Dal Consigliere della Sezione regionale del WWF Abruzzo, Piero Angelini, una riflessione sulla partecipazione che assume una particolare importanza dopo i risultati referendari.
Cominciando col fare “mea culpa”, vorrei tentare di recuperare la cognizione di una cospicua parte del terreno che abbiamo perduto, per aver lasciato perdere, dietro alla dannazione che ha pervaso pure tanta parte del nostro”mal vissuto” di cittadini.
Cittadini obbligati dai tanti ineludibili doveri, ma anche portatori di diritti che però, abbastanza supinamente, ci siamo lasciati portar via. Rinunciando al loro esercizio diretto, optando da rinunciatari, per lo “spirito di delega” che ha pervaso gli anni convulsi della nostra nascente democrazia, tuttora troppo fragile, tuttora esposta a pericolose involuzioni. Forse, in una parola, tuttora immatura.
Colpa non piccola di noi cittadini per quello spirito di delega che non riusciamo a scrollarci dopo 150 anni e che ha finito per corrompere anche l’esercizio democratico vero e proprio. Forse pesano ancora i troppi anni di sudditanza subiti da una parte cospicua del nostro popolo sotto i poteri regi del Sud e del Nord.
Tutto ciò nonostante che in qualche regione “più avanzata” tipo Toscana, Emilia Romagna e con qualche eccezione le Marche, il potere regionale è da sempre più condiviso con i cittadini “corresponsabili”. Si è riscontrato, si è resa più visibile la cittadinanza del Potere.
Un esercizio quotidiano del potere di sindacare di interdizione (quando occorre) corroborante dei programmi, delle decisioni, dei rendiconti, dei consuntivi, a fronte delle gestioni e delle realizzazioni.
In proposito non posso dimenticare l’esperienza ultra decennale del comune di Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno, in cui i consigli comunali, in estate, si sono svolti in una splendida piazzetta interna… una vera agorà! Sotto gli occhi e gli orecchi di chi ha voluto guardare e ascoltare, ed infine, ordinatamente intervenire!
A questo punto ci si pone una domanda quasi imbarazzante: ma noi questo sorprendente e coinvolgente “imprevisto” circa il modo con cui si può gestire la cosa pubblica, siamo convinti di volerlo?
Infine, venendo al nostro odierno operare nel volontariato, segnatamente nel WWF, come visibile e combattiva minoranza, quasi giornalmente, assediamo le roccaforti più o meno chiuse o agguerrite, dei vari poteri, centrali o territoriali che siano, per richiedere ascolto, accessi agli atti di governo, per esporre i nostri pareri, per manifestare le nostre contrarietà o i forti dissensi, registrando quasi sempre ascolto per la serietà e l’autorevolezza che il sodalizio si è guadagnata negli anni, riscontrando spesso accoglienza, disponibilità alle modifiche migliorative ed anche qualche riconosciuto successo. A ben guardare è una surroga del cittadino governante, che ha rinunciato, in nome di un saldo principio della democrazia, allo spirito della delega.
Cittadini obbligati dai tanti ineludibili doveri, ma anche portatori di diritti che però, abbastanza supinamente, ci siamo lasciati portar via. Rinunciando al loro esercizio diretto, optando da rinunciatari, per lo “spirito di delega” che ha pervaso gli anni convulsi della nostra nascente democrazia, tuttora troppo fragile, tuttora esposta a pericolose involuzioni. Forse, in una parola, tuttora immatura.
Colpa non piccola di noi cittadini per quello spirito di delega che non riusciamo a scrollarci dopo 150 anni e che ha finito per corrompere anche l’esercizio democratico vero e proprio. Forse pesano ancora i troppi anni di sudditanza subiti da una parte cospicua del nostro popolo sotto i poteri regi del Sud e del Nord.
Tutto ciò nonostante che in qualche regione “più avanzata” tipo Toscana, Emilia Romagna e con qualche eccezione le Marche, il potere regionale è da sempre più condiviso con i cittadini “corresponsabili”. Si è riscontrato, si è resa più visibile la cittadinanza del Potere.
Un esercizio quotidiano del potere di sindacare di interdizione (quando occorre) corroborante dei programmi, delle decisioni, dei rendiconti, dei consuntivi, a fronte delle gestioni e delle realizzazioni.
In proposito non posso dimenticare l’esperienza ultra decennale del comune di Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno, in cui i consigli comunali, in estate, si sono svolti in una splendida piazzetta interna… una vera agorà! Sotto gli occhi e gli orecchi di chi ha voluto guardare e ascoltare, ed infine, ordinatamente intervenire!
A questo punto ci si pone una domanda quasi imbarazzante: ma noi questo sorprendente e coinvolgente “imprevisto” circa il modo con cui si può gestire la cosa pubblica, siamo convinti di volerlo?
Infine, venendo al nostro odierno operare nel volontariato, segnatamente nel WWF, come visibile e combattiva minoranza, quasi giornalmente, assediamo le roccaforti più o meno chiuse o agguerrite, dei vari poteri, centrali o territoriali che siano, per richiedere ascolto, accessi agli atti di governo, per esporre i nostri pareri, per manifestare le nostre contrarietà o i forti dissensi, registrando quasi sempre ascolto per la serietà e l’autorevolezza che il sodalizio si è guadagnata negli anni, riscontrando spesso accoglienza, disponibilità alle modifiche migliorative ed anche qualche riconosciuto successo. A ben guardare è una surroga del cittadino governante, che ha rinunciato, in nome di un saldo principio della democrazia, allo spirito della delega.