5.7.11

A fuoco, a fuoco!

Ieri, nel corso di una cenferenza stampa, il Presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha rilanciato alla grande gli inceneritori!
"La valorizzazione energetica dei rifiuti - ha spiegato il Presidente - è una fase inevitabile del ciclo integrato dei rifiuti, sancita dalla norma europea e ormai collaudata a livello di paesi comunitari e di regioni italiane".
Si torna così a parlare di incenerimento dopo i colloqui (intercettati qualche mese fa da parte della magistratura) tra politici, faccendieri ed operatori del servizio dai quali emergeva come due fazioni della maggioranza si litigavano la possibilità di far costruire un inceneritore per accontentare questo o quell'amico.
Se questa volontà di Chiodi fosse confermata, il Presidente si porrebbe e ci porrebbe fuori dall'Unione Europea perché, invece di colmare il divario che ci separa dalle regioni più virtuose in tema di gestione dei rifiuti, vorrebbe operare per approfondire il baratro che già esiste tra noi e loro.
Ormai da tre anni l'Unione Europea ha stabilito, con la direttiva 98/2008, che l'Europa deve diventare la “società del riciclo”. L'art.4 della Direttiva, quello sulla “gerarchia dei rifiuti”, dice chiaramente che prima di parlare di incenerimento bisogna fare di tutto per prevenire la produzione di rifiuti, poi prepararli per il riutilizzo ed assicurare il riciclaggio.
Solo dopo possono essere previsti altri tipi di recupero quale il recupero di energia e lo smaltimento in discarica. Nel preambolo della Direttiva si può leggere “nella risoluzione del 24 febbraio 1997 sulla strategia comunitaria per la gestione dei rifiuti il Consiglio ha confermato che la priorità principale della gestione dei rifiuti dovrebbe essere la prevenzione ed il riutilizzo e il riciclaggio di materiali dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti”.
Il Presidente Chiodi ha letto la Direttiva 98/2008 che è tenuto ad attuare?
Non sembra visto che Chiodi non fa altro che parlare di inceneritori che sono macchine complesse che hanno bisogno di enormi quantità di contributi pubblici per essere costruiti e per funzionare. Senza finanziamenti pubblici non funzionano. Poi ci vogliono anni, se non decenni, per costruirne uno mentre impianti di compostaggio per l'umido e piattaforme ecologiche per il riciclo possono essere realizzate in pochi mesi.
Gli inceneritori sono, inoltre, contro il riciclo, come è emerso chiaramente, al di là delle questioni penali, nelle recenti inchieste della Procura di Pescara. Chiodi dimentica di dire, infatti, che gli inceneritori hanno “fame” di grandi quantità di rifiuti e che in una regione piccola come l'Abruzzo, se si operasse finalmente per ridurre la produzione di rifiuti e per arrivare al 70-80% (ma anche di più) di differenziata e riciclo, rimarrebbe una quantità di rifiuti tale da rendere impossibile anche solo ipotizzare da un punto di vista economico qualsiasi tipo di inceneritore.
C'è un problema di logica che Chiodi dovrebbe spiegare: come si fa ad alimentare un inceneritore in Abruzzo se l'Unione Europea dice chiaramente che bisogna produrre meno rifiuti e riciclare prima di bruciare? Si vuole forse puntare ad importare rifiuti da bruciare?
Chi vuole proporre inceneritori è fuori dal tempo visto che ormai esistono tutte le tecnologie e le filiere per riciclare anche il 100% dei materiali raccolti con la differenziata. Serve solo la volontà politica. Invece Chiodi dedica sostanzialmente tutte le sue conferenze stampa sul tema dei rifiuti per promuovere l'incenerimento invece che dire chiaramente quali sono le priorità di legge.
Il Presidente dovrebbe dire ai cittadini e alle aziende: dobbiamo ridurre la produzione dei rifiuti e dobbiamo riciclare. Dobbiamo fare la raccolta differenziata spinta con il porta a porta che sta dando enormi risultati anche in Abruzzo con diversi comuni, tra cui Teramo, che ormai superano anche il 70% di differenziata.Infine è incredibile che il Presidente non accenni al fatto che la Regione Abruzzo non riesce ad assicurare neanche il monitoraggio della qualità dell'aria secondo i criteri del suo stesso Piano approvato nel lontano 2007. L'ARTA non è in grado di cercare le diossine per problemi di strumentazione. Figuriamoci se noi cittadini possiamo credere alla capacità di monitorare le emissioni di gas pericolosi che la combustione dei rifiuti comunque provocherebbe. L'emergenza si supera attuando le norme e non cercando scorciatoie che rischiano solo di bloccare per decenni l'Abruzzo su una tecnica di gestione dei rifiuti ormai ritenuta obsoleta anche a livello europeo.