Le recenti dichiarazioni del Presidente Del Turco in ordine alla volontà di procedere alla realizzazione di tre inceneritori nella nostra Regione lasciano a dir poco perplessi quanti vogliono occuparsi seriamente del problema del gestione dei rifiuti.
Prima ancora del contenuto delle dichiarazioni che presentano l’incenerimento come la panacea di tutti i mali, tacendo le problematiche sanitarie evidenziate da moltissimi studi, quello che sconcerta è il metodo.
Vale la pena ricordare che nel dicembre 2007 il Consiglio regionale abruzzese ha approvato il nuovo Piano regionale dei rifiuti che in precedenza era stato adottato dalla Giunta regionale di cui, ci sembra, faccia parte anche il Presidente Del Turco.
Il piano prevede che, prima di parlare di ipotesi di incenerimento, la Regione Abruzzo raggiunga almeno il 40% di raccolta differenziata.
Pensare di realizzare prima impianti di incenerimento – redditizi per chi li costruisce e li gestisce, solo perché sovvenzionati con fondi pubblici presi dalle nostre bollette energetiche – vuol dire rinunciare a far decollare la raccolta differenziata che, negli ultimi tre anni non ha certo fatto reali passi avanti, essendo ferma ad un vergognoso 16/17%.
Ipotizzare poi di costruirne addirittura tre, visti i quantitativi di rifiuti prodotti in Abruzzo e tenuto conto che gli inceneritori per funzionare necessitano di andare avanti a ciclo continuo, vuol dire candidare la nostra regione a ricevere i rifiuti da altre regioni attraverso appositi accordi di programma: ciò spiegherebbe perché si vorrebbe localizzare gli impianti al nord nel teramano ed a sud nel chetino.
Oltretutto lascia stupiti che un processo di condivisione e partecipazione avviato nel novembre del 2005 e concluso due anni dopo con l’approvazione del Piano regionale dei rifiuti, venga rimesso in discussione da una serie di dichiarazioni alla stampa da parte di chi dovrebbe essere il garante di quanto scritto nei programmi elettorali e nelle delibere di giunta e di consiglio regionale.
Il Presidente Del Turco vuole veramente buttare via quanto fatto dalla sua stessa maggioranza e tornare, dopo tre anni di governo, esattamente alla proposta avanzata a fine consigliatura dall’allora presidente regionale Giovanni Pace? Questo è modo migliore per continuare a far peggiorare la situazione senza concludere niente, esattamente come fece chi lo ha preceduto.
Se vuole evitare il rischio Campania, il Presidente Del Turco investa tutta la sua autorevolezza e le sue capacità per portare la raccolta differenziata in Abruzzo ai livelli stabiliti da una legge che in Abruzzo viene disattesa dal 2003. Invece di parlare di costruire inceneritori – per la cui realizzazione sarebbero necessari anni – faccia in modo che l’Abruzzo si doti di seri impianti di compostaggio (molto più semplici da autorizzare e realizzare) cui destinare la parte umida, consentendo così di ridurre i rifiuti del 40% senza inquinare ulteriormente l’aria che respiriamo.
Prima ancora del contenuto delle dichiarazioni che presentano l’incenerimento come la panacea di tutti i mali, tacendo le problematiche sanitarie evidenziate da moltissimi studi, quello che sconcerta è il metodo.
Vale la pena ricordare che nel dicembre 2007 il Consiglio regionale abruzzese ha approvato il nuovo Piano regionale dei rifiuti che in precedenza era stato adottato dalla Giunta regionale di cui, ci sembra, faccia parte anche il Presidente Del Turco.
Il piano prevede che, prima di parlare di ipotesi di incenerimento, la Regione Abruzzo raggiunga almeno il 40% di raccolta differenziata.
Pensare di realizzare prima impianti di incenerimento – redditizi per chi li costruisce e li gestisce, solo perché sovvenzionati con fondi pubblici presi dalle nostre bollette energetiche – vuol dire rinunciare a far decollare la raccolta differenziata che, negli ultimi tre anni non ha certo fatto reali passi avanti, essendo ferma ad un vergognoso 16/17%.
Ipotizzare poi di costruirne addirittura tre, visti i quantitativi di rifiuti prodotti in Abruzzo e tenuto conto che gli inceneritori per funzionare necessitano di andare avanti a ciclo continuo, vuol dire candidare la nostra regione a ricevere i rifiuti da altre regioni attraverso appositi accordi di programma: ciò spiegherebbe perché si vorrebbe localizzare gli impianti al nord nel teramano ed a sud nel chetino.
Oltretutto lascia stupiti che un processo di condivisione e partecipazione avviato nel novembre del 2005 e concluso due anni dopo con l’approvazione del Piano regionale dei rifiuti, venga rimesso in discussione da una serie di dichiarazioni alla stampa da parte di chi dovrebbe essere il garante di quanto scritto nei programmi elettorali e nelle delibere di giunta e di consiglio regionale.
Il Presidente Del Turco vuole veramente buttare via quanto fatto dalla sua stessa maggioranza e tornare, dopo tre anni di governo, esattamente alla proposta avanzata a fine consigliatura dall’allora presidente regionale Giovanni Pace? Questo è modo migliore per continuare a far peggiorare la situazione senza concludere niente, esattamente come fece chi lo ha preceduto.
Se vuole evitare il rischio Campania, il Presidente Del Turco investa tutta la sua autorevolezza e le sue capacità per portare la raccolta differenziata in Abruzzo ai livelli stabiliti da una legge che in Abruzzo viene disattesa dal 2003. Invece di parlare di costruire inceneritori – per la cui realizzazione sarebbero necessari anni – faccia in modo che l’Abruzzo si doti di seri impianti di compostaggio (molto più semplici da autorizzare e realizzare) cui destinare la parte umida, consentendo così di ridurre i rifiuti del 40% senza inquinare ulteriormente l’aria che respiriamo.