservazione di questa specie in forte riduzione in tutta Italia. Una responsabilità che hanno anche coloro che operano sul litorale ad iniziare dai balneatori che possono svolgere un ruolo importantissimo per proteggere i nidi e i pulli, i piccoli di Fratino che abbandonano i nidi subito dopo la schiusa e che sono particolarmente vulnerabili.
Le pulizie meccaniche delle spiagge, il disturbo arrecato dai cani lasciati senza guinzaglio e anche la predazione naturale di volpi e corvidi sono i principali “nemici” del Fratino: su quelli di origine antropica è più facile agire ed è necessario farlo. Così come è necessario che gli interventi di ripascimento o movimentazione di sabbia sulla costa siano condotti solo dopo un esame dei loro possibili impatti su habitat e specie a rischio di scomparsa come il Fratino o le piante pioniere delle zone dove si sta ricostruendo la fascia dunale.
Fortunatamente ci sono segnali positivi che fanno ben sperare: seguendo l’esempio della “Spiaggia del Fratino e del Giglio di Mare” promossa ad Alba Adriatica dal Comune e dal WWF, pochi giorni fa anche il Comune di Giulianova ha deliberato l’istituzione di un’area dedicata al Fratino in zona Molo Sud, la nuova “Oasi del Fratino e della Camomilla di mare”. Grazie anche all’opera portata avanti dalle Guide del Borsacchio con l’istituzione della “Spiaggia del Fratino e delle dune” a Roseto degli Abruzzi, sono quindi tre le piccole aree poste a tutela del Fratino e del suo habitat sul litorale teramano.
“Certamente c’è ancora molto da lavorare sulla protezione di queste aree e sulla loro promozione, ma si tratta di passi avanti importanti che ripagano il lavoro dei volontari coinvolti nel Progetto Salvafratino Abruzzo”, dichiara Fabiola Carusi, referente del WWF per il Progetto e responsabile regionale del Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino. “Ora le Amministrazioni comunali devono fornire gli strumenti giusti per fare in modo che queste piccole aree possano operare al meglio, diventando anche un elemento distintivo di un’offerta turistica di qualità della nostra costa. Avere in provincia di Teramo i tre quarti dei nidi presenti in Abruzzo segnala la valenza ambientale del nostro ecosistema costiero, ma deve spingere tutti – associazioni, istituzioni e enti locali – a lavorare molto di più. I nidi continuano ad essere troppo pochi e il numero di uova che non giungono alla schiusa o dei pulli predati una volta nati continua ad essere troppo alto”.

30.10.20

L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso rivolge 5 domande al Commissario Gisonni


Le dichiarazioni del Commissario Gisonni durante l’audizione in Commissione Ambiente alla Camera non sono passate inosservate. E non poteva essere diversamente visto che alcune affermazioni sono inaccettabili e non aiutano a trovare soluzioni.
Dalla ricostruzione fatta dal Commissario sembra quasi che il problema sia che l’acquifero del Gran Sasso dia da bere a 700.000 abruzzesi e che in Italia ci siano delle normative poste a tutela dell’ambiente e quindi della salute di tutti noi.
Non è così! Il problema è che da vent’anni non si è fatto nulla per mettere in sicurezza un acquifero a rischio per la presenza delle gallerie autostradali e dei laboratori sotterranei dell’INFN. Il problema è che per la messa in sicurezza dell’acquifero un precedente commissario ha avuto a disposizione e speso oltre 80 milioni di euro e che, nonostante ciò, oggi ci ritroviamo in questa situazione. Il problema è che il sistema di monitoraggio e controllo che gli acquedotti di Teramo e L’Aquila hanno dovuto mettere in piedi sono pagati dai cittadini attraverso le bollette. Il problema è che da anni 100 litri di acqua al secondo vengono posti a scarico perché non si è in grado di garantirne la sicurezza. Il problema è che nei laboratori sotterranei dell’INFN si svolgono esperimenti con sostanze pericolose che non potrebbero stare nelle vicinanze di punti di captazione e distribuzione dell’acqua. Il problema è che per avere un Protocollo che obblighi Strada dei Parchi e INFN ad informare gli organi di controllo come ARTA e ASL di quanto facevano sotto il Gran Sasso si è dovuto attendere il 2017 e lo stop alla distribuzione di acqua in quasi tutta la provincia di Teramo.
L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso da WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia - GADIT, FIAB, CAI e Italia Nostra, ha avuto modo di apprezzare pubblicamente la disponibilità al confronto del Commissario Gisonni e proprio per questo non si comprende il tenore del suo intervento in Commissione Ambiente della Camera.
Ci permettiamo così di porre al Commissario cinque semplici domande che avremmo voluto fargli in un incontro pubblico che stavamo organizzando e che si è dovuto rinviare a causa delle nuove disposizioni per fronteggiare l’emergenza CoViD-19.
  1. Veramente il Commissario crede che il problema della messa in sicurezza del Gran Sasso sia legata al rispetto di alcune normative ambientali che peraltro sono le stesse che valgono in tutta Europa? Veramente crede che i ritardi ventennali siano dovuti al rispetto di leggi ambientali che prevedono procedure di pochi mesi per essere rispettate?
  2. Sembra che vi sia la proposta da parte del Commissario di rivedere il Protocollo del 2017 su comunicazione, autorizzazione e allerta da seguire preventivamente alla realizzazione di interventi che possano comportare il rischio di pregiudicare la qualità delle acque del sistema idrico del Gran Sasso, escludendo il Commissario dal dover comunicare eventuali suoi lavori di questo tipo. Quale sarebbe il senso di una simile modifica? Perché tornare indietro a quando ASL e ARTA non erano informate di quanto si faceva a contatto con l’acquifero ed erano quindi nell’impossibilità di svolgere accurati controlli rispetto all’acqua da mettere in distribuzione?
  3. Come mai quando l’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ha giustamente ribadito – pur non essendocene bisogno trattandosi di una legge nazionale – che per intervenire nelle gallerie Strada dei Parchi SpA avrebbe dovuto far svolgere la valutazione di incidenza ambientale (VINCA), il Commissario sembra essersi schierato dalla parte di una SpA contro le legittime richieste di un ente dello Stato deputato al rispetto dell’ambiente? A tacere del fatto che l’iter per la pulizia delle gallerie era partito a maggio e che per fare una VINCA regionale sono necessarie poche settimane, per cui se si fosse avviata la procedura per tempo non vi sarebbe stato nessun rischio di rallentamento dei lavori.
  4. La ricostruzione del Commissario dell’impossibilità di inquinamento della falda a causa della pressione dell’acquifero è poco pertinente perché tutto il sistema di drenaggio è finalizzato proprio a evitare la pressione su gallerie e laboratori. In ogni caso non si comprende come si arriva a stabilire tale impossibilità e su quali studi si basi una simile visione atteso che ad oggi è il Commissario stesso a dire che non conosce nel dettaglio il sistema di captazione e prelievo dell’acqua e i punti di interferenza tra l’acquifero e i chilometri di gallerie e stanzoni realizzati sotto il Gran Sasso.
  5. Il Commissario è d’accordo con gli abruzzesi che l’acquifero del Gran Sasso deve continuare a fornire acqua a circa la metà della popolazione di questa regione? Quando il Commissario parla di “condominio Gran Sasso”, ha ben presente che i condòmini non sono tutti uguali e che non è l’acquifero a doversi adattare alle esigenze dei laboratori sotterranei dell’INFN e della Strada dei Parchi SpA, ma viceversa?
In conclusione, l’Osservatorio è fermamente convito che si debba agire in fretta, ma è altrettanto convinto che si debba agire bene. Lo strumento della gestione commissariale è stato ritenuto dal Governo nazionale e da quello regionale il migliore per assicurare la messa in sicurezza dell’acquifero. La persona scelta per il ruolo del Commissario è sicuramente di grande competenza ed esperienza. 
Da parte di tutti i soggetti coinvolti si lavori e ci si confronti nei luoghi deputati operando insieme verso la giusta soluzione, senza cercare ulteriori deroghe a norme di protezione ambientale che sono poste a tutela di tutti noi e dell’ambiente in cui viviamo.

20.10.20

Viva il circo... senza gli animali!

 


Da alcuni giorni un circo staziona alle porte di Teramo.
Il circo rappresenta uno degli spettacoli più antichi del mondo che ha ispirato artisti di ogni epoca e per il quale l’Italia vanta un’importante tradizione. Ma la presenza di animali provenienti da altri continenti, privati della loro libertà, trasportati in lungo e largo per l’Italia (e non solo), spesso ridicolizzati e costretti a vivere secondo modalità assolutamente non adatte alla loro etologia, rende il circo una delle forme più crudeli e più diseducative di intrattenimento.
Il Comune di Teramo e tutti gli altri comuni della provincia farebbero bene a dotarsi di un regolamento che disincentivi la presenza di circhi con animali sul proprio territorio, facendo come hanno fatto tante altre amministrazioni in Italia e anticipando l’intervento del Parlamento che ha già approvato una norma che prevede la graduale dismissione di animali dai circhi. Del resto, sono ormai diverse le nazioni europee che hanno vietato l’utilizzo di animali negli spettacoli circensi, da ultima la Francia poche settimane fa.
Passando davanti al circo posizionato vicino allo Stadio si assiste ad uno spettacolo veramente triste con animali tanto grandi quanto indifesi e fragili costretti a vivere tutta la loro vita in piccole gabbie. Se mai lo avesse avuto in passato, nel 2020 non ha più alcun senso tenere degli animali in prigione solo per il nostro divertimento.
Il WWF non chiede certo che il circo smetta di esistere, ma che si modifichi e si rigeneri adattandosi alle mutate sensibilità e rinunciando all’utilizzo di animali.
Ai genitori il WWF rivolge un appello ad alimentare la conoscenza del mondo animale dei loro figli nei tanti modi possibili, ma senza finanziare la sofferenza. Visitando un’area naturale protetta per le specie presenti in Italia e guardando un documentario o facendo una ricerca su internet per le specie degli altri continenti si ha l’occasione di conoscere caratteristiche e comportamenti di tutte le specie animali che popolano il nostro Pianeta. Insegniamo ai nostri figli a prendersi cura del mondo, rispettando le altre forme di vita e soprattutto dando noi il giusto esempio da seguire.

 

16.10.20

730 giorni di silenzio dell'Amministrazione comunale sull'emergenza sedi per le associazioni


Questa mattina il Presidente dell’ARCI provinciale, Giorgio Giannella, e il Presidente del WWF Teramo, Claudio Calisti, hanno tenuto una conferenza stampa per denunciare una situazione paradossale che si è trascinata per oltre due anni e che merita di essere raccontata perché dimostra il disinteresse anche di questa Giunta comunale rispetto alle esigenze di importanti realtà associative.
Nel maggio del 2018 l’ARCI e l’associazione Mountain Wilderness segnalarono all’Amministrazione Comunale di Teramo la presenza in via Molinari n. 2 di un bene sequestrato alla criminalità organizzata a disposizione del Comune che non era occupato da tempo.
Le due associazioni chiesero che questi locali, così come prescrive la legge sui beni sequestrati alla criminalità organizzata, fossero messi a disposizione del mondo del volontariato e a tal fine presentarono un progetto che prevedeva la costituzione di un centro polivalente dove praticare formazione culturale alla legalità tramite la costituzione di una “Piccola Biblioteca della Legalità” e una sala convegni per la costruzione di un punto di incontro per la creatività e l'associazionismo sociale.
Con l’arrivo della nuova Amministrazione comunale il progetto fu illustrato al Sindaco e all’Assessore al Patrimonio che si mostrarono interessati.
Il 4 agosto del 2019 il progetto fu ampliato con il coinvolgimento del WWF Teramo che nel mese di luglio - con un preavviso di solo un mese - era stato costretto ad abbandonare la sua sede di via De Vincentiis dove aveva creato anche un Centro di documentazione ambientale perché l’Amministrazione Provinciale aveva richiesto la disponibilità del locale dovendo individuare nuove aule per le scuole cittadine. Il coinvolgimento del WWF nel progetto avrebbe comportato il trasferimento delle oltre duemila pubblicazioni a tema ambientale che costituivano il Centro nonché dell’archivio documentale del WWF Abruzzo che racconta oltre 40 anni di battaglie ambientaliste della nostra regione. Un patrimonio che per anni è stato a disposizione gratuitamente di studenti, insegnanti e appassionati nella sede di via De Vincentiis.
Seguirono nuovi incontri con il Sindaco e l’Assessore al Patrimonio nel corso dei quali l’Amministrazione chiese di coinvolgere anche l’Associazione GADIT – Guardie Ambientali d’Italia – Sezione di Teramo che aveva bisogno di un luogo dove svolgere riunioni e conservare la documentazione relativa alle loro attività. Ovviamente tale richiesta fu immediatamente accolta come si ebbe modo di comunicare al Sindaco nel corso di un incontro.
La proposta delle Associazioni era quindi quella di creare un punto di ritrovo dove ARCI e WWF avrebbero collocato la propria sede, sarebbe nato il nuovo Centro di Documentazione Ambientale con un Centro di formazione sulla legalità, l’Associazione GADIT – Guardie Ambientali d’Italia avrebbe potuto svolgere riunioni e conservare la propria documentazione e Mountain Wilderness avrebbe potuto svolgere incontri con soci e aderenti. Non solo: come si è chiarito più volte al Sindaco e all’Assessore al Patrimonio la sede sarebbe stata messa a disposizione di tutte le altre associazioni che avessero avuto bisogno di svolgere riunioni o conferenze stampa. Del resto le precedenti sedi teramane sia del WWF che dell’ARCI sono sempre state utilizzate da altre associazioni in uno spirito di piena collaborazione che è tipico del volontariato.
A fronte dell’assegnazione dei locali in questione, le ARCI e WWF hanno sempre dato disponibilità a sostenere le spese di utenze e condominio che attualmente sono a carico dell’Amministrazione Comunale – e quindi di tutta la collettività teramana – nonostante i locali siano inutilizzati da anni.
Alle note inviate dalle associazioni l’Amministrazione Comunale di Teramo in oltre due anni non ha mai ritenuto di dover rispondere ufficialmente né con un sì, né con un no. Contemporaneamente si sono però svolti numerosi incontri con il Sindaco e con l’Assessore a Patrimonio nel corso dei quali è stata più volte manifestata la volontà dell’Amministrazione di accogliere la proposta. Anche l’ipotesi di lanciare un bando per verificare l’interesse di altre associazioni fu accantonata da parte degli stessi amministratori come peraltro dimostra il fatto che in oltre due anni l’Amministrazione non ha fatto alcun bando per giungere all’assegnazione dei locali.
Nonostante le numerose richieste per le vie brevi la situazione è rimasta fino ad oggi bloccata. Anche l’arrivo del nuovo Assessore all’Ambiente, che appena nominata aveva manifestato - spontaneamente - la volontà di risolvere la vicenda, non ha portato a nulla.
Per giungere ad una risoluzione di questa annosa vicenda, a metà settembre è stata inviata un’ultima richiesta al Sindaco, all’Assessore al Patrimonio e all’Assessore all’Ambiente chiedendo di fornire una volta per tutte una risposta entro la fine del mese di settembre.
Per l’ennesima volta abbiamo dovuto registrare il silenzio dell’Amministrazione Comunale che ha fatto passare anche questa ultima occasione per dare un concreto segnale di attenzione e di rispetto al mondo del volontariato: un periodo di oltre due anni è lunghissimo per assegnare un locale abbandonato, è inaccettabile per non fornire neppure una risposta, ancorché negativa.
ARCI e WWF non possono far altro che prendere atto di questa volontà dell’Amministrazione Comunale e della mancanza di considerazione dimostrata. È triste assistere ad un simile inspiegabile atteggiamento che porta chi amministra la cosa pubblica a tenere vuoto un locale su cui la collettività paga i costi di condominio e utenze, piuttosto che dare concretezza al tanto sbandierato principio di sussidiarietà e ai buoni propositi di attenzione verso il volontariato.
Al di là del caso singolo, questa vicenda attesta la difficoltà del mondo del volontariato nel trovare a Teramo luoghi di aggregazione dove poter svolgere le proprie attività associative coinvolgendo la collettività, in particolare quella più giovane: si tratta di un annoso problema al quale evidentemente non si vuole trovare una soluzione.

8.10.20

Sabato 10 ottobre, Aperilaga al CEA WWF "Monti della Laga"


Sabato 10 ottobre dalle 15:30 il WWF Teramo, nell’ambito del Programma “Esploratori con gusto” finanziato dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, organizza l’iniziativa “Aperilaga. Aperitivo-concerto sui Monti della Laga”.
L’evento si terrà presso il Centro di Educazione all’Ambiente WWF “Monti della Laga” di Cortino (TE) in località bivio per Casagreca alle ore 15:30 e vuole essere un’occasione per far conoscere in modo diverso le bellezze e le caratteristiche dei Monti della Laga.
Il programma prevede una lezione all’aperto sull’evoluzione dei Monti della Laga, cui seguirà un momento musicale con il gruppo teramano dei “Princesa. Omaggio a Fabrizio De André”. Al termine un aperitivo con prodotti tipici locali.
L’evento è gratuito, ma essendo a numero chiuso è obbligatoria la prenotazione. Deve essere inviata una richiesta a teramo@wwf.it e i partecipanti accettati riceveranno una e-mail di conferma.

Il Centro di Educazione all’Ambiente WWF “Monti della Laga”.
I Monti della Laga, Parco nazionale insieme al massiccio del Gran Sasso dal 1991, ospitano nel comune di Cortino (TE) il Centro di Educazione Ambientale WWF “Monti della Laga”, primo CEA operante nel territorio del Parco (ancora prima della nascita dell’area protetta) e uno dei primi nel centro Italia.
Il CEA nacque nel 1987 a Elce, frazione del Comune di Cortino (TE) e successivamente fu spostato nell’attuale edificio, una vecchia casa-appoggio per pastori nei pressi del Bivio per Casagreca, abbandonata da anni e messa a disposizione da parte del Comune di Cortino. Anche grazie ad un finanziamento dell’Ente Parco, la struttura è stata recuperata e attrezzata. Il CEA “Monti della Laga” è stato riconosciuto di interesse regionale dalla Regione Abruzzo ai sensi della Legge regionale n. 122/1999. Presso il CEA si svolgono lezioni e laboratori didattici con scolaresche, incontri pubblici, corsi di formazione e attività di volontariato.