I
risultati (vedi scheda allegata) delle attività portate avanti dal Progetto
LIFE Arctos dimostrano che la prevenzione con uso delle recinzioni, l’uso di
cani da guardiania, la sorveglianza delle greggi sono la strada da
intraprendere per una sana e responsabile gestione del conflitto diretto con i
grandi carnivori e che le politiche di indennizzo devono necessariamente
tenerne conto. Il WWF si augura che questi dati
rappresentino un incentivo anche per i paesi confinanti, come la
Svizzera, dove in questi giorni ha
trovato rifugio l’orso denominato M25 proveniente dal Trentino Alto Adige che
in territorio elvetico però rischia la vita. A questo proposito è stata
lanciata una petizione alle Autorità svizzere dal WWF Svizzero: http://www.wwf.ch/it/attualita/campagne/petizione_orso/petizione_orso_azione/. In Italia, come ovunque nel
mondo, il conflitto tra grandi carnivori e attività umane, in particolare quelle zootecniche, costituisce
la più importante ragione delle continue persecuzioni dell’uomo nei loro
riguardi e rappresenta pertanto una delle principali, se non in alcuni casi la
principale, minaccia per la conservazione di queste specie nel lungo periodo.
“In
Italia, i circa 200 recinti elettrificati salva-orso installati nel solo
Appennino grazie al progetto LIFE Arctos hanno ridotto dell’80% i danni
denunciati da parte di quegli agricoltori e allevatori che ne stanno facendo
uso”, ricorda Dante Caserta, Presidente del WWF Italia presentando in anteprima PER IL WEB il
documentario che riassume le tante
attività e l’impegno che il progetto LIFE Arctos sta dedicando all’Orso
e alle iniziative strategiche per salvare le due popolazioni italiane di orso
bruno residue sulle Alpi e sugli Appennini.
Realizzato dal WWF Italia con la regia di Alessandro Di Federico, che ha
impiegato oltre 2 anni di riprese, il
filmato mostra con splendide immagini diversi esemplari di Orso bruno ripresi
nel proprio territorio della popolazione alpina e appenninica, tra cui ben 18
orsi marsicani, praticamente un terzo circa della popolazione appenninica
stimata. Il valore aggiunto del documentario e- dato anche dalle numerose
testimonianze di agricoltori, allevatori, forestali, amministratori locali,
esperti di fauna e partner del progetto che raccontano in prima persona
l-efficacia delle ricette salva/orso. In particolare, le riprese di Orso sono
state condotte con la massima cautela in maniera da non invadere il loro campo
di azione, grazie ad una sofisticata
attrezzatura in grado di riprendere gli animali anche a chilometri di distanza:
è stato così possibile documentare a distanza, dall’area di sosta della
Camosciara, nel comune di Civitella Alfedena, una femmina di Orso marsicano seguita dai suoi
due cuccioli mentre perlustra il Monte
Mattone, uno dei più suggestivi paesaggi del Parco nazionale d’Abruzzo.
WWF
CHIEDE L’IMPEGNO DELLE ISTITUZIONI
“Quella
dell’Orso bruno marsicano”, continua Dante Caserta, “è una popolazione che
oramai sopravvive solo nell’appennino centrale, in un territorio compreso tra
Lazio, Abruzzo, Marche e Molise, più che altro concentrata all’interno del
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Si tratta di un animale unico al
mondo, una popolazione ben distinta da tutte le altre, con sue proprie caratteristiche
morfologiche e comportamentali e sempre più a rischio di estinzione senza un
intervento immediato delle Autorità che gestiscono questo territorio sulle
minacce oggi rappresentate anche dalla diffusione di malattie infettive. È di
sole poche settimane fa la morte di una giovane orsa a causa della tubercolosi,
una situazione di pericolo per la quale ci attendiamo che anche il Ministero
della Salute faccia la sua parte. Questa morte, infatti, rappresenta un danno
incalcolabile per la popolazione appenninica, una perdita causata dal mancato
intervento tempestivo in presenza di
acclarate patologie infettive. L’orso marsicano, come tutte le specie più a rischio del nostro paese, ha bisogno di
decisioni rapide, tra cui la chiusura dei pascoli a rischio e l’adozione di
piani di controllo straordinario degli allevamenti e della fauna selvatica. Tra
le altre gravissime minacce finora sottovalutate ancora persiste la diffusione
di bocconi avvelenati, una forma di bracconaggio pericolosa per l’intera catena alimentare della fauna
selvatica, così come sono presenti diverse infrastrutture realizzate e in
progetto che riducono l’areale dell’Orso”.
Discorso
a parte merita l’attività venatoria sulla quale il WWF confida nei passi che si
stanno intraprendendo , per arrivare a controllare e regolamentare strettamente
quelle forme di caccia, come la braccata, pericolose per l’Orso, creando con i
cacciatori quei momenti di confronto e di crescita culturale; un esempio in
questo senso sembra essere il nuovo accordo siglato ieri dal Ministro
dell’Ambiente Galletti con le associazione venatorie a cui devono seguire
azioni ed impegni concreti.
SCHEDA INFORMATIVA
IL PROGETTO LIFE ARCTOS E
L’ANALISI DEI RISULTATI
Il
progetto europeo LIFE Arctos http://www.life-arctos.it/home.html, partito nel 2011 per
concludersi quest’anno, ha riunito diversi soggetti che hanno avviato una serie
di interventi strutturali, sia sulle Alpi che in Appennino, per favorire la
convivenza delle attività umane con la
presenza dell’orso, in linea con quanto previsto dai piani d’azione
sviluppati per la tutela di questo grande carnivoro.
Grazie
al progetto è stata realizzata un’indagine approfondita sui danni al patrimonio
zootecnico e sull’efficacia delle politiche di gestione del conflitto portate
avanti negli ambiti amministrativi e nelle aree protette interessate dalla
presenza dell’Orso, ed in alcuni casi coincidenti anche con la presenza di un
altro importante predatore presente in Italia: il Lupo. E’ stato poi prodotto
un documento di indirizzo con le indicazioni per la gestione del conflitto
utili per enti ed amministrazioni e sviluppata un’attività di messa a sistema
di adeguati strumenti di prevenzione per contenere i danni e mitigare il
conflitto.
In
particolare il progetto ha concesso in comodato d’uso gratuito recinti
elettrificati salva-orso alle diverse attività agrosilvopastorali nei territori
interessati dal progetto.
Sulle
Alpi come nelle aree del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nelle zone
limitrofe, tra il 2011 ed il 2013 sono stati complessivamente consegnati oltre
500 recinti elettrificati, tra stanziali ed amovibili, utilizzati nei diversi
compartimenti produttivi (allevamento, agricoltura, apicoltura, ecc.), di cui
in Appennino il 75% oggi ancora operativo. Nelle prime analisi condotte nelle
aree appenniniche è stata operata una suddivisione dei dati in base alle
richieste di indennizzo per anno ed alle somme elargite per specie per anno. In
entrambi i casi si evidenzia che la specie che interessa il maggior numero di
richieste e di indennizzi reali è il Lupo (mediamente il 66,30% delle richieste
annue ed il 65,40% dei risarcimenti per anno), mentre l’Orso interessa una
frazione minore sia delle richieste di indennizzo (mediamente il 29,87% per
anno) che degli indennizzi elargiti (mediamente il 33,07% per anno).
Efficacia per il comparto
allevamento.
Sono
stati consegnati 136 recinti amovibili,
di cui 114 messi in funzione ed operanti costantemente, a 128 aziende o
soggetti operanti nel campo dell’allevamento, di cui 45 interessate da danni. È
stata pertanto considerata, al fine di evidenziare l’efficacia dei recinti, la
media annua dei danni prima e dopo l’entrata in funzione dei recinti rilevando
un’efficacia molto alta, con una riduzione, tra i due periodi, dell’82,64% delle
richieste di indennizzo liquidate, ed una significativa differenza tra i due
periodi.
Efficacia comparto agricoltura.
Sono state considerate
24 aziende o persone fisiche che hanno avanzato richieste di indennizzo, poi
liquidate, alle quali sono stati consegnati dei recinti. L’analisi dei dati
evidenzia un’efficacia molto alta, considerando la media annua dei danni per
azienda prima e dopo l’utilizzo dei recinti, con una riduzione del 81,25% degli
indennizzi.