Nella sua intervista pubblicata su La Città del 15 luglio scorso, il Sen. Tancredi invita noi ed altri ad un confronto pubblico sulla Direttiva 2008/98 e sulla gestione dei rifiuti in Abruzzo.
Per quanto riguarda il WWF, non abbiamo alcun problema ad accogliere l’invito, anche perché è esattamente una delle richieste che avevamo avanzato nel corso della nostra ultima conferenza stampa regionale sul tema. Correttamente la nostra richiesta era stata indirizzata alla Regione, ma certo non ci tiriamo indietro davanti ad un così autorevole rappresentante dell’attuale maggioranza comunale, provinciale, regionale e nazionale.
Garantire la partecipazione ed il confronto con i cittadini e con tutti i portatori d’interesse su scelte così importanti è un preciso obbligo di chi amministra la cosa pubblica, anche per evitare la spiacevole sensazione (per la verità avvalorata da qualche intercettazione letta nei mesi scorsi) che al momento di prendere le decisioni siano più ascoltati gli amici degli amici che la collettività.
Nel merito delle questioni sollevate dal Sen. Tancredi, ed in attesa di questo confronto, ci preme solo ribadire alcune questioni.
Innanzitutto possiamo rassicurare il Senatore. La Direttiva 2008/98 l’abbiamo letta e, proprio perché l’abbiamo letta, sappiamo che l’obiettivo dell’Unione Europea è quello di far diventare l’Europa la “società del riciclo”. Tale obiettivo è chiarissimo fin dal preambolo dove si legge: “Nella risoluzione del 24 febbraio 1997 sulla strategia comunitaria per la gestione dei rifiuti, il Consiglio ha confermato che la priorità principale della gestione dei rifiuti dovrebbe essere la prevenzione ed il riutilizzo e il riciclaggio di materiali dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti”.
Del resto è noto a tutti che il bilancio energetico tra quello che si recupera bruciando e quello che si consuma nel ricostruire quanto si è bruciato è sempre in perdita: l’energia eventualmente prodotta attraverso l’incenerimento è minima e si distrugge materia che non potrà più essere recuperata.
Proprio per questo gli impianti di incenerimento hanno bisogno di sostanziosi contributi pubblici sia per la realizzazione che per la gestione: per garantire il funzionamento degli inceneritori il legislatore italiano si è inventato l’equiparazione dei rifiuti alle fonti rinnovabili riconoscendo a chi brucia rifiuti finanziamenti pubblici al pari di chi produce energia dal sole.
Visti i quantitativi di rifiuti prodotti ogni anno in Abruzzo e tenuto conto che la legge fissa l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata da avviare a riciclo (ma esistono esempi in cui la raccolta differenziata ha superato l’80%), i rifiuti residui da avviare ad incenerimento non sembrano sufficienti a garantire l’approvvigionamento neppure di un solo inceneritore, visto che già ora la Regione consente di bruciare nei cementifici una parte dei rifiuti raccolti.
La letteratura scientifica è ormai ricchissima di studi che attestano i problemi derivanti su ambiente e salute umana dall’incenerimento: sarebbe utile che i nostri amministratori si facessero promotori di dibattiti sul tema senza assumere aprioristicamente una tesi piuttosto che un’altra, ma offrendo invece occasioni di confronto specializzato che potranno aiutare a compiere le scelte migliori.
L’incenerimento non fa scomparire le discariche perché, al termine della combustione, non si elimina del tutto il volume dei rifiuti, ma semplicemente lo si riduce (rendendo però lo scarto finale molto più pericoloso del materiale originario).
E, infine, la costruzione di un inceneritore richiede anni: se esiste un problema di pre-emergenza rifiuti in Abruzzo, non sembra questo il rimedio più rapido ed efficace.
La classe dirigente abruzzese – di cui il Sen. Tancredi fa parte ormai da molto tempo – è l’unica responsabile della situazione di crisi in cui versa la nostra regione nel settore dei rifiuti. Sia il centrodestra che il centrosinistra hanno avuto il tempo e gli strumenti per decidere e per fare: visti i risultati, dovrebbero riflettere sugli errori commessi ed avere un atteggiamento un po’ meno saccente e un po’ più dialogante.
Dante Caserta
Consigliere nazionale WWF Italia
Per quanto riguarda il WWF, non abbiamo alcun problema ad accogliere l’invito, anche perché è esattamente una delle richieste che avevamo avanzato nel corso della nostra ultima conferenza stampa regionale sul tema. Correttamente la nostra richiesta era stata indirizzata alla Regione, ma certo non ci tiriamo indietro davanti ad un così autorevole rappresentante dell’attuale maggioranza comunale, provinciale, regionale e nazionale.
Garantire la partecipazione ed il confronto con i cittadini e con tutti i portatori d’interesse su scelte così importanti è un preciso obbligo di chi amministra la cosa pubblica, anche per evitare la spiacevole sensazione (per la verità avvalorata da qualche intercettazione letta nei mesi scorsi) che al momento di prendere le decisioni siano più ascoltati gli amici degli amici che la collettività.
Nel merito delle questioni sollevate dal Sen. Tancredi, ed in attesa di questo confronto, ci preme solo ribadire alcune questioni.
Innanzitutto possiamo rassicurare il Senatore. La Direttiva 2008/98 l’abbiamo letta e, proprio perché l’abbiamo letta, sappiamo che l’obiettivo dell’Unione Europea è quello di far diventare l’Europa la “società del riciclo”. Tale obiettivo è chiarissimo fin dal preambolo dove si legge: “Nella risoluzione del 24 febbraio 1997 sulla strategia comunitaria per la gestione dei rifiuti, il Consiglio ha confermato che la priorità principale della gestione dei rifiuti dovrebbe essere la prevenzione ed il riutilizzo e il riciclaggio di materiali dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti”.
Del resto è noto a tutti che il bilancio energetico tra quello che si recupera bruciando e quello che si consuma nel ricostruire quanto si è bruciato è sempre in perdita: l’energia eventualmente prodotta attraverso l’incenerimento è minima e si distrugge materia che non potrà più essere recuperata.
Proprio per questo gli impianti di incenerimento hanno bisogno di sostanziosi contributi pubblici sia per la realizzazione che per la gestione: per garantire il funzionamento degli inceneritori il legislatore italiano si è inventato l’equiparazione dei rifiuti alle fonti rinnovabili riconoscendo a chi brucia rifiuti finanziamenti pubblici al pari di chi produce energia dal sole.
Visti i quantitativi di rifiuti prodotti ogni anno in Abruzzo e tenuto conto che la legge fissa l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata da avviare a riciclo (ma esistono esempi in cui la raccolta differenziata ha superato l’80%), i rifiuti residui da avviare ad incenerimento non sembrano sufficienti a garantire l’approvvigionamento neppure di un solo inceneritore, visto che già ora la Regione consente di bruciare nei cementifici una parte dei rifiuti raccolti.
La letteratura scientifica è ormai ricchissima di studi che attestano i problemi derivanti su ambiente e salute umana dall’incenerimento: sarebbe utile che i nostri amministratori si facessero promotori di dibattiti sul tema senza assumere aprioristicamente una tesi piuttosto che un’altra, ma offrendo invece occasioni di confronto specializzato che potranno aiutare a compiere le scelte migliori.
L’incenerimento non fa scomparire le discariche perché, al termine della combustione, non si elimina del tutto il volume dei rifiuti, ma semplicemente lo si riduce (rendendo però lo scarto finale molto più pericoloso del materiale originario).
E, infine, la costruzione di un inceneritore richiede anni: se esiste un problema di pre-emergenza rifiuti in Abruzzo, non sembra questo il rimedio più rapido ed efficace.
La classe dirigente abruzzese – di cui il Sen. Tancredi fa parte ormai da molto tempo – è l’unica responsabile della situazione di crisi in cui versa la nostra regione nel settore dei rifiuti. Sia il centrodestra che il centrosinistra hanno avuto il tempo e gli strumenti per decidere e per fare: visti i risultati, dovrebbero riflettere sugli errori commessi ed avere un atteggiamento un po’ meno saccente e un po’ più dialogante.
Dante Caserta
Consigliere nazionale WWF Italia