5.2.15

3,6 milioni di euro per il Vomano: ma si deve agire sulle cause del dissesto

Il Fiume Vomano sarà interessato da un maxi investimento di 3 milioni e 600 mila euro in arrivo dal “Piano straordinario diretto a rimuovere situazioni ad alto rischio idrogeologico” del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
A leggere il tipo di interventi proposti, però, emerge chiaramente che si continua a cercare di arginare gli “effetti”, piuttosto che bloccare le “cause” del rischio idrogeologico lungo questo fiume.
Si parla di costruire nuove opere di “arginatura” che dovrebbero mettere in sicurezza aree abitative ed industriali sorte lungo il fiume che hanno causato il progressivo restringimento degli alvei, e di costruire canali ed ulteriori opere che dovrebbero salvaguardare dal rischio erosione i manufatti realizzati sempre lungo il fiume.
Non è certo la prima volta che si opera in questo modo. E gli interventi degli anni passati, pur costati miliardi di lire, prima, e milioni di euro, dopo, non hanno prodotto reali miglioramenti.
Pur ritenendo opportuno intervenire in zone dove possibili ondate di piena potrebbero causare pericolose ripercussioni sugli abitati limitrofi, va sottolineato che si continua a commettere l’errore di ragionare per brevi tratti dei corsi d’acqua, invece di lavorare su tutto il bacino. Ma soprattutto non si fa nulla per fermare le cause di esondazioni ed erosione ed anzi si continuano ad autorizzare opere che, in dispregio delle leggi di tutela (vedi Legge Galasso e continui aggiramenti delle indicazioni del PAI), sorgono ancora oggi lungo i fiumi.
Il problema delle esondazioni, del Vomano come di tutti gli altri corsi d’acqua teramani, è dovuto al fatto che ci sono intere aree edificate in stretta vicinanza all’alveo fluviale le quali, in caso di piena, si allagano semplicemente perché il fiume rioccupa i propri spazi naturali.
Il problema dell’erosione (che nel fiume Vomano ha causato la formazione di veri e propri canyon alti fino a 15 metri), è dovuto all’aver sottratto per anni materiale solido dal fondo dei fiumi e dai rilasci dalle centrali ENEL di enormi quantità di acqua tutte concentrate in determinati momenti.
Preoccupa poi la volontà di intervenire sulla zona della foce del Vomano. Questa zona è un’oasi di protezione della Provincia di Teramo perché importantissima per la biologia di molte specie migratorie che risiedono attualmente sul bosco in destra idrografica con una colonia di cormorani ed aironi cenerino di oltre 150 animali.
Fino a quando si continuerà ad agire così si sprecheranno soldi e si causeranno gravi danni ambientali, senza incidere concretamente sulle situazioni di pericolo.
Per il WWF va decisamente cambiata strategia: si devono mettere in atto soluzioni immediate ed un piano di più ampio respiro su tutto il bacino del Fiume Vomano che, nel rispetto dell’ecosistema fluviale, siano realmente capaci di incidere sulle cause che hanno determinato il dissesto.
Nel corso degli anni sono state avanzate proposte che i nostri amministratori hanno sempre rifiutato di percorrere, anche quando erano state inserite negli strumenti di pianificazione.
È arrivato il momento di attuare una politica di reale recupero dei corsi d’acqua teramani.