Le cartine che accompagnano l'articolo consentano il confronto tra i titoli minerari che attualmente interessano la regione Abruzzo ed alcune delle principali aree sulle quali il disegno di legge a firma del Presidente della Regione, Gianni Chiodi, esclude la ricerca, la prospezione e l'estrazione (il dossier completo lo trovi qui).
L’Abruzzo delle qualità contrapposto alla deriva petrolifera regionale. Questa mattina Legambiente e WWF hanno tenuto a Pescara una conferenza stampa sulla proposta di legge regionale “Provvedimenti urgenti a tutela del territorio regionale” avanzata dalla Giunta regionale, su iniziativa del presidente Gianni Chiodi, a contrasto della petrolizzazione del territorio abruzzese.
Le associazioni, rappresentate da Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo, e Dante Caserta, consigliere nazionale di WWF Italia, hanno espresso un giudizio di carattere politico favorevole sull’iniziativa di legge che, in maniera chiara, contrappone alla deriva petrolifera regionale l’Abruzzo delle qualità. Il confronto tra le aree interessate da richieste di concessione per ricerche ed estrazioni di idrocarburi e le aree sulle quali la proposta di legge esclude tali attività evidenzia, infatti, la volontà dell’Abruzzo di non lasciare spazi alla deriva petrolifera.
«Si tratta di un provvedimento importante – sottolineano i rappresentanti dei due sodalizi ambientalisti – che, a poco più di venti giorni dalla scadenza della moratoria stabilita dalla Legge Regionale n. 14 del 2008, mette di nuovo freno agli interessi delle compagnie petrolifere ed al progetto del Centro oli dell’Eni di Ortona. La proposta assume un valore politico rilevante in quanto, la regione Abruzzo ribadisce una scelta di campo che non pone dubbi sulla vocazione territoriale regionale in quanto, le attività di sfruttamento del sottosuolo sono vietate proprio a tutela della pianificazione esistente, dell’ambiente naturale e dell’agricoltura di qualità e del principio di precauzione sul rischio sismico ed idrogeologico».
Le associazioni, rappresentate da Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo, e Dante Caserta, consigliere nazionale di WWF Italia, hanno espresso un giudizio di carattere politico favorevole sull’iniziativa di legge che, in maniera chiara, contrappone alla deriva petrolifera regionale l’Abruzzo delle qualità. Il confronto tra le aree interessate da richieste di concessione per ricerche ed estrazioni di idrocarburi e le aree sulle quali la proposta di legge esclude tali attività evidenzia, infatti, la volontà dell’Abruzzo di non lasciare spazi alla deriva petrolifera.
«Si tratta di un provvedimento importante – sottolineano i rappresentanti dei due sodalizi ambientalisti – che, a poco più di venti giorni dalla scadenza della moratoria stabilita dalla Legge Regionale n. 14 del 2008, mette di nuovo freno agli interessi delle compagnie petrolifere ed al progetto del Centro oli dell’Eni di Ortona. La proposta assume un valore politico rilevante in quanto, la regione Abruzzo ribadisce una scelta di campo che non pone dubbi sulla vocazione territoriale regionale in quanto, le attività di sfruttamento del sottosuolo sono vietate proprio a tutela della pianificazione esistente, dell’ambiente naturale e dell’agricoltura di qualità e del principio di precauzione sul rischio sismico ed idrogeologico».
Lo strumento per bloccare anche a mare il proliferare di piattaforme estrattive può essere individuato nel Piano di Gestione Integrata della zona costiera.
«La Regione deve impegnarsi – continuano i rappresentanti delle due associazioni – a redigere il Piano di Gestione Integrata della zona costiera, strumento previsto dalla disciplina comunitaria e nazionale, capace di valutare nello specifico anche gli influssi delle attività petrolifere sul sistema costiero. È necessario costituire un modello partecipativo di stampo europeo che metta allo stesso tavolo interessi e competenze: le intese così costruite potranno preparare la strada ad un piano integrato di gestione».
Attraverso l’introduzione nella legge di un nuovo articolo, la Regione può impegnarsi a predisporre tale strumento entro tempi brevi e certi, disponendo, nelle more della sua approvazione, una moratoria che blocchi gli iter autorizzativi avviati.
Purtroppo, da un lato, i ritardi con cui si è intervenuti, dall’altro, la volontà del Governo italiano di individuare nell’Abruzzo un distretto minerario, hanno reso la situazione estremamente complessa, per cui è necessario dare un segnale politico forte ed inequivocabile nella direzione manifestata da tempo da cittadini, comitati, associazioni ambientaliste, associazioni di categoria, enti locali, realtà produttive.
«Sappiamo che anche altre forze politiche stanno predisponendo proposte di legge in questa direzione - hanno aggiunto i rappresentanti di Legambiente e WWF – Questo è sicuramente un bene perché nella discussione in Consiglio Regionale si potrà migliorare il testo presentato dal Presidente Chiodi. Tutti devono collaborare per giungere ad una legge condivisa, confermando quell’unità che, nonostante i distinguo di merito, non mancò al momento dell’approvazione della precedente legge regionale poi impugnata dal Governo Berlusconi».
Nella discussione del Consiglio si potrà ribadire anche la necessità di dotare la Regione di tutti quegli strumenti di pianificazione (Piano Energetico Ambientale Regionale) e di valutazione (ambientale, strategica e sanitaria), indispensabili per consolidare la scelta di mantenere l’Abruzzo una regione libera dal petrolio.
La mobilitazione della società abruzzese è ad un passo dal segnare un nuovo importante punto a tutela del territorio, come era già accaduto con il terzo traforo del Gran Sasso, la distribuzione di acqua dai campi pozzi a valle della megadiscarica di Bussi o con il prelievo di acqua da fiumi abruzzesi per venderla alla Puglia: è ora indispensabile compiere un ulteriore sforzo per rendere realtà le volontà manifestate e gli impegni assunti.