Le manipolazioni dell’uomo sugli animali domestici, insieme alle mutazioni naturali hanno progressivamente dato origine a un numero enorme di razze locali. Ogni razza viene selezionata dall’uomo per uno scopo specifico, quasi sempre legato al livello di produttività. Questa pratica ha fatto sì che le razze cosmopolite, altamente produttive, abbiano preso il posto di quelle locali, a discapito della varietà genetica e con una grave perdita di biodiversità.
Con queste premesse l’Oasi WWF Calanchi di Atri presenterà il prossimo 19 dicembre, alle ore 17, presso la sala consiliare del Comune di Atri, i risultati del progetto di recupero della Gallina nera atriana che si colloca all’interno del più ampio progetto “Culture e colture nella Riserva dei Calanchi”, ripreso negli ultimi anni da Adriano De Ascentiis, direttore della riserva. Il progetto è mosso da una duplice motivazione: biologico-ambientale, perché è volto al recupero della biodiversità agricola, storico-archeologica perché contribuisce ad ulteriori scoperte ed approfondimenti sulle origini del nome della nostra Atri. Numerosi, infatti, sono gli scritti di autori greci e latini sulla gallina atriana. Ad esempio, Crisippo intorno al III secolo a.C., scriveva che le galline hadrianae sono “di piccola taglia” e con le medesime sembianze le descrivevano Aristotele e l’Efesino. Di questa razza parla anche Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia (X, 146) tessendone le lodi per la fecondità. Anche le storiche monete romane di Atri, risalenti al periodo compreso tra il IV ed il VI secolo a. C., ritraggono un gallo.
Dato il forte legame con il territorio di questa specie, la direzione dell’Oasi dal 2006, in collaborazione con quelle che oggi sono le “10 famiglie custodi”, ha intrapreso il recupero della razza dal punto di vista fenotipico, selezionando le galline che, dalle fonti storiche, dovevano avere le seguenti caratteristiche: «corporatura minuta, ma depongono tutti i giorni, tuttavia diventano aggressive, […], hanno una colorazione variegata […]» (Aristotele).
Quando nel 2013 le famiglie custodi sono riuscite a raggiungere un numero sufficiente di esemplari (ad oggi se ne contano circa 120), l’Università degli Studi di Teramo ne ha intrapreso lo studio genetico. Obiettivo della ricerca è stato verificare se la popolazione in questione possa rappresentare un reale gruppo di animali annoverabili alla Gallina nera Atriana, e quindi di notevole importanza per attività di studio e recupero delle risorse genetiche locali. A tale scopo è stato redatto un registro della consistenza e distribuzione della Gallina Atriana sul territorio Abruzzese, da cui si è ricavata la caratterizzazione genetica su un campione di 30 soggetti appartenenti al genotipo.
La Gallina nera ha dato vita anche ad un progetto di educazione ambientale: “Gallina Nera atriana, in un uovo il Territorio”, che gli operatori del Centro di Educazione all’Ambiente “Calanchi di Atri” stanno presentando agli studenti dell’Istituto Comprensivo di Atri, in concorso per il Progetto Scuola EXPO 2015 “Nutrire il pianeta, energia per la vita. Scambi ed esperienze sui temi dell’alimentazione”.