23.1.12

C'era una volta il parco fluviale del Vezzola...



In questi giorni, a seguito di lavori che dovrebbero essere finalizzati alla ricostruzione della pista ciclabile (il condizionale è d’obbligo visto che nell’area di cantiere non è presente il cartello esplicativo dei lavori), il Torrente Vezzola è stato preso d’assalto dalle ruspe che, direttamente nell’alveo, stanno distruggendo la vegetazione delle sponde, procedendo ad una canalizzazione del torrente.
Per l’ennesima vota si interviene su un corso d’acqua della nostra provincia senza alcun criterio naturalistico, ma neppure ingegneristico, visto che tali interventi si ripetono ogni due o tre anni senza alcun reale vantaggio in ordine alla messa in sicurezza delle acque. Gli unici vantaggi sono evidentemente per chi progetta tali opere e per chi le realizza, distruggendo un ecosistema naturale e spendendo inutilmente soldi pubblici.
Nel farlo si va contro le stesse disposizioni normative regionali e nazionali che prevedono interventi di tutt’altro genere e vietano di procede alla distruzione della fascia vegetazionale lungo i fiumi.



“Più volte, negli ultimi anni, il WWF è intervenuto denunciando la distruzione di fiumi e torrenti che vengono completamente deviati, risagomati e privati della vegetazione”, dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF Italia. “Le medesime critiche a questo tipo di opere sono arrivate anche dall’Ordine degli Architetti e dall’Ordine dei Geologi. Mentre una serie di professori dell’Università di L’Aquila hanno evidenziato la dannosità di operare in questo modo. Pubblicamente abbiamo chiesto più volte alle amministrazioni che autorizzano tale tipo di interventi di trovare l’occasione per un confronto tecnico su come operare sui corsi d’acqua. Nessuno, infatti, pensa che non si possa o debba rendere più sicuri fiumi e torrenti, ma è certo che operare in questo modo è inutile e dispendioso”.

Interventi come quelli che si stanno facendo in questi giorni sul Torrente Vezzola, infatti, oltre ad essere assolutamente inutili in caso di piena (anzi peggiorano la situazione perché l’acqua acquista maggiore velocità nei tratti privi di vegetazione), sono estremamente dannosi per il fiume stesso che viene privato della funzione depurativa svolta dalle piante, aumentando così il carico inquinante che arriva al mare e determina poi i noti problemi alla balneabilità.

Il quadro che offre in questi giorni quello che dovrebbe essere il parco fluviale del Vezzola è desolante: il torrente viene devastato, le strutture presenti sono in totale abbandono e riempite di scritte, un tratto della pista ciclopedonale viene asfaltato senza alcun motivo (altri soldi pubblici spesi inutilmente), la sporcizia è ovunque, l’antica Fonte della Noce è oggetto di vandalismo …
Possibile che noi teramani non siamo in grado di conservare nulla? Possibile che non si riesca ad ottenere dall’amministrazione comunale un minimo di cura e gestione di quel poco di patrimonio naturale rimasto in città?