Per il WWF la sentenza emanata oggi sulla discarica di Bussi, come è già avvenuto con l’esito del processo Eternit di poche settimane fa, è la dimostrazione che la via giudiziaria per la difesa dell’ambiente è fallimentare.
È assolutamente necessaria una seria riforma della giustizia penale e l’approvazione dei delitti ambientali. Ancora una volta gli inquinatori sono stati assolti per prescrizione ed è stato violato il principio comunitario fondamentale “chi inquina paga”.
Questa sentenza è un vero e proprio schiaffo agli abruzzesi: quei territori sono stati pesantemente inquinati ed è stata messa in pericolo la salute delle popolazioni. L’inquinamento è stato accertato, a prescindere da qualsiasi condanna da parte dei giudici, e chi lo ha provocato deve essere costretto a bonificare quei territori.
Dichiarano Tommaso Navarra, legale del WWF Italia, e Luciano di Tizio, delegato regionale del WWF Abruzzo: “Seguiamo i fatti di Bussi dall’anno 2006 e siamo nel processo come persona offesa e parte civile dall’anno 2009. Avevano così già maturato, sino ad oggi, alcune radicali certezze e, per dirla con Pasolini:
- Noi sappiamo che fare Giustizia è un fatto rivoluzionario;
- Noi sappiamo che fare Giustizia nel nostro Paese vuol dire salire tutti gli infiniti gradini del Golgota del nostro diritto processuale penale (tre anni di indagini, sei anni di processo, 68 udienze, diciotto giudici tra Gup, Tribunale, Corte di Assise, Corte di Cassazione, 22 ordinanze, una sentenza);
- Noi sappiamo che cercare di accertare processualmente fatti gravissimi è una impervia ascesa della volontà prima ancora che della ragione.
A queste certezze ne vogliamo aggiungere oggi solo altre due:
- il disastro vi era, vi è e non è imputabile al caso;
- la prescrizione, come in altri processi, cancella solo le colpe individuali.
Con serena fiducia ci aspettiamo che, chi ha cagionato colposamente il disastro, si faccia carico della bonifica. Noi ci saremo e continueremo a tutelare il nostro territorio”.