In Abruzzo vi sono gravissime inadempienze per quanto riguarda il monitoraggio e la riduzione dell'inquinamento atmosferico: la denuncia arriva da WWF, Arci ed Associazione Porta Nuova di Vasto che in una conferenza stampa hanno illustrato la diffida che è stata inviata alla Regione Abruzzo.
L'intervento delle Associazioni si basa principalmente sullo stato di attuazione delle norme che la Regione stessa si era data con l'approvazione nel 2007 del Piano di Tutela della Qualità dell'Aria con cui si sarebbe dovuto ottemperare alle direttive comunitarie sull'inquinamento atmosferico. Ad oggi, a quattro anni dall'approvazione del Piano, la situazione è questa:
1) La rete di monitoraggio degli inquinanti, obbligatoria per legge almeno dal 1996 e prevista dallo stesso Piano della Regione, non è attiva e vastissimi territori sono completamente scoperti. In tutta la Provincia di Chieti da tre anni non viene effettuato alcun tipo di monitoraggio da parte degli enti pubblici! Questo nonostante vi siano aree industriale tra le più grandi d'Italia (come la Val di Sangro) ed insediamenti significativi come quelli di Vasto, Chieti scalo e San Salvo. Anche zone con problemi importanti, come Roseto degli Abruzzi e Giulianova, non sono sottoposte ad alcuna verifica, nonostante il Piano della Regione avesse prescritto la necessità di un monitoraggio di 2 mesi ogni anno. Manca poi il piano di monitoraggio nelle aree industriali pure previsto dal Piano di Tutela della Qualità dell'Aria.
2) L'inventario delle emissioni (che rappresenta il catasto delle quantità di inquinanti emessi da aziende, traffico, riscaldamento) è fermo a quanto stabilito nel Piano del 2007, nonostante si dovesse aggiornare almeno ogni 2 anni.
3) Si continuano a rilasciare autorizzazioni all'emissione in atmosfera pur in presenza di queste inaccettabili lacune conoscitive per quanto riguarda la qualità dell'aria, nonostante la legge preveda espressamente che gli Enti competenti, prima di rilasciare nuove autorizzazioni (o eventuali rinnovi), debbano tener conto della qualità dell'aria in quella determinata zona.
L'Associazione Porta Nuova aveva contestato fortemente il Piano dell'Aria approvato dalla Regione già nel 2009 con uno specifico studio in cui si evidenziano gravi lacune - come quelle legate all'utilizzo di dati ampiamente al di sotto dello standard qualitativo di legge in quanto raccolti per un numero di giorni inferiore rispetto a quello previsto dalla normativa - e l'omissione di alcuni dati importantissimi prodotti da ARTA che dimostravano la presenza in varie aree abruzzesi di un forte inquinamento a causa dei temibili Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). La Regione, attraverso la società che aveva curato il Piano, si difese allora sostenendo che “con riferimento agli idrocarburi, la discussione non è possibile a fronte di una inesistenza di misurazioni significative con relazione alla nuova legislazione”. Praticamente la Regione ha sostenuto che dati molto preoccupanti su inquinanti cancerogeni raccolti dalla sua stessa agenzia e con soldi pubblici non erano utilizzabili! A quel punto, secondo le Associazioni, per redigere il piano avrebbero dovuto come minimo raccogliere nuovi dati secondo la nuova legislazione o almeno applicare il principio di precauzione partendo dai dati dell'ARTA esistenti. La questione è stata invece chiusa ignorando nel Piano questo tipo di inquinanti e, di conseguenza, senza prevedere specifiche misure di prevenzione e diminuzione dell'inquinamento. In ogni caso l'acquisizione dei dati è stata rimandata all'attivazione della rete di monitoraggio che però non è mai partita ed il risultato concreto è che da anni gli IPA (e anche i metalli e le PM2,5) non vengono monitorati nonostante la legge e lo stesso piano lo prescrivano!
1) La rete di monitoraggio degli inquinanti, obbligatoria per legge almeno dal 1996 e prevista dallo stesso Piano della Regione, non è attiva e vastissimi territori sono completamente scoperti. In tutta la Provincia di Chieti da tre anni non viene effettuato alcun tipo di monitoraggio da parte degli enti pubblici! Questo nonostante vi siano aree industriale tra le più grandi d'Italia (come la Val di Sangro) ed insediamenti significativi come quelli di Vasto, Chieti scalo e San Salvo. Anche zone con problemi importanti, come Roseto degli Abruzzi e Giulianova, non sono sottoposte ad alcuna verifica, nonostante il Piano della Regione avesse prescritto la necessità di un monitoraggio di 2 mesi ogni anno. Manca poi il piano di monitoraggio nelle aree industriali pure previsto dal Piano di Tutela della Qualità dell'Aria.
2) L'inventario delle emissioni (che rappresenta il catasto delle quantità di inquinanti emessi da aziende, traffico, riscaldamento) è fermo a quanto stabilito nel Piano del 2007, nonostante si dovesse aggiornare almeno ogni 2 anni.
3) Si continuano a rilasciare autorizzazioni all'emissione in atmosfera pur in presenza di queste inaccettabili lacune conoscitive per quanto riguarda la qualità dell'aria, nonostante la legge preveda espressamente che gli Enti competenti, prima di rilasciare nuove autorizzazioni (o eventuali rinnovi), debbano tener conto della qualità dell'aria in quella determinata zona.
L'Associazione Porta Nuova aveva contestato fortemente il Piano dell'Aria approvato dalla Regione già nel 2009 con uno specifico studio in cui si evidenziano gravi lacune - come quelle legate all'utilizzo di dati ampiamente al di sotto dello standard qualitativo di legge in quanto raccolti per un numero di giorni inferiore rispetto a quello previsto dalla normativa - e l'omissione di alcuni dati importantissimi prodotti da ARTA che dimostravano la presenza in varie aree abruzzesi di un forte inquinamento a causa dei temibili Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). La Regione, attraverso la società che aveva curato il Piano, si difese allora sostenendo che “con riferimento agli idrocarburi, la discussione non è possibile a fronte di una inesistenza di misurazioni significative con relazione alla nuova legislazione”. Praticamente la Regione ha sostenuto che dati molto preoccupanti su inquinanti cancerogeni raccolti dalla sua stessa agenzia e con soldi pubblici non erano utilizzabili! A quel punto, secondo le Associazioni, per redigere il piano avrebbero dovuto come minimo raccogliere nuovi dati secondo la nuova legislazione o almeno applicare il principio di precauzione partendo dai dati dell'ARTA esistenti. La questione è stata invece chiusa ignorando nel Piano questo tipo di inquinanti e, di conseguenza, senza prevedere specifiche misure di prevenzione e diminuzione dell'inquinamento. In ogni caso l'acquisizione dei dati è stata rimandata all'attivazione della rete di monitoraggio che però non è mai partita ed il risultato concreto è che da anni gli IPA (e anche i metalli e le PM2,5) non vengono monitorati nonostante la legge e lo stesso piano lo prescrivano!
Ci si chiede come sia possibile continuare ad autorizzare insediamenti di ogni tipo – come impianti di combustione, grandi centri commerciali, nuove industrie - quando l'art. 271 del Decreto Legislativo n. 152/2006 prevede espressamente che gli Enti nell'autorizzare nuovi scarichi “...devono altresì valutare il complesso di tutte le emissioni degli impianti e delle attività presenti, le emissioni provenienti da altre fonti e lo stato di qualità dell'aria nella zona interessata”.
Le inadempienze della Regione assumono particolare gravità perchè è una questione di tutela della salute dei cittadini e di prevenzione da malattie gravissime come cancro, problemi cardiocircolatori e asma che in maniera incontrovertibile sono causate in larga parte dall'inquinamento atmosferico. Recentemente l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che ogni anno muoiono in Val Padana 7.000 persone per malattie causate dall'inquinamento atmosferico e che che ogni italiano perde 8,6 mesi di vita in media per questa causa.
Le inadempienze della Regione assumono particolare gravità perchè è una questione di tutela della salute dei cittadini e di prevenzione da malattie gravissime come cancro, problemi cardiocircolatori e asma che in maniera incontrovertibile sono causate in larga parte dall'inquinamento atmosferico. Recentemente l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che ogni anno muoiono in Val Padana 7.000 persone per malattie causate dall'inquinamento atmosferico e che che ogni italiano perde 8,6 mesi di vita in media per questa causa.
Peraltro anche a livello locale eminenti studiosi hanno denunciato l'aumento dell'ospedalizzazione dei bambini asmatici legandolo all'inquinamento atmosferico.
Le poche aree abruzzesi per cui si hanno dati presentano situazioni di inquinamento molto gravi. Basti pensare che a Spoltore le polveri sottili hanno già superato per 52 giorni dall'inizio dell'anno i livelli consentiti dalla legge.
Alcuni mesi fa il WWF si è fatto addirittura carico di fare un monitoraggio a Chieti scalo con l'Università di Siena e i dati emersi, inviati anche alla Regione, hanno destato forte preoccupazione proprio per gli IPA.
E ancora una volta, la Regione Abruzzo si è ben guardata dal fornire risposte.
Per questo le Associazioni hanno ritenuto opportuno diffidare formalmente la Regione affinché adempia immediatamente alle previsioni di Piano e di Legge: in caso contrario WWF, ARCI ed Associazione Porta Nuova sono pronte a ricorrere alla Commissione Europea affinchè apra una procedura d'infrazione.