20.6.10

Il disegno di legge Chiodi sul petrolio non tutela l'Abruzzo!

Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF Italia, ed Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo, hanno presentato in conferenza stampa a Pescara l’aggiornamento del Dossier sulla situazione degli idrocarburi in Abruzzo, evidenziando gli effetti che si avrebbero se fosse approvato il disegno di legge presentato lo scorso maggio dal Presidente Chiodi sotto il nome di “Modifiche alla L.R. 18 dicembre 2009, n. 32 recante provvedimenti urgenti a tutela del territorio regionale”.
Come già fatto in passato, le due associazioni hanno rielaborato e messo a disposizione di tutti (cittadini, associazioni, politici ed amministratori) esclusivamente dati ufficiali provenienti dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il quadro che ne esce è estremamente grave, perché la deriva petrolifera dell'Abruzzo non sembra arrestarsi e le proposte di interventi legislativi che arrivano dal Governo regionale non appaiono in grado di incidere su questo processo.

Istanze, permessi, concessioni, pozzi e piattaforme:
dati e numeri sulla ricerca e la coltivazione degli idrocarburi in Abruzzo

L’aggiornamento del Dossier al 31 maggio 2010 conferma in peggio la situazione descritta in precedenza.
Ad oggi, il 51,07% di territorio abruzzese è interessato da richieste o concessioni di ricerca, estrazione o stoccaggio di idrocarburi.
Per quanto riguarda le tre province costiere, le percentuali vanno dal 66,7% del Teramano, al 67,8% del Pescarese, fino al 73,7% del Chietino, mentre più bassa appare la porzione di territorio aquilano, limitata al 29,3%.
I comuni abruzzesi che hanno parte, se non il totale, del loro territorio interessato da istanze, permessi o coltivazioni di idrocarburi sono 221 su 305, pari al 72,5%. In questi comuni risiede il 79% dell’intera popolazione abruzzese.
A questi si aggiungono 6.241,15 km quadrati di mare antistante la costa abruzzese ugualmente interessati da attività di ricerca ed estrazioni di idrocarburi.

Analisi e considerazioni sul Disegno di Legge della Giunta Regionale recante:
Modifiche alla L.R. 18 dicembre 2009 n. 32 avente ad oggetto provvedimenti urgenti a tutela del territorio regionale

È la quarta volta che il Consiglio regionale abruzzese disciplina la vicenda degli idrocarburi in Abruzzo. I primi due tentativi furono fatti dal Governo Del Turco con la legge n. 2/2008 e la legge di modifica n. 14/2008, dichiarate incostituzionali dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 68 del 26 febbraio 2010.
Dopo un tentativo a firma dell’Assessore Mauro Febbo, completamente inefficace e per questo ben presto abbandonato dalla stessa maggioranza, il terzo intervento legislativo è stato con la legge n. 32/2009 che, voluta dal Governo Chiodi, è stata ugualmente impugnata davanti alla Corte Costituzionale.
La Legge Regionale n. 32/2009, in vigore fino a quando la Corte Costituzionale non si pronuncerà sulla sua legittimità, pur presentando alcuni elementi di criticità, aveva l’indubbio vantaggio di vietare le attività inerenti gli idrocarburi praticamente su tutto il territorio regionale.
Il disegno di legge di modifica della Legge Regionale, presentato dal Presidente Chiodi nel maggio scorso, rappresenta un passo indietro rispetto a quanto era stato approvato nel dicembre del 2009.
In via preliminare il disegno di legge:
1) non interviene in alcun modo sulle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi a mare;
2) si limita agli idrocarburi liquidi, senza accennare minimamente a quelli gassosi, che, pur presentando impatti sicuramente minori, non possono essere lasciati privi di alcun tipo di gestione.
Nello specifico, il disegno di legge in nessuna parte del territorio regionale vieta le attività di ricerca ed estrazione (contrariamente a quanto faceva la legge precedente del 2009), ma si limita a rinviare all’intesa tra Stato e Regione prevista dalla Legge n. 239/04, all’interno della quale la Regione farà valere le proprie competenze.
Nel far valere queste competenze, la Regione terrà presente che “la localizzazione di ogni opera relativa ad attività di prospezione, ricerca, estrazione, coltivazione e lavorazione di idrocarburi liquidi presenta profili di incompatibilità” in alcune aree della Regione.
Una affermazione del tutto generica che lascia completamente aperta la partita e che non garantisce nessun territorio.
Oltretutto, le aree per cui varrebbero questi “profili di incompatibilità” sono state molto limitate rispetto a quelle della legge n. 32/2009 voluta dalla stesso Chiodi che vietava le attività legate agli idrocarburi.
Sono state eliminate le aree sismiche classificate come “zona 2”, le aree nelle categorie di pericolosità elevata (P2) e molto elevata (P3), e nelle classi di rischio elevato (R3) e molto elevato (R4) del Piano regionale per l’Assetto Idrogeologico, nonché tutte le aree tutelate di pregio legate alle produzioni agricole, lasciando così completamente scoperta tutta la fascia tra la linea di costa e la montagna che rappresenta anche la fascia su cui si è maggiormente focalizzata fino ad oggi l’attività di ricerca ed estrazione.
Come è emerso dalla semplice sovrapposizione delle aree che presenterebbero “profili di incompatibilità” e la mappa delle istanze di ricerca, estrazione e stoccaggio di idrocarburi, se il disegno di legge Chiodi fosse approvato così come è stato proposto, solo il 46,16% del territorio abruzzese interessato da attività legate agli idrocarburi avrebbe quel minimo di tutela (assolutamente insufficiente, nella sostanza) che potrebbe garantire i “profili di incompatibilità” previsti dalla legge.
Per le altre aree l’unica protezione sarebbe la valutazione di impatto ambientale, peraltro prevista dalla legge nazionale, esattamente come accade nel resto d’Italia e che fino ad oggi non è stata in grado di fermare i pozzi in Val d’Agri nella Basilicata.
Conclusioni
È chiaro che la situazione del petrolio in Abruzzo è ormai gravissima. Ritardi ed incapacità hanno fino ad oggi caratterizzato l’azione di molti, a fronte di manifestazioni chiarissime da parte della popolazione abruzzesi che solo nell’ultimo mese ha organizzato manifestazioni con migliaia e migliaia di partecipanti a San Vito Marina e Lanciano.
Il disegno di legge presentato a maggio dal Governatore Chiodi non è assolutamente in grado di affrontare nel complesso la questione, trascurando le piattaforme a mare e non incidendo sui pozzi a terra.
È necessario continuare a far sentire la voce dei movimenti, delle associazioni, degli enti locali. Il prossimo appuntamento è per mercoledì 23 giugno alle 16 a L'Aquila al Consiglio Regionale straordinario sul petrolio convocato su richiesta di numerosi consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, e su proposta di EmergenzaAmbienteAbruzzo, la rete di associazioni e cittadini che si battono per la tutela dell’ambiente abruzzese.
Nel pieno rispetto dell’organo legislativo regionale, delegazioni delle associazioni, organismi ed enti saranno a L’Aquila per assistere ai lavori del Consiglio e verificare nel concreto gli impegni che saranno presi.