Gli
slogan “verdi” ampiamente utilizzati per la promozione turistica vengono
clamorosamente disattesi dai ripetuti tentativi di provocare danni irreparabili
e da una assoluta e conclamata indifferenza alle sorti dell'orso marsicano,
animale simbolo d'Abruzzo e specie prioritaria a livello comunitario.
Pochi
giorni fa a Roma ISPRA e Ministero dell'Ambiente hanno presentato i risultati
del 3° Rapporto Direttiva Habitat. La situazione del nostro orso è drammatica:
la popolazione marsicana è in un cattivo stato di conservazione e “molto al di
sotto di una soglia che assicuri possibilità di persistenza nel medio lungo
periodo”.
Servirebbero
provvedimenti eccezionali, a cominciare da una drastica riduzione della
pressione venatoria in territori frequentati anche solo marginalmente dall'orso.
La Regione invece che fa? Rispolvera alla chetichella un provvedimento già
ritirato nell’ottobre 2012: nel dicembre scorso con una delibera di Giunta ha
approvato un regolamento che sostanzialmente apre la caccia al cervo e al
capriolo.
Si
tratta di due specie che sono tornate in Abruzzo, dopo che la caccia le aveva
completamente distrutte, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, grazie ad
un’intelligente operazione di reintroduzione in parchi e riserve naturali. Da
allora le due specie si sono gradualmente diffuse anche all’esterno delle aree
protette, ma ancora oggi vi sono ampie zone, potenzialmente adatte, in cui,
soprattutto il cervo, è molto raro o assente.
La
LIPU e il WWF ritengono assurdo pensare di aprire la caccia a queste due
specie, visto che è ancora in pieno svolgimento il processo di ricolonizzazione
di vaste aree, e comunque senza studi adeguati sulla loro presenza in Abruzzo.
In ogni caso ogni progetto di questo genere va respinto di fronte alla
necessità prioritaria di tutela dell'orso bruno marsicano.
La
massima concentrazione di cervi si trova infatti nella Zona di Protezione
Esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo. Aprire la caccia al cervo e al capriolo
in questa zona, di estrema importanza per l’orso, significa aggiungere un
ulteriore grave fattore di disturbo ai già molti presenti nella zona, a
cominciare dalla caccia al cinghiale,
e anche di minaccia di uccisione fortuita, tanto più che il periodo della
caccia al cervo verrebbe in gran parte a sovrapporsi con quello cosiddetto
della “iperfagia”, quello cioè in cui gli orsi devono nutrirsi abbondantemente
per prepararsi ai mesi invernali. Invece di cercare di adottare misure per
assicurare la massima protezione all’habitat dell’orso marsicano tutelandone
gli ambienti dentro e fuori dai Parchi, come raccomandato dai tecnici e dagli
studiosi che da anni seguono la specie, e in particolare dal PATOM, dal piano
cioè per la tutela dell’orso marsicano, ufficialmente adottato dalla Giunta
regionale, la Regione Abruzzo, continua a coprirsi gli occhi. I cittadini che amano
la natura sapranno valutare...