Quella del mancato accorpamento con le elezioni amministrative è una decisione sconcertante, che “brucia” 400 milioni di euro e di cui il Governo dovrà dar contro ai cittadini.
Ma il Governo non si illuda, porre i referendum a metà giugno non scoraggerà gli italiani dall'andare al voto.
Ma il Governo non si illuda, porre i referendum a metà giugno non scoraggerà gli italiani dall'andare al voto.
Quanto alla moratoria votata oggi sul nucleare crea un'ulteriore incertezza programmatica e un presupposto di ostacolo allo sviluppo delle fonti rinnovabili.
La moratoria è tra l'altro nel pieno segno di continuità della storia di nucleare Italia, pieno di tentennamenti, contraddizioni, ripensamenti.
Questa "non decisione" aumenta un caos che automaticamente privilegia le fonti fossili.
Questa scelta da vero "attendista stregone" del Governo mira a sgonfiare la tensione sul referendum, il Governo ha bisogno di tempo per riavviare un percorso su cui non si capisce quali possano essere gli elementi di vero ripensamento che vengono maturati da qui a un anno.
Già immaginiamo che qualcuno tra 12 mesi verrà a dirci che l'incidente in Giappone è stato dovuto principalmente allo tsunami , evento che nel nostro Paese non si verificherà mai e che, essendo le centrali previste in Italia più sicure di quelle giapponesi non ci sarà alcun problema.
In realtà, come il WWF ha documentato, il problema non è solo quello della sicurezza, ma della prospettiva economica che si intende costruire nel futuro.
Gli italiani sembra che abbiamo già scelto da che parte stare e se il Governo vuole esser coerente con questo sentimento ormai popolare dovrebbe cancellare la previsione del nucleare garantendo che la Strategia energetica nazionale (che l'Italia sta ancora aspettando), sia basata su un progressivo superamento del fonti fossili attraverso un mix di tutte fonti rinnovabili.