Aratura nel Parco naturalistico dell'ambiente della sabbia e delle dune a Pescara |
L’ultima in ordine di tempo è avvenuta a Pescara, in quello che viene pomposamente definito “Parco naturalistico dell’ambiente della sabbia e delle dune”, sino al margine delle dune stesse e senza alcun rispetto per quelle embrionali, che appena cominciavano a formarsi. Ci riferiamo alle “arature” della spiaggia, gli interventi con mezzi meccanici che distruggono sistematicamente ogni naturalità dell’arenile e mettono a rischio la nidificazione del fratino (Charadrius alexandrinus) e di altri uccelli limicoli teoricamente protetti ma sistematicamente maltrattati. Il WWF Abruzzo da anni invia a inizio stagione a tutti i Comuni costieri un proprio vademecum suggerendo comportamenti virtuosi a tutela dell’ambiente, nell’interesse anche delle amministrazioni visto che le azioni a tutela del fratino rientrano oggi tra i criteri per la concessione della bandiera blu. Indicazioni che troppo spesso vengono semplicemente ignorate. L’area “arata” a Pescara (si vedano le foto allegate, scattata dal dr. Marco Sborgia) è un tratto di spiaggia libera, di competenza dell’autorità portuale, nella quale vige il divieto di balneazione. Intervenire con mezzi meccanici, oltre che dannoso per l’ambiente, era anche del tutto inutile persino nell’ottica di chi vede la spiaggia soltanto come un substrato per favorire la… piantumazione degli ombrelloni!
Vale la pena di ricordare che le dune rappresentano tra l’altro un baluardo contro l’erosione ben più efficace delle costose e poco utili barriere a mare e che sono in costante evoluzione allargandosi e ritirandosi nel tempo: risparmiare il tratto in cui già esistono arando invece quello che le piante pioniere hanno appena iniziato a colonizzare rappresenta un intervento egualmente dannoso: a Pescara, per tornare all’esempio concreto, è stato assurdamente e inutilmente interrotto l’avanzare naturale delle dune.
Non è purtroppo l’unico esempio in Abruzzo di scarsa attenzione per il litorale. Più a sud, nel tratto tra il fiume Foro e il Riccio, è il Comune di Ortona a segnalarsi per un intervento che potrebbe cancellare gran parte di uno degli ultimi tratti di costa che conservano vestigia naturali. Quel Comune ha infatti intenzione di dare spazio a 10 stabilimenti che cancellerebbero il turismo rispettoso dell’ambiente oggi presente nell’area, danneggerebbero le dune e quasi certamente allontanerebbero i fratini che oggi lì nidificano come in pochissimi altri tratti della nostra costa. Il bando ha destato la preoccupazione degli ambientalisti e ha anche avuto il parere negativo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo che si è messa a disposizione del Comune di Ortona per rivedere insieme il suo piano demaniale e scongiurare questo ennesimo attentato all’ambiente, ma per ora non ci sono segnali di ravvedimento da parte degli amministratori municipali.
Più a nord, nel Teramano, praticamente in tutti i Comuni si effettua una pulizia della spiaggia con mezzi meccanici anche dove non ve ne sarebbe alcun bisogno. La stessa Riserva regionale del Borsacchio è stata recentemente interessata da interventi di questo tipo e solo grazie all’impegno dei volontari del Progetto Salvafratino, portato avanti dal WWF Abruzzo e dall’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, e delle Guide del Borsacchio è stato possibile impedire la distruzione di un nido di fratino. E perfino dentro l’Area Marina Protetta di Torre del Cerrano si rinvengono tracce del passaggio di mezzi meccanici.
Con le ultime mareggiate che hanno portato rifiuti sulle spiagge vi è il rischio concreto che le arature del litorale aumentino ancora.
Il WWF Abruzzo ribadisce per l’ennesima volta che nei tratti in cui è segnalata la presenza del fratino la pratica della pulizia meccanica con le ruspe è pericolosa perché comporta la distruzione dei nidi, l’uccisione dei piccoli appena nati che non riescono a fuggire in tempo e il disturbo alle coppie in cova.
L’invito alle amministrazioni comunali e ai privati che hanno in concessione le spiagge è quello di contattare il WWF, l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano o i gruppi di volontari del Progetto Salvafratino affinché, come previsto dall’Ordinanza balnerare 2019 della Regione Abruzzo, concordino gli interventi almeno nelle aree più a rischio.