29.10.11

Caos caccia in regione Abruzzo!

La Regione Abruzzo deve immediatamente eseguire l'ordinanza del TAR Abruzzo che ha sospeso il cuore del calendario venatorio (orari di caccia, periodi di caccia e modalità di caccia). Per questo WWF, Animalisti Italiani e Lega per l'Abolizione della Caccia hanno inviato ieri una diffida al Presidente Chiodi, all'Assessore Febbo, al Direttore della Direzione Agricoltura De Collibus e al responsabile dell'Ufficio Caccia Recchia. Infatti, secondo le associazioni, la posizione espressa ieri da Febbo e dall'assessorato all'agricoltura non sono in linea con l'ordinanza del TAR.
Le associazioni ricordano che il TAR ha censurato i punti più importanti del calendario venatorio approvato dalla Giunta Regionale che ora non esistono più e devono essere sostituiti immediatamente con un atto della stessa Giunta. Per capire la portata del provvedimento del TAR basti pensare che per ben 27 specie, quasi tutte quelle cacciabili, la Regione Abruzzo aveva aperto la caccia con periodi difformi dall'indicazioni dell'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca dell'Ambiente (ISPRA) senza dare – secondo l'ordinanza del TAR - adeguata motivazione scientifica a tali importanti scostamenti.

Pertanto ora la Regione Abruzzo dovrà per tutte queste specie chiudere la caccia anticipatamente rispetto a quanto previsto dal Calendario adeguandosi anche alle indicazioni dell'ISPRA sulle modalità di caccia.

Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF: “La Regione sta causando un caos senza precedenti sulla caccia. Questa è la quarta sconfitta di Febbo, della Giunta Regionale e della maggioranza sulla caccia in poco più di due anni. La Regione ha perso finora 3 volte al T.A.R. e lo scorso anno lo stesso Governo Berlusconi ha dovuto impugnare davanti alla Corte Costituzionale il calendario venatorio approvato direttamente dal Consiglio Regionale. Tutto ciò avrebbe consigliato maggiore cautela a chi deve tutelare in primis gli interessi generali promuovendo la conservazione della fauna selvatica che è patrimonio indisponibile dello Stato. Invece ques'anno è andata in scena una vicenda ancora più surreale a discapito delle azioni di tutela e conservazione anche di specie importanti quale l'Orso marsicano. Basti pensare che il Calendario venatorio è stato cambiato tre volte in poco più di due mesi sotto le nostre diffide ed osservazioni, con tentativi di aggirare le stesse indicazioni date dall'ISPRA sul disturbo della caccia sull'Orso bruno. Su questo aspetto siamo arrivati al punto che il comitato Valutazione Impatto Ambientale della Regione ha prescritto alla Direzione Agricoltura di adeguarsi ad un parere dell'ISPRA che chiariva che tutte le modalità di caccia con cani provocano disturbo all'Orso marsicano. Cosa ha fatto la Direzione Agricoltura? Lo ha applicato con forte ritardo e comunque rendendo possibile la caccia alla Lepre con 4 cani per cacciatore nelle aree di massima importanza per l'Orso: si tratta della specie simbolo della regione per la quale il Parco d'Abruzzo per evitare il disturbo aveva chiuso alcuni sentieri agli escursionisti che al massimo hanno un binocolo e non un fucile a tracolla! Comunque, nonostante queste continue giravolte, il TAR ha censurato lo stesso e pesantemente il calendario venatorio. Evidentemente tutte queste lezioni non bastano perché le dichiarazioni dell'Assessore Febbo rilasciate a seguito dell'ordinanza del TAR e la sibillina e stringata nota divulgata dalla direzione Agricoltura ci hanno lasciato senza parole soprattutto per quanto riguarda gli orari di caccia. Per questo ora li abbiamo diffidati nuovamente e li abbiamo avvisati che siamo determinati a perseguire ogni strada perché siano pienamente rispettate le direttive comunitarie, le norme nazionali, le sentenze e le ordinanze, anche per eventuali danni che potrebbero verificarsi alla fauna selvatica, che è patrimonio indisponibile dello Stato”.

Secondo le Associazioni all'assessorato regionale alla caccia evidentemente è completamente sfuggito che il TAR L'Aquila con una sentenza passata in giudicato già nel 2010 aveva censurato la regione Abruzzo sulle modalità di formulazione degli orari giornalieri di caccia. Ora il T.A.R. Abruzzo ha dovuto reiterare la stessa censura. Pertanto il Calendario Venatorio è ora sprovvisto dell'indicazione degli orari di caccia. L'Assessorato pare aver dimenticato che è la stessa Legge Regionale 10/2004 sulla caccia che obbliga ad indicare chiaramente nel calendario gli orari di caccia giornalieri. In assenza di una riformulazione del punto bocciato, non si può andare a caccia. Il richiamo fatto dalla Regione alle indicazioni contenute nella legge nazionale sulla caccia è privo di senso perché lì vi sono indicazioni generiche senza orari precisi in quanto gli orari di alba e tramonto variano di decine di minuti tra i quattro angoli del territorio nazionale.

Inoltre il TAR non solo ha censurato gli orari e i periodi di caccia, ma anche le modalità di caccia stabilite dalla regione in difformità con l'ISPRA.

Le Associazioni intervengono anche sulla questione della creazione dell'Osservatorio Faunistico Regionale in cui l'assessore Febbo ripone grandi speranze. Se l'Assessore è così convinto della necessità di un approccio scientifico ai problemi faunistici, compresi quelli venatori, come mai non ha applicato le indicazioni dell'ISPRA, massimo organo scientifico dello Stato in materia? Il Regolamento predisposto dalla Direzione Agricoltura sul funzionamento dell'Osservatorio faunistico, ora in discussione al Consiglio Regionale, rende evidente che tale struttura nasce strumentalmente per cercare di “autocertificare” la bontà dell'operato della Giunta senza avere controlli esterni. Un osservatorio faunistico, prima di pensare alla caccia, in teoria dovrebbe supportare le politiche di una regione che ha centinaia di specie di alto valore conservazionistico, gran parte delle quali non cacciabili, e che ospita 3 parchi nazionali, 1 parco regionale e decine di riserve regionali. Dovrebbe indicare alla Regione i dati faunistici utili alla redazione dei piani più svariati, da quello dei trasporti a quello paesaggistico, passando anche agli aspetti di sanità animale (basti pensare al caso dell'aviaria). Sarà un caso, ma sull'operatività dell'Osservatorio Regionale dovrebbe decidere tutto la Direzione Agricoltura e non avranno alcun peso gli enti parco e le aree protette (che pure raccolgono la gran parte dei dati faunistici della Regione!), la direzione parchi e la direzione sanità della stessa Regione, le principali associazioni che studiano i vertebrati da decenni. Insomma, è palese la volontà di far nascere un osservatorio piegato agli interessi dei cacciatori. Sarà l'ennesima occasione persa per una Regione che non vuole fare i conti rispetto ai propri doveri per la tutela della Biodiversità?