Scandaloso l'emendamento alla legge sul demanio marittimo che introduce una norma che condona le recinzioni degli stabilimenti balneari realizzate senza autorizzazione. Siamo alla solito blitz estivo: l'ennesimo regalo ai concessionari che non rispettano le regole.
Inoltre la portata dell'altra norma contenuta nell'emendamento, di cui si potranno avvalere tutti gli stabilimenti balneari è ancor più devastante: "Gli stabilimenti possono delimitare, con sistemi di protezione a giorno non impattanti, di altezza non superiore a metri 1,80, un'area circostante la struttura principale: il sistema di protezione dovrà essere posto a una distanza non superiore a 10 metri dal perimetro della struttura principale".
Se si calcola che sulla costa abruzzese insistono circa 600 concessioni balneari, gran parte delle quali di medio-grandi dimensioni con la norma dei 10 mt concessi su ogni lato si può stimare che arriveranno sulla spiaggia circa 100 km di recinzioni, un dato pari quasi alla lunghezza di tutta la nostra costa (140 km)!
In Europa le coste (spagnole, francesi) che riscuotono maggior successo dal punto di vista turistico sono proprio quelle più rispettose della naturalità dei luoghi. Come sempre più spesso accade noi andiamo in direzione opposta.
Dopo anni di denunce degli abusi e di battaglie per limitare l'occupazione selvaggia e restituire la vista mare ai cittadini abruzzesi assistiamo all'ennesimo colpo di mano degli amministratori regionali che ci riportano indietro ai tempi del far west demaniale evidenziando ancora una volta come la politica sia completamente asservita all'interesse delle lobby e non dei cittadini tutti.
L'assessore Di Dalmazio, oggi, “dopo aver sparato il botto”, invita le associazioni ad un confronto. Ci chiediamo: conosce l'assessore Di Dalmazio le regole della partecipazione? Il confronto si fa prima di approvare le leggi. Non dopo!
Accettiamo l'invito, ma ci aspettiamo un passo indietro della Regione rispetto a quanto già deciso. Confidiamo inoltre nell'istituzione di un serio tavolo di discussione con operatori e categorie interessate (in primis le associazioni ambientaliste che tutelano l'interesse maggioritario, quello dei cittadini) sulla revisione del Piano Demaniale Marittimo regionale, evitando scivoloni estivi così dannosi.
Inoltre la portata dell'altra norma contenuta nell'emendamento, di cui si potranno avvalere tutti gli stabilimenti balneari è ancor più devastante: "Gli stabilimenti possono delimitare, con sistemi di protezione a giorno non impattanti, di altezza non superiore a metri 1,80, un'area circostante la struttura principale: il sistema di protezione dovrà essere posto a una distanza non superiore a 10 metri dal perimetro della struttura principale".
Se si calcola che sulla costa abruzzese insistono circa 600 concessioni balneari, gran parte delle quali di medio-grandi dimensioni con la norma dei 10 mt concessi su ogni lato si può stimare che arriveranno sulla spiaggia circa 100 km di recinzioni, un dato pari quasi alla lunghezza di tutta la nostra costa (140 km)!
In Europa le coste (spagnole, francesi) che riscuotono maggior successo dal punto di vista turistico sono proprio quelle più rispettose della naturalità dei luoghi. Come sempre più spesso accade noi andiamo in direzione opposta.
Dopo anni di denunce degli abusi e di battaglie per limitare l'occupazione selvaggia e restituire la vista mare ai cittadini abruzzesi assistiamo all'ennesimo colpo di mano degli amministratori regionali che ci riportano indietro ai tempi del far west demaniale evidenziando ancora una volta come la politica sia completamente asservita all'interesse delle lobby e non dei cittadini tutti.
L'assessore Di Dalmazio, oggi, “dopo aver sparato il botto”, invita le associazioni ad un confronto. Ci chiediamo: conosce l'assessore Di Dalmazio le regole della partecipazione? Il confronto si fa prima di approvare le leggi. Non dopo!
Accettiamo l'invito, ma ci aspettiamo un passo indietro della Regione rispetto a quanto già deciso. Confidiamo inoltre nell'istituzione di un serio tavolo di discussione con operatori e categorie interessate (in primis le associazioni ambientaliste che tutelano l'interesse maggioritario, quello dei cittadini) sulla revisione del Piano Demaniale Marittimo regionale, evitando scivoloni estivi così dannosi.