18.6.18

O’Bellx ai Prati di Tivo: ma quando si discuterà di un rilancio basato sul turismo sostenibile?

O'Bellx sulle Alpi francesi
 
Il WWF interviene sul progetto di istallazione di dodici O’Bellx per la gestione dei rischi da valanga lungo la base della parete nord di Corno Piccolo.
Innanzitutto va osservato che, come tanti altri problemi del nostro territorio, anche quello derivante dal rischio valanghe non nasce oggi. Già nello studio eseguito nel 1974 dallo IASM (Istituto Assistenza allo Sviluppo del Mezzogiorno) sui futuri bacini sciistici abruzzesi l’area dove sorgono oggi gli impianti di Prati di Tivo veniva considerata ad alto rischio, rischio ampiamente sottovalutato dalla politica del tempo che ignorò le indicazioni dello studio. E purtroppo ci è voluta la tragedia di Rigopiano per capire che la conoscenza di rischi da valanga imporrebbe alle Amministrazioni serie azioni di prevenzione.
Entrando nel merito dell’intervento segnaliamo che dalla documentazione progettuale messa a disposizione del WWF a seguito di accesso agli atti si evidenzia una certa superficialità nell’esaminare l’impatto ambientale su ecosistemi particolarmente fragili.
Il principale problema riscontrato è che non risulta alcuna richiesta di Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) che invece è obbligatoria dato che l’intervento ricade in siti di interesse comunitario e (SIC) e zone di protezione speciale (ZPS) della Rete Natura2000 all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
La nota della Provincia n. 65/2018 del 2.01.2018 con la quale si richiedono ai vari Enti pareri, autorizzazioni e nullaosta non fa riferimento specifico, come dovrebbe, alla VINCA che spetterebbe al Comune di Pietracamela.
Se effettivamente non si è proceduto alla VINCA è evidente che nessuna valutazione del progetto potrà esservi prima di questo fondamentale passaggio.
È innegabile che gli O’Bellx producano un impatto in uno dei paesaggi maggiormente caratteristici dell’intera montagna, la parete nord di Corno Piccolo, soprattutto per il loro supporto permanente formati da sostegni metallici di circa 3,90 metri di altezza, particolarmente visibili in assenza di neve. Tale problema potrebbe essere superato dalla prescrizione di rimozione anche dell’intero supporto e non soltanto della “campana” (come è attualmente previsto): prescrizione che tecnicamente può essere realizzata, ma a cui sembra che nessun Ente chiamato ad autorizzare abbia pensato.
Si deve poi tener conto anche delle problematiche legate alla gestione di tali interventi una volta realizzati. Viste le esperienze degli ultimi decenni con continue crisi economiche dei vari gestori che hanno richiesto, come ora, impegni economici del pubblico, quali garanzie ci sono che si avrà la forza economica di manutenere e rimuovere ogni anno tali istallazioni?
Ovviamente non si può sottovalutare il rischio “valanghe” e va anche detto che il sistema ipotizzato è già applicato in molte altre stazioni sciistiche, ma la questione dell’istallazione di sistemi di protezione valanghe nella gestione dei Prati di Tivo pone al centro della discussione lo sviluppo sostenibile della montagna che va oltre il solo aspetto ambientale.
Negli ultimi anni sulla stazione sciistica di Prati di Tivo sono stati investiti per gli impianti, con diverse azioni, quasi 16 milioni di euro. È giunto il momento che il Comune di Pietracamela, la Provincia di Teramo e anche i privati coinvolti si rendano conto che non si più rincorrere lo sviluppo legato al turismo dello sci alpino: sarebbe una scelta perdente sia dal punto di vista economico che da quello ambientale.
La questione dei Prati di Tivo, quindi, necessita una lettura attenta di ciò che deve essere il futuro della stazione turistica. Nessun nuovo investimento dovrebbe essere pensato senza una riflessione ponderata sul futuro della stazione per evitare sperpero di denaro pubblico. È assurdo veder ripianare con soldi pubblici debiti di un’attività che di fatto viene svolta da privati.
Come WWF da anni sosteniamo che è arrivato il momento di definire il futuro di una serie di stazioni sciistiche regionali che, a causa dei cambiamenti climatici e della maggiore attrattività degli impianti sulle Alpi, risultano essere ormai fuori mercato, come dimostrano le continue chiusure negative dei bilanci delle società di gestione nonostante i cospicui contributi pubblici. Lo sci alpino non sarà l’elemento su cui basare lo sviluppo di questi territori che dovrebbero diversificare l’offerta puntando soprattutto sul turismo verde.
L’intervento oggi in discussione, peraltro, rappresenta solo il primo stralcio di un progetto più ampio che ne prevede anche un secondo dal titolo “Piano delle misure e degli apprestamenti per la sicurezza delle piste da sci, propedeutico alla messa in sicurezza delle attrezzature”. Sarebbe necessario capire oggi di quali interventi si tratta e se si prevedono altri impatti sul territorio.
La Provincia di Teramo dovrebbe spiegare chiaramente qual è il reale piano per i Prati di Tivo, consentendo così di valutare gli impatti ambientali complessivi sull’area.
Alla Provincia proponiamo di farsi promotrice di uno o più incontri pubblici alla presenza di tutti i portatori di interessi (particolari e generali) per illustrare attentamente il Piano e raccogliere indicazioni. Ciò, ad esempio, visto che la messa in sicurezza dalle valanghe di un comprensorio sciistico di dimensioni contenute come i Prati di Tivo può avvenire con diversi sistemi (dall’uso di elicotteri al coinvolgimento di operatori specializzati), permetterebbe anche nel caso specifico di scegliere il sistema più valido ed efficace.