La notizia riportata dagli organi di stampa circa la chiusura delle indagini sull’emergenza dell’8 e 9 maggio 2017, se fosse confermata, sarebbe un passo importante verso l’accertamento della verità.
L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, costituito dalle Associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI, è nato oltre un anno fa e ha fin da subito posto tra le sue richieste l’accertamento di quanto accadde in quei giorni, perché – al di là delle singole responsabilità che dovranno essere accertate – vi è l’esigenza di comprendere le mancanze del sistema di sicurezza di uno dei principali acquiferi del nostro Paese.
Non è la prima volta che la magistratura si occupa dell’acquifero del Gran Sasso. Dopo l’incidente del 16 agosto 2002, quando una certa quantità di trimetilbenzene, utilizzato nell’esperimento Borexino, si riversò nell’acqua in distribuzione, vi fu l’intervento della Procura di Teramo con sequestro dei Laboratori e conseguente processo che si concluse – tra l’altro – con l’applicazione concordata della pena con patteggiamento nei confronti di alcuni dei vertici di allora dei Laboratori e dell’INFN al momento dell’incidente.
Purtroppo, nonostante sia seguita anche una gestione commissariale durata anni, la messa in sicurezza dell’acquifero è rimasta un miraggio!
L’auspicio è che questa volta l’accertamento della verità serva ad accelerare le procedure per una messa in sicurezza definitiva che garantisca ad oltre 700.000 abruzzesi acqua sicura e una gestione trasparente.
Le Associazioni che compongono l’Osservatorio attendono quindi i prossimi passaggi ufficiali della Procura e anticipano fin da ora che, nei modi e nei tempi opportuni, valuteranno un proprio intervento nell’eventuale processo al fine di tutelare gli interessi ambientali e sociali come viene loro riconosciuto dalle leggi di settore.