È tempo di bilanci di fine anno e questa
volta il WWF accende i riflettori sui temi cruciali per la sostenibilità e la
tutela della biodiversità e degli ambienti vitali del pianeta, scegliendo 3 immagini simbolo dei fatti principali
accaduti nel 2013 che meritano di essere ricordati: la scoperta di nuove specie
in Amazzonia, il triste record di novembre quale mese più caldo nella storia e
l’alluvione in Sardegna. Buone e cattive notizie sulle quali il WWF propone una
riflessione su come avviare impegni concreti a partire dal nuovo anno.
Per il focus italiano, l’Eco-Barometro del WWF delle politiche
ambientali in Italia, raffrontate con le linee di tendenza e gli impegni su
scala internazionale e comunitaria.
Il 2013, infatti,
non è passato invano nel nostro Paese: sono stati recepiti i primi segnali
rispetto al valore da dare alla natura nelle decisioni politiche ed
economico-finanziarie. Il WWF si augura che questi primi passi, alcuni dei
quali descritti nell’ultima Conferenza nazionale sulla Biodiversità promossa
dal Ministero dell’Ambiente, siano solo l’inizio di un vero Green Deal per l’Italia.
Una sintesi del
bilancio WWF più dettagliato sui vari capitoli che riguardano le politiche
ambientali dell’Italia è contenuta nell’Eco-barometro scaricabile dal sito www.wwf.it.
La buona notizia dell’anno parla di
biodiversità e proviene dal bacino forestale tra i più importanti del nostro
pianeta, quello dell’Amazzonia: lo scorso autunno è stata annunciata la
scoperta di oltre 440 nuove specie di animali e piante a conclusione di 4 anni
di ricerca, a conferma del fatto che quest’area costituisce uno dei più
importanti serbatoi di biodiversità del mondo e regolatore del clima al livello
globale. Tra le specie scoperte una minuscola rana (Allobates amissibilis) piccola come l’unghia del pollice come
recita il nome inglese (thumbnail size frog).
Già nel 2012 un report del WWF, basato su 10
anni di ricerche, aveva svelato 1.200 specie nuove, praticamente “un pianeta
nel pianeta”.
Il “Rapporto WWF della biodiversità”
nel mondo e in Italia, lanciato a dicembre, ricorda che mentre registriamo la
presenza di oltre un milione e mezzo di specie
animali e vegetali classificate dagli studiosi
sul pianeta, l’attuale
tasso di estinzione delle specie viventi giunge oggi ad un ritmo fino a 1.000
volte superiore a quello naturale. Purtroppo il rischio di deforestazione in Amazzonia, come in molte
altre foreste del Pianeta, è ancora incombente: la distruzione della sua foresta
pluviale è aumentata di almeno un terzo nell’ultimo anno, un’inversione di
rotta rispetto ad un lungo trend di riduzione del tasso di deforestazione.
Per questo nel 2014 il WWF concentrerà i
propri sforzi per proteggere questa grande polmone verde e assicurare un
utilizzo sostenibile delle sue risorse.
Novembre
2013 eletto a mese più caldo mai registrato, con temperature superiori di 0.78
gradi Celsius rispetto alla media globale del XX secolo. L’Orso polare è una
delle specie simbolo colpite dagli effetti
dei cambiamenti globali.
Il
risultato di registrazioni climatiche scientificamente validate effettuate da
almeno il 1880 giunge dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) e conclude un anno di eventi climatici
estremi che hanno attraversato tutto il globo.
L’anno passato ha registrato tanti, ulteriori segnali di
allarme per il clima, ma questo non ha indotto i Governi a compiere passi
significativi verso l’accordo globale, tanto che le maggiori associazioni del
mondo, compreso il WWF, hanno deciso di abbandonare il lavori della Conferenza
ONU di Varsavia. La prossima conferenza sul clima si terrà a Lima ed il
Ministero dell’Ambiente peruviano ha già detto: non venite in Perù se non
volete cambiare!
L’alluvione del 18
novembre in Sardegna è la dimostrazione di come in Italia si sottovalutino gli
effetti sugli ecosistemi naturali provocati dal consumo del suolo e dalla
cementificazione del territorio, non si tenga conto dei vincoli delle
conoscenze, di quanto di grave accaduto in questi ultimi 50 anni e non si
faccia prevenzione del rischio idrogeologico.
Il tutto si accompagna
alla mancanza di interventi urgenti e necessari per l’adattamento ai
cambiamenti climatici (solo recentemente il Ministero dell’Ambiente ha posto la Strategia nazionale a
consultazione).
Nel Piano di Assetto
Idrogeologico sardo già nel 2006 si evidenziava, tra le “cause principali di
esondazione”, l’interazione tra infrastrutture di trasporto e reticolo idrografico,
unitamente ad una scarsa manutenzione fluviale”: il Piano riportava come “su
1055 casi di pericolosità, oltre la metà delle cause deve ascriversi a
insufficienza della luce libera sotto i ponti, per il 32%, e a scarsa
manutenzione fluviale, per il 19%”.
Purtroppo la gestione virtuosa del
territorio difetta nelle Amministrazioni Pubbliche.
Quanto è accaduto in
Sardegna non rappresenta certo l’eccezione, ma la regola: tutta l’Italia è
costantemente a rischio. C’è bisogno di un radicale cambio di passo nella
strategia complessiva, puntando su una gestione razionale del territorio,
investimenti per una politica di prevenzione che punti a ridurre il dissesto
idrogeologico ed un serio piano di adattamento ai
cambiamenti climatici.
Per la manutenzione del territorio
il Ministero dell’Ambiente ha calcolato che ci sarebbe bisogno di un
investimento di almeno 1,6 miliardi euro/anno per 15 anni, mentre nel 2014-16
al momento sono stanziati solo 180 milioni di euro.