Il WWF Abruzzo ha presentato le osservazioni alla procedura di verifica di assoggettabilità ambientale dell’impianto di incenerimento di pneumatici ed altro che si vorrebbe realizzare a Scerne di Pineto.
Sono molteplici gli aspetti sollevati dall’Associazione in ordine alla procedura seguita ed agli aspetti sanitari ed ambientali.
Innanzitutto la realizzazione di impianti del genere presuppone una piano a livello di Ambito Territoriale Ottimale che ad oggi non è stato neppure abbozzato.
Inoltre, visto che l’impianto dovrebbe servire a bruciare anche rifiuti urbani, la sua realizzazione sarebbe in contrasto con la previsione del Piano regionale dei rifiuti che prevede il raggiungimento del 40% di raccolta differenziata a livello regionale prima di ipotizzare impianti di incenerimento.
Il WWF ha poi osservato come la localizzazione dell’impianto contrasta con la normativa vigente e le previsioni del Piano regionale dei rifiuti per quanto riguarda la vicinanza sia ad abitazioni che a sorgenti idropotabili. Senza considerare che l’impianto verrebbe ad essere realizzato in un’area agricola di interesse, contrastando così con uno specifico divieto previsto dal legislatore regionale.
Nelle osservazioni il WWF ha anche evidenziato una serie di carenze nello studio preliminare di valutazione di impatto ambientale e nel progetto presentati per quanto attiene all’impatto sanitario di questo tipo di impianti. Nonostante esistono in letteratura moltissimi studi, anche dell’Istituto Superiore di Sanità, che attestano la pericolosità ambientale e le ricadute sulla salute umana degli inceneritori, questo aspetto viene assolutamente trascurato, affermandosi che l’impianto non avrà alcun effetto sull’atmosfera e sui terreni circostanti l’impianto.
Vale la pena ricordare che lo stesso inceneritore di Brescia, solitamente individuato come impianto di eccellenza dal “partito dell’incenerimento”, sta avendo moltissimi problemi: oltre alla procedura di infrazione perché l’impianto è stato realizzato senza la necessaria valutazione di impatto ambientale, va segnalato che nel dicembre 2007 sono state rintracciate tracce di diossina nel latte di tre allevatori dell’hinterland di Brescia.
Il WWF ribadisce che la corretta gestione dei rifiuti avviene attraverso il riciclo ed il recupero di materia. I fantasiosi nomi che sono stati dati solo in Italia agli inceneritori (termovalorizzatori, termodistruttori) appaiono fuorvianti e palesemente errati dal punto di vista scientifico: la fisica ci insegna che la materia non può essere distrutta, ma solo trasformata e secondo il principio di conservazione della massa tutto ciò che bruciamo lo ritroviamo in parte in forma gassosa (fumi) e in parte solida (ceneri e scorie). È poi falso affermare che bruciare i rifiuti equivalga a valorizzarne il contenuto energetico, essendo vero esattamente il contrario: bruciare rifiuti ha poco senso proprio dal punto di vista energetico, giacché con detta pratica si arriva a recuperare unicamente il potere calorifico, pari solo a circa un quarto dell’energia complessiva incorporata nel rifiuto.
Sono molteplici gli aspetti sollevati dall’Associazione in ordine alla procedura seguita ed agli aspetti sanitari ed ambientali.
Innanzitutto la realizzazione di impianti del genere presuppone una piano a livello di Ambito Territoriale Ottimale che ad oggi non è stato neppure abbozzato.
Inoltre, visto che l’impianto dovrebbe servire a bruciare anche rifiuti urbani, la sua realizzazione sarebbe in contrasto con la previsione del Piano regionale dei rifiuti che prevede il raggiungimento del 40% di raccolta differenziata a livello regionale prima di ipotizzare impianti di incenerimento.
Il WWF ha poi osservato come la localizzazione dell’impianto contrasta con la normativa vigente e le previsioni del Piano regionale dei rifiuti per quanto riguarda la vicinanza sia ad abitazioni che a sorgenti idropotabili. Senza considerare che l’impianto verrebbe ad essere realizzato in un’area agricola di interesse, contrastando così con uno specifico divieto previsto dal legislatore regionale.
Nelle osservazioni il WWF ha anche evidenziato una serie di carenze nello studio preliminare di valutazione di impatto ambientale e nel progetto presentati per quanto attiene all’impatto sanitario di questo tipo di impianti. Nonostante esistono in letteratura moltissimi studi, anche dell’Istituto Superiore di Sanità, che attestano la pericolosità ambientale e le ricadute sulla salute umana degli inceneritori, questo aspetto viene assolutamente trascurato, affermandosi che l’impianto non avrà alcun effetto sull’atmosfera e sui terreni circostanti l’impianto.
Vale la pena ricordare che lo stesso inceneritore di Brescia, solitamente individuato come impianto di eccellenza dal “partito dell’incenerimento”, sta avendo moltissimi problemi: oltre alla procedura di infrazione perché l’impianto è stato realizzato senza la necessaria valutazione di impatto ambientale, va segnalato che nel dicembre 2007 sono state rintracciate tracce di diossina nel latte di tre allevatori dell’hinterland di Brescia.
Il WWF ribadisce che la corretta gestione dei rifiuti avviene attraverso il riciclo ed il recupero di materia. I fantasiosi nomi che sono stati dati solo in Italia agli inceneritori (termovalorizzatori, termodistruttori) appaiono fuorvianti e palesemente errati dal punto di vista scientifico: la fisica ci insegna che la materia non può essere distrutta, ma solo trasformata e secondo il principio di conservazione della massa tutto ciò che bruciamo lo ritroviamo in parte in forma gassosa (fumi) e in parte solida (ceneri e scorie). È poi falso affermare che bruciare i rifiuti equivalga a valorizzarne il contenuto energetico, essendo vero esattamente il contrario: bruciare rifiuti ha poco senso proprio dal punto di vista energetico, giacché con detta pratica si arriva a recuperare unicamente il potere calorifico, pari solo a circa un quarto dell’energia complessiva incorporata nel rifiuto.