21.11.18

Acqua: niente sicurezza, ma nuove captazioni?

 
Si apprende dal quotidiano “Il Centro” che la Ruzzo Reti SpA si appresterebbe ad investire svariati milioni di euro per nuove captazioni da realizzare sia sui Monti della Laga che sui Monti Gemelli al fine di reperire circa 100 litri/secondo di acqua che fino a poco tempo fa sono state garantite dalla falda acquifera del Gran Sasso.
Si sta quindi realizzando quanto l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, costituito dalle Associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI, aveva paventato: invece di adeguare i laboratori sotterranei e le gallerie autostradali all’esigenza primaria di fornire acqua ai cittadini, si propone di adeguare l’acqua alle esigenze dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e della Strada dei Parchi SpA.
Tale proposta a nostro avviso rappresenta il fallimento della politica che evidentemente si è arresa e rinuncia a difendere i diritti dei cittadini.
È evidente che questa scelta, che da quanto riportato dalla stampa sembra sia stata già valutata e accettata dalla Regione Abruzzo, vada nella direzione di abbandonare l’acqua del Gran Sasso iniziando dalla rinuncia di utilizzare i 110 litri/secondo prelevati dalle captazioni in corrispondenza dei laboratori dell’INFN: la stessa acqua che non più tardi di un paio di giorni fa, tutti gli Enti hanno definito “migliore di tantissime acque minerali”.
Si vuole lasciare che i Laboratori continuino nelle loro attività come se nulla fosse, nella piena libertà di mettere in uno stato di rischio continuo un acquifero che rifornisce 700.000 abruzzesi, effettuando la scelta più semplice: abbandonare l’acqua del Gran Sasso per nuove captazioni, senza pensare al danno ambientale che in questo modo si arreca all’ecosistema montano impoverendolo di una risorsa primaria come l’acqua che già risente pesantemente di altri utilizzi e degli effetti dei cambiamenti climatici ormai in atto. Captare acqua da sorgenti in quota vuol dire sottrarre quell’acqua all’ambiente con ripercussioni su tutto il ciclo naturale di un territorio.
Siamo al paradosso! Non si riesce a far rimuovere dai Laboratori sostanze potenzialmente dannose per l’ambiente e la salute? Non si riesce a metterli in sicurezza? Semplice: il problema si risolve eliminando l’acqua, o meglio mettendola a scarico nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e andando a captare altre sorgenti in quota in un territorio protetto.
Compito degli Enti è quello di mettere in sicurezza l’acquifero dai rischi che provengono dai laboratori e della gallerie autostradali, come da sempre chiesto dall’Osservatorio, ma soprattutto come rimarcato dalla Procura di Teramo nell’avviso di conclusione delle indagini e dallo studio dei consulenti della Procura stessa. Questo si può fare iniziando, come richiesto da anni, ad eliminare lo stoccaggio delle sostanze pericolose nei Laboratori che continuano ad essere non impermeabili rispetto all’acquifero.
E a tal proposito ci si chiede: che fine ha fatto il cronoprogramma dell’allontanamento delle sostanze che l’INFN avrebbe dovuto presentare a settembre? E dove sono i progetti di messa in sicurezza definitiva che erano stati promessi sempre per settembre alla riunione della “Commissione per la gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso” del luglio scorso?
Tutto tace.
È molto più semplice, sempre con costi a carico dei cittadini, abbandonare l’acqua e “buttarsi” nella captazione di nuove sorgenti facendo ulteriori danni all’ambiente.
Invece di pensare a nuove captazioni, se la Ruzzo Reti SpA vuole fare degli investimenti importanti, dovrebbe lavorare sulle perdite che ancora oggi contraddistinguono la sua rete e che causano dispersioni notevoli (oltre ad un aumento dei costi per chi paga le bollette).
Questo modo di procedere è senza senso, antieconomico e ambientalmente insostenibile: come Osservatorio faremo di tutto per impedirlo.