16.7.10

Pesca con turbosoffianti in un'area marina protetta? Per la Provincia di Teramo si può!

Incomprensibile per il WWF la scelta della Provincia di Teramo di reintrodurre le attività di pesca professionale delle vongole con uso di draghe idrauliche, le cosiddette “turbosoffianti” nell’area Marina protetta della Torre di Cerrano.
“Siamo molto sorpresi da una decisione che va a tutelare singoli interessi privati a scapito dei più generali interessi diffusi e collettivi di tutela di un’area così importante per la conservazione dell’ambiente marino. Chiediamo quindi al Ministero Prestigiacomo di continuare a difendere questo tratto di mare così come sta facendo insieme al Consorzio di Gestione dell’Area, affinché operazioni di valore squisitamente propagandistico non compromettano il sereno lavoro di tutela dell’area che con fatica e tanto impegno si sta tentando di avviare, con evidenti ricadute anche per gli operatori economici.” scrive oggi Stefano Leoni Presidente WWF Italia in una lettera al Ministro Prestigiacomo.
Davanti a Pineto e Silvi già oggi, finalmente, grazie all’istituzione dell’Area Marina, non sono più operative le “turbosoffianti” che aravano i fondali tutte le mattine. Come è noto, quella effettuata con le draghe idrauliche è una forma di pesca distruttiva dei fondali ed assolutamente incompatibile con gli indirizzi di conservazione delle risorse ittiche che l’Unione Europea cerca da tempo di introdurre anche in Italia.
Grazie allo stop delle “turbosoffianti” nel tratto di mare antistante Pineto e Silvi, è migliorata la limpidità delle acque non essendo più sollevato materiale in sospensione tutti i giorni con positivi effetti sia per i turisti che per i titolari di stabilimenti balneari.
La limpidità delle acque e la limitazione dell’uso di strumenti di pesca che solcano i fondali consentono finalmente le ricerche di archeologia subacquea sull’antico porto di Hatria, aprendo così la strada ad un’ulteriore valorizzazione di questo territorio.
Persino la piccola pesca, consentita in area protetta, può finalmente lavorare più tranquilla.
Come già accaduto in altre aree marine protette, nel tempo quest'area diverrà un'area di ripopolamento spontaneo della fauna ittica utile per la piccola pesca locale, ma anche per la stessa marineria professionale del luogo grazie al ripopolamento che si irraggerà dall’area marina protetta con conseguenti migliori e maggiori disponibilità di fauna ittica al di fuori dell'area.
Di fronte a tutto ciò appare incomprensibile la scelta della Giunta della Provincia di Teramo di voler reintrodurre le attività di pesca con le “turbosoffianti”.
Non è neppure il caso di rammentare che la pesca professionale non è consentita all’interno delle aree marine protette in tutta Italia e certamente non si potrà creare un’eccezione per quella della Torre del Cerrano. La trovata della delibera suona quindi come una presa in giro per i pescatori, le cui rivendicazioni devono essere certamente valutate, ma sempre per trovare delle soluzioni che soddisfino le loro esigenze in maniera costruttiva e non contraria alle esigenze generali che sono state giustamente tutelate in un lungo percorso a cui tutte le Amministrazioni interessate hanno già dato il loro appoggio.
Peraltro, lo stesso parere dall’Istituto Zooprofilattico locale, anche se si dichiara (incredibilmente) possibilista rispetto a tale attività, si chiude affermando che il tutto si potrebbe fare solo ed esclusivamente in relazione ad una formula controllata di pesca con la stretta regolamentazione, ammettendone implicitamente l’alto impatto sull’ambiente.
È di qualche giorno fa l’ordinanza del TAR Lazio di rigetto della richiesta di sospensiva del Regolamento recante la disciplina delle attività consentite nelle diverse zone dell’Area Marina Protetta “Torre del Cerano” del 28 luglio 2009 n. 21.8 e del Decreto del 21 ottobre 2009 relativo all’istituzione dell’area marina protetta. Una richiesta presentata dal Consorzio Gestione Vongole del Compartimento Marittimo di Pescara contro la quale il Ministero dell’Ambiente si è giustamente costituito, riaffermando il valore di un importante strumento di tutela di quest’area, frutto di un lavoro di squadra tra Amministrazioni locali, regionali e nazionali. Questo strumento, fortemente voluto dai rappresentanti della collettività sul territorio e con solide basi tecnico-scientifiche, non può essere messo in discussione dall’interesse di una piccolissima frazione del mondo produttivo locale che tra l’altro ne è interessato per una piccola area di solo 7 chilometri su un fronte di mare di molte decine di chilometri a disposizione, da San Benedetto del Tronto a Pescara, dove, comunque, potranno proseguire nel prelievo delle vongole.