“I 40.000 cittadini che parteciparono alla grande
manifestazione del 13 aprile 2013 hanno fatto la cosa giusta chiedendo di
fermare la grande piattaforma e la nave-raffineria che la Medoilgas vuole
realizzare di fronte alla Costa dei trabocchi in Abruzzo” è questo il primo
commento delle associazioni e delle organizzazioni alla sentenza depositata
ieri dal TAR del Lazio.
E' significativo che nel provvedimento il collegio
evidenzi l'interesse naturalistico e storico-culturale dell'area, individuata
come Parco nazionale della Costa teatina, e di uno dei simboli della costa
adriatica, i Trabocchi, protetti da una legge regionale. Il logo della
manifestazione del 13 aprile, un trabocco contrapposto alla piattaforma, si è
materializzato direttamente nella sentenza, a rendere ancora più stridente il
contrasto tra due idee di economia e gestione del territorio. Da un lato la
deriva petrolifera con un Abruzzo nero petrolio, proposta per la Regione da una
miope Confindustria regionale e dalle aziende che fanno profitto con gli
idrocarburi ferendo la Terra. Dall'altro l'economia del turismo e della qualità
ambientale e dei prodotti eno-gastronomici della nostra regione promossa dai
cittadini, dalla chiesa, dalle associazioni delle categorie del commercio,
dell'agricoltura e del turismo e da tantissimi enti locali.
Alla fine il TAR del Lazio ha dato ragione al
Ministero dell'Ambiente e al Ministro Orlando che, nonostante le fortissime
pressioni dei petrolieri ha giustamente bloccato l'iter che il suo predecessore
Ministro Clini voleva a tutti i costi portare avanti, addirittura ignorando le
regole poste a tutela dell'ambiente. Ricordiamo che la Commissione Valutazione
di Impatto Ambientale aveva inopinatamente approvato Ombrina, senza la
procedura di A.I.A., il 3 aprile 2013, quando gli abruzzesi avevano già indetto
ed organizzato quella che si sarebbe rivelata da lì a pochi giorni la più
grande manifestazione mai svolta nella regione.
La valutazione del Ministero dell'Ambiente sulla
necessità di assoggettare da subito il progetto a procedura di A.I.A. si è
rivelata fondata giuridicamente. Riteniamo che la manifestazione del 13 aprile
2013 sia stato un formidabile esempio di civiltà da parte dei cittadini
abruzzesi, indispensabile per richiamare l'attenzione delle istituzioni al
rispetto delle norme poste a tutela del territorio. Purtroppo nel nostro paese
ciò che dovrebbe essere normale deve essere conquistato ogni giorno dai
cittadini con manifestazioni, appelli, osservazioni.
Ora la lotta continua, non abbasseremo la guardia.
Invitiamo Confindustria regionale a meditare sulla posizione che ha tenuto
finora, visto che non è in sintonia con la stragrande maggioranza degli
abruzzesi. Dovrebbe consigliare la Medoilgas ad abbandonare ogni velleità su
questo progetto, evitando ricorsi al Consiglio di Stato. E' un intervento che
deve essere ritirato. In caso contrario continueremo a difendere strenuamente
il territorio abruzzese seguendo l'eventuale proseguio del'iter del progetto
Ombrina, che, ricordiamo si fermerebbe sicuramente con una modifica da parte
del Parlamento dell'Art.35 del Decreto Sviluppo e perimetrando finalmente il
Parco della Costa teatina. Contrasteremo inoltre anche la Strategia Energetica
Nazionale che vuole trasformare l'Abruzzo in distretto minerario.
I NUMERI DEL
PROGETTO OMBRINA MARE PROPOSTA DALLA MEDOILGAS
A 6 km dalla Costa dei Trabocchi, individuata fin dal
2001 dal Parlamento Italiano come parco nazionale, dovrebbe sorgere la
Piattaforma Ombrina delle seguenti dimensioni: 35 metri X 24 metri X 43,50
metri di altezza sul livello medio marino (come un palazzo di 10 piani). Essa
sarà collegata ai 4-6 pozzi che dovrebbero essere perforati in un periodo di
avvio del progetto della durata di 6-9 mesi. Solo in questa fase verrebbero
prodotti 14.258,44 tonnellate di rifiuti, soprattutto fanghi di perforazione.
La piattaforma sarà collegata ad una grande nave della classe Panamax
riadattata per diventare una vera e propria raffineria galleggiante, definita
Floating Production, Storage and Offloading (FPSO), posizionata con ancoraggi a
10 km di distanza dalla costa. La nave avrebbe le seguenti dimensioni: 320
metri di lunghezza per 33 di larghezza e 54 metri di altezza massima (le
fiancate si alzeranno dal mare per 22 metri; per paragone, l'ingombro dello
Stadio Adriatico da curva a curva è 220 metri, quindi 2/3 della lunghezza della
nave, si veda la simulazione allegata). Essa è destinata alle operazioni di
separazione dell'olio dal gas, dissalazione e al delicato processo di
desolforazione del gas, tre fasi normalmente considerate negli schemi dei
petrolieri proprie della raffinazione (che, poi, ne comprende anche altre). La
FPSO potrà stoccare 50.000 tonnellate di olio oltre a 10.000-15.000 mc di acqua
di formazione. Ogni mese per 25 anni, la FPSO verrà avvicinata da un'altra nave
che caricherà l'olio per trasportarlo verso altre destinazioni. A collegare
piattaforma, nave FPSO e Campo S. Stefano (dove viene diretto il gas
addolcito), sarebbero realizzati da 36 a 42 km di condotte per olio, gas e
acqua di produzione/strato, o posate o affossate in trincee scavate sul
fondale. Per questa ragione, lungo 16-17 km di queste condotte sarà vietato
l'ancoraggio a tutte le navi per una fascia larga 926 m; pertanto, considerando
anche una zona di divieto di 500 metri dalla FPSO e dalla Piattaforma, tra 1531
a 1624 ettari di mare saranno interdetti all'ancoraggio. Tutte queste strutture
rimarrebbero per almeno 26 anni, di cui 6-9 mesi destinati alla perforazione e
25 anni alla produzione, rilasciando nel mare una quantità di metalli pari a 29
tonnellate. La produzione giornaliera dovrebbe essere di 5-7.000 barili di olio
e di 85.000 Smc di gas, pari, rispettivamente, allo 0,41-0,57% del consumo
giornaliero di petrolio in Italia (se si considerasse tutta l'energia consumata
il dato sarebbe sensibilmente più basso) allo 0,0001% del consumo di gas
(entrambi, peraltro, in forte calo negli ultimi anni). Sulla FPSO le attività
di separazione e desolforazione comporterebbero, soprattutto a causa
dell'energia necessaria agli impianti e all'incenerimento dei gas di scarto,
l'immissione in atmosfera di 2.413.000 tonnellate complessive nei 25 anni di
attività. in caso di emergenza. è prevista l'emissione 50,740 tonnellate/ora di
fumi di combustione di gas acido.