31.5.14

Salvare l'Orso, si può!

Soluzioni in grado di difendere la biodiversità, in particolare i grandi carnivori, e le attività economiche come l’allevamento, esistono e funzionano. Lo dimostrano i risultati positivi  ottenuti a tutela dell’Orso bruno dal progetto europeo LIFE Arctos che ha realizzato in questi ultimi 4 anni una grande opera di prevenzione installando oltre 500 recinti salva-orso tra le Alpi e gli Appennini e raccontati del documentario  “Insieme per l’orso” , realizzato dal WWF nell’ambito del progetto. L’intero documentario è disponibile sul canale  https://www.youtube.com/watch?v=sXGtvNqKU_0


I risultati (vedi scheda allegata) delle attività portate avanti dal Progetto LIFE Arctos dimostrano che la prevenzione con uso delle recinzioni, l’uso di cani da guardiania, la sorveglianza delle greggi sono la strada da intraprendere per una sana e responsabile gestione del conflitto diretto con i grandi carnivori e che le politiche di indennizzo devono necessariamente tenerne conto. Il WWF si augura che questi dati  rappresentino un incentivo anche per i paesi confinanti, come la Svizzera,  dove in questi giorni ha trovato rifugio l’orso denominato M25 proveniente dal Trentino Alto Adige che in territorio elvetico però rischia la vita. A questo proposito è stata lanciata una petizione alle Autorità svizzere dal WWF Svizzero: http://www.wwf.ch/it/attualita/campagne/petizione_orso/petizione_orso_azione/. In Italia, come ovunque nel mondo, il conflitto tra grandi carnivori e attività umane, in  particolare quelle zootecniche, costituisce la più importante ragione delle continue persecuzioni dell’uomo nei loro riguardi e rappresenta pertanto una delle principali, se non in alcuni casi la principale, minaccia per la conservazione di queste specie nel lungo periodo.

“In Italia, i circa 200 recinti elettrificati salva-orso installati nel solo Appennino grazie al progetto LIFE Arctos hanno ridotto dell’80% i danni denunciati da parte di quegli agricoltori e allevatori che ne stanno facendo uso”, ricorda Dante Caserta, Presidente del WWF Italia  presentando in anteprima PER IL WEB il documentario che riassume le tante  attività e l’impegno che il progetto LIFE Arctos sta dedicando all’Orso e alle iniziative strategiche per salvare le due popolazioni italiane di orso bruno residue sulle Alpi e sugli Appennini.  Realizzato dal WWF Italia con la regia di Alessandro Di Federico, che ha impiegato oltre  2 anni di riprese, il filmato mostra con splendide immagini diversi esemplari di Orso bruno ripresi nel proprio territorio della popolazione alpina e appenninica, tra cui ben 18 orsi marsicani, praticamente un terzo circa della popolazione appenninica stimata. Il valore aggiunto del documentario e- dato anche dalle numerose testimonianze di agricoltori, allevatori, forestali, amministratori locali, esperti di fauna e partner del progetto che raccontano in prima persona l-efficacia delle ricette salva/orso. In particolare, le riprese di Orso sono state condotte con la massima cautela in maniera da non invadere il loro campo di azione,  grazie ad una sofisticata attrezzatura in grado di riprendere gli animali anche a chilometri di distanza: è stato così possibile documentare a distanza, dall’area di sosta della Camosciara, nel comune di Civitella Alfedena, una  femmina di Orso marsicano seguita dai suoi due cuccioli  mentre perlustra il Monte Mattone, uno dei più suggestivi paesaggi del Parco nazionale d’Abruzzo.

WWF CHIEDE L’IMPEGNO DELLE ISTITUZIONI
“Quella dell’Orso bruno marsicano”, continua Dante Caserta, “è una popolazione che oramai sopravvive solo nell’appennino centrale, in un territorio compreso tra Lazio, Abruzzo, Marche e Molise, più che altro concentrata all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Si tratta di un animale unico al mondo, una popolazione ben distinta da tutte le altre, con sue proprie caratteristiche morfologiche e comportamentali e sempre più a rischio di estinzione senza un intervento immediato delle Autorità che gestiscono questo territorio sulle minacce oggi rappresentate anche dalla diffusione di malattie infettive. È di sole poche settimane fa la morte di una giovane orsa a causa della tubercolosi, una situazione di pericolo per la quale ci attendiamo che anche il Ministero della Salute faccia la sua parte. Questa morte, infatti, rappresenta un danno incalcolabile per la popolazione appenninica, una perdita causata dal mancato intervento  tempestivo in presenza di acclarate patologie infettive. L’orso marsicano, come tutte le specie  più a rischio del nostro paese, ha bisogno di decisioni rapide, tra cui la chiusura dei pascoli a rischio e l’adozione di piani di controllo straordinario degli allevamenti e della fauna selvatica. Tra le altre gravissime minacce finora sottovalutate ancora persiste la diffusione di bocconi avvelenati, una forma di bracconaggio pericolosa  per l’intera catena alimentare della fauna selvatica, così come sono presenti diverse infrastrutture realizzate e in progetto che riducono l’areale dell’Orso”.

Discorso a parte merita l’attività venatoria sulla quale il WWF confida nei passi che si stanno intraprendendo , per arrivare a controllare e regolamentare strettamente quelle forme di caccia, come la braccata, pericolose per l’Orso, creando con i cacciatori quei momenti di confronto e di crescita culturale; un esempio in questo senso sembra essere il nuovo accordo siglato ieri dal Ministro dell’Ambiente Galletti con le associazione venatorie a cui devono seguire azioni ed impegni concreti.

SCHEDA INFORMATIVA
 
IL PROGETTO LIFE ARCTOS E L’ANALISI DEI RISULTATI
Il progetto europeo LIFE Arctos http://www.life-arctos.it/home.html, partito nel 2011 per concludersi quest’anno, ha riunito diversi soggetti che hanno avviato una serie di interventi strutturali, sia sulle Alpi che in Appennino, per favorire la convivenza delle attività umane con la  presenza dell’orso, in linea con quanto previsto dai piani d’azione sviluppati per la tutela di questo grande carnivoro.
Grazie al progetto è stata realizzata un’indagine approfondita sui danni al patrimonio zootecnico e sull’efficacia delle politiche di gestione del conflitto portate avanti negli ambiti amministrativi e nelle aree protette interessate dalla presenza dell’Orso, ed in alcuni casi coincidenti anche con la presenza di un altro importante predatore presente in Italia: il Lupo. E’ stato poi prodotto un documento di indirizzo con le indicazioni per la gestione del conflitto utili per enti ed amministrazioni e sviluppata un’attività di messa a sistema di adeguati strumenti di prevenzione per contenere i danni e mitigare il conflitto.
In particolare il progetto ha concesso in comodato d’uso gratuito recinti elettrificati salva-orso alle diverse attività agrosilvopastorali nei territori interessati dal progetto.

Sulle Alpi come nelle aree del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nelle zone limitrofe, tra il 2011 ed il 2013 sono stati complessivamente consegnati oltre 500 recinti elettrificati, tra stanziali ed amovibili, utilizzati nei diversi compartimenti produttivi (allevamento, agricoltura, apicoltura, ecc.), di cui in Appennino il 75% oggi ancora operativo. Nelle prime analisi condotte nelle aree appenniniche è stata operata una suddivisione dei dati in base alle richieste di indennizzo per anno ed alle somme elargite per specie per anno. In entrambi i casi si evidenzia che la specie che interessa il maggior numero di richieste e di indennizzi reali è il Lupo (mediamente il 66,30% delle richieste annue ed il 65,40% dei risarcimenti per anno), mentre l’Orso interessa una frazione minore sia delle richieste di indennizzo (mediamente il 29,87% per anno) che degli indennizzi elargiti (mediamente il 33,07% per anno).

Efficacia per il comparto allevamento.
Sono stati consegnati  136 recinti amovibili, di cui 114 messi in funzione ed operanti costantemente, a 128 aziende o soggetti operanti nel campo dell’allevamento, di cui 45 interessate da danni. È stata pertanto considerata, al fine di evidenziare l’efficacia dei recinti, la media annua dei danni prima e dopo l’entrata in funzione dei recinti rilevando un’efficacia molto alta, con una riduzione, tra i due periodi, dell’82,64% delle richieste di indennizzo liquidate, ed una significativa differenza tra i due periodi.

Efficacia comparto agricoltura.
Sono state considerate 24 aziende o persone fisiche che hanno avanzato richieste di indennizzo, poi liquidate, alle quali sono stati consegnati dei recinti. L’analisi dei dati evidenzia un’efficacia molto alta, considerando la media annua dei danni per azienda prima e dopo l’utilizzo dei recinti, con una riduzione del 81,25% degli indennizzi.