Donatella Caserta ed Augusto De Sanctis, durante la conferenza stampa
Questa mattina a Pescara sono stati presentati i risultati dello progetto PREVIENI che hanno evidenziato come l’inquinamento ambientale abbia un pesante effetto sulla salute, provocando gravi alterazioni anche della capacità riproduttiva.
Sono estremamente preoccupanti i risultati del Progetto PREVIENI, promosso e finanziato dal Ministero dell’Ambiente nel 2008 e conclusosi nell’ottobre 2011.
Il progetto multidisplinare ha visto il coinvolgimento di ricercatori in campo ambientale dell’Università di Siena, in campo tossicologico dell’Istituto Superiore di Sanità, in campo clinico dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma.
Allo studio ha preso parte anche il WWF e sono state coinvolte le Oasi WWF delle Sorgenti del Pescara e della diga di Alanno.
Si è trattato di uno studio condotto in aree pilota sui riflessi ambientali e sanitari di alcuni contaminanti chimici emergenti (interferenti endocrini). Si è verificato l’impatto dell’esposizione a inquinanti alimentari ed ambientali sulla fertilità umana con un’indagine pilota sul rischio di esposizione transgenerazionale agli interferenti endocrini ed uno studio del nesso ambiente e salute.
Gli interferenti endocrini sono sostanze presenti nell’ambiente, negli alimenti e negli oggetti della vita quotidiana, che possono alterare l’equilibrio dei sistemi ormonali sia nelle specie animali che nell’uomo, mettendo a rischio funzioni cruciali della vita, come lo sviluppo e la fertilità.
Diversi interferenti endocrini, come le diossine, sono da tempo attentamente sorvegliati, altri interferenti endocrini sono ancora presenti in prodotti di uso quotidiano e possono contaminare l’ambiente e le catene alimentari: esempi eclatanti sono i perfluorati (PFOS e PFOA), nonché gli ftalati (DEHP) ed il bisfenolo A nelle plastiche.
Per questo Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, raccogliendo le sollecitazioni della comunità scientifica e della società civile, ha lanciato a partire dal 2008 il progetto PREVIENI (Studio in aree Pilota sui Riflessi ambiEntali e sanitari di alcuni contaminanti chimici emergenti - interferenti endocrini: ambiente di Vita, Esiti riproduttivi e ripercussioNi nell’età evolutiva).
PREVIENI (http://www.iss.it/prvn) è un progetto multidisciplinare che ha integrato ricercatori nel campo ambientale (Università di Siena), tossicologico (Istituto Superiore di Sanità) e clinico (Università La Sapienza di Roma e Ospedale Sant’Andrea di Roma) ed ha coinvolto il WWF Italia.
I risultati del progetto sono state illustrate da dalla Prof.ssa Donatella Caserta del Dipartimento Salute della Donna e Medicina Territoriale Università La Sapienza di Roma – Ospedale Sant’Andrea: “Il progetto PREVIENI ha evidenziato che gli adulti di Roma - una grande area metropolitana - e di alcuni centri medio-piccoli, come basso Lazio e Ferrara, risultano esposti in maniera prolungata e continua ad una miscela di interferenti endocrini nell’ambiente e negli alimenti. La popolazione del grande centro urbano è comunque quella maggiormente esposta: in particolare nella grande città, le persone affette da infertilità e/o da specifiche patologie riproduttive (endometriosi) presentano livelli più alti di inquinanti (bisfenolo A, ftalati, PFOS); inoltre, questi soggetti presentano alterazioni cellulari che indicano un’alterazione dell’equilibrio ormonale. Le analisi sul sangue di cordone ombelicale di coppie madre-neonato dopo una gravidanza sana e priva di problemi indicano un trasferimento di taluni interferenti endocrini (ad es. ftalati) dalla madre al feto. Queste sostanze potrebbero indurre alterazioni (ad esempio, infertilità nella vita adulta) non visibili al momento della nascita”. Per Augusto De Sanctis, coordinatore delle Oasi del WWF in Abruzzo, “i risultati di PREVIENI confermano la nostra grande preoccupazione per gli alti livelli di inquinamento di alcune aree abruzzesi, da quelle che presentano inaccettabili valori di alterazione della qualità dell’aria (ad esempio, la Valpescara) a quelle che sono inquinate da rifiuti tossici. Nell’anagrafe regionale dei siti inquinati sono stati registrati ben 1.200 siti e praticamente tutte le falde acquifere delle aree di fondovalle sono risultate compromesse da sostanze tossiche quali solventi clorurati e idrocarburi. Pochi sanno che in alcuni fiumi abruzzesi l’ARTA ha riscontrato la presenza proprio di alcuni degli interferenti endocrini dello studio PREVIENI, come il Bisfenolo A. I Siti nazionali per le Bonifiche Saline-Alento, quello di Bussi e il sito regionale per le bonifiche dell’area industriale di Chieti rappresentano solo gli esempi più eclatanti di una situazione ormai in parte compromessa. Sono queste le ragioni che in questi mesi ci hanno portato a diffidare la regione Abruzzo in relazione alle nuove autorizzazioni alle emissioni in atmosfera e alle gravi inadempienze rispetto al monitoraggio della qualità dell’aria. Inoltre la nostra regione sconta un enorme ritardo rispetto alla sorveglianza epidemiologica, come, ad esempio, nell’istituzione e nel funzionamento di un Registro Tumori degno di questo nome. Purtroppo la ricerca sta andando avanti dimostrando i danni concreti e reali dell'inquinamento sulla salute ma le nostre strutture pubbliche locali latitano e non sono capaci di porre in essere efficaci strumenti di informazione, sorveglianza – come le analisi su alcuni inquinanti nel sangue delle comunità più a rischio che chiediamo da tempo - e, soprattutto, prevenzione. Le nostre oasi partecipano, invece, a programmi di ricerca avanzati come PREVIENI per dimostrare come sia possibile produrre dati utili per la gestione. In questo caso, anche se a livello preliminare, è stato molto utile il confronto fra contaminanti in animali - lombrichi e pesci (barbi) - delle due Oasi del WWF delle Sorgenti del Pescara a Popoli e Diga di Alanno, rispettivamente a monte e a valle di Bussi. Le analisi hanno dimostrato come a valle composti quali Idrocarburi Policiclici Aromatici IPA, PBDE (ritardanti di fiamma), ftalati, cadmio e arsenico sono presenti a concentrazioni doppie rispetto al sito a monte, anche se non elevate rispetto ad altre aree italiane ed europee. Sono stati valutate anche le risposte enzimatiche che non hanno evidenziato per ora danni metabolici agli organismi esaminati. Si tratta di risultati preliminari che vanno approfonditi. ma che dimostrano l'utilità di queste ricerche”.
Sono estremamente preoccupanti i risultati del Progetto PREVIENI, promosso e finanziato dal Ministero dell’Ambiente nel 2008 e conclusosi nell’ottobre 2011.
Il progetto multidisplinare ha visto il coinvolgimento di ricercatori in campo ambientale dell’Università di Siena, in campo tossicologico dell’Istituto Superiore di Sanità, in campo clinico dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma.
Allo studio ha preso parte anche il WWF e sono state coinvolte le Oasi WWF delle Sorgenti del Pescara e della diga di Alanno.
Si è trattato di uno studio condotto in aree pilota sui riflessi ambientali e sanitari di alcuni contaminanti chimici emergenti (interferenti endocrini). Si è verificato l’impatto dell’esposizione a inquinanti alimentari ed ambientali sulla fertilità umana con un’indagine pilota sul rischio di esposizione transgenerazionale agli interferenti endocrini ed uno studio del nesso ambiente e salute.
Gli interferenti endocrini sono sostanze presenti nell’ambiente, negli alimenti e negli oggetti della vita quotidiana, che possono alterare l’equilibrio dei sistemi ormonali sia nelle specie animali che nell’uomo, mettendo a rischio funzioni cruciali della vita, come lo sviluppo e la fertilità.
Diversi interferenti endocrini, come le diossine, sono da tempo attentamente sorvegliati, altri interferenti endocrini sono ancora presenti in prodotti di uso quotidiano e possono contaminare l’ambiente e le catene alimentari: esempi eclatanti sono i perfluorati (PFOS e PFOA), nonché gli ftalati (DEHP) ed il bisfenolo A nelle plastiche.
Per questo Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, raccogliendo le sollecitazioni della comunità scientifica e della società civile, ha lanciato a partire dal 2008 il progetto PREVIENI (Studio in aree Pilota sui Riflessi ambiEntali e sanitari di alcuni contaminanti chimici emergenti - interferenti endocrini: ambiente di Vita, Esiti riproduttivi e ripercussioNi nell’età evolutiva).
PREVIENI (http://www.iss.it/prvn) è un progetto multidisciplinare che ha integrato ricercatori nel campo ambientale (Università di Siena), tossicologico (Istituto Superiore di Sanità) e clinico (Università La Sapienza di Roma e Ospedale Sant’Andrea di Roma) ed ha coinvolto il WWF Italia.
I risultati del progetto sono state illustrate da dalla Prof.ssa Donatella Caserta del Dipartimento Salute della Donna e Medicina Territoriale Università La Sapienza di Roma – Ospedale Sant’Andrea: “Il progetto PREVIENI ha evidenziato che gli adulti di Roma - una grande area metropolitana - e di alcuni centri medio-piccoli, come basso Lazio e Ferrara, risultano esposti in maniera prolungata e continua ad una miscela di interferenti endocrini nell’ambiente e negli alimenti. La popolazione del grande centro urbano è comunque quella maggiormente esposta: in particolare nella grande città, le persone affette da infertilità e/o da specifiche patologie riproduttive (endometriosi) presentano livelli più alti di inquinanti (bisfenolo A, ftalati, PFOS); inoltre, questi soggetti presentano alterazioni cellulari che indicano un’alterazione dell’equilibrio ormonale. Le analisi sul sangue di cordone ombelicale di coppie madre-neonato dopo una gravidanza sana e priva di problemi indicano un trasferimento di taluni interferenti endocrini (ad es. ftalati) dalla madre al feto. Queste sostanze potrebbero indurre alterazioni (ad esempio, infertilità nella vita adulta) non visibili al momento della nascita”. Per Augusto De Sanctis, coordinatore delle Oasi del WWF in Abruzzo, “i risultati di PREVIENI confermano la nostra grande preoccupazione per gli alti livelli di inquinamento di alcune aree abruzzesi, da quelle che presentano inaccettabili valori di alterazione della qualità dell’aria (ad esempio, la Valpescara) a quelle che sono inquinate da rifiuti tossici. Nell’anagrafe regionale dei siti inquinati sono stati registrati ben 1.200 siti e praticamente tutte le falde acquifere delle aree di fondovalle sono risultate compromesse da sostanze tossiche quali solventi clorurati e idrocarburi. Pochi sanno che in alcuni fiumi abruzzesi l’ARTA ha riscontrato la presenza proprio di alcuni degli interferenti endocrini dello studio PREVIENI, come il Bisfenolo A. I Siti nazionali per le Bonifiche Saline-Alento, quello di Bussi e il sito regionale per le bonifiche dell’area industriale di Chieti rappresentano solo gli esempi più eclatanti di una situazione ormai in parte compromessa. Sono queste le ragioni che in questi mesi ci hanno portato a diffidare la regione Abruzzo in relazione alle nuove autorizzazioni alle emissioni in atmosfera e alle gravi inadempienze rispetto al monitoraggio della qualità dell’aria. Inoltre la nostra regione sconta un enorme ritardo rispetto alla sorveglianza epidemiologica, come, ad esempio, nell’istituzione e nel funzionamento di un Registro Tumori degno di questo nome. Purtroppo la ricerca sta andando avanti dimostrando i danni concreti e reali dell'inquinamento sulla salute ma le nostre strutture pubbliche locali latitano e non sono capaci di porre in essere efficaci strumenti di informazione, sorveglianza – come le analisi su alcuni inquinanti nel sangue delle comunità più a rischio che chiediamo da tempo - e, soprattutto, prevenzione. Le nostre oasi partecipano, invece, a programmi di ricerca avanzati come PREVIENI per dimostrare come sia possibile produrre dati utili per la gestione. In questo caso, anche se a livello preliminare, è stato molto utile il confronto fra contaminanti in animali - lombrichi e pesci (barbi) - delle due Oasi del WWF delle Sorgenti del Pescara a Popoli e Diga di Alanno, rispettivamente a monte e a valle di Bussi. Le analisi hanno dimostrato come a valle composti quali Idrocarburi Policiclici Aromatici IPA, PBDE (ritardanti di fiamma), ftalati, cadmio e arsenico sono presenti a concentrazioni doppie rispetto al sito a monte, anche se non elevate rispetto ad altre aree italiane ed europee. Sono stati valutate anche le risposte enzimatiche che non hanno evidenziato per ora danni metabolici agli organismi esaminati. Si tratta di risultati preliminari che vanno approfonditi. ma che dimostrano l'utilità di queste ricerche”.