22.5.11

Si scrive acqua, si legge democrazia

“Si scrive acqua, si legge democrazia” è uno degli slogan della campagna per il sì ai referendum contro la privatizzazione dell’acqua.
È un ottimo slogan perché mai come questa volta si è cercato di privare gli italiani di un loro diritto garantito dalla Costituzione: votare dopo essere stati informati!
Il fronte contrario al referendum, invece di argomentare le proprie tesi, ha cercato di “mettere il silenziatore” ai referendum, puntando esplicitamente al mancato raggiungimento del quorum (50% più 1 degli aventi diritto al voto).
Nel giro di poche settimane abbiano assistito ad ogni genere di scorrettezza: il mancato accorpamento dei referendum con le elezioni amministrative del 15 e 16 maggio (che avrebbero fatto risparmiare 400 milioni di euro allo Stato); la scelta di farci votare il 12 e 13 giugno, vale a dire gli ultimi giorni possibili (e per fortuna che la legge fissava il termine del 15 giugno, altrimenti ci avrebbero mandati a votare a ferragosto sui pedalò); il completo silenzio sui quesiti referendari della maggior parte di stampa e televisioni; il tentativo di non approvare il regolamento RAI per gli spazi referendari, portato avanti con metodo scientifico e superato solo grazie ad una mobilitazione da parte dei comitati referendari; i tentativi di rendere inutili i referendum con delle vere e proprie leggi-truffa.
E sempre quel tentativo di far passare il concetto che, su temi complessi come l’energia e l’acqua, non possono essere chiamati a scegliere gli italiani, visti, evidentemente, più come sudditi/consumatori che come cittadini pensanti.
C’è solo un modo per rispondere a tutto questo: recandosi in massa alle urne domenica 12 e lunedì 13 giugno!


Dante Caserta - Consigliere nazionale WWF Italia