5.2.08

Aria di crisi per le aree protette regionali

Durante una conferenza stampa svoltasi a Pescara la settimana scorsa, alcuni sindaci in rappresentanza dei 30 Comuni gestori delle riserve naturali regionali, i direttori delle Riserve Naturali Regionali, le cooperative di gestione, insieme alle associazioni WWF, Legambiente ed Ambiente è/e Vita, hanno lanciato l’allarme sulla crisi in atto nelle riserve naturali regionali.
Il Bilancio Regionale 2008 appena approvato ha tagliato del 40% gli stanziamenti per le spese correnti considerando le Riserve Regionali e del 50% le risorse destinate agli investimenti nelle aree protette.
L’entità della diminuzione delle spese ordinarie, con cui si pagano gli stipendi degli operatori delle cooperative impegnate nella difesa della natura, dei ricercatori e dei direttori, comporta nei fatti la paralisi dell’intero settore. Non potendo tagliare alcune spese fisse (luce, riscaldamento, assicurazioni, affitti ecc.), sarà ancora più dirompente l’effetto dei tagli sulle spese destinate al personale adibito ai servizi tipici delle aree protette, volti ad assicurare il raggiungimento delle finalità istitutive delle stesse (sorveglianza, antincendio, educazione ambientale, cura e i monitoraggio di piante ed animali, ingegneria naturalistica) e quelli all’avanguardia nel settore dell’energia rinnovabile e della valorizzazione delle risorse culturali e della promozione turistica.
I tagli di quest’anno, secondo la Rete delle Riserve, determineranno una crisi irreversibile perché vengono dopo anni di gestione farraginosa a causa delle continue variazioni nelle assegnazioni dei fondi e, soprattutto, a causa del ritardo con cui queste risorse vengono assegnate ai comuni. Per mesi non vi è alcuna certezza negli stanziamenti e comuni e cooperative sono costretti, nei fatti, ad assumersi oneri incredibili anticipando quasi “al buio” somme spesso ingenti per comuni spesso piccoli.
Questi ritardi hanno determinato in alcune riserve i primi licenziamenti. Persone da anni impegnate nelle difesa del patrimonio naturale di tutti sono state messe alla porta e difficilmente potranno riconquistare il posto di lavoro.
Altre riserve saranno costrette a tagliare il proprio personale, con decine di persone che perderanno il proprio lavoro.
Paradossalmente nella nostra regione il Consiglio Regionale continua ad istituire nuove aree protette (si è passati da 17 a 25 nel giro di quattro anni) e nel contempo taglia i fondi, indebolendo e rendendo vane le politiche di conservazione e sviluppo che negli anni hanno fatto l’immagine della Regione Abruzzo.
Si tratta della fine del sogno di garantire un futuro sostenibile a molte aree di pregio del territorio abruzzesi?
Sindaci, direttori e rappresentanti delle associazioni e delle società di gestione lanciano un accorato appello alle istituzioni per salvare le aree protette regionali.
Si chiede un urgente incontro con gli Assessori regionali D’Amico e Caramanico e con il Presidente della Giunta Del Turco, affinché questa Regione non dimentichi i territori di pregio ambientale tutelati con una politica innovativa dal basso che vede coinvolti comuni piccoli e grandi con associazioni, cooperative e professionisti specializzati nella conservazione della Natura e nella promozione sociale di questi territori.