Da alcuni mesi le vicende del teatro antico di Teramo sono al centro di tante discussioni in città.
Ricostruiamo brevemente gli ultimi sviluppi, grazie agli amici del gruppo facebook “Salviamo il teatro antico di Teramo”.
La Sovrintendenza archeologica abruzzese, d’intesa con il Comune di Teramo, ha deciso un intervento sull’antico teatro augusteo di Teramo.
Sembra che, con una spesa di più un milione di euro, dovrebbero essere realizzati:
- un impianto di illuminazione della parte del teatro riscoperta in passato;
- delle prospezioni sotto una vecchia casa esistente sulla parte del sito ancora coperta;
- la catalogazione delle pietre antiche ammassate nell’area del teatro;
- una passerella per l’accesso di disabili al sito.
Molte, però, sono le incongruenze del progetto.
Innanzitutto, è lecito domandarsi perché abbellire la parte scoperta del teatro romano senza prima provvedere alla liberazione di tutto il sito abbattendo le ultime due vecchie case rimaste. Dai primi del ‘900, infatti, parecchie case che nel corso dei secoli erano state costruite sopra il teatro, sono state abbattute, ultima la casa Forti negli anni ‘60.
Sul sito sono rimaste solo due case pericolanti, ulteriormente lesionate dall’ultimo terremoto. Una di esse è già di proprietà pubblica e doveva essere demolita, con un finanziamento apposito, due anni fa, ma, inspiegabilmente, è ancora in piedi ed anzi è stata rafforzata.
Non sarebbe stato meglio usare la somma, che oggi si sta spendendo, per completare la liberazione del sito?
La classificazione dei blocchi in pietra è del tutto inutile. Si sa già che si tratta delle pietre di quattro archi del teatro che, negli anni ’60, durante l’abbattimento di casa Forti, furono buttate a terra e messe da parte per una successiva ricostruzione mai realizzata.
A proposito degli antichi archi, la Sovrintendenza aveva in un primo tempo deciso di rimuoverne i blocchi dal sito archeologico originario e trasferirli ad alcuni chilometri di distanza, in località la Cona, presso un altro sito con la motivazione di aver bisogno di maggior spazio per esaminarli.
La mobilitazione dell’associazione Teramo Nostra ed il coraggio di Sandro Melarangelo, che si è messo fin sotto le ruote di un camion dove erano stati già caricati alcuni blocchi, per impedirne l’uscita dal sito, sono riusciti, alcune settimane fa, ad impedire lo scempio per il quale era stato previsto di spendere una grossa parte dell’intero investimento.
Questo è il motivo per cui le pietre degli archi sono ora accantonate sulla sede stradale a fianco del teatro. Anche le prospezioni sotto una vecchia casa lesionata e da abbattere sono assurde. Per poter svolgere in sicurezza la ricerca, tenendo i piedi la vecchia casa soprastante, si spenderà molto più di quello che si spenderebbe per la demolizione dell’edificio e la conseguente liberazione del sito (la casa sorge sulla cavea per cui non contiene resti antichi).
Contro questo progetto, sprecone ed inutile, si è registrato un ampio movimento di tanti cittadini che non comprendono perché in tempi in cui la crisi economica impone una politica di tagli con grandi sacrifici per tutti si vogliano buttare così tanti soldi.
Molto più utile sarebbe, con una variante al progetto, utilizzare la somma stanziata per acquisire l’ultima casa privata esistente nel sito archeologico e demolirla insieme all’altra già pubblica.
Così facendo la città guadagnerebbe finalmente un’opera di grandissimo valore, garantendosi anche un ritorno economico che si avrebbe grazie al turismo ed agli spettacoli che il teatro potrebbe ospitare.
Ricostruiamo brevemente gli ultimi sviluppi, grazie agli amici del gruppo facebook “Salviamo il teatro antico di Teramo”.
La Sovrintendenza archeologica abruzzese, d’intesa con il Comune di Teramo, ha deciso un intervento sull’antico teatro augusteo di Teramo.
Sembra che, con una spesa di più un milione di euro, dovrebbero essere realizzati:
- un impianto di illuminazione della parte del teatro riscoperta in passato;
- delle prospezioni sotto una vecchia casa esistente sulla parte del sito ancora coperta;
- la catalogazione delle pietre antiche ammassate nell’area del teatro;
- una passerella per l’accesso di disabili al sito.
Molte, però, sono le incongruenze del progetto.
Innanzitutto, è lecito domandarsi perché abbellire la parte scoperta del teatro romano senza prima provvedere alla liberazione di tutto il sito abbattendo le ultime due vecchie case rimaste. Dai primi del ‘900, infatti, parecchie case che nel corso dei secoli erano state costruite sopra il teatro, sono state abbattute, ultima la casa Forti negli anni ‘60.
Sul sito sono rimaste solo due case pericolanti, ulteriormente lesionate dall’ultimo terremoto. Una di esse è già di proprietà pubblica e doveva essere demolita, con un finanziamento apposito, due anni fa, ma, inspiegabilmente, è ancora in piedi ed anzi è stata rafforzata.
Non sarebbe stato meglio usare la somma, che oggi si sta spendendo, per completare la liberazione del sito?
La classificazione dei blocchi in pietra è del tutto inutile. Si sa già che si tratta delle pietre di quattro archi del teatro che, negli anni ’60, durante l’abbattimento di casa Forti, furono buttate a terra e messe da parte per una successiva ricostruzione mai realizzata.
A proposito degli antichi archi, la Sovrintendenza aveva in un primo tempo deciso di rimuoverne i blocchi dal sito archeologico originario e trasferirli ad alcuni chilometri di distanza, in località la Cona, presso un altro sito con la motivazione di aver bisogno di maggior spazio per esaminarli.
La mobilitazione dell’associazione Teramo Nostra ed il coraggio di Sandro Melarangelo, che si è messo fin sotto le ruote di un camion dove erano stati già caricati alcuni blocchi, per impedirne l’uscita dal sito, sono riusciti, alcune settimane fa, ad impedire lo scempio per il quale era stato previsto di spendere una grossa parte dell’intero investimento.
Questo è il motivo per cui le pietre degli archi sono ora accantonate sulla sede stradale a fianco del teatro. Anche le prospezioni sotto una vecchia casa lesionata e da abbattere sono assurde. Per poter svolgere in sicurezza la ricerca, tenendo i piedi la vecchia casa soprastante, si spenderà molto più di quello che si spenderebbe per la demolizione dell’edificio e la conseguente liberazione del sito (la casa sorge sulla cavea per cui non contiene resti antichi).
Contro questo progetto, sprecone ed inutile, si è registrato un ampio movimento di tanti cittadini che non comprendono perché in tempi in cui la crisi economica impone una politica di tagli con grandi sacrifici per tutti si vogliano buttare così tanti soldi.
Molto più utile sarebbe, con una variante al progetto, utilizzare la somma stanziata per acquisire l’ultima casa privata esistente nel sito archeologico e demolirla insieme all’altra già pubblica.
Così facendo la città guadagnerebbe finalmente un’opera di grandissimo valore, garantendosi anche un ritorno economico che si avrebbe grazie al turismo ed agli spettacoli che il teatro potrebbe ospitare.
Sandro Melarangelo blocca, letteralmente, l'uscita dei camion con le pietre del teatro antico di Teramo