8.10.17

Vittime della caccia!

La notizia del cacciatore ucciso accidentalmente in provincia di Cosenza da un collega, riporta nuovamente l’attenzione sul gran numero di incidenti che costellano ogni anno la stagione venatoria. Al di là delle singole tragedie (il giovane colpito al volto nelle campagne cosentine lascia nella disperazione la moglie incinta di cinque mesi di un bambino che non conoscerà mai suo padre), il problema per la pubblica incolumità rappresentato dalla caccia è di notevole impatto e purtroppo spesso incoscientemente sottovalutato.
L’Abruzzo quest’anno, con una scelta di civiltà, ha impedito, unica regione italiana, la caccia nel mese di settembre. Non è ancora sufficiente perché non sono state poste ulteriori limitazioni, in particolare in un periodo siccitoso come quello che stiamo vivendo e dopo un’estate tormentata dagli incendi, e soprattutto perché sono state comunque autorizzate battute di caccia al cinghiale mascherandole come “caccia di selezione” in periodi e luoghi non adatti a questo tipo di attività. Ma è comunque almeno qualcosa.
Alla luce di quanto accaduto durante quel mese, il WWF dà dunque atto al presidente D’Alfonso, all’assessore Pepe, alla Giunta e al Consiglio regionale di aver fatto la scelta giusta, anche e soprattutto per la pubblica incolumità.
Secondo i dati raccolti dall’Associazione vittime della caccia (AVC), relativi appunto ai disastri provocati dai fucili in tutto il resto d’Italia nel mese di settembre, sono state infatti 14 le persone colpite dai proiettili, 5 delle quali morte, mentre tra i feriti c’è anche una bambina. Scendendo in dettaglio in meno di un mese (la stagione è iniziata il 17 settembre ma ci sono state preaperture in diverse regioni) l’AVC segnala tra i cacciatori 5 morti e 7 feriti, cui vanno aggiunti 2 feriti non cacciatori, colpiti accidentalmente. Tra questi la bambina di cui si diceva, raggiunta dai proiettili nel giardino di casa.
Quest’ultimo problema (la caccia in prossimità di aree abitate) è presente anche in Abruzzo. I cittadini lo segnalano frequentemente al WWF – ad esempio dalle contrade Cese di Avezzano e Collalto di Pianella -, anche per la cosiddetta caccia di selezione, che dovrebbe essere svolta sotto rigido controllo delle autorità, cosa che non sempre avviene a causa delle difficoltà nella fase di riorganizzazione dei Carabinieri-Forestali e delle Polizie provinciali.
Dal computo delle vittime sono ovviamente esclusi gli animali non cacciabili che vengono uccisi in gran numero a dispetto di divieti, anche in questo caso per carenze nei controlli.
L’Abruzzo quest’anno ha limitato i danni. L’auspicio è che nelle prossime stagioni possa fare qualcosa di più ricordando sempre che la fauna è patrimonio di tutti e non bersaglio di una minoranza armata.