19.11.19

Non si chiude la vicenda dell’ampliamento della discarica Santa Lucia di Atri

 
Il WWF Teramo esprime tutto il suo sconcerto per come la Regione Abruzzo sta gestendo la conclusione del procedimento sulla valutazione di impatto ambientale del progetto di ampliamento della discarica Santa Lucia di Atri.
Dopo il pronunciamento negativo del Comitato VIA della Regione Abruzzo, la vicenda sembrava finalmente conclusa, ma evidentemente non è così perché sono stati concessi 90 giorni di proroga al Consorzio Piomba-Fino per presentare proprie controdeduzioni alle motivazioni del rigetto. Sarà bene riassumere la vicenda.
Il 30 settembre scorso il Comitato VIA ha bocciato il progetto dell’ampliamento della discarica, inviando al Consorzio Piomba Fino il preavviso di rigetto, ai sensi dell’art. 10bis della Legge n. 241/90. L’articolo recita: "Nei procedimenti ad istanza di parte il responsabile del procedimento o l’autorità competente, prima della formale adozione di un provvedimento negativo, comunica tempestivamente agli istanti i motivi che ostano all'accoglimento della domanda. Entro il termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, gli istanti hanno il diritto di presentare per iscritto le loro osservazioni, eventualmente corredate da documenti...".
Il Consorzio Piomba-Fino, non solo fa decorrere il termine dei dieci giorni, non presentando controdeduzioni, ma il giorno 11 ottobre chiede una proroga di 45 giorni che poi reitera il 22 ottobre chiedendo ulteriori 45 giorni. Quindi chiede complessivamente 90 giorni che la Regione Abruzzo, che in realtà già l’11 ottobre avrebbe dovuto concludere in maniera negativa il procedimento, inspiegabilmente concede, rinviando la decisione a fine gennaio 2020.
A parte l’anomala procedura seguita, è paradossale che nel 2019 si concedano ulteriori tre mesi per superare le motivazioni del rigetto di un progetto che ha iniziato il suo iter nel 2009: dieci anni non sono stati sufficienti al Consorzio Piomba-Fino per produrre tutti i documenti e gli studi necessari a far prendere una decisione.
La cosa più assurda, però, è che la Regione assecondi tale comportamento, senza decidersi a mettere un punto fermo ad una vicenda lunga 10 anni.
Nel frattempo il Consorzio avrebbe potuto mettere in atto azioni utili al suo territorio adottando politiche per la riduzione della produzione dei rifiuti, migliorando la raccolta differenziata, offrendo servizi migliori ai comuni aderenti e, non ultimo, occupandosi della bonifica dei vecchi invasi.
Il WWF chiederà al Presidente Marsilio e all’Assessore Campitelli un incontro da svolgere insieme al Comune di Atri, al Comitato di cittadini e alla Riserva Naturale Regionale dei Calanchi di Atri per conoscere le reali volontà della Regione rispetto all’ampliamento, alla bonifica dei due vecchi invasi, che continuano a costituire una “bomba ecologica” per il territorio e per i cittadini, e alla costituzione dell’AGIR (Autorità Gestione Integrata dei Rifiuti Urbani). Il Consorzio Piomba-Fino, infatti, nelle more della costituzione dell’AGIR, è stato commissariato proprio per avviare la sua definitiva chiusura. Sarebbe opportuno che un Ente destinato a “scomparire” non decidesse del futuro di un intero comprensorio condizionando così lo sviluppo e la salute di oltre 10.000 cittadini.
 
Approfondimento sulle motivazioni del rigetto del Comitato VIA.
Le motivazione del rigetto del Comitato VIA del 30 settembre 2019 sono di notevole importanza e hanno accolto in buona parte le osservazioni presentate nella fase di consultazione dal WWF Abruzzo e dall’Oasi WWF - Riserva regionale dei Calanchi di Atri, oltre che da diversi altri organismi.
  • Il progetto presentato è in contrasto con i criteri localizzativi del Piano Regionale Gestione Rifiuti (PRGR) approvato con Delibera del Consiglio Regionale n. 110/8 del 2 luglio 2018.
  • L’area interessata rientra in parte tra le aree sottoposte a vincolo idrogeologico (R.D.L. n. 3267/23, D.1. 27/7/84, L.R. 3/2014).
  • L’area interessata rientra tra le aree di pregio agricolo (D.Lgs. n. 228/2001; L.R. 36/13): è ricompresa, infatti, tra le zone indicate dai Disciplinari di produzione delle uve destinate alla produzione di vini IGT “Colli Aprutini” e DOC “Montepulciano Colline Teramane DOCG” (criterio escludente per il PRGR).
  • L’area interessata rientra tra le aree a rischio idrogeologico: l’opera di progetto ricade in parte in un’area a rischio moderato RI e in parte in una a pericolosità elevata P2 (criterio escludente per il PRGR).
  • L’area interessata dista solo 400 m dal sito di interesse comunitario della Rete Natura2000 “Calanchi di Atri” (SIC codice IT7120083).
L’area interessata è parzialmente contenuta nella fascia di rispetto dei 150 m dal Fosso Campratone.
Inoltre il Comitato VIA ha individuato una carenza negli studi idrogeologici e li ha ritenuti "non idonei a dimostrare l’assenza di falda nonché il franco di tre metri dal piano di imposta dei rifiuti rispetto alla massima escursione della falda come indicato nel D.Lgs. 36/2003".