Il tavolo tecnico-politico che si è riunito venerdì mattina in Provincia a Teramo per iniziativa del vicepresidente della Regione, Giovanni Lolli, al quale hanno partecipato i rappresentanti dell’Area Marina Protetta della Torre del Cerrano con il presidente Leone Cantarini e di tutti i Comuni fra Pineto e Città Sant’Angelo oltre ai soci del consorzio dell’area marina, l’Istituto Zooprofilattico e la Provincia, avrebbe sostanzialmente concordato, secondo una nota diffusa dalla Provincia – “sull’opportunità di accantonare ogni ipotesi di versamento a mare dei sedimenti provenienti dal dragaggio del porto di Ortona considerato che esistono ipotesi alternative percorribili che sono già al vaglio dei tecnici”. Il vicepresidente Lolli ha anche illustrato la determina regionale numero 40 del 21 febbraio scorso con la quale è stata adottata la sospensione dell’autorizzazione per la parte dell’immersione in mare dei sedimenti. È atteso invece per lunedì un provvedimento regionale che metta nero su bianco quanto deciso nel tavolo di Teramo.
Il WWF, che ha organizzato domenica scorsa un partecipatissimo sit-in, prende atto con soddisfazione del ripensamento, certamente dovuto anche all’indignazione popolare e alla ferma reazione dell’AMP, dei Comuni costieri e delle associazioni, e considera questo ripensamento come una scelta dettata dal buon senso. L’associazione tuttavia invita a mantenere alta l’attenzione: occorre intanto verificare se la determina di sospensione ha effetti anche sulla scadenza dell’eventuale ricorso al TAR contro l’autorizzazione incautamente concessa dalla Regione stessa e sarà inoltre necessario valutare i contenuti concreti del documento atteso per lunedì.
«Non è – il WWF lo ribadisce con chiarezza – in discussione la necessità di procedere con i lavori di dragaggio nel porto di Ortona, ma i residui di tale operazione non possono essere immessi in mare nei pressi dell’Area Marina Protetta dove, al di là di ogni discorso relativo alla contaminazione ambientale dei sedimenti stessi, comporterebbero comunque un inevitabile danno ambientale del sito di interesse comunitario costituito dalla riserva marina».