La pioggia degli ultimi due giorni ha provocato grandi danni: smottamenti, frane, alluvioni, inondazioni, paesi isolati!
In realtà, ormai, ogni pioggia che dura più di un paio d’ore determina situazioni emergenziali con allagamenti e frane.
I casi emblematici della superstrada Teramo-Mare, franata sotto la spinta del Tordino prima ancora di essere completata, o di intere aree invase dalle acque del Vomano, dimostrano come le sbagliate localizzazioni, oltre a provocare danni ambientali, finiscono per avere ripercussioni economiche molto pesanti.
È certo che se si continua a costruire lungo gli alvei dei fiumi, se qualsiasi corso d’acqua viene deviato, imbrigliato e privato del suo naturale spazio di esondazione, quello che è accaduto è il minimo che ci si possa aspettare.
Ogni spazio libero viene occupato da nuove costruzioni: ettari ed ettari vengono continuamente invasi da capannoni industriali, nonostante tanti rimangono vuoti ed inutilizzati.
Terreni da sempre lasciati liberi, da un giorno all’altro vengono coperti da gettate di cemento che impediscono alla terra di assorbire la pioggia.
La pianificazione urbanistica lascia il posto alla pianificazione “concertata” dei project financing dove a decidere non sono gli amministratori, che dovrebbero avere come unico interesse quello della collettività, ma i privati che hanno come obiettivo assicurarsi il più alto profitto.
Ed è emblematico che tutte le osservazioni presentate dai Comuni abruzzesi al Piano di Assetto Idrogeologico presentato dalla Regione Abruzzo siano andate nella direzione di sottrarre aree alla tutela, chiedendo di allargare le maglie dei controlli per poter costruire sempre di più.
Come al solito già partono le richieste per l’ennesima dichiarazione di emergenza, forse arriveranno i soldi per rimettere a posto le cose e da domani si ripartirà a fare esattamente quello che è stato fatto fino ad ieri, aspettando la prossima pioggia…
In realtà, ormai, ogni pioggia che dura più di un paio d’ore determina situazioni emergenziali con allagamenti e frane.
I casi emblematici della superstrada Teramo-Mare, franata sotto la spinta del Tordino prima ancora di essere completata, o di intere aree invase dalle acque del Vomano, dimostrano come le sbagliate localizzazioni, oltre a provocare danni ambientali, finiscono per avere ripercussioni economiche molto pesanti.
È certo che se si continua a costruire lungo gli alvei dei fiumi, se qualsiasi corso d’acqua viene deviato, imbrigliato e privato del suo naturale spazio di esondazione, quello che è accaduto è il minimo che ci si possa aspettare.
Ogni spazio libero viene occupato da nuove costruzioni: ettari ed ettari vengono continuamente invasi da capannoni industriali, nonostante tanti rimangono vuoti ed inutilizzati.
Terreni da sempre lasciati liberi, da un giorno all’altro vengono coperti da gettate di cemento che impediscono alla terra di assorbire la pioggia.
La pianificazione urbanistica lascia il posto alla pianificazione “concertata” dei project financing dove a decidere non sono gli amministratori, che dovrebbero avere come unico interesse quello della collettività, ma i privati che hanno come obiettivo assicurarsi il più alto profitto.
Ed è emblematico che tutte le osservazioni presentate dai Comuni abruzzesi al Piano di Assetto Idrogeologico presentato dalla Regione Abruzzo siano andate nella direzione di sottrarre aree alla tutela, chiedendo di allargare le maglie dei controlli per poter costruire sempre di più.
Come al solito già partono le richieste per l’ennesima dichiarazione di emergenza, forse arriveranno i soldi per rimettere a posto le cose e da domani si ripartirà a fare esattamente quello che è stato fatto fino ad ieri, aspettando la prossima pioggia…