Il TAR di L'Aquila ha sospeso sabato scorso, con un provvedimento urgente “inaudita altera parte”, buona parte del calendario venatorio della Regione Abruzzo.
Quest’anno, quindi, l'avvio della stagione venatoria il 16 settembre potrà avvenire in maniera del tutto limitata, in attesa della Camera di Consiglio del TAR fissata per il 26 settembre.
Da tempo le Associazioni, in ogni modo possibile (nelle consulte venatorie, con lettere, documenti tecnici ecc.), avvisano i funzionari dell'Assessorato all'Agricoltura della gravissime ripercussioni delle loro proposte che poi vengono addirittura peggiorate nel passaggio in Giunta Regionale. Le Associazioni ambientaliste avanzano richieste di puro buon senso, basate sulle norme comunitarie che però non vengono prese in considerazione. Per questo le Associazioni sono costrette a rivolgersi al TAR o agli altri organi della magistratura.
Il futuro dell'Orso bruno marsicano, simbolo dell’Abruzzo, per la Regione conta meno degli interessi di frange estremiste dei cacciatori: per WWF e Animalisti Italiani è questo l'aspetto più grave che emerge dalle scelte della Regione Abruzzo in tema di caccia. Un vero e proprio “populismo venatorio” che non tiene conto dello stato di conservazione di nibbi reali, di grifoni e di specie in declino acquatiche e terrestri, né dei pareri negativi dell'Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione dell'Ambiente (ISPRA). Le scelte della Regione continuano ad illudere gli stessi cacciatori, inducendoli a pensare che si può andare avanti come sempre senza tener conto degli obblighi comunitari, delle aumentate informazioni scientifiche e delle stesse necessità biologiche ed ecologiche delle diverse specie.
Questa situazione è, però, oggetto di pesanti censure dal TAR e addirittura dalla Corte Costituzionale. Infatti, rispetto agli ultimi calendari venatori abruzzesi, vi sono state le seguenti pronunce:
• Calendario 2009-2010: due censure del TAR su due ricorsi distinti di WWF e Animalisti Italiani;
• Calendario 2010-2011: approvato con Legge Regionale (e non con delibera di giunta) e poi bocciato completamente dalla Corte Costituzionale con Sentenza 20/2012 (era stato il WWF a chiedere al governo Berlusconi di impugnare la Legge);
• Calendario 2011-2012: sospensiva del TAR su diversi punti e poi sentenza ancora più dura a maggio 2012;
• Calendario 2012-2013: decreto urgente del TAR Abruzzo che vieta almeno fino alla camera di consiglio del 26 settembre (la caccia apre il 16) la caccia in SIC/ZPS e nelle aree del PATOM, nonché alle specie in declino come Allodola, Quaglia, Tortora, Beccaccia, Marzaiola, Beccaccino, Moriglione e Pavoncella.
Il corposo ricorso al TAR presentato quest'anno da WWF e Animalisti Italiani, grazie all'impegno di attivisti e dell'Avvocato Michele Pezone, verte sui moltissimi punti, tra cui:
a) ORSO BRUNO MARSICANO: lo scorso anno il Comitato VIA aveva deciso di vietare l'attività venatoria nelle aree importanti per l'Orso bruno indicate dal PATOM. Poi aveva cambiato clamorosamente parere riammettendo la caccia, ma il TAR ha censurato la retromarcia del comitato. Quest'anno la Regione Abruzzo, in maniera del tutto strumentale, si è dotata di uno studio – peraltro criticabile - esclusivamente per la Zona di Protezione Esterna (ZPE) del Parco d'Abruzzo e non per tutte le aree importanti per l'orso che sono molto più estese come dimostrano le cartografie del PATOM pubblicate sul sito del Ministero dell'Ambiente. La Regione ha diviso la ZPE in due zone a diversa, almeno sulla carta, intensità di caccia in base al grado di idoneità per l'orso. In tutte la altre aree importanti per l'orso (Simbruini, Genzana ecc.) invece di porre le stesse misure più restrittive o non ha prescritto nulla, oppure ha previsto solo forme di tutela più leggera. È evidente l'illogicità di questa scelta visto che le aree ad alta idoneità per l'Orso devono avere lo stesso livello di massima tutela, ovunque esse siano, vicine o lontane dal Parco d'Abruzzo. Inoltre le Associazioni ritengono che le stesse misure prese per le aree importanti per la ZPE siano largamente insufficienti, visto che l'anno scorso non si poteva sparare fino al primo novembre, mentre ora viene ammessa la caccia da subito.
b) MANCANZA DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE: la Regione quest'anno ha deciso improvvisamente di evitare il passaggio al Comitato V.I.A. della Regione per la Valutazione di Incidenza del calendario sui SIC e ZPS della Rete Natura2000. La caccia può evidentemente influenzare negativamente specie quali, ad esempio, l'Aquila reale (per esempio, entrando in concorrenza per le prede, come la Lepre) per le quali sono stati istituiti SIC e ZPS. Inoltre lo stesso PATOM, sottoscritto dalla Regione Abruzzo (che ne è capofila!) ed approvato con delibera dalla stessa Giunta Chiodi riconosceva la necessità di sottoporre a Valutazione di incidenza i calendari venatori. Pertanto la Giunta Regionale si è incredibilmente auto-censurata!
c) SPECIE IN DECLINO: il calendario venatorio permette la caccia a diverse specie in declino in Europa (Allodola, Quaglia, Tortora, Beccaccia, Marzaiola, Beccaccino, Moriglione e Pavoncella). Per alcune di queste specie addirittura la Regione non ottempera alla sentenza del TAR dell'anno precedente (è il caso del Beccaccino). L'Abruzzo consente il prelievo di specie in difficoltà senza predisporre i Piani di Gestione per singola specie, richiesti dalla Unione Europea. Senza questi strumenti la Commissione Europea ritiene che la caccia a queste specie debba essere chiusa. I piani prevedono interventi di gestione dell'habitat ed eventuali forme di prelievo connesse alla reale consistenza numerica delle popolazioni. La Regione Abruzzo per alcune di queste specie addirittura consente un prelievo di centinaia di migliaia di esemplari (circa 400.000 quaglie e 800.000 allodole!)
d) MANCANZA DEL PIANO FAUNISTICO VENATORIO: la Regione Abruzzo almeno dal 2007 manca completamente del Piano faunistico venatorio regionale, strumento indispensabile per permettere l'attività venatoria.
d) USO DELLE MUNIZIONI DI PIOMBO: il Piombo crea potenzialmente gravissimi problemi (l'avvelenamento da piombo) a rapaci quale Nibbio reale e Grifone, che possono cacciare carcasse di animali uccisi da cacciatori in cui siano presenti residui delle munizioni. La sentenza del TAR di L'Aquila sul calendario dello scorso anno dava ragione alle Associazioni sulla necessità di vietare l'uso del piombo nelle aree con presenza di questi rapaci. Gli uffici della Regione avevano predisposto un calendario che ottemperava a tale richiesta, ma incredibilmente la Giunta Regionale, senza alcuna motivazione, ha cancellato (a penna!) la norma dal calendario nella riunione di Giunta.
e) PROLUNGAMENTO DELLA STAGIONE VENATORIA AL 10 FEBBRAIO: la Regione Abruzzo ha delegato alle province la possibilità di prolungare la stagione venatoria al 10 febbraio per molte specie. Le Associazioni contestano la stessa possibilità di delega, visto che la legge individua nella Regione l'ente competente.
f) PROLUNGAMENTO DELLA STAGIONE VENATORIA PER IL MERLO: la Regione ha permesso la preapertura al Merlo senza però anticipare la chiusura a dicembre. La Legge prevede che sia rispettato l'arco massimo temporale di caccia per ciascuna specie.
h) MANCANZA DI DATI NUMERICI SULLE SPECIE CACCIATE E CARNIERI: nel ricorso WWF e Animalisti Italiani fanno notare che la Regione Abruzzo non adatta il prelievo all'effettivo numero di individui presenti sul territorio delle diverse specie. Basti pensare che la Regione Abruzzo consente un carniere annuale per il Calombaccio di circa 7 milioni di individui (moltiplicando il carniere giornaliero consentito per cacciatore per il numero di cacciatori per il numero di giorni di caccia annui).
i) MANCATA TUTELA DI ALCUNI PASSI APPENNINICI USATI DA RAPACI MIGRATORI: le associazioni segnalano da anni la presenza tra fine agosto e metà settembre di una grande concentrazione di rapaci in alcuni altipiani e passi appenninici (Cinquemiglia; Navelli; Olmo di Bobbi). Tra questi il rarissimo Falco grillaio, addirittura prioritario per l'Unione Europea La legge prevede che tali aree vengano precluse alla caccia, cosa che la Regione Abruzzo non ha fatto.
l) PERIODO DI ADDESTRAMENTO CANI: rispetto alla legge regionale sulla caccia la Regione Abruzzo ha anticipato di 15 giorni, al primo agosto, l'avvio dell'addestramento cani. Ciò anche contro il parere dell'ISPRA che ha richiamato l'attenzione sull'impatto negativo dell'addestramento dei cani su specie ancora nella fase di riproduzione con piccoli ancora da svezzare (basti pensare alle tante specie che nidificano a terra come il calandro, rara specie protetta a livello comunitario).
m) PRE-APERTURA: purtroppo il ricorso è stato notificato solo dopo la pre-apertura. In ogni caso le Associazioni chiedono al TAR di pronunciarsi lo stesso per chiarire se era legittimo aprire in condizioni di crisi ambientale certificata dall'ISPRA con l'aggravante che la Regione ha aperto alla Tortora, specie in declino. È intenzione delle associazioni, qualora emerga un comportamento illegittimo, chiedere i danni.
n) DATA DI APPROVAZIONE DEL CALENDARIO VENATORIO: la Legge prevede che il calendario venatorio sia approvato “entro e non oltre il 15 giugno “ di ogni anno. Questo perché la Corte Costituzionale ha chiarito che vi deve essere un certo intervallo tra provvedimento e avvio della stagione proprio per garantire la possibilità che siano espletati in tempo eventuali ricorsi e garantire l'organizzazione dei servizi di sorveglianza. Sarebbe interesse degli stessi cacciatori che questa norma venisse rispettata per evitare situazioni caotiche come quelle che si stanno ripetendo in questi anni di continue modifiche al calendario venatorio a caccia aperta. L'anno scorso il calendario venatorio è stato modificato 4 volte! Invece la Regione Abruzzo ha approvato in Giunta il calendario il 30 luglio, pubblicandolo (sul solo WEB) il 31 luglio (l’avvio per l'addestramento cani era previsto per il giorno dopo!).
La Regione Abruzzo non sembra all'altezza delle sfide poste a livello comunitario per la tutela del suo straordinario patrimonio di biodiversità. Non è possibile che ogni provvedimento in materia venatoria cerchi di soddisfare il “particulare” di frange estremiste del mondo venatorio e non l'interesse generale della tutela del patrimonio faunistico.
È venuto meno anche il buon senso sfiorando anche il ridicolo, quando sulla pagina WEB istituzionale della Regione si potevano leggere contemporaneamente due notizie sull'attività dell'Assessore Febbo: da un lato l'Assessore andava a Roma per sollecitare la dichiarazione di stato di calamità per la siccità e dall'altro negava l'esistenza di una situazione drammatica per difendere una preapertura, poi avvenuta l'1 e il 2 settembre. Preapertura di cui avevano chiesto la revoca sia l'ISPRA che i Ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente.
WWF ed Animalisti Italiani sono fiduciosi che il 26 settembre il TAR possa confermare ed ulteriormente aumentare le censure contenute nel Decreto urgente di sabato scorso. L'intero comparto venatorio della Regione è completamente allo sbando da anni: nonostante ciò si continua come se nulla fosse senza neanche recepire le sentenze del TAR dello scorso anno, come nel caso del Beccacino e della Marzaiola, ritenute cacciabili anche quest'anno.
Il caso del mancato rispetto del Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano (PATOM) è poi veramente incredibile: la Giunta Regionale non rispetta neanche gli atti che approva.
WWF e Animalisti Italiani aggiungeranno ora una nuova sfida all'impegno in materia venatoria: si valuteranno le responsabilità di funzionari, amministratori e politici per tutti gli animali uccisi grazie a provvedimenti illegittimi.