Mentre il presidente della regione Gianni Chiodi e la giunta regionale discutevano di un una legge che non tutela minimamente il nostro mare, continua l’avanzata dei petrolieri.
E se fino ad ora abbiamo visto piattaforme esplorative, adesso arriveranno le piattaforme permanenti proprio a ridosso della nostra costa.
Il 3 Dicembre 2009 la compagnia inglese MOG (Mediterranean Oil & Gas ) ha sottoposto al Ministero dell’Ambiente la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per poter installare una piattaforma petrolifera a 2 km dalla costa tra San Vito e Ortona. Il progetto in questione è quello denominato Ombrina mare 2.
L’esperienza insegna che questo tipo di piattaforme rimane per un minimo di 20-30 anni e, secondo quanto dichiarato agli organi di stampa internazionali, saranno scavati altri 4 pozzi, oltre a quello già esistente, per estrarre petrolio e gas.
Questo è solo l’ultimo atto di una serie di richiesta di concessioni per il nostro mare.
A settembre, infatti, nell’indifferenza generale, la canadese Vega Oil e la irlandese Petroceltic hanno avanzato una richiesta per trivellare a 7 km dal porto di Ortona con il progetto Elsa 2.
Ad Ottobre la stessa Petroceltic ha avanzato richiesta per trivellare in altri 2 permessi a 5 km dalla costa, a largo di Casalbordino e Vasto.
L’Abruzzo ha tutto da perdere e nulla da guadagnare. Il turismo, la pesca e l’agricoltura, oltre che la salute delle persone, saranno definitivamente compromessi in cambio di royalties nulle per la regione e bassissime per lo stato italiano, mentre i veri profitti di queste operazioni saranno riversati nelle casse delle multinazionali del petrolio.
Emergenza Ambiente Abruzzo, rete di 60 associazioni e cittadini che si battono contro la petrolizzazione della regione e il degrado ambientale, continua a fare il suo lavoro di ricerca delle informazioni e di contrasto ai piani di colonizzazione dei petrolieri stranieri.
Associazioni, cittadini e professionisti hanno già inviato al Ministero dell’Ambiente quasi 30 osservazioni e pareri contrari per il progetto Elsa 2, mentre per le concessioni di fronte a Vasto e Casalbordino siamo già a quota 20.
Ma non possono essere sempre i cittadini a rincorrere i petrolieri, occorrono dei provvedimenti definitivi che solo la classe politica può chiedere e ottenere. La classe dirigente della nostra regione, che ricordiamo è ben pagata da soldi pubblici, deve cambiare passo e darsi da fare seriamente prima che il nostro mare diventi una distesa di piattaforme, prima che siano vanificati tutti gli sforzi per la valorizzazione della costa regionale.Vista la situazione appare ancora più incomprensibile che la legge regionale recentemente approvata non abbia previsto nulla per tutela il tratto di mare antistante la costa abruzzese, accogliendo le proposte del WWF di ricorrere allo strumento del Piano di Gestione Integrata della Zona Costiera come è stato fatto in altre regioni.
E se fino ad ora abbiamo visto piattaforme esplorative, adesso arriveranno le piattaforme permanenti proprio a ridosso della nostra costa.
Il 3 Dicembre 2009 la compagnia inglese MOG (Mediterranean Oil & Gas ) ha sottoposto al Ministero dell’Ambiente la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per poter installare una piattaforma petrolifera a 2 km dalla costa tra San Vito e Ortona. Il progetto in questione è quello denominato Ombrina mare 2.
L’esperienza insegna che questo tipo di piattaforme rimane per un minimo di 20-30 anni e, secondo quanto dichiarato agli organi di stampa internazionali, saranno scavati altri 4 pozzi, oltre a quello già esistente, per estrarre petrolio e gas.
Questo è solo l’ultimo atto di una serie di richiesta di concessioni per il nostro mare.
A settembre, infatti, nell’indifferenza generale, la canadese Vega Oil e la irlandese Petroceltic hanno avanzato una richiesta per trivellare a 7 km dal porto di Ortona con il progetto Elsa 2.
Ad Ottobre la stessa Petroceltic ha avanzato richiesta per trivellare in altri 2 permessi a 5 km dalla costa, a largo di Casalbordino e Vasto.
L’Abruzzo ha tutto da perdere e nulla da guadagnare. Il turismo, la pesca e l’agricoltura, oltre che la salute delle persone, saranno definitivamente compromessi in cambio di royalties nulle per la regione e bassissime per lo stato italiano, mentre i veri profitti di queste operazioni saranno riversati nelle casse delle multinazionali del petrolio.
Emergenza Ambiente Abruzzo, rete di 60 associazioni e cittadini che si battono contro la petrolizzazione della regione e il degrado ambientale, continua a fare il suo lavoro di ricerca delle informazioni e di contrasto ai piani di colonizzazione dei petrolieri stranieri.
Associazioni, cittadini e professionisti hanno già inviato al Ministero dell’Ambiente quasi 30 osservazioni e pareri contrari per il progetto Elsa 2, mentre per le concessioni di fronte a Vasto e Casalbordino siamo già a quota 20.
Ma non possono essere sempre i cittadini a rincorrere i petrolieri, occorrono dei provvedimenti definitivi che solo la classe politica può chiedere e ottenere. La classe dirigente della nostra regione, che ricordiamo è ben pagata da soldi pubblici, deve cambiare passo e darsi da fare seriamente prima che il nostro mare diventi una distesa di piattaforme, prima che siano vanificati tutti gli sforzi per la valorizzazione della costa regionale.Vista la situazione appare ancora più incomprensibile che la legge regionale recentemente approvata non abbia previsto nulla per tutela il tratto di mare antistante la costa abruzzese, accogliendo le proposte del WWF di ricorrere allo strumento del Piano di Gestione Integrata della Zona Costiera come è stato fatto in altre regioni.