Il Lupo ha da sempre stimolato l’immaginazione dell’uomo. Tanto da generare due figure di “lupi”, uno fantastico e uno reale. Come ebbe a scrivere Luigi Boitani nel 1986, “il primo è la somma di una infinità di storie e leggende ... che si sono accumulate per secoli. Il secondo è invece il Canis lupus Linneaeus, un animale in carne ed ossa...”.
Per questo ogni volta che si affronta questo argomento suscita opinioni contrastanti.
Presso il Centro di Educazione all’Ambiente WWF “Monti della Laga” a Cortino, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il 14 ottobre si è parlato di questo animale grazie alla presentazione del libro di Anna Consalvo e Ciro Manente “Sulle tracce dei lupi” edito da Ricerche&Redazioni.
L’evento si è articolato in due momenti: un’escursione nella mattina e la presentazione del libro nel pomeriggio.
La bella giornata autunnale ha consentito a numerosi escursionisti di effettuare una interessante passeggiata alla scoperta dei panorami dei Monti della Laga in veste autunnale.
Un attivista del WWF ha accompagnato il gruppo su un percorso che si snoda lungo una serie di dossi erbosi con moderata pendenza fino a raggiungere la quota massima di 1245 m. Da qui i partecipanti hanno avuto modo di ammirare un ampio panorama che spazia dalla catena montuosa della Laga fino alla linea costiera dell’Adriatico. In breve si è giunti alla località di Piano Roseto, conosciuta per l’annuale festa della pastorizia, celebrata in questi luoghi da oltre duecento anni (anche se negli ultimi anni se ne stanno perdendo le caratteristiche tradizionali).
Successivamente il percorso è proseguito, dapprima attraverso un bosco composto da varie essenze e successivamente imboccando una mulattiera che è sovrastata da una spettacolare e suggestiva parete di rocce stratificate di arenarie e argille. Alla fine del percorso si è arrivati alla Chiesa di Santa Maria della Tibia a 1187 m. sopra l’abitato di Crognaleto. La tradizione popolare vuole che un facoltoso commerciante di bestiame, tale Bernardo Paolini da Amatrice, volle la sua edificazione nel 1617 per grazia ricevuta, giacché, precipitato in un burrone mentre transitava in quei pressi e disperando ormai di salvarsi, si accorse che si era solo fratturato una tibia e così poté tornare a casa.
Dopo una breve sosta nei pressi della chiesa, il gruppo è tornato al punto di partenza presso il CEA, dove un leggero pranzo offerto dai volontari del WWF Teramo ha preceduto la presentazione del libro con il coautore, Ciro Manente, che ha raccontato le sue esperienze a contatto con la natura. La presenza tra il pubblico di alcuni abitanti del posto, soprattutto pastori, ha suscitato un vivace dibattito. Non tanto sulla presenza del predatore, quanto su una presunta assenza delle istituzioni che sarebbero poco attente alle esigenze della popolazione locale. I rappresentanti del WWF presenti, pur condividendo le preoccupazioni per lo spopolamento della montagna (causato non certo dal Parco, essendo iniziato ben prima della sua istituzione), si sono così confrontati anche su queste problematiche anche evidenziando la positiva esperienza della riserva regionale delle Gole del Sagittario, gestita da tanti anni dall’Associazione ambientalista. Purtroppo un imprevisto non ha consentito al Presidente del Parco, l’avv. Tommaso Navarra, di essere presente all’incontro, non permettendo così un confronto che sarebbe stato sicuramente utile. Ma tutti hanno manifestato la volontà di trovare al più presto nuove occasione di dibattito.
A chiusura della giornata, Filomena Ricci, Responsabile Conservazione del WWF Abruzzo, ha raccontato la storia della conservazione del predatore simbolo delle nostre montagne. Una storia che ha visto il WWF protagonista in Italia fin dal 1972 attraverso l’Operazione San Francesco lanciata appunto dall’Associazione e dal Parco Nazionale d’Abruzzo. Tale operazione consentì innanzitutto di conoscere la consistenza e la distribuzione di questo splendido animale, allora ridotto a circa 100 esemplari, e successivamente di iniziare a sfatare tutte le leggende che circolavano sul suo conto. Una lungimirante iniziativa a cui sono seguite tante altre attività di conservazione che hanno consentito al Lupo di espandersi nuovamente in Italia dagli Appennini fino alle Alpi.