27.6.08

Corridoio verde

Dal nostro amico di Roseto degli Abruzzi, Franco Sbrolla, riceviamo e, volentieri, pubblichiamo.
Ammaliati dall’articolo di Sergio Scacchia “In bici senza fretta: elogio della lentezza”, pubblicato su Eidos, molti rosetani hanno voluto sperimentare di persona la pista ciclabile da Scerne alla Torre di Cerrano, che è stata realizzata dall’Amministrazione comunale di Pineto.
E durante il percorso in un’atmosfera surreale e silenziosa, lo sguardo ha potuto spaziare su un insieme armonioso di scenari paesaggistici: mare dai colori cangianti la cui trasparenza invita a bagnarsi ed a specchiarsi, spiaggia all’inizio selvaggia e sassosa che diventa poi sottilmente ghiaiosa ed infine un lunghissimo arenile dorato, variopinte barchette distese al sole e caratteristici ponticelli in legno per superare i corsi d’acqua, l’intatta cornice di rigogliosa macchia mediterranea e lembi di duna pioniera che a volte sfiorano la battigia, ombrose pinete a perdita d’occhio e rustiche panchine sul manto erboso, oleandri in fiore ai bordi della pista alternati da ciuffi profumati di caprifoglio… tutto concorrente a formare un mirabile caleidoscopio in continuo avvicendamento.
Avanza così in terra d’Abruzzo il Corridoio Verde Adriatico, la pista ciclabile coincidente con il ramo 6 della rete nazionale BicItalia, che si integra poi con quella europea denominata EuroVelo, ed ha come obiettivi primari la sicurezza stradale per i ciclisti e una migliore qualità della vita.
La motivazione aggiuntiva, che ha indotto a suo tempo la Provincia di Teramo ad una partecipazione diretta, è stata senz’altro quella di offrire ai cicloturisti una stupenda vetrina del panorama costiero, per dimostrare, attraverso una buona ricaduta di turismo stanziale, che le iniziative ecologiche non sono soltanto necessarie, ma anche economicamente produttive.
Nel territorio teramano la pista ciclabile, oltre al tratto Scerne – Torre di Cerrano, è già percorribile da Martinsicuro a Cologna Spiaggia, e lo sarà prossimamente dalla Torre di Cerrano fino a Silvi e Montesilvano.
Purtroppo, a Roseto, dopo l’inaugurazione del ponte in legno lamellare sul fiume Tordino, celebrata in pompa magna il 23 luglio 2005, l’Amministrazione comunale, perseverando nella politica urbanistica finalizzata ad uno sviluppo interamente cementizio, e favorendo la costruzione di invasivi casermoni anche sulla costa, ha bloccato qualsiasi possibilità di attraversamento lineare della pista ciclabile.
Per ironia della sorte questo progetto di parco itinerante, ritenuto strategico dall’Unione Europea, fu presentato ufficialmente, in anteprima assoluta, proprio al Palazzo del Mare il 24 aprile 1998 nel Convegno “Roseto per il Corridoio Verde Adriatico”, patrocinato da Comune, Provincia, Regione e Università La Sapienza di Roma.
Sono così trascorsi 10 anni durante i quali le altre località si sono dotate di oasi, parchi marini e piste ciclabili, soffiandoci i flussi turistici di qualità, ed i nostri amministratori, invece, si sono riempiti la bocca di Riserva naturale Borsacchio (indispensabile per acquisire dalla Fee le Bandiere Blu), boicottando, nel contempo, la stessa legge istitutiva approvata all’unanimità dal Consiglio regionale. E dimenticando, volutamente, di onorare gli impegni assunti per il Corridoio Verde Adriatico.
Ci ritroviamo quindi senza riserva e senza pista ciclabile, ma non tutto è perduto in quanto l’Amministrazione comunale potrebbe rimediare mettendo a disposizione una navetta per traghettare i cicloturisti da Cologna Spiaggia a Scerne. Una ghiotta occasione, da non perdere, al fine di far ammirare dal mare quel cumulo di palazzoni del comparto Makarska, fiore all’occhiello del litorale rosetano.
E mentre rifletto sul declino di questo mio paese, già numero uno non solo nel turismo, ed ora retrocesso nelle classifiche che contano, mi persuado sempre più, per dirla con John Stuart Mill, che grandi progetti non possono essere realizzati da piccoli uomini.
Sennonché, come ha scritto il filosofo Dario Antiseri (vincitore del Premio internazionale alla Libertà), “piccoli uomini, annidati all’interno dei partiti e protetti da regole scellerate, possono fare grandi danni, magari con le migliori intenzioni”.
A Roseto gli effetti di tali danni, ormai irreversibili, i cittadini li stanno sperimentando sulla loro pelle, e il conto, ancor più salato, lo pagheranno le nuove generazioni. Continuando di questo passo assisteremo, fra non molto, alla completa distruzione del paesaggio, dello spazio vitale e del patrimonio comune, culturale e storico, e quello che fu il Lido delle Rose diventerà, dal Tordino al Vomano, un lungo ed anonimo budello asfissiato dal traffico e dalle cementificazioni.