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Torna il consueto assalto estivo con tre istanze di ricerca, due nuove di zecca nelle acque del Teramano. Le azioni del WWF e degli ambientalisti in difesa della regione.
Sono stati giorni di estenuante corsa per produrre osservazioni in critica in merito alla procedura AIA per il progetto Ombrina Mare. Il WWF, in prima linea su questo fronte come sempre ormai da 8 anni, non è stato a guardare. A riguardo ci teniamo a ringraziare Maria Rita D'Orsogna che, con straordinario impegno e con grande capacità di coinvolgimento, ha portato a produrre centinaia di osservazioni specialmente in Abruzzo, ma anche nel resto del mondo, riuscendo a farle convogliare e spedire con il supporto di pochissimi volontari.
Tutto l'Abruzzo è ora con il fiato sospeso, in attesa che la commissione AIA, finalmente capisca le troppe fragilità di un progetto così complesso e potenzialmente pericoloso per tutta la costa dei trabocchi (e non solo!) anche senza incidenti. La politica nazionale invece non ha compreso quanto sia stato offensivo nei riguardi degli italiani ritornare indietro con il famigerato decreto Passera, permettendo di riesumare progetti di insediamento praticamente a riva in tutta Italia, analoghi ad Ombrina.
Con le dichiarazioni entusiastiche sulle esigue potenzialità produttive legate agli idrocarburi italiani, i petrolieri continuano da tutto il mondo a interessarsi all’Italia grazie alle risibili royalties e alle molteplici esenzioni, trattate ampiamente nel dossier del WWF Italia “un Milione di Regali”.
Ma l'Abruzzo e gli abruzzesi possono essere fieri: grazie ad un ampio fronte di oppositori, che non ha eguali in Italia, creato con anni di durissimo impegno da parte di pochi, sono stati ottenuti notevoli successi. Tra progetti, a terra e in mare, rigettati nella fase della Valutazione di Impatto Ambientale e ricorsi vinti davanti al TAR, ben 9 sono stati bloccati, almeno per il momento. Questo ha inoltre comportato che ad esempio la Petroceltic, nonostante il decreto Passera del 2012, non abbia ad oggi riavviato la pratica relativa alle tante istanze entro le 12 miglia che aveva nel mare d’Abruzzo, come invece ha fatto in altre parti d'Italia (Sicilia, Golfo di Taranto...). Ci viene da pensare anche che la Petroceltic abbia preferito cedere all'ENEL Longanesi Developments la grande istanza d505 B.R.EL, dove avevamo vinto al TAR, sul responso favorevole della commissione VIA/VA nazionale. Anche in terra abbiamo petrolieri che preferiscono altri lidi, e invece di districarsi tra sospensioni, proroghe ecc. previste dalla Lg.9/91, fanno istanza di rinuncia o lasciano scadere il titolo minerario come è accaduto in questi anni per i tre progetti, Sulmona, Castel di Lama e San Giovanni Teatino, i primi due della Medoil, l'altro dell'ENI-Adriatica Idrocarburi-.
Ma anche se questo quadro ci rende orgogliosi, non possiamo abbassare la guardia, infatti come in ogni stagione estiva, alle partenze, fanno seguito nuovi arrivi, naturalmente in mare: l'ENEL Longanesi Developments, come già detto, si posiziona nel ex area Petroceltic, e in più aggiunge altre 2 istanze di ricerca, di fronte le coste teramane, al largo delle 12 miglia, nuove di zecca.
Ma l'Adriatico, non doveva essere lasciato in pace, visto l'alto prezzo già pagato in termini di estrazioni di idrocarburi, come ampiamente dimostrato nel dossier del WWF Italia “ Trivelle in Vista”, e il preoccupante stato in cui versa? La politica ha ancora capacità di ascolto? O pensa veramente che non sappiamo come stanno realmente le cose, o che la vera rinascita anche economica riparte dal rispetto dei territori e delle generazioni future?