Questa mattina a Pescara il Comitato cittadino per la Riserva naturale regionale del Borsacchio, Italia Nostra e WWF hanno tenuto una conferenza stampa sulla situazione dell’area protetta del Borsacchio ancora una volta sotto attacco.
Alla conferenza stampa hanno preso parte anche Giovanni Pacioni, Professore ordinario di Botanica ambientale applicata presso l’Università di L’Aquila, e Gianfranco Pirone, Professore ordinario di Botanica sistematica presso l’Università di L’Aquila.
La Riserva del Borsacchio tutela, nei comuni di Roseto degli Abruzzi e di Giulianova, uno dei pochi tratti di costa abruzzese fino ad oggi sfuggita alla cementificazione. È stata istituita con una legge regionale nel febbraio del 2005 e da allora è stata oggetto di vari interventi legislativi che hanno cercato di modificarla senza riuscirci grazie alle resistenze delle associazioni ambientaliste e del comitato cittadino di difesa della riserva.
La riserva è così sfuggita a diversi tentativi di speculazione: in particolare alla volontà di realizzare un megavillaggio turistico proprio nell’area maggiormente integra della riserva.
Oggi, su iniziativa del consigliere regionale Berardo Rabbuffo, eletto nel listino nel PDL e poi passato a FLI, si vuole intervenire per la quinta volta sulla legge istitutiva della riserva.
Contrariamente a quanto va ripetendo il consigliere Rabbuffo, la sua proposta non fa uscire dalla riserva le aree già edificate, ma va ad eliminare proprio quello che è stato sempre considerato il nucleo centrale della riserva: la pineta Mazzarosa e la Foce del torrente Borsacchio. Guarda caso, le aree su cui maggiormente si sono indirizzate negli anni le richieste di espansione edilizia.
La proposta, inoltre, vorrebbe portare fuori anche il crinale Mazzocco-Giammartino creando così un cuneo nella riserva che verrebbe in pratica tagliata in due.
Ed infine verrebbe completamente escluso il territorio di Giulianova, compresa la foce del Fiume Tordino, avanzando come scusa che la presenza della riserva avrebbe comportato il blocco dello sviluppo del contratto di quartiere dell’Annunziata: una enorme falsità visto che le norme di attuazione del Piano di Assetto Naturalistico della Riserva (lo strumento che ne regola la gestione) fanno salvi gli strumenti urbanistici approvati tra cui anche il contratto di quartiere in questione.
La proposta presentata da Rabbuffo è stata ferma nella competente commissione consiliare regionale per oltre un anno, ma recentemente, dopo essere stata ulteriormente modificata, è tornata in discussione.
Nel corso dell’audizione delle associazioni ambientaliste nella commissione consiliare del 3 febbraio scorso, i professori Pacioni e Pirone, che da sempre hanno studiato quest’area, hanno evidenziato come la modifica proposta non ha alcun fondamento scientifico e priverebbe l’area di alcune delle zone più importanti per le quali a suo tempo fu proposta l’istituzione della riserva.
Dopo questo confronto in commissione il consigliere Rabbuffo, invece di ritirare la sua proposta, ha chiesto che questa fosse discussa nuovamente nella commissione di giovedì 10 febbraio nella quale è mancato il numero legale.
Ma non basta, quasi che in Abruzzo non ci altro di cui discutere, il consigliere insiste ed ha chiesto che la sua proposta venga discussa alla commissione della prossima settimana.
Comitato, Italia Nostra e WWF non comprendono quali possano essere le motivazioni di rivedere il perimetro della riserva se non quella di venire incontro alle richieste di alcuni campeggiatori, che infatti ormai accompagnano Rabbuffo in ogni discussione. Ma perché dei campeggiatori vogliono uscire dalla riserva visto che da sempre i campeggi sono tra le attività maggiormente diffuse nelle aree protette? Si vuole continuare a fare realmente campeggio o si vogliono trasformare i campeggi in qualcos’altro?
Senza considerare che modificando i confini della riserva per venire incontro ad un interesse particolare creerebbe un precedente che darebbe il via ad ulteriori modifiche del perimetro a favore di questo o quell’altro interesse.
Comitato, Italia Nostra e WWF si augurano che il consiglio regionale non voglia contraddire sé stesso e che continui a garantire la tutela di questo tratto di costa, respingendo la proposta di riperimetrazione.
Auspicano che finalmente la Regione, invece di occuparsi dei confini di una sua riserva, intervenga sui ritardi accumulati dai Comuni di Roseto degli Abruzzi e di Giulianova e dalla Provincia di Teramo nell’attuare quanto imponeva loro la legge in ordine alla nomina dell’Organo di gestione della riserva, all’approvazione del suo Piano di Assetto Naturalistico (PAN), alla tabellazione dell’area, creando così le condizioni affinché la Riserva del Borsacchio possa finalmente diventare un’area protetta capace di fare conservazione e valorizzazione del territorio.
Ribadiscono che, come avviene in tutte le altre aree naturali protette regionali, eventuali problemi urbanistici potranno essere affrontati nel PAN della Riserva e dall’Organo di gestione della Riserva.
Dopo 6 anni, si è ancora lì, ancorati tenacemente nella difesa di interessi particolari di pochi singoli privati, invece di rilanciare un intero territorio con l'avvio della Riserva, ottenendocosì creazione di posti di lavoro e attrazione di finanziamenti comunitari come hanno dimostrato in pochi anni realtà vicine (Calanchi di Atri, Lago di Penne, Sentina di SanBenedetto, ecc.).
Alla conferenza stampa hanno preso parte anche Giovanni Pacioni, Professore ordinario di Botanica ambientale applicata presso l’Università di L’Aquila, e Gianfranco Pirone, Professore ordinario di Botanica sistematica presso l’Università di L’Aquila.
La Riserva del Borsacchio tutela, nei comuni di Roseto degli Abruzzi e di Giulianova, uno dei pochi tratti di costa abruzzese fino ad oggi sfuggita alla cementificazione. È stata istituita con una legge regionale nel febbraio del 2005 e da allora è stata oggetto di vari interventi legislativi che hanno cercato di modificarla senza riuscirci grazie alle resistenze delle associazioni ambientaliste e del comitato cittadino di difesa della riserva.
La riserva è così sfuggita a diversi tentativi di speculazione: in particolare alla volontà di realizzare un megavillaggio turistico proprio nell’area maggiormente integra della riserva.
Oggi, su iniziativa del consigliere regionale Berardo Rabbuffo, eletto nel listino nel PDL e poi passato a FLI, si vuole intervenire per la quinta volta sulla legge istitutiva della riserva.
Contrariamente a quanto va ripetendo il consigliere Rabbuffo, la sua proposta non fa uscire dalla riserva le aree già edificate, ma va ad eliminare proprio quello che è stato sempre considerato il nucleo centrale della riserva: la pineta Mazzarosa e la Foce del torrente Borsacchio. Guarda caso, le aree su cui maggiormente si sono indirizzate negli anni le richieste di espansione edilizia.
La proposta, inoltre, vorrebbe portare fuori anche il crinale Mazzocco-Giammartino creando così un cuneo nella riserva che verrebbe in pratica tagliata in due.
Ed infine verrebbe completamente escluso il territorio di Giulianova, compresa la foce del Fiume Tordino, avanzando come scusa che la presenza della riserva avrebbe comportato il blocco dello sviluppo del contratto di quartiere dell’Annunziata: una enorme falsità visto che le norme di attuazione del Piano di Assetto Naturalistico della Riserva (lo strumento che ne regola la gestione) fanno salvi gli strumenti urbanistici approvati tra cui anche il contratto di quartiere in questione.
La proposta presentata da Rabbuffo è stata ferma nella competente commissione consiliare regionale per oltre un anno, ma recentemente, dopo essere stata ulteriormente modificata, è tornata in discussione.
Nel corso dell’audizione delle associazioni ambientaliste nella commissione consiliare del 3 febbraio scorso, i professori Pacioni e Pirone, che da sempre hanno studiato quest’area, hanno evidenziato come la modifica proposta non ha alcun fondamento scientifico e priverebbe l’area di alcune delle zone più importanti per le quali a suo tempo fu proposta l’istituzione della riserva.
Dopo questo confronto in commissione il consigliere Rabbuffo, invece di ritirare la sua proposta, ha chiesto che questa fosse discussa nuovamente nella commissione di giovedì 10 febbraio nella quale è mancato il numero legale.
Ma non basta, quasi che in Abruzzo non ci altro di cui discutere, il consigliere insiste ed ha chiesto che la sua proposta venga discussa alla commissione della prossima settimana.
Comitato, Italia Nostra e WWF non comprendono quali possano essere le motivazioni di rivedere il perimetro della riserva se non quella di venire incontro alle richieste di alcuni campeggiatori, che infatti ormai accompagnano Rabbuffo in ogni discussione. Ma perché dei campeggiatori vogliono uscire dalla riserva visto che da sempre i campeggi sono tra le attività maggiormente diffuse nelle aree protette? Si vuole continuare a fare realmente campeggio o si vogliono trasformare i campeggi in qualcos’altro?
Senza considerare che modificando i confini della riserva per venire incontro ad un interesse particolare creerebbe un precedente che darebbe il via ad ulteriori modifiche del perimetro a favore di questo o quell’altro interesse.
Comitato, Italia Nostra e WWF si augurano che il consiglio regionale non voglia contraddire sé stesso e che continui a garantire la tutela di questo tratto di costa, respingendo la proposta di riperimetrazione.
Auspicano che finalmente la Regione, invece di occuparsi dei confini di una sua riserva, intervenga sui ritardi accumulati dai Comuni di Roseto degli Abruzzi e di Giulianova e dalla Provincia di Teramo nell’attuare quanto imponeva loro la legge in ordine alla nomina dell’Organo di gestione della riserva, all’approvazione del suo Piano di Assetto Naturalistico (PAN), alla tabellazione dell’area, creando così le condizioni affinché la Riserva del Borsacchio possa finalmente diventare un’area protetta capace di fare conservazione e valorizzazione del territorio.
Ribadiscono che, come avviene in tutte le altre aree naturali protette regionali, eventuali problemi urbanistici potranno essere affrontati nel PAN della Riserva e dall’Organo di gestione della Riserva.
Dopo 6 anni, si è ancora lì, ancorati tenacemente nella difesa di interessi particolari di pochi singoli privati, invece di rilanciare un intero territorio con l'avvio della Riserva, ottenendocosì creazione di posti di lavoro e attrazione di finanziamenti comunitari come hanno dimostrato in pochi anni realtà vicine (Calanchi di Atri, Lago di Penne, Sentina di SanBenedetto, ecc.).
Breve storia della Riserva regionale del Borsacchio
La Regione istituisce la Riserva con L. R. 8 febbraio 2005, n. 6.
Con successiva L. R. 3 maggio 2006, n. 11 la Regione corregge un errore di battitura presente nella legge istitutiva.
Con L. R. 9 agosto 2007, n. 27 viene approvato un emendamento a firma dei consiglieri Boschetti e Cesaroni che di fatto consente la realizzazione di un mega villaggio turistico all’interno della riserva.
Con L. R. 1° ottobre 2007, n. 34 viene superato l’emendamento Boschetti-Cesaroni e vengono confermati i confini della riserva.
Viene preparato un PAN – costato 230.000 euro (cifra mai pagata per nessun altro Piano di nessuna altra riserva abruzzese) – che consente nuovi insediamenti abitativi su 50.000 metri quadrati! Di fronte all’opposizione delle Associazioni ambientaliste e del Comitato cittadino che chiedono lo stralcio dal PAN di questa previsione urbanistica (completamente illegittima in un’area naturale protetta), il PAN non riesce ad essere approvato dal Consiglio comunale di Roseto e si ferma.
A fronte del completo immobilismo da parte dei Comuni di Roseto degli Abruzzi e di Giulianova nella definizione del PAN, dell’organo di gestione e della tabellazione della riserva, la Regione il 27 novembre 2008 commissaria i due comuni ed assegna i loro compiti alla Provincia di Teramo.
La Provincia di Teramo, prima con l’Amministrazione D’Agostino (centrosinistra), poi con quella Catarra (centrodestra) si rifiuta di esercitare i poteri sostitutivi e lascia di fatto ferma la riserva.