23.12.12

Guardie... & ladri di Natura

In Italia c’è chi è “ladro… di Natura” e chi invece, come le Guardie volontarie del WWF, sceglie per vocazione, passione e senso civico di difendere in prima persona la natura ed il territorio italiano contribuendo così a custodire il Bene Comune Natura ed a presidiare il nostro Paese contro i numerosi (uno ogni 43 minuti, secondo i dati 2010 del Ministero dell’Ambiente) e variegati reati ambientali (bracconaggio, pesca di frodo, discariche e cave illegali, incendi, inquinamento, abusivismo edilizio, maltrattamento e abbandono di animali ecc.).
È questa “l’Altra Italia”, quella del volontariato e dell’impegno civile in una terra maltrattata, raccontata dalla viva voce degli attivisti WWF sul campo nel nuovo dossier “Guardie …& Ladri di Natura – Viaggio nell’Altra Italia che difende i Beni Comuni”.
E se in una recente ricerca il 56% degli italiani ha dichiarato che ogni cittadino dovrebbe fare concretamente di più per l’ambiente, a prescindere dalle politiche di Stati e Governi (fonte SWG), le 300 guardie WWF rappresentano un vero e proprio “esercito” volontario - rigorosamente disarmato, ma con il titolo di Pubblico Ufficiale - di cui tutti possono diventare parte dopo un’apposita selezione e formazione: 50 nuclei per 15 regioni, dal Piemonte alla Sicilia, che da 25 anni prestano il proprio impegno per complessivamente 55.000 ore di servizio l’anno, collaborando fianco a fianco con le forze dell’ordine e contribuendo concretamente alle battaglie quotidiane che hanno segnato negli anni la storia del nostro territorio.
Dal vissuto quotidiano delle guardie WWF emerge un grande obiettivo comune: difendere la natura e la legalità ambientale, combattendo e prevenendo un malaffare fatto di oltre mille reati in materia di bracconaggio, inclusi quelli di pesca abusiva; oltre 700 persone denunciate, nel solo 2011 (secondo i dati del Corpo Forestale dello Stato); 16 morti e 48 feriti nella sola stagione venatoria 2012-2013 (dati Associazione Vittime della Caccia). Per comprendere la portata del fenomeno basti pensare che l’Italia, con poco più di 700.000 cacciatori, è il primo Paese esportatore al mondo di armi sportive, commerciali e munizioni.
Dalle testimonianze delle Guardie volontarie WWF, raccolte nella seconda parte del dossier, emergono alcuni casi, particolarmente eclatanti e significativi, che fotografano in Italia non solo una vasta gamma di reati ambientali ma anche alcuni interessanti fenomeni di carattere sociologico.
Tra questi, il cosiddetto turismo “venatorio” che porta diversi cacciatori padani, estimatori della cosiddetta “polenta e osei”, a spostarsi dalle regioni del Nord Italia in Calabria per cacciare illegalmente migliaia di uccelli da mangiare in alberghi e ristoranti complici di questo “rituale padano”. Passando dall’altra parte dello Stretto, in Sicilia, troviamo una realtà simile: il racket di uccelli canori (cardellini, verzellini e verdoni), usati come richiami vivi dai bracconieri per attirare le loro prede, che fornisce “pietanze illegali” ai ristoranti del Nord. Un fenomeno, quello delle “prede proibite” vendute ai ristoranti, che diventa per i cacciatori una vera e propria professione per sbarcare il lunario. Non solo, in Sicilia il commercio illegale di specie ha persino una vetrina all’aria aperta: il mercato rionale di Palermo dove, tra i banchi di Ballarò, si svolge la vendita abusiva di uccelli selvatici con un discreto giro d’affari, dove cardellini e altri piccoli uccelli costano dai 10 ai 1000 euro. Risalendo verso la Puglia, invece, scopriamo che a Brindisi c’è un crocevia di commercio illegale di specie protette provenienti dai Balcani, dalla Romania dal Delta del Danubio e non solo. Proprio grazie alle attività di controllo delle guardie WWF pugliesi è stata fermata una donna con due rare civette delle nevi, poi rivelatasi una delle più grandi trafficanti al mondo di animali esotici. Domina una spietata deregulation in Sardegna visto che nell’Isola, vero e proprio scrigno di biodiversità del Mediterraneo, manca un Piano Regionale Faunistico che regolamenti la caccia; elemento che offre un terreno fertile al cosiddetto “nomadismo venatorio”. In Campania l’attività dei “vigili col Panda” è un presidio a 360° di legalità sul territorio che - oltre alle attività di caccia e commercio illegale di fauna selvatica che raggiungono il loro apice durante i campi antibracconaggio di Ischia e Salerno - li ha portati a scoprire anche discariche, traffico e smaltimento illegale di rifiuti. Una piaga, quella dei reati ambientali connessi al ciclo dei rifiuti, comune anche al Lazio, che si aggiunge a quella dei numerosi incendi, scoppiati fino alle porte di Roma, che quest’anno hanno colpito la regione. Salvaguardia delle dune costiere, con tanto di ritorno del fratino, e lotta alla pesca illegale e alle relative strutture abusive, sono invece il fiore all’occhiello delle guardie del WWF Abruzzo. Al nucleo di guardie WWF delle Marche va il merito di aver individuato diversi depuratori cittadini non funzionanti e di essere riusciti a contrastare il fenomeno del bracconaggio sfruttando la normativa urbanistica, visto che le strutture usate dai cacciatori per gli appostamenti sono dei veri e propri abusi edilizi. Dall’Emilia Romagna arriva uno dei primi bilanci positivi: il numero dei cacciatori, nella sola provincia di Rimini, è diminuito da 12.000 negli anni ’80, ai 4.500 di attuali, anche a seguito delle condanne in tribunale dei bracconieri più incalliti. Quattro sanzioni amministrative su 10 controlli è invece la fotografia dell’illegalità ambientale in Umbria, mentre in Toscana, emerge che la presenza dei cinghiali, aumentati a dismisura negli ultimi anni, è in realtà dovuta proprio ai cacciatori che hanno importato nella regione animali provenienti dall’Est europeo, più grandi di dimensioni e più prolifici rispetto all’esemplare maremmano. Tra i risultati ottenuti in Liguria, l’aver smascherato la cattura di uccelli selvatici con la falsa scusa dello scopo scientifico e l’aver attivato per primi un sistema telematico per l’invio della notizia di reato alla Procura della Repubblica che sarà poi esteso a tutto il territorio nazionale. Tra i problemi da affrontare in Piemonte, il caso surreale di gare motociclistiche in aree naturali autorizzate dai Sindaci (a causa della recente modifica della Legge Regionale). Dalla Lombardia ci arriva il racconto del ‘fronte caldo’ delle Valli Bresciane, interessate proprio in questi giorni dall’“Operazione Paperopoli” sulla cattura illegale di anatre: i cacciatori hanno sostituito i richiami elettroacustici, vietati dalla legge e usati per far avvicinare le prede, con degli mp3, registrati sui telefoni cellulari, che riproducono il canto degli uccelli. Infine, il viaggio lungo lo Stivale attraverso l’attivismo ambientalista targato WWF approda in Friuli Venezia Giulia, dove le guardie WWF ci segnalano il triste fenomeno del bracconaggio “urbano” nelle aree verdi di città, dove le Guardie WWF hanno rinvenuto lacci per catturare uccelli, lepri ed altri piccoli mammiferi, usati probabilmente da persone in gravi difficoltà economiche per cibarsi.

COME SI DIVENTA UNA GUARDIA WWF?
Per diventare una Guardia WWF bisogna essere maggiorenni, senza precedenti penali, essere attivisti WWF almeno da un anno, partecipando alle attività delle proprie sezioni WWF regionali e locali. L’aspirante ‘vigile col Panda’ dovrà poi frequentare specifici corsi – organizzati dalle amministrazioni locali o della stessa Associazione – e, superato il relativo esame, potrà essere proposto al Coordinamento nazionale per l’avvio delle pratiche di nomina.